Aspettavamo il ritorno dei nostrani (EchO) da diverso tempo, il loro gothic doom ci aveva convinto sin dal loro esordio, con quel “Devoid Of Illusions” uscito nel 2011. Da allora un lungo silenzio, durato cinque anni, fino al gradito ritorno con “Head First Into Shadows”: un disco che non esitiamo a definire come una delle uscite più convincenti nel suo genere di questo 2016. Per questo motivo abbiamo intercettato il chitarrista della band, Simone Saccheri, e con lui abbiamo ripercorso quanto accaduto in questi anni nel gruppo, che nel frattempo è cambiato in alcuni componenti, senza snaturarsi o perdere un’oncia dell’intensità che li aveva contraddistinti all’esordio e che li ha visti maturare con questo comeback.
CIAO RAGAZZI, PRIMA DI TUTTO VORREI DIRVI BENTORNATI, NON SOLO SULLE PAGINE DI METALITALIA.COM MA IN GENERALE SULLA SCENA. QUANTO E’ STATO LUNGO IL PROCESSO DI SCRITTURA DI “HEAD FIRST INTO SHADOWS”?
“Grazie mille per ospitarci nuovamente sulle vostre pagine, fa molto pacere essere tornati. Il processo di scrittura è durato parecchio, onestamente faccio abbastanza fatica a ricordare esattamente le fasi perché fra le varie peripezie che abbiamo dovuto affrontare i tempi sia di scrittura che di produzione si sono dilatati enormemente, e più del dovuto. In ogni caso l’album a livello di parti strumentali è finito, così come è uscito, dall’inverno 2013-2014, le voci sono state completate fra la fine del 2015 e le prime settimane del 2016, letteralmente pochi giorni prima di registrarle, quindi alla fine direi che ci abbiamo messo circa 3 anni a finire tutto, ma alcuni pezzi sono ben più vecchi, ‘Gone’ è nata addirittura prima di ‘Devoid of Illusions’ in una forma molto diversa, strumentale e molto più breve ed è stata poi rielaborata, pezzi come ‘Blood & Skin’ e altri che abbiamo scartato erano già finiti nel 2012”.
E’ CAMBIATO QUALCOSA IN FASE DI SCRITTURA DEI VOSTRI BRANI?
“Direi di sì, ‘Devoid Of Illusions’ nasceva principalmente da idee individuali poi elaborate da tutti in sala prove, mentre invece per questo disco abbiamo lavorato più individualmente o in piccoli gruppi, per poi portare il materiale semilavorato o talvolta completo in sala prove per poi rifinirlo in termini di arrangiamenti e parti individuali tutti assieme. La sala prove è ancora un elemento fondamentale per noi, ma lavorare a casa nella tranquillità del proprio home studio ci ha aiutato molto secondo me”.
RACCONTATECI COSA E’ SUCCESSO DOPO L’USCITA DI “DEVOID OF ILLUSIONS”? E COSA INVECE VORRESTE CHE ACCADESSE OGGI CHE AVETE MATURATO SICURAMENTE MAGGIOR ESPERIENZA?
“Dunque, dopo l’uscita di ‘Devoid Of Illusions’ abbiamo puntato molto a suonare dal vivo sia in Italia che all’estero, il che è andato tutto sommato abbastanza bene, ci siamo tolti parecchie soddisfazioni. Poi abbiamo avuto diversi problemi, sia di gruppo che personali per alcune persone, che hanno portato all’uscita del nostro precedente cantante. Nel frattempo abbiamo continuato a scrivere e anche a produrre, a parte le batterie e le voci abbiamo registrato tutto quanto da soli nella nostra piccola caverna, comprando il materiale necessario e fondamentalmente imparando sul campo come fare, ma siamo molto soddisfatti. Abbiamo anche dovuto trovare un sostituto per Antonio e non è stato semplice, ma fortunatamente non ha portato via troppo tempo”.
IN QUESTO LASSO DI TEMPO AVETE CAMBIATO VOCALIST. SIETE RIMASTI IN BUONI RAPPORTI CON ANTONIO? COME AVETE CONOSCIUTO INVECE FABIO?
“Con Antonio molti di noi non hanno più avuto a che fare, mentre altri l’hanno di nuovo sentito e visto, alla fine ha lasciato perché con il suo lavoro non riusciva a dedicare abbastanza tempo alla band, quindi probabilmente è molto preso da quello, e gli auguriamo ovviamente il meglio nel suo campo. Fabio molto semplicemente ha risposto all’annuncio su Facebook che avevamo messo per la ricerca cantante, ci ha contattato e ci siamo trovati in sala prove da li, poi abbiamo deciso di prenderlo, nonostante avessimo provato anche altre persone, e nel giro di 20 giorni dalla prima prova è diventato il nostro nuovo cantante”.
