I Dragonforce sono un gruppo che ha spesso diviso tra fan sfegatati e detrattori convinti, ma che comunque, dall’alto del proprio successo, ha dimostrato di voler proseguire diritto per la propria strada, da ultimo anche con il nuovo lavoro intitolato “Reaching Into Infinity”. Abbiamo raggiunto telefonicamente il nostro connazionale Gee Anzalone, entrato nella band già da tre anni ma che di fatto ha suonato in studio in un loro album per la prima volta proprio in occasione di quest’ultimo disco. Gee ci ha raccontato appunto come è nato “Reaching Into Infinity”, come ha lavorato la band e come si è svolto tutto il processo realizzativo, ponendo l’accento giustamente sul suo apporto personale e sulle sue impressioni. Abbiamo dunque approfondito alcuni aspetti legati all’album e al prossimo tour che li vedrà impegnati e infine ci ha raccontato qualcosa anche riguardo ad un suo interessantissimo progetto personale.
NEGLI ULTIMI ANNI AVETE AVUTO UN PERIODO MOLTO INTENSO TRA TOUR E VARI IMPEGNI, MA NONOSTANTE CIÒ SIETE RIUSCITI A COMPORRE UN NUOVO ALBUM: COME SI È SVOLTO IL PROCESSO REALIZZATIVO? AVETE LAVORATO INSIEME O CIASCUNO HA LAVORATO ALLE SUE PARTI PRIMA DI INCONTRARVI?
“Per quanto riguarda l’album, abbiamo cominciato a fare la pre-produzione mentre eravamo in tour, quindi Fred e Sam (Leclercq e Totman, ndR) hanno cominciato a scrivere i brani mentre eravamo in tour, dopodiché, una volta che le strutture dei pezzi erano state stese, praticamente ho cominciato a lavorarci io con la ritmica e poi, finite tutte le mie parti, sono stati aggiunti tutti i tecnicismi, ficcati dentro e pre-prodotti. Alla fine abbiamo messo i cori, una volta che ci sono stati i cori abbiamo messo le voci. Il grosso del lavoro è stato fatto dunque mentre eravamo in tour, poi ovviamente la canzone ha preso sicuramente forma ultimata in studio, quando siamo andati a registrare”.
A PROPOSITO DEL SONGWRITING HO NOTATO CHE FRÉDRÉRIC HA ACQUISTATO NEL CORSO DEGLI ULTIMI ANNI UN RUOLO SEMPRE PIÙ IMPORTANTE COME AUTORE DELLA BAND: COME MAI? SONO CAMBIATI A TUO AVVISO ALCUNI EQUILIBRI INTERNI ALLA BAND O PER QUALCHE ALTRA PARTICOLARE RAGIONE?
“No, semplicemente una questione di collaborazione reciproca. Fred quando ha cominciato a lavorare su ‘Maximum Overload’ ha praticamente cominciato a mettere del suo e a collaborare attivamente con Sam, che è stato fondamentalmente sempre il creatore: o meglio, diciamo che Sam ha sempre dato una precisa impronta ai Dragonforce, quanto meno a livello del suono, a livello dello stile, però quando Fred ha cominciato a lavorare con lui si sono trovati talmente tanto bene che hanno cominciato a comporre insieme, fino a che addirittura insieme hanno composto ‘Maximum Overload’ e con il nuovo album hanno tecnicamente continuato a comporre così, anche se poi in realtà è stato un lavoro di squadra notevole. Da quando sono entrato dentro abbiamo praticamente cominciato a lavorare come un team a tutti gli effetti, tutti quanti i membri della band hanno collaborato attivamente, senza scontri, senza problematiche perché eravamo tutti quanti nella stessa direzione. Sai, quando scrivi un album è piacevole avere a che fare con gente che la pensa come te, sicuramente ci si confronta, idee musicali diverse e lo stacco qua piuttosto che lì, però nel momento che poi alla fine viene fuori un prodotto com’è stato ‘Reaching Into Infinity’, di cui noi siamo molto soddisfatti, è chiaro che il lavoro di squadra è la parte fondamentale”.
PRESENTANDO IL DISCO PERÒ LO STESSO FRÈDRÈRIC HA DICHIARATO CHE IL PROCESSO REALIZZATIVO DELL’ALBUM È STATO PIUTTOSTO STANCANTE E DI AVER PERSO PERSINO QUALCHE VOLTA LA PAZIENZA: AVETE INCONTRATO QUALCHE DIFFICOLTÀ O C’È STATA QUALCHE PICCOLA DIVERGENZA TRA DI VOI?
