I Drawn And Quartered non sono una band particolarmente conosciuta in Italia, nonostante abbia già alle spalle una discografia piuttosto nutrita. Ora, con l’uscita dell’ultimo “Merciless Hammer Of Lucifer”, gli americani dimostrano di avere raggiunto una maturità invidiabile. Forti di una gavetta lunghissima i nostri sciorinano una performance terremotante che unisce la pesantezza degli Incantation con la perizia esecutiva dei Morbid Angel. Nella seguente intervista il leader della band K.S. Kuciemba ci parla con dovizia di particolari della storia della band e della genesi dell’album, senza tralasciare alcune rivelazioni sul futuro dei Drawn And Quartered. Dato che il chitarrista si dimostra un grande parlatore lasciamo subito a lui la parola…
QUI IN ITALIA NON SIETE MOLTO CONOSCIUTI, ANCHE SE SIETE SULLE SCENE DAGLI ANNI NOVANTA: POTRESTI FARCI UNA BREVE STORIA DELLA BAND?
“Nei primi anni novanta c’era una piccola scena metal underground a Seattle. Si suonava poco in giro, pochi demo uscivano, le band si scioglievano e così via. Noi ci siamo ritrovati con il comune intento di suonare metal brutale, oscuro e malvagio e così sono nati i Drawn And Quartered. Come per ogni altra band, trovare dei musicisti con ì quali lavorare al meglio è stata una sfida. Dal 1994 al 2002 abbiamo avuto Matt Cason come batterista. Onestamente la scrittura dei brani non andava molto bene, avevamo qualche buona idea ma non eravamo in grado di unire il tutto per il meglio. In quel periodo abbiamo scritto poche tracce, undici per la precisione, più un altro paio che sono finite sul nostro secondo cd. Abbiamo suonato parecchio live, persino in qualche festival e ci siamo organizzati un tour. Matt a qual punto ha lasciato, in quanto suonava anche in un altro gruppo ed ha avuto l’opportunità di registrare un cd con loro. Poi abbiamo trovato Dario, che già conoscevo, e che ha portato idee nuove e nuovo entusiasmo in seno alla band, tanto che con lui abbiamo registrato ben due demo e quattro album. Ora ovviamente siamo in fase promozionale per il nuovo ‘Merciless Hammer Of Lucifer’ e stiamo facendo qualche show locale”.
QUALI SONO STATE LE DIFFICOLTA’ DI INIZIARE A SUONARE DEATH METAL A SEATTLE DURANTE LA GOLDEN AGE DEL GRUNGE?
“In quel periodo i media si sono inventati il fenomeno grunge e i gruppi che sono saliti sul carrozzone intraprendevano dei grossi tour. Non li ho mai visti nei club. Io ero preso unicamente dal metal, anche se il metal inteso come mainstream stava morendo; nasceva però una nuova, esaltante era: death metal, grindcore, black metal, doom e tutta la musica underground iniziavano ad uscire per delle etichette indipendenti. Noi abbiamo scoperto diverse band, ma nessuna veniva a suonare dalle nostre parti. La difficoltà maggiore stava nel fatto (e tutt’oggi è così) che il death piaceva a poca gente, soprattutto su a Seattle: per noi poi non era pensabile effettuare spostamenti per suonare. Questo è stato un grosso problema. Ci sono parecchi talenti qui, come in ogni altra parte del mondo, ma nessuno che ha raggiunto il vero successo. Ci piacerebbe essere la prima death metal band di Seattle ad avere un forte impatto all’esterno”.
QUANDO AVETE DECISO DI DEDICARVI ALLA MUSICA ESTREMA? COSA VI ATTIRA COSI’ TANTO DEL DEATH METAL?
“Questa è una delle migliori domande che mi abbiano mai posto. Saimo cresciuti ascoltando hard rock e heavy metal, le cose più estreme sono state una logica prosecuzione dei nostri ascolti. Poi non ricordo bene come sia successo, qualcuno mi ha passato della roba, io ho acquistato degli album che mi erano stati consigliati e così via. Mi piaceva la combinazione di elementi doomy con il tecnicismo chitaristico. I Morbid Angel sono stati grandi e hanno portato il metal in una nuova dimensione. Noi abbiamo scoperto un’area musicale nella quale lavorare, con delle grandi opportunità di crescita. E poi il death era divertente da suonare e da ascoltare, oscuro, pesante e malvagio, aveva tutto ciò che il metal deve possedere. Dopo tutti questi anni, dopo avere investito tempo e denaro, è diventato come un vizio: una cosa che fai senza rendertene conto e senza chiederti perchè”.