FABIO HA PARTECIPATO ALLA SCRITTURA DEI PEZZI, OPPURE QUANDO E’ ARRIVATO I BRANI ERANO GIA’ DEFINITI?
“A livello strumentale non ha partecipato, ma perché i pezzi erano già finiti e registrati quando è arrivato. Per le linee vocali invece ha dato molto del suo, sia reinterpretando alcune parti che Antonio aveva già scritto (soprattutto per adattarle al suo timbro e alla sua estensione vocale) ma anche scrivendo da zero alcuni pezzi; come ad esempio ‘Gone’ che Antonio aveva lasciato completamente vuota a livello di voce. Infine ha anche collaborato alla stesura degli ultimi testi. Da questo punto di vista vorrei anche menzionare Robin Marchetti, che oltre a registrare le voci e mixare il disco ha aiutato Fabio come producer per le parti vocali, ed è stato fondamentale. Fabio non aveva alcuna esperienza da studio e nonostante se la sia cavata benissimo (siamo arrivati ovviamente in studio con tutte le linee finite a livello di scrittura). Robin lo ha aiutato veramente a tirare fuori il meglio di sè in fase di registrazione”.
DI CHE COSA PARLANO I TESTI DI “HEAD FIRST INTO SHADOWS”? CHI SE NE E’ OCCUPATO?
“Rispetto a ‘Devoid Of Illusions’ i testi direi che siano più incentrati sulla persona e sulle sue emozioni, abbiamo lasciato da parte il lato più epico e lovecraftiano che caratterizzava alcuni testi del debutto per concentrarci un po’ su temi più intimi e personali. Parliamo sempre per metafore e simbolismi, ma in ogni caso sono molto reali una volta interpretati. Sicuramente le emozioni che trapelano nei testi ricalcano un po’ le atmosfere della musica, quindi si focalizzano sulle emozioni più sulla malinconia e la tristezza, e inoltre anche il tema dei sogni e dell’onirico in generale è abbastanza ricorrente. Abbiamo voluto anche infilare qua e là dei riferimenti, a volte celati, a volte più diretti ed espliciti, alla letteratura italiana: ci sono infatti in giro per il disco diverse citazioni da autori italiani come Leopardi e Montale, ad esempio. Della scrittura dei testi ci siamo occupati in molti, diversi sono stati scritti da me, spesso in collaborazione prima con con Antonio e poi con Fabio, Mauro ha scritto il testo per ‘Order of the Nightshade’ e ha partecipato anche alla stesura di altri e Antonio aveva scritto ‘Blood & Skin’, inoltre Jani dei Callisto ha scritto il testo per la sua parte in ‘Gone’, da cui è stato poi tratto il verso che dona il titolo al disco”.
PARLATECI DELLE BELLE COLLABORAZIONI PRESENTI IN QUESTO ALBUM: E’ STATO DIVERTENTE LAVORARE CON DANIEL DROSTE (AHAB) E JANI ALA-HUKKALA (CALLISTO)?
“A differenza della guest di Greg Chandler nel primo disco, questa volta le collaborazioni sono state a distanza, sia Daniel che Jani hanno registrato infatti le proprie parti nei loro studi di fiducia rispettivamente in Germania e Finlandia e ci hanno poi mandato le tracce, Jani ha scritto anche il testo per la sua parte, mentre Daniel ha scritto da solo la sua linea su un testo scritto da noi. Questo è stato molto importante per noi, non volevamo avere semplicemente un pappagallo che canta quello che gli viene insegnato, ma avendo due artisti di questo calibro a disposizione, e di cui siamo grandissimi fan, volevamo sfruttare al meglio il loro talento e avere un vero contributo artistico sui nostri pezzi, e non potremmo essere più soddisfatti.
NELLO SPORT SI DICE ‘SQUADRA CHE VINCE NON SI CAMBIA’, VOI AVETE DECISO DI AFFIDARVI ANCORA A GREG CHANDLER, SIETE RIMASTI ANCORA UNA VOLTA SODDISFATTI DEL SUO LAVORO?
“Assolutamente sì: Greg è una persona straordinaria, un musicista dal grande talento e un ingegnere del suono che ha poco da invidiare a nomi molto più blasonati sulla scena metal, sia underground che mainstream. Il suo lavoro ha portato un suono favoloso al disco, soprattutto perché ha mantenuto il suono che avevamo ricercato in fase di mix (effettuato da Robin Marchetti) rendendolo semplicemente migliore, più potente e cristallino. Con lui andiamo a colpo sicuro e non escludiamo assolutamente di collaborare nuovamente con lui per le future produzioni”.
E’ RECENTE LA NOTIZIA DELL’ABBANDONO DEL VOSTRO TASTIERISTA SIMONE, MA HO LETTO CHE CONTINUERETE COME BAND A CINQUE ELEMENTI. NON PENSATE CHE QUESTO IN QUALCHE MODO POTRA’ RENDERE DIFFERENTE (E ANCHE DI PARECCHIO) IL VOSTRO SOUND, SOPRATTUTTO IN SEDE LIVE?
