DREAM THEATER – Un Drammatico Cambio Di… Vita!

Pubblicato il 19/09/2011 da

Che all’interno dei Dream Theater si stia respirando un’aria tutta nuova lo si percepisce sin dal backstage. Prima del concerto al Castello Scaligero di Verona, data numero due per la nuova formazione capitanata da Petrucci, i volti dei musicisti sembrano distesi. Anche se subito dopo il sound check, alcuni di loro vengono immediatamente impegnati in un  serrato giro di interviste per i più grossi media italiani, la voglia di parlare sembra essere tanta, e il clima rilassato. E proprio un idea di relax ci da MIKE MANGINI, che Metalitalia ha l’onore di intervistare per prima, che si presenta a noi con un lunghissimo sigaro in bocca e degli informali pantaloncini grigi. In mano: CD, bacchette, fasce, cavi… tutte cose che si è appena portato via dal palco ove ha appena finito di settare il drum set per la serata. Seduto su un divanetto del backstage il batterista sorride, felice di raccontarci di questa sua nuova avventura…

 

 

MANGINI E’ UN COGNOME ITALIANO? UNA PARTE DELLA TUA FAMIGLIA E’ ITALIANA?
“Sono italiano da tutte e due le parti. Sia dalla parte materna che quella paterna, i miei parenti provenivano dall’Italia. Amo la vostra patria”.

OK, SEI IL NUOVO BATTERISTA DEI DREAM THEATER… CI PUOI DIRE QUALI SONO LA TUE SENSAZIONI? COSA PROVA ORA CHE IL VERO LAVORO STA INIZIANDO?
“C’è un solo modo di dirlo. Mi sento ‘completo’. Ti farò un esempio: quando suono la mia batteria, e non c’è nessuno intorno, ed io posso compormi il set al solo scopo di divertirmi, posso scegliere ad esempio diversi tom, o un diverso effetto sul pedale, con lo scopo di suonare solo per me stesso, io sono la persona più felice del mondo. E questa è l’unica band, davvero, l’unica che non vuole discutere ciò che faccio con loro! Vogliono che mi esprima e basta. E quindi, non potrei davvero essere più felice”.

SI VEDE ANCHE DALLA TUA ESPRESSIONE! ANCHE DURANTE L’AUDIZIONE ERI QUELLO CHE SORRIDEVA DI PIU’!
“Sì, sono felice quando suono!”.

GIA’ CHE SIAMO IN ARGOMENTO AUDIZIONE… PUOI DIRMI QUALE ERA IL BATTERISTA CHE TEMEVI DI PIU’ TRAI TUOI ‘RIVALI’?
“Be’, la mia prima impressione è stata che il più pericoloso fosse Virgil Donati, perché ha suonato in una cover band dei Dream Theater. Quindi, all’inizio ho pensato che lui conoscesse veramente la loro musica,  l’avesse imparata, non solamente sentita. Io non l’avevo mai imparata con quell’accezione, l’avevo solo ascoltata. In realtà poi, subito dopo aver avuto questo pensiero, ho capito che il vero rivale era Marco Minneman. Poi certo, tutti i presenti erano grandi batteristi e quindi avevo qualcosa da temere da ciascuno di loro, ma con Marco era diverso. Ho suonato con lui in un concerto a Londra, e mi sono accorto che lui impara quello che deve suonare fin nel più piccolo dettaglio. E’ un perfezionista, ed ha una capacità straordinaria di entrare nella musica che sta suonando. Quindi, è ancora meglio. Sì, ho pensato, lui e Virgil sono  avvantaggiati per via della conoscenza delle canzoni. Sapevo che le avrebbero sapute fare alla perfezione. Da un punto di vista puramente ‘meccanico’, tutti i presenti erano mostruosamente bravi. Tutti sanno suonare la batteria a livelli incredibili. Quello che faceva la differenza era non la maniera di suonare ma  il modo in cui si sarebbero eseguite quelle canzoni in particolare. La bravura era uguale, la preparazione diversa. Però, se ti devo dire la verità, alla fine quello che veramente mi ha fatto scegliere per questo posto è stato che non ho fatto veramente alcun errore. Nessuno. Assolutamente perfetto. Sia sulle canzoni loro, che nell’improvvisazione che nella jam. Gli unici punti in cui mi sono distaccato da quello che si doveva fare era per provare qualcosa di migliore, di diverso, e comunque non ho commesso errori. E’ andata bene”.

