DREAM THEATER – Sognando il teatro

Pubblicato il 01/02/2016 da

Che “The Astonishing” fosse l’ennesimo album dei Dream Theater in grado di spaccare l’opinione ce lo aspettavamo da tempo e le valanghe di commenti sotto news e recensioni raccolte nell’ultimo periodo ce l’hanno confermato appieno. D’altronde, stavolta più di ogni altra i Dream Theater possono dire di aver realizzato un prodotto assolutamente strano e inatteso, a partire dalla clamorosa forma (due ore e mezzo di concept su due dischi) per concludere con le atmosfere cangianti e rilassate, alle volte ricordante la inedita formula del musical. Nei nostri venti minuti di telefonata con Jordan Rudess abbiamo cercato di spremere al simpatico tastierista quante più informazioni possibile sul presente e sul futuro di questa nuova ‘rock opera’.

  Dream Theater - band - 2016

POSSIAMO COMINCIARE QUESTA INTERVISTA DALL’ASPETTO PIÙ CLAMOROSO DI QUESTO VOSTRO TREDICESIMO ALBUM IN STUDIO: “THE ASTONISHING” INFATTI HA LA FORMA DI UN COMPLESSO CONCEPT ALBUM SU BEN DUE CD. DA DOVE È NATA, E COME È MATURATA, QUESTA DECISIONE?
“Volevamo realizzare un altro concept album da molto tempo. Praticamente è da quando concludemmo ‘Scenes From A Memory’ che questa idea ci aleggiava in testa. Ma era solo un idea. Se ne parò in maniera più concreta anni dopo, durante il periodo in cui uscì ‘Black Clouds And Silver Linings’, ma dopo quello che successe l’anno successivo non ci trovammo a nostro agio all’idea di presentare Mike Mangini con un prodotto come quello che avevamo in mente. Sarebbe stato troppo mettere sul mercato un album peculiare come poi è venuto ‘The Astonishing’ contestualmente a un cambio di formazione importante come quello, e ci servivano un paio di album più ‘classici’ per consolidare la nuova formazione. Dopo ‘A Dramatic Turn Of The Event’ e ‘Dream Theater’, l’idea ci è tornata in mente e i tempi ci sono sembrati maturi per cominciare a lavorarci. Quindi, concluso l’ultimo tour, io e John abbiamo cominciato a prendere direttamente in mano l’intero aspetto musicale e a dare una forma definitiva a questa idea latente”.

DOBBIAMO AMMETTERE CHE VISTO DA NOI ASCOLTATORI QUESTO DISCO È… ‘STUPEFACENTEMENTE’ GROSSO, MAESTOSO E COMPLESSO. LAVORARCI SOPRA È STATO COSÌ FATICOSO E DIFFICILE COME PENSIAMO?
“Se ci avessimo lavorato nella stessa modalità di un normale album dei Dream Theater sarebbe stato impossibile arrivare al termine di ‘The Astonishing’. Per questo, abbiamo dovuto lavorare al disco in maniera completamente diversa, il che ci ha permesso di finirlo, anche se non è certo stato semplice. In pratica, questa volta, io e John abbiamo composto, scritto e registrato la musica di tutto l’album lavorando solo in due, non partendo come sempre dalla varie idee ritmiche su cui poi ognuno degli altri incide poi la sua idea. Non sarebbe bastato il tempo, e non era l’approccio che volevamo, quindi ci abbiamo lavorato come a una colonna sonora oppure, se vuoi, a un libretto teatrale. E’ stato un lavoro intenso, non difficile. Ad esempio, durante le fasi di scrittura, io e John ci siamo presi molto tempo per immedesimarci nei vari personaggi, per entrare nel mood della trama e delle diverse situazioni. Abbiamo cercato di capire i personaggi, le loro motivazioni, in modo che la musica si integrasse veramente con la trama e viceversa. Questa volta, insomma, non volevamo canzoni per un disco, ma volevamo una storyline netta e funzionante. E penso che l’abbiamo trovata. E’ stato tanto lavoro, ma anche molto divertente”.