“Sì e no. Simone non fa più parte del gruppo perché le sue scelte di vita e il suo nuovo percorso professionale non gli consentivano più di dedicarci tempo, oltre ad altri problemi che continuavano ormai da diverso tempo. La sua collaborazione a livello compositivo è sempre stata importante (soprattutto su ‘Devoid Of Illusions’) quindi è probabile che a livello musicale avremo delle cose diverse da quello che è stato fatto fino ad ora. A livello live, per i pezzi vecchi non cambierà fondamentalmente nulla, come dicevo sopra Simone da molto tempo non riusciva a seguire la vita live del gruppo, infatti già da oltre 2 anni dal vivo andiamo con me e Paolo con il metronomo in cuffia e le parti di tastiera nelle backing tracks, e negli ultimi 2 anni abbiamo suonato con lui praticamente solo concerti locali, quindi dal vivo per noi non cambierà assolutamente nulla. Sicuramente avremo delle tastiere anche sui futuri lavori, forse meno presenti, probabilmente diverse, ma sicuramente ci saranno”.
QUANTO E’ DIFFICILE SOPRAVVIVERE PER UNA BAND METAL, OGGI COME OGGI? E CHE COSA SI PUO’ FARE, REALISTICAMENTE E PRATICAMENTE, PER CERCARE D SALVAGUARDARE LA NOSTRA MUSICA PREFERITA, SECONDO VOI?
“Se per sopravvivere intendi avere uno stipendio e non avere un altro lavoro è praticamente impossibile, a meno che non si abbia alle spalle una copertura economica molto sostanziosa. In generale a parte questo sopravvivere non è comunque una cosa semplice, purtroppo il genere è molto di nicchia e a parte gruppi storici o veramente grossi l’underground viene molto snobbato, sono stato ad alcuni concerti dove man mano che i gruppi si alternavano sul palco, nelle prime file si vedevano solo i loro amici e una volta finito il concerto della band dei loro amici si dileguava per andare a bere o usciva dal locale per poter chiacchierare con comodo. E’ una situazione abbastanza brutta dal nostro punto di vista, ma è ciò con cui ci troviamo e non c’è nemmeno molto da fare per cambiarla. Non credo nemmeno sia una questione di scarsa qualità musicale delle band, ma principalmente di disinteresse da parte del pubblico, con le dovute eccezioni, ovviamente”.
RICORDO CHE DOPO POCO TEMPO CHE ERA USCITO “DEVOID OF ILLUSIONS” MOLTI VOSTRI FAN, SUI VOSTRI SOCIAL, VI CHIEDEVANO CONTINUAMENTE NUOVA MUSICA. QUESTA COSA MAGARI SULLE PRIME VI AVEVA FATTO PIACERE MA ALLA LUNGA MI SEMBRAVA CHE VI AVESSE CONTRARIATO. MI SBAGLIO?
“Onestamente credo di no, la cosa non ci ha mai infastidito, anche noi quando sentiamo una band che ci piace vorremmo sentire roba nuova il prima possibile, ma purtroppo per noi non è stato così. Più che altro mi dispiace che l’attesa sia stata così lunga per la gente che ci segue con passione, nonostante siamo una realtà molto piccola abbiamo alcuni fan molto fedeli che apprezzano molto quello che facciamo, ed è la cosa più bella del mondo per noi. La loro insistenza non è stata fastidiosa, e la comprendiamo, anche perché i ritardi di produzione che abbiamo avuto sono stati molti e spesso non previsti. La prima idea era quella di uscire circa due anni prima di quando siamo usciti, e quando abbiamo iniziato ad avere diversi rinvii abbiamo deciso di evitare di annunciare l’uscita finché non aveva il prodotto finito al 100% in mano, credo che sia stato in realtà molto più frustrante e stressante per noi che per i nostri seguaci purtroppo (per noi)”.
E ORA, CHE COSA SUCCEDERA’? QUALCHE TOUR IN PROGRAMMA? PASSERANNO ALTRI CINQUE ANNI PRIMA DI SENTIRE ANCORA QUALCOSA DA VOI?
“Noi ora stiamo cercando live il più possibile sia in Italia che fuori e stiamo scrivendo nuovo materiale, anche se al momento non c’è praticamente nulla di finito da quel punto di vista, in Ottobre suoneremo a Sofia in Bulgaria in un festival con Esoteric, Fen e gli italiani Selvans a cui non vediamo l’ora di partecipare e un altro festival a Bucharest in Romania. Per rispondere alla seconda parte della tua domanda: assolutamente no, abbiamo già del nuovo materiale in cantiere e non voglio fare previsioni (visto che ci han portato malissimo con l’ultimo disco) ma sicuramente non ci metteremo altri 5 anni, questo sono abbastanza sicuro di poterlo promettere”.