DROPSHARD – Sulle Ali Della Libertà

Pubblicato il 21/01/2012 da

Autori qualche mese fa dell’interessantissimo debutto “Anywhere But Home”, i lombardi Dropshard sembrano destinati ad un futuro raggiante. Indubbio gusto, una maturità sopra la media (specialmente se rapportata alla loro giovane età) ed un’apertura mentale di cui purtroppo non tutte le band progressive sono fornite, fanno di questi ragazzi una realtà interessante, meritevole di essere seguita. Ed è proprio per questi motivi che noi di Metalitalia.com abbiamo deciso di contattare il batterista Tommaso Mangione per conoscere meglio la band.

SIETE UN GRUPPO MOLTO GIOVANE E, NONOSTANTE CIO’, PROPONETE UN GENERE DI MUSICA INNEGABILMENTE FIGLIO DELLA TRADIZIONE PROGRESSIVE DEGLI ANNI SETTANTA; COME VI SIETE AVVICINATI A QUESTE SONORITÀ?
“Quasi per ognuno di noi è stato un percorso iniziato molti anni fa, quando da piccoli i nostri genitori ci facevano ascoltare brani classici del rock e del prog anni ’70; inevitabilmente poi questi brani e queste sonorità hanno influenzato moltissimo il nostro modo di suonare e di comporre musica”.

“ANYWHERE BUT HOME” SI PRESENTA COMUNQUE COME UN LAVORO DAL SOUND ESTREMAMENTE ATTUALE, QUALI SONO LE BAND DELLA SCENA ODIERNA CHE VI HANNO MAGGIORMENTE INFLUENZATI?
“Per questo lavoro ci siamo ispirati ad alcuni gruppi contemporanei della scena prog, soprattutto nordeuropea: Porcupine Tree, Riverside, Pain of Salvation, ma anche un po’ di King Crimson e Dream Theater. Il nostro obbiettivo non è mai stato tanto quello di avvicinarci ad un certo stile, quanto di trarre ispirazione da molte fonti e poter creare ogni volta qualcosa di fresco; ed è proprio quello che abbiamo intenzione di fare con il prossimo lavoro!”.

ANCHE L’IDEA DI PARTORIRE L’ALBUM COME UN’UNICA SUITE RAPPRESENTA UN APPROCCIO MOLTO SETTANTIANO… AL MOMENTO DI REGISTRARE NON AVETE PROVATO IL TIMORE DI ESSERVI IMBARCATI IN UNA SFIDA PERICOLOSA? ERAVATE CONSCI DELLE DIFFICOLTA’ CHE AVRESTE POTUTO INCONTRARE?
“Lo eravamo, e sapevamo certo di non aver intrapreso una strada facile. In fase di registrazione però abbiamo pensato che l’idea di separare la suite in varie tracce avrebbe aiutato l’ascoltatore medio ad alleggerire l’ascolto, ed è quello che abbiamo fatto. Ciononostante, il disco assume innegabilmente un altro spessore se ascoltato interamente, senza pause. Avevamo un argomento ben preciso da trattare, e il concept album era la maniera più logica per metterlo in musica”.

QUAL E’ QUINDI L’ARGOMENTO DEL CONCEPT?
“A parte la bonus-track ‘Freedom Supermarket’, in cui abbiamo cercato di affrontare in modo metaforico e ironico il tema della globalizzazione, ‘Anywhere But Home’ parla di un ragazzo e della sua storia, legata a sentimenti ed emozioni vissute durante il percorso che affronta. Questo percorso non è altro che la sua stessa vita, la vita di un ragazzo ‘normale’ ,come noi, che a volte si trova davanti a problemi che sembrano montagne invalicabili, come oceani troppo grandi da attraversare solamente con le proprie braccia. Nei testi parliamo di guerra, di pace dei sensi, di sogni che si mischiano con la realtà, di voci urlanti e sorrisi spezzati; ma anche di consapevolezza, di voglia di ricominciare, di crescere e rinascere”.

A MIO PARERE, LA VOSTRA MUSICA PRESENTA DELLE INFLUENZE – SOTTOLINEATE IN SEDE DI RECENSIONE – CHE ESULANO DAL CAMPO ROCK/METAL PROG. COSA NE PENSATE? QUALE ALTRI GENERI MUSICALI VI  PIACE ASCOLTARE E DI ESSI QUALI ARTISTI VI HANNO MAGGIORMENTE INFLUENZATO?
“Uno dei nostri obiettivi è sempre stato quello di riuscire a riunire in un’unica rappresentazione le diverse realtà musicali che amiamo e che sentiamo più vicine a noi. Il progressive ci ha dato (e ci darà) la possibilità di farlo in modo molto personale; infatti oltre al progressive rock e metal noi ascoltiamo molto pop rock, musica classica, jazz e blues, elettronica e musica etnica”.