VOLEVO CHIEDERTI QUALE FASE TRA COMPOSIZIONE, REGISTRAZIONE, PRODUZIONE E PROMOZIONE È STATA LA PIÙ DURA, MA ALLA LUCE DI QUANTO HAI APPENA DETTO MI SEMBRA CHE LA RISPOSTA SARÀ PIUTTOSTO SCONTATA…
“Per me in prima persona la parte più sfidante è stata di sicuro quella compositiva, come ti ho detto prima. Anche perché è l’unica in cui abbiamo lavorato davvero da soli io e John, sulle altre fasi abbiamo sempre avuto il supporto di una squadra di professionisti di cui ci fidiamo e dei quali non potremmo fare a meno. Per me quindi il grosso del lavoro su ‘The Astonishing’, a parte l’aspetto puramente esecutivo, è stato tutto sulla composizione, ma so ad esempio che John ha lavorato molto anche agli aspetti visuali, grafici e del package. Personalmente, però, al di fuori della sola composizione, mi sono trovato ad essere il direttore artistico sia del coro che abbiamo usato nel disco, sia degli vari elementi dell’orchestra. I direttori esecutivi erano altri, ma il lavoro di definizione e coordinazione che ricadeva su di me è stato alquanto sfidante. L’integrazione della musica prodotta dall’orchestra con i miei arrangiamenti e con la musica della band ha richiesto veramente tanta attenzione, anche perché c’è stato molto da pensare per una futura ottica live. In effetti più te lo racconto, più il lavoro fatto per ‘The Astonishing’ sembra enorme…”.

LA PARTE PROMOZIONALE È QUELLA CHE MI HA COLPITO DI PIÙ DAL PUNTO DI VISTA DELL’EFFORT. AVETE COSTRUITO UN SITO A PARTE, DOVE PASSARE INFORMAZIONI A POCO A POCO, E DOVE COSTRUIRE AD ARTE IL SENSO DI ATTESA. POI TUTTO NELLO STILE DELLA STORIA NARRATA, CON PROCLAMI, DICHIARAZIONI ETC.
“Come ti dicevo è stato merito della squadra cui ci siamo affidati, un tema di grafici di uno studio professionale piuttosto noto. E’ a loro che dobbiamo la definizione di questo nuovo modo di condurre la parte promozionale. Hanno fatto un gran lavoro! Da parte nostra la richiesta era proprio di realizzare qualcosa che veramente coinvolgesse gli ascoltatori nella trama, che svelasse l’ambientazione del disco prima dell’ascolto, ma non rovinasse il gusto della scoperta. Credo che il risultato sia stato raggiunto”.

DI SICURO L’HYPE MEDIATICO È SALITO ALLE STELLE, SOPRATTUTTO NELLE ULTIME SETTIMANE. COME REAGISCI ALLE ATTESE DEI FAN? NON SENTI PRESSIONE?
“Non vedo l’ora che il disco arrivi alla gente, proprio per sentire il loro feedback! Abbiamo lavorato tanto a questo prodotto che non potrebbe essere altrimenti, no? E poi, siamo proprio felici e sicuri del risultato. La musica questa volta è davvero emozionale, e drammatica, e la nostra curiosità rimane quindi addirittura accentuata”.

Jordan Rudess - 2016

RIPRENDIAMO IL DISCORSO SULL’ASPETTO VISUALE. IN EFFETTI, SIA LA TRAMA CHE LA SUA VISUALIZZAZIONE SEMBREREBBERO ESSERE PARTE INTEGRANTE DELLA ESPERIENZA DI ASCOLTO.  SICCOME “A DRAMATIC TURN OF THE EVENTS” E “DREAM THEATER” HANNO AVUTO ENTRAMBI IL LORO DOPPIO DVD/BLUERAY CON LA REGISTRAZIONE DEI RELATIVI TOUR (“LIVE AT LUNA PARK” E “BREAKING THE FOURTH WALL”, NDR) CI CHIEDIAMO SE NON STATE VALUTANDO UN OPERAZIONE SIMILE ANCHE PER “THE ASTONISHING”.
“Non abbiamo un piano preciso al riguardo. Non ora almeno. Però è chiaramente qualcosa che speriamo di poter valutare e magari realizzare mano a mano che il tour progredirà. E’ molto complesso pensare a un prodotto simile per ‘The Astonishing’, però, soprattutto per via del coro e dell’orchestra: il microfonaggio del palco dovrà essere sicuramente diverso e particolare per garantire i livelli giusti, e non sappiamo come il team di fonici che ci lavora risolverà la cosa. Una registrazione live di queste tracce nasconde grandi incognite che dobbiamo ancora valutare pertanto, anche se siamo di sicuro in buone mani, parlare di un prodotto video live adesso è ancora prematuro”.