LO STILE MUSICALE CHE CONTRADDISTINGUE I DRAWN AND QUARTERED DURANTE TUTTE LE LORO EVOLUZIONI E’ SEMPRE STATO MOLTO BRUTALE: COSA VI ISPIRA QUESTA VIOLENZA?
“I Drawn And Quartered sono partiti con uno stile molto brutale e veloce, salvo poi perfezionarsi in qualcosa di maggiormente vario ed interessante rispetto alla media delle band death metal. L’ispirazione è differente per ognuno di noi: tutti noi abbiamo frustrazioni, obiettivi e aspirazioni che ci guidano. Cose che sono accadute nella nostra infanzia, alle quali siamo stati esposti, circostanze con le quali abbiamo dovuto fare i conti, ecco cosa ci ispira. Siamo dei ragazzi che sfogano le loro frustrazioni su degli strumenti invece di andare a spaccare cose e a fare del male a delle persone. Vogliamo sempre mantenere la brutalità della nostra musica e dei nostri testi e durante gli anni abbiamo incorporato interessanti elementi alla nostra proposta. Possiamo piegare le forze negative a nostro piacimento e scatenarle con estrema violenza addosso all’ascoltatore”.
CHI VI HA MAGGIORMENTE INFLUENZATO E COSA VI PIACE ASCOLTARE IN QUESTO PERIODO?
“Classic heavy metal! Il metallo più puro. Negli anni ci sono state parecchie deviazioni e contaminazioni, ma a noi piace ancora ascoltare il vero metal suonato da delle vere metal bands. Non sono un grande fan del punk o dell’hardcore, anche se apprezzo l’influenza evolutiva che hanno avuto sul metal e sul thrash. Sono cresciuto andando a concerti di Black Sabbath, Iron Maiden e Judas Priest; poi sono passato a frequentare i piccoli club per vedere delle band thrash, ora la stessa cosa accade per il death e il black. Conosciamo un sacco di nuove band e siamo in contatto con molte di esse. Dopo aver suonato questa musica per più di quindici anni è bello anche ascoltare qualcosa di differente, come i vecchi vinili e le vecchie audiocassette. A volte vado in trip con il blues o con i Beatles o Jimi Hendrix. Mi piacciono anche gli album strumentali e i guitar heroes. Adoro i van Halen, almeno fino a ‘Diver Down’. In un viaggio recente ho acquistato le copie in vinile di album di Sodom, Deicide e Belphegor. Sono un gran collezionista di vinili e appena ne ho la possibilità ne acquisto diversi”.
QUANDO AVETE INIZIATO A COMPORRE MATERIALE PER IL NUOVO ALBUM?
“Abbiamo sempre delle cose nuove sulle quali lavorare. Appena finite le registrazioni ci balzano subito in mente nuove idee o qualche riff. Non ricordo quando abbiamo iniziato di preciso, ma per l’ultimo album tutto è partito da degli spunti di batteria sui quali abbiamo innestato il riffing di quella che poi sarebbe diventata ‘Sickness Redeemer’. Le tracce sul cd vanno in ordine cronologico: le prime che appaiono in tracklist sono quelle scritte e registrate per prime. Scriviamo spesso in sala prove: parecchie volte lavoro a casa con la mia chitarra, poi porto ciò che ho composto alla band e lo rivediamo insieme. Dopo avere rimaneggiato il tutto per un po’ di volte la canzone inizia ad evolversi. A pensarci ora probabilmente abbiamo iniziato a buttare giù roba nell’estate del 2005”.
CI SONO DIFFERENZE TRA “MERCILESS HAMMER OF LUCIFER” E I VOSTRI ALBUM PRECEDENTI?
“Assolutamente si. Nel nostro primo cd le tracce erano corte, non c’era spazio per gli assoli, pochissime armonie. In ‘To Kill Is Human’ volevamo suonare diretti come in un live. In ‘Extermination Revelry’ sono state maggiormente curati gli intervalli ritmici e si è sviluppato un minimo di solismo. Dal terzo lavoro ‘Return Of The Black Death’ tutte le canzoni vengono scritte in tempi molto brevi. Le tracce diventano armonicamente più complesse e vi sono parecchi passaggi molto tecnici. Ai tempi di ‘Hail Infernal Darkness’ mi dividevo tra più band e il tempo era tiranno, quindi i miei assoli erano regitrati nel minor tempo possibile, alcuni li abbiamo messi su album dopo un solo tentativo! Gli obiettivi per il nuovo album erano quelli di utilizzare tonalità differenti rispetto al precedente lavoro. Non ho usato tonnellate di delay, wah wah e via dicendo. Volevo che al centro del lavoro vi fosse la canzone nella sua interezza, non solo una parte di essa. Ovviamente abbiamo anche usufruito di una produzione differente, di nuova strumentazione ed abbiamo migliorato le nostre abilità di musicisti e di songwriter”.
