I Dream Theater ormai sono un’istituzione del progressive metal; riempiono palazzetti, riscuotono successi (e critiche) da tutte le parti del mondo, eppure continuano imperterriti per la propria strada, talvolta distante da ciò che può essere all’unanimità definito ‘commerciale’. E con il nuovo “Black Clouds & Silver Linings” la band sembra voler dimostrare una volta per tutte la propria indipendenza, e la voglia di continuare un cammino intrapreso svariati lustri orsono. La parola ad uno stanco ma concentrato Mike Portnoy, che si è raccontato ai microfoni di Metalitalia.com dal divano di un lussuoso hotel milanese…
“BLACK CLOUDS & SILVER LININGS” AD UN PRIMO ASCOLTO SUONA COME UN LAVORO ESTREMAMENTE OSCURO, PESANTE, QUASI RASSEGNATO AL PESSIMISMO. COSA VI HA PORTATI IN QUESTA DIREZIONE?
“In realtà noi non abbiamo scelto nulla a priori. Ciò che senti è ciò che ci è venuto spontaneo in questo periodo della nostra vita, e nulla è stato programmato. E’ stato questo nuovo ‘mood’ a scegliere noi. Ed una volta che ci siamo accorti che l’album aveva queste sonorità e questi testi, a quel punto abbiamo deciso di dargli questo titolo. E’ tutto avvenuto a livello di subconscio”.
QUINDI IN QUALCHE MODO RIFLETTE IL VOSTRO STATO ATTUALE, COME MUSICISTI E COME ESSERI UMANI?
“Non credo che la cosa sia dovuta a particolari cambiamenti nelle nostre vite. Siamo nel 2009, è normale cambiare, evolversi musicalmente ed individualmente. Non vogliamo essere la tipica band che rimane uguale a se stessa per tutta la durata della carriera. Ecco spiegato il motivo reale di un tale cambiamento di rotta”.
“THE SHATTERED FORTRESS” E’ L’ULTIMO CAPITOLO DEL CONCEPT CHE VI PORTATE AVANTI DA “SIX DEGREES OF INNER TURBULENCE”, E CONTIENE MUSICALMENTE PARLANDO, IL SUNTO DI TUTTI I TEMI TRATTATI PRECEDENTEMENTE. IMMAGINO SIA STATO FATICOSO INCASTRARE TUTTO NEL MIGLIORE DEI MODI…
“Abbastanza, se devo essere sincero. Per preparare il pezzo ci siamo seduti in studio, ed abbiamo ascoltato uno dopo l’altro i quattro capitoli precedenti. Ci siamo segnati tutte le melodie, i riff ed i passaggi che volevamo mantenere nel ‘gran finale’, e poi dopo un lungo lavoro di arrangiamento siamo arrivati a completare il pezzo”.
C’E’ UN PEZZO DELL’ALBUM A CUI TI SENTI PARTICOLARMENTE LEGATO?
“Sicuramente. Su quest’album c’è il testo più personale e sentito di tutta la mia carriera. Si tratta di ‘The Best Of Times’, che ho scritto per mio padre, morto di cancro durante la realizzazione dell’album”.
LA LINE-UP CORRENTE E’ A MIO AVVISO LA MIGLIORE CHE LA BAND ABBIA MAI AVUTO, NONCHE’ LA PIU’ LONGEVA. QUAL E’ IL VOSTRO SEGRETO?
“Non c’è nessun segreto. Semplicemente andiamo sempre più d’accordo, album dopo album. Abbiamo imparato a conoscerci, sappiamo cosa ci infastidisce, e quindi siamo molto più rispettosi l’uno dell’altro. Così facendo la band riesce a godere di ottima salute, e anche l’ispirazione nella composizione degli album si fa sempre più positiva. Ognuno ha i suoi spazi, e sappiamo come gestirli e farli coesistere”.
COME STATE VIVENDO ORA L’INSEDIAMENTO DEL NUOVO PRESIDENTE OBAMA?
“Non sono abile quando si tratta di parlare di politica. Non ho una cultura particolare in quel senso, ma ti posso dire che quando sento Obama parlare, rimango impressionato da quanto le sue parole mi infondano un grande senso di fiducia nella sua persona e nel futuro dell’America. Spero davvero che le mie sensazioni si dimostreranno azzeccate”.