“Sì, ho letto questi interventi, penso che lui volesse dire piuttosto di essere stanco, nel senso che l’ha stancato fisicamente scrivere l’album. Comunque avevamo da scrivere l’album nel frattempo che eravamo in tour: calcola che quando siamo in tour siamo sottoposti a sforzi notevoli, perché viaggiamo come delle trottole, siamo sbattuti da una parte all’altra del mondo da un giorno all’altro, quindi magari adesso non so lui cosa volesse intendere, ma sapendo e conoscendo com’è stato il lavoro che abbiamo fatto all’interno di ‘Reaching Into Infinity’, sono certo che intendesse riferirsi più che altro agli aspetti dell’impegno costante che abbiamo dedicato alla creazione dell’album: probabilmente voleva significare il fatto di essere impegnato, non stanco, ecco, ben diverso… poi abbiamo avuto anche la bella notizia che siamo primi in Giappone, il disco è uscito oggi (l’intervista è appunto del 19 maggio, ndR) e abbiamo avuto già delle bellissime notizie, quindi è ottima come soddisfazione”.
È LA PRIMA VOLTA CHE SUONI IN UN ALBUM DEI DRAGONFORCE: QUALI SONO STATE LE TUE IMPRESSIONI E QUALI GLI ASPETTI CHE TI SONO PIACIUTI MAGGIORMENTE DEL LORO MODO DI LAVORARE?
“Come ti ho detto il fatto che abbiamo lavorato tutti quanti come un team, quindi abbiamo praticamente svolto le nostre mansioni in maniera separata, collaborando reciprocamente tra di noi. Allo stesso tempo, l’accoglienza che mi hanno dato da che sono entrato, ormai son passati tre anni. Mi hanno lasciato carta bianca sulle mie parti, anzi hanno apprezzato il mio drumming, le mie competenze a livello musicale per far venir fuori l’album che poi è stato creato, quindi da quel lato lì io sono soddisfattissimo, a quanto ne so sono soddisfatti anche loro da quello che mi hanno comunicato e non c’è assolutamente nulla di opposto da dire”.
C’È QUALCHE NOVITÀ A LIVELLO INTERPRETATIVO CHE MERITA DI ESSERE EVIDENZIATA?
“Le novità che noi abbiamo trovato importanti sono state appunto anzitutto nella voce di Mark, per quanto riguarda pezzi come ‘The Edge Of The World’ o ad esempio ‘War!’, piuttosto che la cover dei Death, ‘Evil Dead’: lì calcola che magari per chi è metallaro, thrash metaller o comunque è più abituato al suono della voce growl non è niente di nuovo perché comunque magari i propri ascolti si basano proprio su quel tipo di cantato, però per un gruppo come i Dragonforce, che hanno sempre fatto un genere che poi alla fine è riassumibile come power metal, secondo me è un grosso passo che abbiamo fatto nel variare, perché noi siamo sempre stati multi-angolo, una band quasi polivalente se si può dire così, perché siamo adattabili a qualsiasi tipo di genere musicale del metal. Secondo me è positivo aver incluso queste parti perché comunque danno varietà nel suono, danno varietà anche nella creazione dei brani, nell’ascolto e poi fa parte di un’evoluzione. Se posso permettermi di far riferimento ai gruppi che evolvono, che cambiano nel tempo, noi come band mi sento di dirti che comunque siamo in continua e costante evoluzione”.
CON RIGUARDO ALLA COVER DI “EVIL DEAD” DEI DEATH, A CUI HAI POC’ANZI ACCENNATO, DEVO AMMETTERE DI AVER FATTO FATICA A RICONOSCERLA LE PRIME VOLTE CHE L’HO ASCOLTATA. TROVO CHE GLI ARRANGIAMENTI SIANO STATI MOLTO PERSONALIZZATI, ANZI ARRIVEREI A DIRE UN TANTINO AZZARDATI IN QUESTA VOSTRA VERSIONE, TU COME LA VEDI?
“Come ti ho detto noi l’abbiamo reinterpretata, la cosa che speravamo di ottenere era innanzitutto un tributo ai Death, perché comunque è una delle band preferite di tutti i membri della band, quindi assolutamente un tributo per una grande band che purtroppo non c’è più e allo stesso tempo abbiamo provato a reinterpretarla a nostro modo mettendola in chiave Dragonforce, quindi spero che il risultato sia apprezzato in questo caso dagli ascoltatori, dagli amanti dei Death e spero che il nostro sforzo sarà ripagato con un bel like da parte dei fan dei Death”.