OK, PASSIAMO AL NUOVO ALBUM, “A DRAMATIC TURN OF THE EVENTS”. QUANDO HAI FATTO L’AUDIZIONE, C’ERANO GIA’ DEI PEZZI PRONTI?
“No, nemmeno una”.

QUINDI HAI POTUTO PARTECIPARE AL PROCESSO COMPOSITIVO DELL’ALBUM?
“No, per nulla. Ti spiegherò il perché. Ci sono due ragioni: la prima è che ero professore al Berklee college, un lavoro full time che non ho lasciato fino a che non ho avuto la certezza di far parte della band, e che non potevo lasciare senza un periodo di preavviso, soprattuto perché ho una famiglia che amo. Inoltre, dovevo costruire il drum set per i Dream Theater. Ho dovuto studiarmi praticamente a memoria il catalogo e la lista della build di Mike Portnoy, per poter trovare i suoni giusti per le loro canzoni. Ho dovuto studiare veramente a fondo, è un set veramente diverso da qualsiasi cosa abbia mai suonato, e mi ha impegnato ogni giorno da dicembre a febbraio per poter comprare ed assemblare tutti i pezzi che mi servivano. Tre mesi! Tutto da solo! Non potevo dirlo a nessuno che facevo parte dei Dream theater, nemmeno alla mia famiglia. Quindi, ero davvero troppo occupato per poter lavorare al disco. La seconda ragione è che gli altri quattro ragazzi sono assieme da davvero tanto tempo. E non hanno mai avuto l’opportunità di comporre qualcosa senza l’ingombrante presenza del batterista. E volevo vedere cosa avrebbero potuto fare! Non mi fraintendere però, non mi sento assolutamente lasciato da parte. Non avevo bisogno di lavorare al disco in questo momento. Non ne sentivo la necessità. E poi, essendo nuovo, non volevo infiltrarmi troppo, o comunque non troppo presto. E sai come è andata? Che secondo me i fan potranno sentire con ‘A Dramatic Turn Of The Events’ i Dream Theater come sarebbero stati se Portnoy non se ne fosse mai andato! Perché la musica è 100% loro, non di un altro batterista! E fammi dire che il risultato è incredibile!”.

LE PARTI DI BATTERIA SONO STATE DUNQUE SCRITTE DAGLI ALTRI MEMBRI?
“Le canzoni sono state scritte la loro, complete e con una traccia di batteria programmata da Petrucci stesso. Volevo sentire come sarebbe venuto, cosa avrebbe pensato. E io poi ho potuto lavorare sui samples, aggiungere del mio, sovraincidendo sulla drum machine. Certo, non ho ancora avuto il tempo di imparare bene il tutto, quindi quanto registrato fino ad adesso è un misto. Un misto di ciò che suonerei io, di ciò che penso avrebbe suonato Mike (Portnoy, ndR), e di quello la band ha visto come ottimale per le composizioni. Capisci? Un insieme di tre cose! Comunque, per tornare alla domanda precendente, la seconda motivazione è stato il rispetto. Il rispetto per la musica dei Dream Theater, di volerla lasciare evolvere come doveva”.

SI E’ PARLATO TANTO DI STILI: LO STILE DI PORTNOY, DEL TUO, DEL FATTO DI FONDERLI IN UNO UNICO. SI PUO’ DIRE CHE IL PUNTO DI UNIONE TRA TE E LUI SIA IN EFFETTI… NEIL PEART (batterista dei RUSH, ndR)? 
” Sì! BELLISSIMO!(detto in italiano, ndR) Si può proprio dire che lui abbia influenzato entrambi. Ma lui viene prima. He wins!”.

