L’occasione delle imminenti date italiane del tour dei Dream Theater, che proporranno uno show molto lungo ed intenso in cui verrà proposto interamente il capolavoro “Images And Words”, ci ha permesso di contattare il tastierista della band Jordan Rudess e di tenere insieme a lui una breve intervista slegata dal tipico contesto promozionale dovuto ad un disco in uscita. Insieme si è spaziato su più argomenti a cui Rudess, con la sua consueta disponibilità, non si è sottratto.
FRA POCHI GIORNI VERRETE IN TOUR IN ITALIA E DA POCO AVETE CONFERMATO ALTRE TRE DATE A MAGGIO. COSA DOVRANNO ASPETTARSI I FAN QUESTA VOLTA DA VOI?
“Credo che il fattore più interessante di questo tour sia la nostra intenzione di suonare dal vivo tutto il disco ‘Images And Words’ per festeggiare i venticinque anni dalla sua pubblicazione. Non è tutto però, ormai i Dream Theater possono avvalersi di un vasto catalogo da cui scegliere i brani, e credo che i nostri fan saranno contenti di sapere che suoneremo alcune canzoni che dal vivo non proponiamo da tempo ed altre che presenteremo live per la prima volta. Credo ci sarà da divertirsi, lo show sarà lungo circa tre ore, pieno di musica e noi ci stiamo preparando duramente tutti insieme per offrire il miglior spettacolo. Io e gli altri ragazzi della band ci siamo ritrovati tutti insieme a provare, sono molto carico!”.
IN ITALIA I DREAM THEATER POSSONO VANTARE UN GRAN NUMERO DI FAN. TU COME TI SENTI OGNI VOLTA CHE VIENI DALLE NOSTRE PARTI?
“Lo dico da tempi non sospetti, quando qualcuno mi chiede quale sia il Paese dove preferisco andare in assoluto, io rispondo sempre l’Italia, per molte ragioni. Sicuramente uno di questi motivi sono i fan, tra i più leali nei nostri confronti ed appassionati al mondo. In Italia abbiamo un fan club fantastico che svolge un lavoro davvero eccezionale per noi da molti anni. Sono stato diverse volte in Italia ed ho potuto sempre apprezzare il cibo l’arte, le persone, tutti questi elementi mi sono rimasti nel cuore”.
SAPPIAMO CHE TU CONOSCI ALCUNE BAND ITALIANE, IN PASSATO DAL VIVO HAI ANCHE SUONATO, AD ESEMPIO, LA CANZONE “IMPRESSIONI DI SETTEMBRE” DELLA PFM. IN QUALCHE MODO LA SCENA PROGRESSIVE ROCK ITALIANA DEGLI ANNI SETTANTA TI HA INFLUENZATO?
“Vedi, non sono un fan di prima data della scena prog italiana, perché l’ho scoperta più tardi, con il passare degli anni. Devo ammettere però che ogni volta che mi ritrovavo ad ascoltare qualche nuovo disco ero sorpreso di sentire musica così bella, di grande qualità. Alcune vostre band le ho trovate veramente straordinarie. Ti mentirei se dicessi che in gioventù sono stato influenzato dalle band italiane, ma per il semplice motivo che non le conoscevo, sono arrivate più tardi alle mie orecchie, ma sono molto contento di essere riuscito a conoscerle”.
PARLIAMO A QUESTO PUNTO DI “IMAGES AND WORDS”, IL VOSTRO DISCO PIU’ FAMOSO CHE ALLA SUA USCITA CATAPULTO’ I DREAM THEATER NELL’OLIMPO DEI GRANDI DELLA MUSICA E TUTT’ORA E’ CONSIDERATO UN CAPOSALDO DEL GENERE. NEL 1992 QUANDO USCI’, TU NON ERI ANCORA NELLA BAND, MI DICI QUANDO L’HAI ASCOLTATO PER LA PRIMA VOLTA E LE TUE IMPRESSIONI DOPO L’ASCOLTO?
