Formati da Ice Dale degli Enslaved, da Ivar Thormodsæter degli Ulver e dal violoncellista Matias Monsen, i Drott sono sicuramente un progetto fuori da comune: ispirati tanto dalle band di appartenenza quanto dalla frizzante scena progressive norvegese, i tre hanno forgiato un suono unico che, con coraggio ed originalità, fonde i generi già citati con rock, ambient e folk., in un flusso narrativo che risulta freddo ed inospitale.
Il secondo album “Troll”, con tre ospiti di assoluto rilievo alle voci (Kristian Espedal, Lindy Fay Hella e Herbrand Larsen), ha visto la luce qualche mese fa ed è un oscuro viaggio nel folklore e nelle leggende della terra natale di questi musicisti, una conferma ad alti livelli pur con differenze importanti rispetto all’esordio.
Ne parliamo proprio con Ivar, il batterista, in questa intervista ricca di spunti interessanti.
CIAO IVAR, BENVENUTO SULLE PAGINE DI METALITALIA.COM E CONGRATULAZIONI PER IL NUOVO ALBUM. PARTIAMO DALL’INIZIO: COME HA ORIGINE LA STORIA DEI DROTT? QUALI TRAGUARDI VI SIETE PREFISSATI? DA CHI E’ PARTITA L’IDEA DI FORMARE UNA BAND DI QUESTO TIPO?
– Grazie! Arve, già molti anni fa, era curioso di capire come avremmo suonato noi tre con chitarra, violoncello e batteria ma, nonostante ciò, abbiamo iniziato a lavorare insieme solo nel 2020. Volevamo sperimentare con l’improvvisazione e per i primi mesi abbiamo dato vita a molte jam. Ascoltando ciò che avevamo registrato dai nostri cellulari, abbiamo semplicemente realizzato che lì dentro c’era il potenziale sufficiente per molti pezzi.
SE DOVESSI DESCRIVERE IL SUONO DEI DROTT, QUALI TERMINI UTILIZZERESTI?
– Si tratta di un paesaggio fatto di atmosfera ed oscurità ma anche basato sul groove, con strati di chitarre e violoncello, organizzato in riff e melodie. Ci piace sperimentare attorno al modo in cui Arve e Matias possano essere complementari e scambiarsi i ruoli. Le posizioni di base in un trio sono solitamente chitarra, basso e batteria, ma qui il violoncello ha la funzione del basso. Allo stesso tempo, chitarra e violoncello lavorano come se fossero un’orchestra nei nostri arrangiamenti. Specifico che la nostra musica non prevede l’uso di sintetizzatori.
IN COSA DIFFERISCE IL VOSTRO NUOVO ALBUM “TROLL” DAL DEBUTTO “ORCUS”? PENSI CHE SIATE CRESCIUTI IN QUALCHE PARTICOLARE ASPETTO DEL VOTRO LAVORO?
– “Troll” è probabilmente più oscuro e basato sui riff. Alcuni dei pezzi furono scritti nel primo periodo della nostra esistenza, perciò il concept dell’album prima di essere partorito ha subito una lunga gestazione. Sembrava naturale che “Troll” fosse la continuazione del nostro primo disco.
C’è sicuramente un progresso dal nostro esordio a quest’album, soprattutto nell’espressività, ed è proprio l’aspetto che ci soddisfa. Non sappiamo mai esattamente cosa ci riservi la strada che ci troviamo davanti quando si tratta di fare musica.
I VOSTRI PEZZI SUONANO CINEMATICI, COME SE LA VOSTRA MUSICA STESSE RACCONTANDO UNA STORIA. QUAL E’ IL CONCEPT CHE ACCENNAVI NELLA DOMANDA PRECEDENTE? DI COSA PARLANO LE CANZONI?
– Mentre “Orcus” era una sorta di viaggio nel sottosuolo, “Troll” parla di creature mitologiche che abitano la superficie terrestre. Potremmo dire che quest’album sia ambientato in quella che è la parte più sommersa del nostro mondo. Che, non per niente, era il modo in cui gli scandinavi descrivevano i troll e le altre creature simili nel passato, come se queste venissero fuori dalle tenebre.
Ci piace creare una specie di narrativa nei nostri album, un filo rosso da seguire, anche se non completamente descritto dai titoli dei pezzi. La mitologia dei troll è molto antica in Norvegia, risale ad ancor prima dell’epoca dei vichinghi. La parola troll è anche associata al soprannaturale ed alla magia, tanto che il termine norvegese per mago è ‘trollmann’. Abbiamo voluto esplorare diversi aspetti dei troll stessi e non i soliti stereotipi da fiaba o da film.
CI POTRESTI PARLARE DEGLI OSPITI DEL DISCO?
– Innanzitutto Kristian ‘Gaahl’ Espedal, noto per il suo lavoro con Gorgoroth, Trelldom, Godseed e Gaahls Wyrd tra gli altri.
Lindy Fay Hella è conosciuta per essere un componente dei Wardruna, per la sua band omonima e per aver lavorato con molti altri artisti tra cui Røyksopp.
Sono entrambi pieni di talento, oltre che cantanti con un approccio altamente creativo nell’uso della voce. E’ stato un vero piacere lavorare con loro.
Herbrand Larsen che canta in “Nattas Blot” è il precedente tastierista degli Enslaved, con i quali si occupava anche delle voci pulite. Ha anche mixato l’album.
SIETE MEMBRI DI GRUPPI QUALI ENSLAVED E ULVER. COSA PORTATE IN DOTE DA QUESTE BAND? C’E’ QUALCHE LORO ELEMENTO DISTINTIVO NELLA MUSICA O NELL’ATTITUDINE DEI DROTT?