HAI TOCCATO UN PUNTO INTERESSANTE. SUONERETE PREVALENTEMENTE IN TEATRI E NON IN PALAZZETTI PER CONCERTI, CON IMPATTI SULL’ACUSTICA GENERALE FACILMENTE PREVEDIBILI. IMMAGINO CHE I SETTAGGI AUDIO SARANNO DIVERSISSIMI DA QUANTO SIETE ABITUATI. DAL PUNTO DI VISTA DEL VOSTRO LIVE EQUIPMENT, AVETE DOVUTO EFFETTUARE MOLTI CAMBI? E NON VI SIETE POSTI DUBBI SUL SUONARE IN POSTI IN GENERALE CON UNA CAPIENZA MOLTO RIDOTTA?
“Dal punto di vista del nostro equipaggiamento non ci sono stati tanti problemi in realtà, il grosso del lavoro come ti dissi riguarda l’orchestra, il coro e il bilanciamento con la nostra musica a livello di volumi. La scelta di suonare nei teatri era da noi fortemente voluta, era uno dei punti fissi di questo lavoro, diciamo. Fa parte di ciò che vogliamo comunicare: ‘sedetevi, rilassatevi, ascoltate la musica’. Questo è il messaggio, e quindi capisci che la location non poteva essere il solito palazzetto cui siamo abituati. La comodità di conoscere l’acustica dei palazzetti e la capienza degli stessi sono elementi passati in secondo piano, perché volevamo suonare in venue che fossero appunto… uniche. Ovviamente abbiamo affrontato questi argomenti: alla capienza ad esempio abbiamo ovviato con più date consecutive nello stesso luogo, almeno per le città con maggiore richiesta”.

A MILANO INFATTI ABBIAMO TRE DATE SOLD-OUT! VE L’ASPETTAVATE?
“Gli italiani sono sempre il meglio! Grazie! Comunque sì, ci aspettavamo affluenza. Come ti ho detto, l’occasione è unica, speciale, e quindi in molti hanno deciso di viverla”.

VORREI CHIEDERTI QUALCOSA SU DI TE… SEI UN VOLTO ICONICO NEL MONDO DI QUESTA MUSICA. IL COSIDETTO ‘MAGO DELLA TASTIERA’, QUEL TUO AVATAR IN STILE CARTOON CHE TROVIAMO COME ICONA SU MOLTI TUOI PRODOTTI PER IPAD, È NOTO A TUTTI GLI ADDETTI DEL SETTORE E ANCHE AI SEMPLICI APPASSIONATI. SEI FIERO DI QUANTO HAI FATTO NON SOLO COME STRUMENTISTA, MA ANCHE NEL CAMPO DELLE APP INFORMATICHE?
“Ho passato tanti anni a provare nuove soluzioni sonore per i Dream Theater che il mio ingresso nel mondo delle applicazioni è stato naturale. D’altronde, amo la tecnologia, e sono felice di aver contribuito a sviluppare nuovi strumenti e tool per fare musica con suoni sempre diversi. Però, ecco, mentre magari questi tool sono stati creati grazie soprattutto per trovare nuovi suoni per il mio lavoro con i Dream Theater, vorrei ricordare che, come esecutore, sono fondamentalmente un pianista, e le mie radici affondano sicuramente nella musica classica. E’ per questo che il mio recente solista ‘The Unforgotten Path’ è stato registrato appunto solo col pianoforte, per ricordarmi di queste radici così importanti per me”.

HO TEMPO PER UN ULTIMA DOMANDA. IN GENERE SI CHIEDE A UN ARTISTA DI DARE CONSIGLI ALLE GIOVANI LEVE SU COME DIVENTARE ‘BIG’ NEL MONDO DEL ROCK; MA IO VORREI CHIEDERTI INVECE DI DIRE A QUESTE NUOVE LEVE QUAL È UN ERRORE CHE ASSOLUTAMENTE DEVONO EVITARE. QUAL È SECONDO TE IL PEGGIOR ERRORE PER UNA BAND EMERGENTE?
“E’ più difficile come punto di vista. Però, penso di poterti dire in sincerità che il problema per molte giovani band sia la fretta. Si crede sempre di essere in possesso di una vena compositiva enorme, e si tende sempre a considerare questa sopra ogni altra fase della creazione di un disco. L’estro e la creatività sono importantissime se si riesce a comunicarle, altrimenti servono a poco. Non servono quindi solo le idee, ma anche il metodo. Le giovani band devono evitare che la fretta porti a un prodotto ben composto ma poi poco accurato. Infatti, mi sento di dire che le band ce poi hanno successo sono quelle più caute, che si accertano che tutto sia perfetto. Ti posso fare un esempio: tu puoi avere anche una buona idea per un video, però la stessa idea varia molto nel risultato se la mano dietro la videocamera è esperta oppure no… con un disco è uguale, la parte formale è di sicuro importante e non va trascurata”.

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