NEL VOSTRO ULTIMO LAVORO CI SONO INFLUENZE DI INCANTATION, IMMOLATION E MORBID ANGEL MA C’E’ ANCHE UNA SPRUZZATA DI BLACK SOPRATTUTTO PER QUEL CHE CONCERNE IL RIFFING: CONCORDI?
“Assolutamente sì, sono tra le nostre influenze più evidenti. Ovviamente però c’è un po’ più di questo nel nostro sound, il mix di tutto ciò è il nostro stile. Dirò di più: potresti menzionare ancora una ventina di band che ci hanno influenzato direttamente, ma tutto ciò è avvertibile solo a livello di feeling, non ci sono riff copiati da altri”.
QUAL’E’ LA CANZONE CHE MEGLIO RAPPRESENTA LA BAND?
“Probabilmente la prima traccia, ‘Sickness Redeemer’ è quella che contiene la maggior parte degli elementi tipici del nostro sound, almeno per quell che concerne l’ultimo album”.
L’ARTWORK E’ MOLTO BELLO: CHI SE NE E’ OCCUPATO?
“L’artwork solitamente nasce da una collaborazione della band con l’artista che poi si occuperà del lavoro. Durante gli anni abbiamo avuto diverse idee a questo proposito. Quello che vedi riflette in qualche modo la nostra filosofia”.
AVETE QUALCHE POSSIBILITA’ DI VENIRE A SUONARE IN EUROPA?
“Suoniamo parecchio negli States e sto cercando di fare di tutto per riuscire a venire anche in Europa. Dovremo vendere un certo numero di cd affinchè la nostra label ci organizzi un tour, ma, paradossalmente, non riusciremo mai a venderne tanti quanti potremmo piazzarne durante i live. E’ una situazione frustrante. Oltretutto il nostro batterista non può viaggiare e durante degli show tenuti di recente dietro le pelli sedeva il nostro amico Steve Fournier.”
COME SIETE ENTRATI IN CONTATTO CON LA MORIBUND RECORDS?
“Lavoro con la Moribund fin dal 1993, quando hanno acquistato un demo dei Plague Bearer, che erano una mia band precedente. E’ stata una grande esperienza quella di aver avuto la possibilità di registrare dischi e girare video. Sia noi che l’etichetta abbiamo investito tempo e denaro per rendere possibile tutto ciò. Molti ragazzi non hanno avuto le nostre stesse possibilità, ne sono conscio. Ma io voglio andare oltre. La nostra attitudine è sempre stata quella di far crescere la band insieme all’etichetta, ma ora siamo arrivati al punto nel quale i Drawn And Quartered devono far si che certe cose accadano e lo devono fare da soli. Siamo stati pazienti ma non si è materializzata nessuna buona possibilità. Vogliamo crescere e vogliamo che qualcosa succeda. Una delle cose che dobbiamo assolutamente fare è proprio venire a suonare in Europa al più presto”.
PENSATE CHE IL FILE SHARING POSSA DANNEGGIARE UNA BAND COME LA VOSTRA?
“Il file sharing non ci sta esattamente aiutando. La situazione ideale per pubblicizzarsi e per vendere materiale è il live. Da li arrivano i soldi per una band come la nostra”.
AVETE ALTRI PROGETTI OLTRE AI DRAWN AND QUARTERED?
“Io personalmente per quest’anno sono stato totalmente assorbito dalla band. Alcuni di noi hanno iniziato a comporre materiale per una black thrash band chiamata Winds Of Pestilence. Poi è uscito un 7” dei Plague Bearer per la Nuclear Winter, intitolato ‘Rise Of The Goat’. Dario ha una one man band chiamata Krohm. Io, Herb e Greg negli anni abbiamo inciso numerosi demo con i Plague Bearer. Herb canta anche in una band locale chiamata Beltfed Weapon. Poi un po’ tutti suoniamo con amici vari per divertimento”.
GRAZIE PER LA LUNGA INTERVISTA: VUOI CONCLUDERE TU SALUTANDO I VOSTRI FANS ITALIANI?
“Greg, Dario, John, Herb e il sottoscritto vogliono salutare tutte le band italiane con le quali siamo entrati in contatto e con tutti coloro che ci hanno supportato in tutti questi anni, Speriamo davvero di potervi vedere tutti al più presto”.