E’ impossibile non provare del sincero affetto per Doro: dopo quarant’anni di carriera e una vita spesa sui palchi di mezzo mondo, la bionda regina del metal riesce ancora ad avere quello sguardo pieno di sorpresa e di gratitudine quando ci racconta dei suoi duetti con Rob Halford, del tour fatto con Ronnie James Dio o dei numerosi amici e colleghi che le hanno manifestato rispetto e ammirazione nel corso degli anni.
Oggi Doro non sarà forse più ai vertici della scena, ma rappresenta un manifesto di coerenza e costanza, che le permette di continuare a realizzare dischi, supportata da una nutrita schiera di fan affezionati. Abbiamo colto l’occasione dell’uscita del suo ultimo album in studio, “Conqueress”, per fare una piacevole chiacchierata con la cantante, riempiendo lo spazio trascorso dal suo disco precedente, dando uno sguardo al futuro e rievocando con lei alcuni dei momenti migliori della sua carriera.
BENTORNATA SULLE NOSTRE PAGINE, DORO. E’ PASSATO PARECCHIO TEMPO DALLA PUBBLICAZIONE DI “FOREVER WARRIORS, FOREVER UNITED”: COME MAI C’E’ VOLUTO COSI’ TANTO TEMPO PER ASCOLTARE IL TUO NUOVO DISCO?
– Ci sono voluti tre anni di lavoro per questo nuovo disco, ma prima siamo stati molto impegnati lo stesso: ho pubblicato “Magic Diamonds”, che è un best of di ben cinquantadue canzoni, con anche dei remix e delle canzoni ri-registrate. Poi c’è stato il live album di “Triumph and Agony”, dove abbiamo suonato e registrato quell’album per intero, con anche un piccolo tour per l’occasione. E’ stata un’esperienza strana, perché mentre lavoravamo a quel live album eravamo in piena pandemia, ma il risultato finale è stato ottimo, con anche un DVD e un Blu-Ray.
Insomma, non ci siamo fermati mai! Anche durante la pandemia, dove possibile, abbiamo comunque suonato, per esempio in concerti nella forma del drive-in! Abbiamo fatto il possibile per tenere viva la band e far lavorare la crew.
HAI CITATO LA PANDEMIA: TU COME HAI VISSUTI QUEI DUE ANNI IN CUI TUTTA LA MUSICA DAL VIVO SI E’ PRATICAMENTE FERMATA?
– Tanti miei amici hanno dovuto abbandonare il mondo della musica e trovarsi un lavoro normale, è stata davvero dura. Noi abbiamo cercato di ottimizzare e sfruttare questo tempo: siamo stati in studio giorno e notte e per certi versi è stato anche positivo, perché non dovevo continuamente alternare questa attività con le date dal vivo, in modo da concentrarmi solo sul nuovo album e sulla produzione.
Poi ti dicevo dei drive-in: è stata una bella esperienza, anche perché il drive-in è una di quelle cose che mi riportano alla mia adolescenza. Poi abbiamo fatto anche concerti sulla spiaggia, all’aperto, restando distanziati. Quando finalmente tutto è ripartito eravamo carichi e pronti a lavorare al meglio! Di certo non ho mai avuto quella sensazione che tanti mi descrivevano: stare sul divano tutto il giorno senza fare niente ad annoiarmi e a guardare la TV, non è mai successo! Ho avuto anche io il Covid e abbiamo dovuto cancellare delle date, poi l’ha preso il nostro bassista e abbiamo cercato un sostituto a tempo di record, chiedendogli di imparare qualcosa come trentacinque canzoni in pochissimo tempo… Insomma, non posso dire che non abbiamo avuto i nostri disagi, ma a tante band è andata molto peggio.
IL TUO PRECEDENTE DISCO ERA UN DOPPIO ALBUM E ANCHE “CONQUERESS” CONTIENE QUINDICI CANZONI ‘REGOLARI’ E ADDIRITTURA CINQUE BONUS TRACK: COME RIESCI AD ESSERE COSI’ PRODUTTIVA? HAI UN METODO DI LAVORO SPECIFICO?
– Il momento più produttivo per me è appena mi sveglio o quando sto per andare a dormire, non so come mai, forse ti connetti all’energia in maniera diversa, all’Universo, non lo so! Mi accorgo subito quando un’idea ha del potenziale, lo sento fisicamente, mi batte il cuore più forte, sono piena di energia.
Devo fissarla subito, magari sul cellulare, e poi la mando ad Andreas Bruhn, che è il mio produttore dal 1996 ed è anche l’ex chitarrista dei Sisters Of Mercy. Lavoriamo molto bene assieme: io mi occupo delle melodie della voce e dei cori, che sono molto importanti, mentre Andreas si occupa della parte strumentale. Altre volte invece le idee vengono dai ragazzi della band, che ci propongono delle demo: è successo ad esempio con “Fire In The Sky”, sul nuovo album.
