All’alba della sua avventura con i power metallers Dragonforce, il nuovo cantante Marc Hudson non sembra poi così tranquillo. Anzi, non ha nessuno problema ad ammettere anche con noi della stampa che, nonostante la gioia e la giovanile esuberanza con cui sta vivendo questo momento così particolare, un po’ di timore per quello che deve ancora fare con il gruppo c’è. Risposte e ammissioni che magari non si sentono sempre in ambito metal, ma che contribuiscono a farci risultare più simpatico il timido e giovanissimo ragazzo biondo che abbiamo davanti. Stuzzicandolo un po’ con i paragoni con il suo predecessore ZP Theart e facendolo ridere chiedendogli di descrivere in poche parole i suoi nuovi compagni di avventure, noi di Metalitalia.com abbiamo scambiato con lui qualche chiacchiera in un bel hotel milanese. Sentite un po’ come è andata…
BENE, MARC. SEI IL VOLTO NUOVO DEI DRAGONFORCE, QUINDI TI TOCCA PRESENTARTI AI NOSTRI LETTORI. COSA CI VUOI DIRE PER INTRODURTI A LORO?
“Un saluto a tutti, mi chiamo Marc Hudson, e sono il nuovo cantante dei Dragonforce! Sono nella band da un annetto circa, e abbiamo da poco finito di scrivere l’album ‘The Power Within’, che dovrebbe essere uscito nei vostri negozi circa un mesetto fa. Sono felice di essere qui e non vedo l’ora di imbarcarmi nel tour che faremo da headliner tra settembre e ottobre per promuovere l’album, in modo da cantare per i fan miei e quelli della band!”.
CI VUOI PARLARE DELLA TUA CARRIERA MUSICALE PRIMA DEI DRAGONFORCE?
“Beh, possiamo dire che la mia ‘carriera musicale’ prima dei Dragonforce era… quasi nulla! Ho suonato in piccole band la chitarra per circa una decina d’anni e poi ho cominciato anche a cantare, per cinque anni circa. Abbiamo sempre suonato solo in pub, piccoli club o addirittura in festicciole private! Ai Dragonforce mi sono unito grazie ad una cosidetta ‘youtube audition’… in pratica avevo saputo che cercavano un cantante e che richiedevano agli aspiranti candidati di mandare una registrazione video di se stessi impegnati su una canzone a scelta tra ‘Through The Fire And Flame’ o ‘Last Journey Home’. Ho deciso di provare, e ti confesso che all’inizio l’ho fatto solo per scherzo… un po’ sulla spinta del mio ex chitarrista, che mi diceva: ‘dovresti provare con quelle canzoni, ti riescono bene…’. Così ho realizzato il video per ‘Through The Fire…’ e l’ho poi reso disponibile a tutti su Youtube. Dopo di che Herman mi ha chiesto di registrare dei video simili anche per ‘Last Journey Home’ e ‘Fury of The Storm’, e così si è convinto che forse era la persona adatta a loro. Una sera è venuto a vedere la mia band suonare dal vivo, e lì mi ha proposto di provare con loro. Poi sai come vanno queste cose… abbiamo suonato assieme, abbiamo provato qualche pezzo vecchio, buttato giù qualche idea… ed eccoci qui, alla fine! Ho avuto il lavoro, si può dire”.
BEH, CONGRATULAZIONI ALLORA, SIA PER IL POSTO CHE PER IL LAVORO SUL NUOVO ALBUM. FINIAMO PERO’ DI TRACCIARE IL TUO PROFILO… QUALI SONO LE TUE FONTI DI ISPIRAZIONE DAL PUNTO DI VISTA VOCALE?
“Visto che siamo in Italia, ti risponderò Michele Luppi! E’ un grandissimo, una vera bomba. Inoltre, sempre dalla vostra terra, adoro anche Alessio Garavello e Fabio Lione. Prendendo dall’estero i miei punti di riferimento sono sempre Sebastian Bach degli Skid Row e ovviamente il grande Michael Kiske”.
QUALI SONO ORA LE TUE SENSAZIONI, ALL’INIZIO DELLA TUA CARRIERA CON QUESTA NOTA BAND METAL?
“Ehm, è difficile esprimerlo in poche parole! E’ sicuramente qualcosa di eccitante e divertente, ma avverto anche tanta pressione su di me. Dovrò prendere il ruolo di cantante, ma soprattutto di frontman, della band e dovrò anche sostituire un nome importante come ZP Theart. Lui aveva grande esperienza, un’esperienza di dieci anni e forse anche più, passati su palchi quasi ogni notte… io mi sono sempre solo divertito con la musica. Ma comunque le prospettive che si aprono ora davanti a me sono sicuramente incredibili!”.
