(ECHO) – Passione Lenta

Pubblicato il 25/01/2012 da

“Devoid Of Illusions” è il debutto discografico di bresciani (EchO) ed è stata una delle uscite più interessanti del 2011 appena conclusosi, con le sue funeree atmosfere e il suo incedere lento e paranoico che hanno letteralmente rapito più di un ascoltatore. I ragazzi sembra proprio che abbiano intenzione di fare sul serio, sono andati a registrare il loro disco negli studi di Greg Chandler (Esoteric) e ora cercheranno di guadagnarsi un loro spazio nella scena musicale. Abbbiamo contattato Simone Saccheri, chitarrista della band, e con lui abbiamo avuto un piacevole scambio di mail riguardante la sua band e la musica in generale.

CIAO SIMONE, PRIMA DI TUTTO COMPLIMENTI PER “DEVOID OF ILLUSIONS”, DAVVERO UN DISCO NOTEVOLE CHE CI CONSEGNA UNA BAND CHE SEMBREREBBE GIA’ AVERE LE IDEE CHIARE SU QUELLO CHE VUOLE SUONARE. E’ COSI’? COME DESCRIVERESTI IL SOUND DEGLI (ECHO) IN POCHE PAROLE A CHI ANCORA NON VI CONOSCE?
“Ciao e grazie infinite per i complimenti. Direi che il sound degli (EchO) può essere definito come un death-doom metal con influenze post-rock. Vi sono parti molto violente e pesanti, e aperture melodiche spesso tendenti alla psichedelia, con un sottofondo malinconico che accompagna tutto l’album. Penso che come descrizione calzi piuttosto bene. Noi, del resto, scriviamo musica seguendo il nostro istinto e cercando di esprimere le nostre sensazioni ed emozioni, senza badare eccessivamente al risultato finale, in termini di genere musicale proposto, anche se poi siamo ovviamente influenzati dalle band che ascoltiamo, che sono innumerevoli, dai Pink Floyd ai Katatonia ai Meshuggah e tante altre ancora”.

QUANDO SCRIVETE LA VOSTRA MUSICA LA PIANIFICATE PRIMA DI INIZIARE A SUONARLA? INSOMMA, COME NASCE UNA CANZONE DEGLI (ECHO)?
“Sì e no. Diciamo che non lavoriamo su canzoni preparate dalla A alla Z da un membro del gruppo. Solitamente è Simone (tastiere) che porta in sala prove un pezzo scritto a piano magari lungo anche 4 o 5 minuti, poi Mauro (chitarra) ha le idee migliori per frammentarlo e riorganizzarlo in parti strofa-ritornello, ecc. Poi tutta la band lavora per arrangiare la canzone e, fondamentalmente, ogni membro lavora alle proprie parti. A volte siamo partiti anche da riff di chitarra scritti da me o da Antonio (voce), come ad esempio per le canzoni ‘Omnivoid’ o ‘Once Was A Man’, ma il procedimento è pressoché lo stesso. E’ un metodo che richiede molto tempo (‘The Coldest Land’ ha necessitato di oltre 4 mesi di lavoro prima di esser dichiarata finita) ma pare funzioni abbastanza bene”.

PER ENTRARE PIU’ NELLO SPECIFICO, QUANDO COMPONETE UN BRANO, VI BASATE SU UNA SENSAZIONE CHE VOLETE TRASMETTERE, SU UN’IMMAGINE, SU UN SUONO, UN RIFF…?
“Credo che alla fine lo scopo della musica e dell’arte in generale sia quello di trasmettere emozioni, e quello che cerchiamo di fare con gli (EchO) è proprio questo. Nel comporre musica noi trasportiamo le nostre emozioni in note e ritmi, cercando di renderle il più percepibili possibile per il pubblico, sperando che qualcun altro provi quello che proviamo noi, e apprezzi quindi la nostra proposta musicale. Direi che ‘Devoid of Illusions’ è esattamente questo, 6 persone con le proprie emozioni e sensazioni e con i propri sentimenti ‘tradotti’ in musica”.

IN UN MOMENTO IN CUI MOLTISSIME BAND SEMBRANO SEMPRE PIU’ IMPEGNATE A COMPORRE BRANI TECNICAMENTE PERFETTI, MA TROPPO SPESSO PRIVI DI SENTIMENTO, LA VOSTRA MUSICA SEMBREREBBE BASARSI PRINCIPALMENTE SULLE SENSAZIONI CHE ESSA TRASMETTE. MI SBAGLIO? E QUALI SONO QUESTE SENSAZIONI CHE VOLETE TRASMETTERE?
“Direi che ci hai colpito in pieno. Diciamo che non è tanto la questione suonare veloce o lento o suonare ‘difficile’ o ‘facile’. Come ho detto prima, la cosa principale è avere qualcosa da dire e da trasmettere, a prescindere dalla difficoltà tecnica o dai bpm di un brano, ed è quello che noi cerchiamo di fare. Avere una tecnica di base è indispensabile per suonare, averne una eccellente è sicuramente utile, ma non è strettamente necessario: mi viene in mente ad esempio David Gilmour, mio chitarrista preferito, che sicuramente non è un shredder, ma ogni nota che suona ti strappa l’anima dal corpo. Riguardo alle sensazioni espresse dagli (EchO), credo che siano senzasioni che tutte le persone provano, anche se diciamo ci concentriamo maggiormente sul lato ‘oscuro’ della personalità: in questo album si può trovare rabbia, malinconia, tristezza, disillusione”.