“Ammetto che non l’ho ascoltato subito, la prima volta è stata nel 1994, quando la band si ritrovò senza tastierista dopo l’abbandono di Kevin Moore. Ricordo che quel disco mi fu portato, lo ascoltai, mi piacque veramente molto e pochissimo tempo dopo ricevetti una chiamata per fare un’audizione con i Dream Theater. Come ti dicevo, il disco mi piacque molto, la cosa che più mi lasciò sorpreso è che non si trattava semplicemente di progressive rock, sentivo anche un sacco di influenze metal al suo interno. Rimasi scioccato dalla tecnica di tutti i musicisti della band. Dopo aver ascoltato ‘Images And Words’ ero molto curioso ed eccitato di incontrare la band nel momento della mia prima audizione con loro. L’audizione andò molto bene, ma a causa dei molti impegni che avevo in quel periodo, rifiutai. Negli anni successivi mi ritrovai a suonare con Mike Portnoy e John Petrucci nei Liquid Tension Experiment, una band che ottenne un buon successo. Arriviamo così al 1998, quando mi fu chiesto nuovamente di unirmi alla band e accettai in modo molto entusiasta”.
“IMAGES AND WORDS” E’ USCITO NEL 1992, ANNI IN CUI IL GRUNGE STAVA SPOPOLANDO OVUNQUE. MOLTI RITENGONO CHE UNO DEI MERITI DI QUESTO DISCO FU DI RIAVVICINARE IL PUBBLICO E MOLTI MUSICISTI A SONORITA’ PIU’ CLASSICHE E METAL. TU CONCORDI?
“Sì, credo che per quei tempi ‘Images And Words’ fu un piccolo miracolo. I brani erano pieni di potenza, suonati con uno stile unico e riuscirono subito ad entrare nel cuore dei fan”.
SUONARE UN’INTERO DISCO DAL VIVO E’ DIVENTATA UNA PRASSI, QUASI UNA MODA CHE MOLTE BAND STANNO PROPONENDO SEMPRE PIU’ SPESSO.
“Non saprei, non ci ho mai pensato, soprattutto in termini di trend o cose del genere. Semplicemente credo che suonare interamente ‘Images And Words’ sia una cosa molto bella ed interessante per i fan, vista anche la ricorrenza dei venticinque anni dalla sua pubblicazione. Certo, i fan sono molto attratti da questo tipo di proposte, ma come dicevamo prima, i nostri prossimi show saranno molto lunghi, in tre ore di concerto suoneremo anche tanti altri pezzi, vecchi e nuovi. Sono certo riusciremo a soddisfare i gusti di tutti i nostri fan”.
DAL VIVO I VOSTRI CONCERTI SONO MOLTO TECNICI ED ARTICOLATI, QUALI SONO LE CANZONI CHE TI DIVERTI DI PIU’ A SUONARE?
“Ormai i Dream Theater possiedono un catalogo molto vasto e citare una singola canzone mi risulta difficile. Mi piace accettare delle sfide sul palco, cercare si suonare sempre meglio, di cambiare canzoni, sicuramente tra le mie mie preferite da proporre in sede live ci sono ‘Dance Of Eternity’ e ‘Metropolis’, mi diverto molto a suonarle”.
PARLANDO SEMPRE DI CONCERTI, IN ITALIA E’ RECENTEMENTE ESPLOSO ALL’ATTENZIONE GENERALE IL PROBLEMA DEL SECONDARY TICKETING. DA VOI IN AMERICA SUCCEDE LO STESSO?
“Sì, purtroppo anche in America il secondary ticketing è un problema ed io considero molto triste e sbagliato questo fenomeno sempre più dilagante”.
NEL 2010 HAI FONDATO LA COMPAGNIA WIZDOM MUSIC CHE SVILUPPA NUOVE INTERFACCE DI STRUMENTI MUSICALI PER SMARTHPONE E TABLET. TU CREDI CHE NEGLI ANNI A VENIRE UN IPAD RIUSCIRA’ A SOSTITUIRE UNA VERA CHITARRA O UNA VERA TASTIERA?
“Prendo spunto dalla tua domanda, perché l’ultimo software che la mia compagnia ha sviluppato, GeoShred, permette ai musicisti di creare effetti e suoni tramite tablet, simulando in maniera fantastica diversi strumenti. In questo modo è poi possibile creare musica professionale su iPad o su Windows o su iPhone. Io faccio una netta distinzione tra un software come GeoShred ed un vero strumento musicale. Chi vuole diventare un musicista deve suonare un vero strumento, deve divertirsi, mettere insieme una band, poi può utilizzare la tecnologia che al giorno d’oggi è in grado di fornire un grandissimo aiuto per comporre e registrare musica. Uno non deve per forza sostituire l’altro, musica e tecnologia corrono su due binari paralleli, insieme”.