COME SEMPRE LA BAND SEMBRA PREOCCUPARSI DI SUONARE QUANTO PIÙ VELOCE POSSIBILE, PRIVILEGIANDO DI CONSEGUENZA RITMICHE DI QUESTO TIPO, AL DI LÀ MAGARI DI QUALCHE STACCO LENTO ED ARPEGGIATO: PENSI CHE QUESTO SIA UN MARCHIO DI FABBRICA IMPRESCINDIBILE PER I DRAGONFORCE O SEI DELL’IDEA CHE SI POTREBBE ANCHE IPOTIZZARE PER IL FUTURO, SPECIALMENTE ORA CHE CI SUONI TU, UN APPROCCIO UN PO’ PIÙ FANTASIOSO, SE MI CONCEDI IL TERMINE?
“Spero di aver già fatto qualcosa all’interno di questo album che possa dare un po’ una ventata d’aria fresca all’ascoltatore, penso di aver messo qualche sfumatura che non era stata presente, ho cercato di metterci del mio il più possibile, quindi come membro della band vedo un futuro di certo in costante evoluzione ma non saprei dire a cosa ci porterà. Sicuramente il marchio Dragonforce rimarrà nei prossimi album, nei prossimi live che ci saranno, quindi rimarrà nei prossimi prodotti che tireremo fuori. Comunque penso che siamo una band unica: tempo fa leggevo a riguardo un’intervista fatta ad Herman circa l’importanza dell’essere una band unica. In un mondo com’è oggi dove chi fa tendenza è quello più copiato, a me piace riservarmi un po’ di unicità in quello che io faccio, quindi è bello sapere che comunque abbiamo un nostro marchio di fabbrica, che possa piacere o no, ma che comunque sarà quello anche in futuro”.
AVETE IN PROGRAMMA GIÀ PARECCHIE DATE CHE VI PORTERANNO A SUONARE DAVVERO IN TUTTO IL MONDO: QUALI SONO LE CANZONI DEL NUOVO DISCO CHE PROPORRETE MAGGIORMENTE DAL VIVO?
“Le canzoni che proporremo maggiormente non te lo posso dire perché non lo sappiamo ancora, dobbiamo ancora stabilire, sicuramente abbiamo cominciato già a suonare ‘Judgment Day’, ‘Curse Of Darkness’, oggi esce come video oltretutto, quindi è probabile che la suoneremo anche live, però oltre a quello veramente non saprei che cosa andremo a suonare del nuovo album ‘Reaching Into Infinity’: sicuramente le vecchie canzoni, le nostre pietre miliari, si spera che le potremo continuare a suonare, però lì dipende anche dall’audience, dipende dagli show, magari in Giappone, sai, andremo a suonare una setlist leggermente diversa da quella che proporremo ad esempio in Messico e così via, diciamo che non ci piace fare gli show proprio sempre tutti uguali”.
RISPETTO INVECE ALLA VOSTRA DISCOGRAFIA PASSATA, TROVI CHE CI SIANO CANZONI CHE MAGARI NON SONO STATE PROPOSTE TANTO SPESSO MA CHE MERITEREBBERO DI ESSERE RIPRESE O TI PIACEREBBE IN MODO PARTICOLARE SUONARE DAL VIVO?
“A me piace ad esempio tantissimo ‘Revolution Deathsquad’ come canzone e mi piacerebbe tantissimo farla live perché è una canzone lunghissima, è eterna ma che suono sempre con un bello stato d’animo, mi piace, oltretutto non la proponiamo praticamente mai, spero che riusciremo a suonarla dal vivo prima o poi”.
A LIVELLO PERSONALE TI OCCUPI ANCORA DI INSEGNAMENTO O HAI QUALCHE PROGETTO A CUI VUOI FARE ACCENNO?
“Sì, adesso ho aperto la mia prima accademia musicale, si chiama Extreme Music Performance Academy (trovi su internet anche il sito e la pagina facebook) che è un bellissimo progetto, oltretutto sono contento di essere stato il primo ad aver ideato questo progetto in quanto do la possibilità ai ragazzi di poter suonare con i loro idoli, quindi di poter organizzare dei faccia a faccia, più che delle masterclass diamo la possibilità di organizzare delle lezioni singole con il proprio musicista preferito e questa è una cosa che ce l’abbiamo solo noi per ora. Ci rende unici questa strategia e speriamo, adesso abbiamo appena aperto e stiamo andando avanti. A breve sentirete news in merito perché è una bellissima realtà e la risposta è ottima da parte del pubblico: non pensavo, ti dico la verità, che riscuotesse una risposta del genere, abbiamo in programma di avere con noi John Moyer dei Disturbed, Barend Courbois, il bassista dei Blind Guardian e poi man mano ci saranno tanti altri artisti che passeranno, poi vedremo di mettere news, anche su Metalitalia.com sicuramente qualche notizia passerà”.