CI PUOI PARLARE DELLA COPERTINA? OGNI ELEMENTO IN ESSA SEMBRA COMUNICARE UN SENSO DI PERICOLO, DI INSTABILITA’. E’ QUESTO CHE LA BAND VUOLE COMUNICARE? CHE IL PERICOLO E’ DIETRO L’ANGOLO CHE LA VITA E’ IN COSTANTE EQUILIBRIO INSTABILE?
“E’ esattamente questo il messaggio. Troppe cose sono  cambiate in fretta per loro. Non solo il cambio di batterista, tanti altri cambiamenti che hanno profondamente influito sulla visione della vita della band. Hai centrato il punto, il messaggio è proprio quello”.

UNA PICCOLA CURIOSITA’… IL CIELO CHE SI VEDE AL DI LA’ DELLA PORTA NELLA COPERTINA DI “BLACK CLOUDS AND SILVER LININGS” E’ LO STESSO CIELO CHE SI VEDE NEL NUOVO ALBUM? IL COLORE E LO STILE E’ DECISAMENTE LO STESSO, E I DREAM THEATER CI HANNO ABITUATO A STRANI GIOCHI E SIGNIFICATI NASCOSTI IN QUASI TUTTE LE LORO COPERTINE...
“Sai, sei stato l’unico a notare questo particolare. No, credo che non ci sia alcun significato nascosto questa volta. Niente che la band possa aver pensato. Il disegnatore è lo stesso, credo che l’uguaglianza derivi solo da quello. Comunque, già che hai introdotto l’argomento, devo dire una cosa sulla copertina, che devi riportare a tutti: quando abbiamo postato la copertina su Facebook, come sempre ad alcuni è piaciuta, ad altri meno. Ma c’è un trucco. Se guardi la copertina su uno schermo grande, in alta risoluzione, il tuo stomaco si muove. Senti la profondità, ti senti esattamente come l’uomo sul monociclo sospeso nel vuoto, una sensazione che ti fa trattenere il fiato. Dovete vederla in questo modo! In piena risoluzione! L’unico modo di apprezzarla veramente è di vederla in formato gigante. Devi dire a tutti questo fatto!”.

MA LO SPLIT CON PORTNOY E GLI ALTRI EVENTI CHE HAI CITATO HANNO IN QUALCHE MANIERA INFLUENZATO ANCHE L’ASPETTO LIRICO DEL SONGWRINTING?
“No. Mi sento di dirti di no. E’ qualcosa che dovresti chiedere a John, John, James e Jordan, ma io penso  che non abbia influenzato perché ora sono totalmente liberi di esprimere tutto ciò che vogliono. Prendi ‘This Is The Life’ (nuova canzone, ndR). E’ la prima canzone che ho sentito, ed è stata scritta completamente da Petrucci. Non so come funzionasse prima, ma credo che questa libertà prima non ci fosse per tutti, visto che i pezzi portavano più firme. Adesso ognuno è libero di esprimersi… quindi non penso che questo possa avere influenzato il songwriting se non in bene, e nemmeno le liriche”.

MA CI PUOI DARE QUALCHE ALTRA INFORMAZIONE SULL’ALBUM IN SE’? QUALE SARA’ LA SUA DURATA? CI SONO CANZONI MOLTO LUNGHE?
“L’album ha tutto. Ha veramente tutto, anche per un fan dei Dream Theater. Ha pure canzoni del tutto senza batteria. Sarete veramente felici di sentirlo! L’unica cosa che posso dire è che l’album sta per uscire. Dovete solo aspettare, farvi guidare dall’uomo col monociclo sulla corda  e godervi la musica. Non bisogna cominciare con concetti come: ‘oh, è leggero?’, ‘oh, è pesante?’, ‘è lungo?’ ‘è corto?’. No, ascoltatelo solo nella sua interezza e giudicate”.

UN’ULTIMA DOMANDA A PROPOSITO DELLA SETLIST DI STASERA. AVETE MESSO UNA SINGOLA SCELTA PER ALBUM. NON PARE UNA COINCIDENZA… C’E’ UN MESSAGGIO DIETRO?
“Sì, decisamente. Non mio, ma comunque l’ho apprezzato. Mi permette di entrare in ciascun album. Di sentirmi parte di tutti gli album. Mi permette di entrare un po’ in ‘Scenes From A Memory’, un po’ in ‘Awake’… di far parte della storia della band a tutti gli effetti”.

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