Da un paio d’anni ho un nuovo bassista, che si chiama Stefan Herkenhoff, che ha suonato nei Beyond The Black: ci siamo conosciuti su un aereo diretto in Siberia, eravamo vicini di posto! Con lui ho scritto “Children Of The Dawn”, nel suo studio casalingo. Amo molto quella canzone e non è un caso che sia stata scelta come primo brano. Abbiamo girato da poco anche un video per questa canzone che uscirà tra un paio di settimane e poi anche un video per “Total Eclipse Of The Heart”, dove canto con Rob Halford.
NELLA TUA BAND C’E’ UN NOSTRO CONNAZIONALE, LUCA PRINCIOTTA, GIUSTO? HA REGISTRATO ANCHE LE CHITARRE SUL NUOVO ALBUM?
– Sì, Luca suona ancora con me, ma non in tutte le date, perché lavora anche come produttore, ha un suo studio, un figlio… abbiamo suonato in Repubblica Ceca qualche settimana fa ed è stato fantastico. Nell’album non ha partecipato, perché le chitarre sono state curate tutte da Andreas, che è un musicista eccellente: quando mi ha mandato le demo, non abbiamo dovuto cambiare niente, poi lui mi conosce così bene, dopo tutti questi anni. Sa suonare di tutto, anche basso, tastiere, batteria… Ma Luca fa ancora parte della famiglia, che si sta allargando, ma senza escludere nessuno! Ci adattiamo semplicemente alle esigenze di ciascuno.
PARLIAMO UN PO’ NEL DETTAGLIO DI “CONQUERESS”: TRA LE CANZONI MIGLIORI, A NOSTRO PARERE C’E’ “RISE”.
– “Rise” è stata la prima canzone che abbiamo scritto per il nuovo album e l’ho cantata pochi giorni fa in uno show televisivo, perché volevano qualcosa di diverso rispetto ai singoli che abbiamo già presentato. E’ un brano con molte chitarre, che ti tira su di morale.
NEL DISCO CI SONO BEN DUE DUETTI CON ROB HALFORD. COME E’ NATA QUESTA COLLABORAZIONE?
– Sono sempre stata una grande fan dei Priest e ho avuto anche la fortuna di andare in tour con loro nel 1986, dopo la pubblicazione di “Turbo”. Fu eccezionale ed è stata anche la prima volta che ho suonato in Italia, poi la volta successiva è stata nel 1987 con Ronnie James Dio. Questa collaborazione è nata dopo un incontro all’Hellfest, in Francia: eravamo nel backstage a chiacchierare e Rob mi stava chiedendo cosa stessi facendo in quel periodo. Io gli dissi che stavo terminando il nuovo album e che si stava avvicinando il quarantesimo anniversario della mia carriera. Di colpo ci guardammo in faccia, con un sorriso sulle labbra e gli dissi: “Rob, stai pensando quello che penso io?”. Lui allora mi chiese cosa mi sarebbe piaciuto cantare con lui e io gli risposi che “British Steel” era il mio album metal preferito e che mi sarebbe piaciuto moltissimo fare “Living After Midnight”.
Qualche tempo dopo, invece, fu lo stesso Rob a suggerirmi di cantare assieme “Total Eclipse Of The Heart”, disse che era una cosa che voleva fare da anni e io rimasi molto sorpresa, non mi aspettavo questa scelta! E’ stata l’ultima canzone che abbiamo registrato, tant’è che non si trova sul vinile, perché il progetto era già stato chiuso e ormai è diventato lunghissimo stampare i vinili, bisogna muoversi con mesi di anticipo, anche di otto/nove mesi. Però sarà disponibile sull’edizione CD e poi su tutte le piattaforme e YouTube. Quasi non posso credere di avere non uno, ma ben due duetti con Rob Halford, è più di quanto avrei mai osato chiedere.
C’E’ ANCHE UNA TERZA COVER, “THE FOUR HORSEMEN” DEI METALLICA, INSERITA COME BONUS TRACK.
– “The Four Horsemen” invece è nata per gioco, per puro divertimento: è il mio ringraziamento per quel capolavoro di “Kill ‘em All”. Sono anche una grande fan dei Metallica e ho suonato anche con loro agli inizi degli anni Ottanta, mi ricordo molto bene di Cliff Burton, un ragazzo meraviglioso. E poi c’è un altro duetto nell’album, quello con Sammy Amara, dei Broilers…
MI HAI ANTICIPATO, VOLEVO CHIEDERTI QUALCOSA SU QUESTA CANZONE, PERCHE’ ONESTAMENTE NON CONOSCEVO SAMMY E I BROILERS…
– Sì, non so quanto siano conosciuti all’estero, ma in Germania sono famosissimi, fanno ventimila persone a sera. Io ero in tour e una sera mi avevano contattato dicendo che Sammy voleva parlarmi per chiedermi una cosa: voleva che fossi ospite dei Broilers in due show a Düsseldorf, che è la mia città.