IN REALTÀ ZP THEARTH NON SI È LASCIATO DIETRO SOLO BEI RICORDI… IN MOLTI LO CRITICAVANO DAL PUNTO DI VISTA TECNICO, PERÒ AMMETTO CHE DA QUELLO VOCALE E SOPRATUTTO DAL PUNTO DI VISTA DEL COINVOLGIMENTO SUL PALCO CI SAPEVA DI SICURO FARE. TU HAI PAURA DI UN CONFRONTO CON LUI?
“Cosa? Non era molto tecnico, dici?”.
SI, BEH, INSOMMA… DICIAMO CHE QUI IN ITALIA ERANO IN MOLTI A CRITICARLO SOTTO QUELL’ASPETTO…
“Mah, che cazzata, dico io… A chi la pensa così posso solo dirgli di provare a cantare lui qualche pezzo vecchio dei Dragonforce, e poi mi venga a dire se era carente sotto l’aspetto tecnico o no! Comunque, dico questo perchè non è una passeggiata sostituirlo nemmeno sotto l’aspetto prettamente tecnico del cantato, fidati. Per quanto riguarda la sua forza di personalità sul palco, come dici tu, ZP era veramente carismatico. Un trascinatore. Per quanto riguarda me, posso solo dirti che non cercherò di contare più di dieci con le dita delle mie mani (modo di dire per ‘non cercherò di fare più di quello che posso’, ndR). L’esperienza che accumulerò suonando con la band mi servirà per crearmi sicurezza ed esperienza. E così mi costruirò il mio modo di stare sul palco, qualcosa che spero piacerà al pubblico. Sarà magari un lavoro lungo, ma sono sicuro di potercela fare”.
QUALI SONO LE CARATTERISTICHE CHE SECONDO TE UN MUSICISTA DEVE AVERE PER CANTARE NEI DRAGONFORCE?
“Sicuramente la cosa più importante è la capacità di cantare e di essere intonati, ma non c’è solo quello. Penso che per essere un buon frontman, in qualsiasi band, un cantante debba essere prima di tutto fiducioso in se stesso e nei propri mezzi. Se come me sei insicuro di carattere, se non sei fiducioso nelle tue capacità, devi invece fare in modo di sembrarlo, esattamente come faccio io! Poi sarà l’apprezzamento stesso del pubblico a rompere la tua corazza di insicurezza. Un altro aspetto importante è l’essere presente sul palco anche quando non si sta cantando. Nella musica dei Dragonforce ci sono diverse parti strumentali, o anche parti lente, dove magari non è richiesto di cantare, ma invece il ruolo del frontman è ancora necessario, anzi forse di più. Tu devi essere li con il pubblico, intrattenerlo, fargli capire che c’è uno show, anche durante le parti strumentali. Sai, metterti davanti al pubblico, muovere le mani, fargliele battere a tempo con la batteria… quelle cose lì. E’ un lavoro duro”.
QUAL’ È SECONDO TE IL PUNTO FORTE DEI DRAGONFORCE? COSA RENDE BUONA QUESTA BAND?
“I Dragonforce sono una band orientata ai suoni di chitarra, quindi penso che le chitarre stesse siano il punto forte della band. E poi anche la velocità di esecuzione e la pesantezza dei suoni. Oltre a tutto ciò, penso però che anche le melodie vocali siano un trademark distintivo di questa band. Di solito le linee melodiche sono composte da Sam (Totman, chitarrista, ndR), che è uno che ha orecchio per le buone melodie. Le canzoni dei Dragonforce sono dunque generalmente anche melodiche, con ritornelli molto catchy e memorizzabili. Questa penso che sia la vera natura dei Dragonforce: pesanti ma melodici (‘Heavy but very Cacthy’, ndR)”.
LA TUA CANZONE PREFERITA TRA QUELLE DEI DRAGONFORCE?
“’Above The Winter Moonlight’ da ‘Sonic Firestorm’. E’ una canzone magari non popolarissima, ma è indubbiamente la mia preferita”.
HAI PARTECIPATO ALLA STESURA DI “THE POWER WITHIN” O ERA TUTTO GIÀ COMPOSTO E GLI ALTRI TI HANNO DETTO SOLO COSA DOVEVI FARE?