LA COPERTINA CHE AVETE SCELTO PER IL VOSTRO DISCO E’ ABBASTANZA ASTRATTA, COSA RAPPRESENTA? E’ UN QUADRO O E’ STATA APPOSITAMENTE REALIZZATA PER VOI?
“E’ una domanda interessante! In realtà, l’immagine che si trova in copertina appartiene all’artista Pietro Trivelli, che ha dipinto il quadro e l’ha donato alla famiglia del nostro chitarrista. Un giorno ci trovavamo in sala per decidere molti aspetti dell’album, tra cui l’immagine di copertina, e l’occhio ci è cascato proprio su quel quadro: ci siamo accorti che era un’ottima sintesi dell’idea che accompagna tutto il disco, ovvero il sentimento incerto e insicuro del protagonista che deve allontanarsi da ciò che ama per compiere un viaggio molto impegnativo, e deve resistere alla tentazione di abbandonare e tornare indietro”.

A MAGGIO AVETE SUONATO ALL’ELECTRIC GARDEN FESTIVAL IN INGHILTERRA IN COMPAGNIA DI AFFERMATI GRUPPI PROG COME THE TANGENT E THE WATCH. COME AVETE OTTENUTO UN INGAGGIO DEL GENERE? CHE EMOZIONE AVETE PROVATO AD ESIBIRVI NELLA TERRA IN CUI IL GENERE DA VOI SUONATO E’ NATO E, PER DI PIU’, SU UN PALCO COSI’ IMPORTANTE?
“E’ stata un’emozione! Siamo riusciti a raggiungere questo importante traguardo grazie al nostro produttore, Ken Foster, a capo dell’etichetta discografica che ci ha distribuito (la Sonic Vista) e che ha organizzato l’Electric Garden Festival. La cosa veramente fantastica che abbiamo sperimentato suonando su quel palco è stato l’enorme coinvolgimento del pubblico di fronte ad una band sconosciuta come la nostra: anche nei giorni a seguire sentivamo di continuo il nostro nome sulle bocche dei partecipanti al festival e nei dintorni del locale; in quei giorni ci siamo sentiti veramente bene!”.

NONOSTANTE IL GENERE DA VOI PROPOSTO NON SIA MOLTO MASSIFICATO, SEMBRA SVOLGIATE UNA BUONA ATTIVITA’ LIVE. CHE PROGRAMMI AVETE IN TAL SENSO?
“I più grossi problemi che si presentano ad un musicista (soprattutto progressive) sono proprio la difficoltà nel potersi esporre e presentare le proprie idee. Oggi purtroppo, a causa di internet, dei social network e del P2P, le difficoltà sono notevolmente aumentate. La vera forza che può esercitare una band nei confronti di un ascoltatore è proprio quella di farsi sentire, non solo su internet o sul disco ma in piazza, sul palco, di fronte all’ascoltatore che è presente proprio in quel momento e potergli comunicare nella maniera più diretta la nostra musica: suonandola di fronte a lui! E’ per questo che nel concerto impegnamo la maggior parte delle nostre energie, in modo da poter comunicare i nostri sentimenti nella maniera più diretta; e più concerti troviamo più possibilità abbiamo di trasmettere la nostra energia”.

COSA AVETE INVECE INTENZIONE DI REALIZZARE PER IL FUTURO?
“Abbiamo già un nuovo disco in lavorazione! Al momento è ancora allo stadio iniziale ma possiamo anticiparvi che si tratterà di un album tematico (tutte le canzoni sono legate da un filo conduttore ma non fanno parte di un’unica vicenda) ambientato in una città fittizia: questo ci consente di trattare molti temi sociali che ci stanno a cuore senza avere troppi vincoli legati ad una storia”.

GRAZIE TOMMASO, SIAMO ARRIVATI ALLA FINE… CONCLUDI COME RITIENI PIU’ OPPORTUNO.
“Vorremmo solo salutare tutti i nostri fan e ricordare a tutti di restare in attesa, perchè il futuro si prospetta molto ricco di sorprese!”.

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