Naturalmente ho accettato la proposta e ci siamo incontrati per fare le prove nella mia vecchia sala prove, dove andavo con i Warlock: le cose sono andate bene fin da subito, tant’è che abbiamo preparato due pezzi assieme, invece di uno, e i fan li hanno molto apprezzati.
Così ho voluto ripetere l’esperienza anche per questa nuova canzone, “Bond Unending”, che abbiamo pubblicato anche come singolo. Io e i Broilers veniamo da background diversi: io dal metal e loro dal punk, ma ci siamo trovati bene fin da subito ed è un modo per dare al pubblico qualcosa di diverso dal solito
DOPO QUARANT’ANNI DI CARRIERA CI SONO ANCORA DEI SOGNI NEL CASSETTO CHE NON HAI POTUTO REALIZZARE?
– Sì e purtroppo non potrò mai realizzarlo, perché avrei tanto voluto registrare una canzone con Ronnie James Dio. Io e Ronnie abbiamo fatto due tour insieme, il primo nel 1987, e poi di nuovo nel 2000, in America. E’ stata in quella occasione che siamo diventati davvero grandi amici, andavamo a bere insieme, chiacchieravamo per tutta la notte. Ho saputo solo dopo che Ronnie aveva in mente di fare un duetto con me in quello che sarebbe diventato “Magica II”, ma quell’album non vide mai la luce e quindi l’occasione ormai è persa, Però abbiamo cantato assieme dal vivo in qualche occasione, quando Ronnie mi invitava sul palco. In Florida per esempio, mi ha chiamata sul palco e io non sapevo nemmeno bene le parole della canzone, ma è stato lo stesso emozionante.
NEL CORSO DEGLI ANNI HAI STRETTO AMICIZIA CON TANTISSIME LEGGENDE DEL METAL, SEMBRA CHE TUTTI SIANO FELICI DI POTER FARE QUALCOSA CON TE: QUAL E’ IL TUO SEGRETO?
– Le cose nascono un po’ per caso tante volte, ti faccio un esempio: il duetto con Johan Hegg è nato a Wacken, stavo guardando il loro show e stavo dicendo al mio tour manager che mi piaceva molto il carisma di Johan, mi ricordava un po’ il giovane James Hetfield, e che avrei voluto fare un duetto con lui. La cosa sembrava morta lì, invece un paio di mesi dopo ho ricevuto un’email dagli Amon Amarth in cui mi chiedevano di fare un duetto con Johan nel loro nuovo album! Poi ho avuto l’occasione di cantare con lui anche dal vivo in un paio di festival e così quando stavo registrando “Forever Warriors, Forever United” ho avuto l’idea di chiedergli un contributo, prima per il mio singolo, “All For Metal”, e poi per un altro brano che si chiama “If I Can’t Have You No One Will”, che è un po’ il seguito della storia che avevo cantato nell’album degli Amon Amarth. Penso che sia solo una questione di emozioni e vibrazioni positive, senza che nessuno si senta mai obbligato a fare qualcosa.
OGGI ANDARE IN TOUR E’ DIVENTATA UNA FACCENDA MOLTO COSTOSA, TU COME STAI AFFRONTANDO QUESTA SITUAZIONE?
– Voglio continuare a mantenere lo stesso livello di sempre, ma hai ragione, i costi oggi sono assurdi, anche solo per prendere un aereo, per non parlare dei tour bus… Ti dico la verità, alcune cose le ho fatte lo stesso anche senza avere nessun ritorno economico, perché non scegli certo questa vita per i soldi. Ci ho rimesso di tasca mia, a volte, ma sta diventando davvero difficile, tanto per gli artisti quanto per i promoter stessi.
Stiamo facendo tutti del nostro meglio, ma è dura, perché lo streaming non porta certo gli stessi guadagni dell’epoca d’oro dei CD e dei vinili: fai centomila riproduzioni e ti arrivano, che so, dieci dollari… Ma finché sarà possibile voglio continuare a circondarmi di grandi professionisti, dai musicisti ai tecnici del suono, per rendere sempre al meglio la nostra musica dal vivo.
LO SCORSO LUGLIO SEI STATA L’HEADLINER DEL LUPPOLO IN ROCK FESTIVAL: COM’E’ ANADATA?
– E’ stato fantastico! Tutti cantavano a squarciagola, un’energia enorme. Ci hanno davvero trattato con i guanti! La sera prima eravamo in volo e c’è stata una vera e propria tempesta, con tuoni e fulmini, eravamo preoccupati che questo avrebbe messo a rischio il festival, invece quando siamo arrivati era tutto a posto ed è andato per il meglio. E’ stato incredibile, un festival bellissimo in cui spero di tornare prima o poi!