“Le canzoni era già del tutto scritte, in realtà. Mi sono unito alla band che il 90% del lavoro era già stato fatto. Però prima di registrare qualsiasi cosa, abbiamo provato ogni pezzo assieme, e jammato su alcune parti. Suonandole insieme, in alcune parti ho tentato di improvvisare, cambiando un po’ il registro su cui cantare le linee melodiche composte da Sam o magari anche modificandole in alcuni punti. Quindi alcuni momenti possiamo dire che portano anche la mia firma. Sai ad esempio l’intro con l’urlo acuto, sulla prima canzone, ‘Holding On’? Ecco, non era stato pensato così, l’ho modificato io. E inoltre ho collaborato attivamente alla stesura e al rimaneggiamento delle liriche”.
MI DARESTI UNA DESCRIZIONE A CALDO DI CIASCUNO DEI TUOI COMPAGNI? COSA PENSI DI LORO?.
“Che domanda è (risate, ndR)?! E’ divertente però… Dai, partiamo da Sam… è un tizio che si diverte un sacco, uno che sa godersi la vita. Ed è anche un grande musicista, ovviamente. Herman (Li, chitarra, ndR) è invece un professionista molto serio, molto tecnico. Anche lui a volte ride, ma non gli piace mostrarlo! Fred (Leclerq, basso, ndR) è un tipo proprio divertente e pazzerello! Inoltre ha sempre tra le mani un sacco di ragazze, quindi penso sarà una grande fonte di ispirazione per il mio futuro nei Dragonforce! Vadym (Pruzanov, tastiere, ndR) è fortissimo sul palco, ma una persona completamente diversa quando è lontano dalle tastiere, una cosa che mi ha stupito molto. Ed infine, Dave (Mackintosh, batteria, ndR) è la macchina del ritmo… Non manca mai un colpo! Ma anche lui è simpaticissimo!”.
CI PARLI DEL TITOLO DELL’ALBUM? COS’E’ QUESTO ‘POTERE INTERIORE’ DI CUI SI FA MENZIONE?
“Il ‘Power Within’ è la forza di personalità che c’è dentro ciascuno di noi. E’ il desiderio di ogni persona su questa terra di continuare, di andare avanti, di vedere cosa succederà in futuro. Si riferisce un po’ a tutta la situazione attuale… la crisi economica, i disastri naturali e quelli causati dall’uomo, ogni sorta di cosa che cerca di fermare lo spirito interno dell’uomo. Ma questa forza interiore ti fa continuare, nonostante tutte le cose brutte che possono accadere nella vita. Ognuno di noi ha questo fuoco dentro, questo potere interiore. Questo è il tema dell’album”.
TRA QUALCHE MESE PARTIRETE IN TOUR… QUALI SONO LE TUE ASPETTATIVE PER QUANTO RIGUARDA LA VITA ON THE ROAD?
“Mah, le solite cose… mi piace bere, e penso che ci sarà occasione di farlo, e non avendo una ragazza, spero di incontrarne un bel po’! A parte questo, spero anche di viaggiare, vedere posti nuovi, conoscere gente diversa… queste cose qui”.
HAI PAURA PERÒ CHE DURANTE IL TOUR GLI OCCHI DI TUTTI SARANNO PUNTATI SU DI TE? MI DICEVI PRIMA DI ESSERE PREOCCUPATO… QUESTO DIPENDE PROPRIO DAI CONCERTI?
“Sì, hai proprio centrato il punto! E’ questa cosa dei concerti che mi spaventa un casino! Ma è normalissimo e non mi faccio problemi ad ammetterlo. Se tu mi dicessi che vai a suonare con una band famosa e che non sei per niente spaventato, io ti risponderei che tu non sei normale! Alla fine sono umano, per fortuna, e quindi anche la paura mi viene regalata assieme con la gioia per questa nuova esperienza. Comunque, quello che mi preoccupa di più è proprio il canto in sé più che lo stare sul palco. In studio mi sono trovato bene, ma cantare dal vivo è ben diverso che cantare in una sala chiusa, con solo un microfono davanti, concentrandosi solo sulle note. Questa concentrazione dal vivo non c’è, devi fare anche altro, ed ho paura di cantare in un modo diverso, che poi non piaccia. Per questo tour ci sono infatti ben tre passi da considerare. Per prima cosa, ai fan devono piacere le canzoni nuove. Secondo, deve piacergli come le canto sul disco. E la terza è che dovrà piacergli anche come le canto dal palco… Sono tra gradini da superare, e non sono così scontati”.