– Musicalmente Enslaved, Ulver e Drott non hanno molti punti di contatto, se non l’approccio progressivo. Entrambe le nostre band principali hanno sempre avuto un suono unico e sono sempre state inclini all’evoluzione, e vedo in ciò una fonte di ispirazione. Hanno anche più volte lavorato su concept album, ed è un ulteriore aspetto in comune con i Drott.
Matias viene invece dalla tradizione classica, con il suo violoncello ha partecipato in passato a progetti in ambito elettronica e pop. E’ un’interessante combinazione di background differenti e di bagagli che ci portiamo dietro quando si tratta di fare musica, ma l’essenza di ciò che facciamo è il piacere stesso di fare musica insieme, come trio.
LA VOSTRA MUSICA HA UNA CONNESSIONE MOLTO STRETTA CON IL FOLKLORE E LA CULTURA NORVEGESE. QUANTO CIO’ E’ IMPORTANTE PER VOI? COME VEDRESTI LA VOSTRA MUSICA SE FOSSE SLEGATA DAL VOSTRO PAESE?
– Il nostro precedente album, “Orcus”, è basato su una narrativa ed una mitologia di tipo mediterraneo, mentre in “Troll” sono forti le connessioni con la Scandinavia. Non è impensabile per noi creare qualcosa che non sia legato alla Scandinavia. Certamente, la mitologia dei troll ha radici profonde nella nostra cultura e ne abbiamo sentito parlare fin dalla nostra infanzia. Le fiabe con queste creature come protagonisti sono le più diffuse in Norvegia e sono le preferite dai bambini, noi inclusi.
SAPPIAMO CHE AVETE TENUTO IL VOSTRO PRIMO CONCERTO NELLA VOSTRA CITTA’, BERGEN. COME E’ ANDATA? COME AVETE FATTO A RIPRODURRE UN SUONO COSI’ STRATIFICATO ANCHE DAL VIVO? CI SARA’ UN VERO E PROPRIO TOUR?
– E’ andata benissimo! E’ stato emozionante spogliare i pezzi ed allo stesso tempo mantenere il suono originale anche dal vivo. Ci siamo convinti che è possibile suonare queste canzoni anche così. Abbiamo iniziato una sorta di jam ed è risultato subito evidente come questo sia il modo più spontaneo per esibirci. Inoltre, ci vuole molta concentrazione per suonare questa musica dal vivo, ma è ciò che ci intriga. E’ stato divertente, oltre che un’esperienza stimolante. Speriamo ci siano altri concerti e tour in futuro.
NEI VOSTRI PEZZI RIUSCITE A COMBINARE PARTI APPARENTEMENTE LONTANE TRA LORO, COME RIFF IN STILE BLACK SABBATH CON MOMENTI FOLK O INTERMEZZI JAZZ. COME FUNZIONA IL VOSTRO PROCESSO COMPOSITIVO?
– Nel nostro trio si ascoltano rock, pop, jazz, hip hop, metal e musica classica, ed in molti nostri pezzi questi generi vengono a galla, che sia per scelta o per caso. Passiamo molto tempo nel processo di sviluppare le canzoni e dare loro forma. Alcune volte, quando per esempio stiamo preparando un arrangiamento per archi, tendiamo ad accentuare l’aspetto folk, seguendo la tonalità che ha preso l’improvvisazione. Siamo tutti fan di diversi tipi di musica e questa nostra passione probabilmente colora il nostro suono di molti colori differenti.
NON SIETE GLI UNICI MUSICISTI PROVENIENTI DALLA SCENA BLACK METAL CHE HANNO EVOLUTO LA PROPRIA MUSICA IN QUALCOSA DI DIFFERENTE, ANZI, CIO’ STA SUCCEDENDO SEMPRE PIU’ SPESSO IN NORVEGIA. DA DOVE PARTE QUESTO PROCESSO? COME MAI LA SCENA BLACK METAL E QUELLA PROGRESSIVE SONO COSI’ VICINE NEL VOSTRO PAESE?
– Per le band black metal che sono attive dall’inizio degli anni ’90 è naturale cercare un’evoluzione e pescare ispirazione in altri generi piuttosto che ripetere lo stesso album per dieci volte.
L’origine della musica prog è legata al creare qualcosa di differente rispetto al mainstream e ciò porta per definizione ad una miscela di generi. Non so in generale quanto le due scene siano vicine ma a Bergen, dove noi viviamo, gli artisti metal e quelli prog si conoscono bene. Bergen è una città molto piccola eppure c’è una grossa quantità di musica. E’ un posto molto creativo, e non solo sotto questo aspetto. Ci sono sempre state molte band qui che hanno tentato di dar vita a qualcosa di unico e che fosse al tempo stesso stimolante anche per gli altri. I musicisti frequentano gli stessi pub e ci sono sempre state collaborazioni tra band diverse ed interazioni tra generi.
PENSI CHE I DROTT, QUANDO SCRIVERANNO NUOVA MUSICA, CONTINUERANNO IN QUESTA SPERIMENTAZIONE O AVETE GIA’ RAGGIUNTO I VOSTRI OBIETTIVI IN TERMINI DI COMPOSIZIONE? AVETE PIANI PER IL FUTURO?
– La nostra strada viene tracciata mentre camminiamo… Sentiamo di essere solamente all’inizio del nostro processo creativo. Ci aspettano momenti emozionanti, stiamo componendo nuova musica e vogliamo scoprire nuovi paesaggi.
Per il futuro semplicemente vogliamo pubblicare nuovi album e suonare dal vivo!