NEI PROSSIMI ANNI COME PENSI DI SVILUPPARE ULTERIORMENTE I PRODOTTI DELLA TUA SOCIETA’ AL SERVIZIO DELLA MUSICA?
“Negli anni la tecnologia ha fatto passi da gigante, i processori sono sempre più potenti e contemporaneamente occupano sempre meno spazio, ogni nuova generazione permette di spingersi oltre il limite. Ti faccio un esempio, sempre parlando di GeoShred, questo software permette la modellazione fisica della musica, un concetto fino a poco tempo fa impensabile ed irrealizzabile con i vecchi processori. I nuovi iPhone ad esempio riescono a sentire il grado di pressione con cui l’utente preme sullo schermo, questa tecnologia potrà essere sviluppata anche in ambito di interfacce musicali”.
ATTUALMENTE STAI GIA’ LAVORANDO A NUOVA MUSICA PER I DREAM THEATER O PER QUALCHE TUO ALTRO PROGETTO?
“No, ora mi sto concentrando al tour che stiamo facendo a supporto di “The Astonishing”. Quando prenderemo un periodo di pausa inizierò a dedicarmi a nuova musica”.
NEL 2013 E NEL 2016 HAI PUBBLICATO DUE DISCHI CON IL TUO PROGETTO INSIEME A TONY LEVIN E MARCO MINNEMANN. LA GRANDE QUALITA’ DELLA MUSICA DI QUESTO PROGETTO MI FA PENSARE AD UN NOTEVOLE AFFIATAMENTO TRA TE E MARCO MINNEMANN, CHE E’ STATO UNO DEI BATTERISTI A PRENDERE PARTE ALLE AUDIZIONI PER PRENDERE IL POSTO VACANTE DAI MIKE PORTNOY. TI CHIEDO A QUESTO PUNTO, COSA E’ MANCATO A MARCO PER ENTRARE NELLA BAND?
“Innanzitutto lasciami dire che sono davvero molto orgoglioso di questi due dischi suonati insieme a Tony Levin e Marco Minnemann, mi è piaciuto molto comporre musica con loro ed inoltre hanno ottenuto un buon successo. La prima volta che ho ascoltato Marco Minnemann sono rimasto proprio senza parole dal suo modo di suonare la batteria, dal suo stile innovativo e dalla sua grande tecnica! Marco è un batterista fantastico, ma quando si parla di lavorare con i Dream Theater bisogna tener conto di un gran numero di parametri. E’ difficile da spiegare a parole e Marco ha suonato veramente alla grande, però alla fine si è fatta una scelta differente, perché i Dream Theater stavano cercando qualcosa di leggermente diverso. Ciò non cambia il fatto che stiamo parlando di uno dei migliori batteristi in circolazione”.
NELLA MUSICA MOLTO E’ GIA’ STATO SCRITTO, I DREAM THEATER SONO IN GIRO DA QUASI TRENT’ANNI ED HANNO PUBBLICATO UN SACCO DI DISCHI. NEGLI ANNI A VENIRE COME PENSI POTRA’ ULTERIORMENTE PROGREDIRE, EVOLVERE LA VOSTRA MUSICA?
“Tornando al discorso di prima sulla tecnologia, il nascere di processori e software sempre più potenti potrà aiutarci a sviluppare nuove sonorità e soluzioni, a spingerci oltre quanto fatto fino ad ora. Personalmente cerco sempre di spingermi al massimo per proporre nuove forme di espressione musicale, in prima persona lavoro allo sviluppo di nuovi strumenti musicali, delle tastiere che suono, capisci cosa intendo? Anche gli altri ragazzi della band possiedono questa mentalità di spingersi sempre oltre e provare le nuove opportunità offerte dalla tecnologia. Più è facile tradurre le idee in musica, più si è ispirati, c’è libertà di osare cose che in passato non era possibile riprodurre su disco. Dopo tanti anni di carriera, io penso che una band non debba per forza reinventarsi ad ogni nuovo disco, piuttosto si tratta di mantenere gli standard qualitativi sempre ad alto livello. Per noi conta portare avanti tutti quegli elementi che negli anni hanno costruito e consolidato il ‘Dream Theater sound’”.