“WITHER” E’ UN’OTTIMA SONG, PUR ESSENDO ESTREMAMENTE DIVERSA DAL RESTO DELL’ALBUM, MUSICALMENTE PARLANDO. CON QUALE INTENTO L’AVETE POSIZIONATA AL CENTRO DELLA TRACKLIST?
“E’ una delle poche canzoni dei Dream Theater ad essere stata presentata quasi totalmente da John Petrucci, e sulla quale abbiamo dovuto lavorare poco dal punto di vista degli arrangiamenti. Non c’era molto da aggiungere, in questo caso, mentre di solito c’è sempre qualcuno che preferisce cambiare qualche elemento. E’ un pezzo molto forte, molto più semplice delle nostre tipiche canzoni, ed è questo che più amo di ‘Wither’”.
LA CREAZIONE DI UN ALBUM PASSA ATTRAVERSO VARI STADI. IN QUALE DI QUESTI IN PARTICOLARE PENSATE MAGGIORMENTE AI VOSTRI FAN?
“Io penso ai miei fan, e a quello che potrebbero pensare di noi, in ogni momento della vita della mia band. Dall’inizio della scrittura del pezzo, fino a quando sto seduto dietro la batteria a registrare le mie parti; da quando sono seduto dietro al mixer a quando ci ritroviamo a decidere l’artwork dell’album, o al merchandise. Tutto è fatto in onore dei nostri fan, perché per loro vogliamo sempre il meglio. Inclusa la scelta difficile delle band di supporto ai nostri tour”.
AVETE UN ENORME CONTROLLO DELLA VOSTRA MUSICA, ED IMMAGINO CHE QUESTO VI AIUTI A MANTENERE IL CONTATTO CON I VOSTRI ESTIMATORI. IMMAGINO QUINDI COME SIA STATO DIFFICILE PER VOI ACCETTARE LE IMPOSIZIONI DELLA VOSTRA EX-ETICHETTA NEL PERIODO DI “FALLING INTO INFINITY”…
“In quel periodo eravamo ancora una band relativamente giovane, ed avevamo davvero pochissima voce in capitolo in termini contrattuali. L’unico modo per vedere pubblicato un nuovo album era arrenderci completamente a ciò che la casa discografica ci imponeva. Abbiamo dovuto scendere a compromessi, e ciò ha generato nella band un grande malcontento, tale da portarci ad un passo dallo scioglimento. Da quell’esperienza abbiamo capito che l’unico modo per andare avanti era prenderci con tutte le forze la nostra indipendenza artistica. Abbiamo quindi detto chiaro e tondo ai ‘colletti bianchi’ della label che senza la nostra libertà non avrebbero più avuto un nuovo album della band. E grazie al cielo siamo riusciti a tornare in forma, e a pubblicare ‘Scenes From A Memory’. Avevamo molto da dimostrare a noi stessi e ai nostri fan. E tutto è andato per il meglio”.
QUANDO CREDI CHE TI RITERRAI UN MUSICISTA ARRIVATO?
“E’ già successo, in realtà. Quindici anni fa. (risate, ndR)”.
I VOSTRI FAN SONO TRA I PIU’ LEALI, ESIGENTI E PASSIONALI NEI CONFRONTI DELLA BAND E DI TUTTI I SUOI ASPETTI. COME SPIEGHERESTI QUESTO ATTACCAMENTO TALVOLTA MANIACALE?
“La nostra proposta ha molteplici nature: quella più heavy, quella più progressive, quella più melodica. Ciò rappresenta già una grande attrattiva, ma il lato che crea più affezione è quello della perizia tecnica, sicuramente. E’ per questo che cerchiamo di dare sempre il massimo di noi stessi”.
ANCHE SE TALVOLTA SEMBRA NON BASTARE. MI E’ CAPITATO AD UN VOSTRO CONCERTO DI ASCOLTARE DECEREBRATI LAMENTARSI PER IL FATTO CHE UNO DI VOI IN UN ASSOLO AVESSE ‘SPORCATO’ DUE NOTE…
“Ti capisco, capita di sentire e leggere sul web commenti di questo tenore. Cosa ci vuoi fare, il mondo è bello perché è vario… (risate, ndR)”.
HAI GIA’ PENSATO A QUALCOSA PER IL TOUR?
“No. Ora sto facendo promozione, e voglio occuparmi di una cosa alla volta. Ho scelto già le band di supporto e le setlist, ma per quanto riguarda lo stage, le scenografie e la produzione preferisco aspettare di essere più tranquillo e concentrato”.