MOLTI MUSICISTI SOSTENGONO CHE SIA BEN PIU’ DIFFICILE SUONARE LENTAMENTE CHE VELOCEMENTE. QUAL E’ IL VOSTRO RAPPORTO CON LA TECNICA? CREDI CHE SIA NECESSARIA UNA FORMAZIONE ACCADEMICA, O COMUNQUE UNO STUDIO TEORICO DELLA MUSICA, PER POTERLA COMPORRE?
“Beh, diciamo che suonando lentamente devi essere molto più preciso, perché ogni singola sbavatura del suono viene percepita maggiormente. Ad esempio, magari un chitarrista che suona  200 note al secondo, se ne sbaglia una, questa viene subito sommersa da quelle seguenti. Credo che avere una buona tecnica sia utile, ma non sia tutto, preferisco un musicista più grezzo o meno preciso, ma che mi dia qualcosa a livello emotivo piuttosto che una persona che sale sul palco o incide un disco per dimostrarmi quanto è brava a suonare.
Credo, anzi, che si dovrebbe distinguere fra coloro che sanno suonare e quelli che invece sanno ‘muovere le mani sugli strumenti’, che a mio avviso sono due cose molto diverse, anche se non si autoeliminano a vicenda, ovviamente. Sai suonare 200 note in un secondo? Complimenti! Ma se pensi che (solo) quello sia suonare, mi spiace deluderti, ma ti sbagli, e di grosso. Il tempo passato a studiare musica, a prender lezioni non è buttato via: io ho preso lezioni di chitarra per oltre 8 anni, Simone (tastiere) frequenta il conservatorio e Antonio (voce) prende ancora lezioni di canto, e non si finisce mai di imparare. Credo che la cosa importante e necessaria, per quanto riguarda il bagaglio tecnico personale, sia avere gli strumenti tecnici adatti a comunicare quello che si vuole trasmettere, e penso che ci si dovrebbe concentrare maggiormente su questo, piuttosto che sull’accumulo di skill tecniche fini a se stesse… Stiamo parlando di musica, non di atletica”.

ENTRIAMO PIU’ NELLO SPECIFICO DI “DEVOID OF ILLUSIONS”: QUAL E’ STATO IL PRIMO BRANO CHE AVETE COMPOSTO? E QUALE INVECE QUELLO CHE PREFERISCI, O DI CUI SEI PARTICOLARMENTE ORGOGLIOSO?
“Dunque, credo che il brano più datato sia ‘Disclaiming My Faults’, che abbiamo composto nei primi mesi di lavoro del gruppo, ed è stato più volte riarrangiato e registrato. Per quanto mi riguarda, sicuramente il brano di cui vado maggiormente fiero è ‘Once Was A Man’, per il semplice motivo che gli ultimi 2 minuti circa della canzone contengono un mio solo, ed è diciamo la parte dell’album in cui ho trovato il maggior spazio per esprimermi e tirare fuori tutto quello che avevo dentro. Credo che a livello di band invece i pezzi che sentiamo più nostri, quelli che sicuramente non mancheranno mai da una scaletta di un nostro live, siano ‘The Coldest Land’ e ‘Summoning The Crimson Soul’.

NELLA CANZONE “SOUNDS FROM OUT SPACE” VI E’ ANCHE LA PARTECIPAZIONE DI GREG CHANDLER (ESOTERIC, ndR), CHE E’ ANCHE IL PRODUTTORE DI “DEVOID OF ILLUSIONS”. COME SIETE ENTRATI IN CONTATTO CON GREG, E COME E’ STATO LAVORARE CON LUI?
“Nel 2010, a marzo, abbiamo suonato in veste di opener in una data italiana degli Esoteric, la band di Greg, e così siamo entrati in contatto con lui. Pochi mesi dopo abbiamo prenotato lo studio e gli abbiamo inviato una bozza di ‘Sounds From Out Of Space’ sulla quale lui poi ha composto il suo solo e la sua linea vocale. Nel novembre 2010 siamo andati a Birmingham per le registrazioni, e sono state sicuramente 2 settimane fra le più importanti della nostra vita come musicisti e sicuramente due settimane che difficilmente dimenticheremo. Greg è una persona fantastica, è un musicista validissimo ed è un audio-engeneer incredibile, oltre ad essere estremamente amichevole e alla mano, credo che sia impossibile litigare con lui, chi arriva a farlo è sicuramente una brutta persona. La sua esperienza (lui con gli Esoteric suona doom metal da quando noi eravamo ancora ragazzini) ci è stata utilissima in studio, ci ha consigliato sia per i suoni di chitarra che di tastiera e ci ha anche suggerito delle finezze per degli arrangiamenti che hanno valorizzato molto i pezzi. Inoltre Greg è una macchina: 12/13 ore in studio al giorno con pausa pranzo e pausa cena di non più di 40 minuti e qualche pausa sigaretta/caffè qui e là, ed era sempre concentrato, sul pezzo, anche più di noi, per 14 giorni di fila, senza limiti di orario (due o tre volte abbiamo lasciato lo studio alle 4 di mattina), una cosa incredibile! Mi ricordo che quando Antonio gli ha chiesto dove trovasse le energie per lavorare a ritmi simili, la sua risposta è stata ‘non ne ho idea’. Lavorare con un produttore è una cosa utilissima, hai a disposizione un cervello e due orecchie che non sono sui brani da mesi, e di conseguenza hai un parere esterno, che spesso ti aiuta molto. Nel nostro caso lo ha fatto moltissimo”.

CHE MI DICI INVECE DELL’ARTWORK DELL’ALBUM? CREDO CHE IN QUALCHE MODO RIFLETTA PIUTTOSTO BENE LA VOSTRA PROPOSTA MUSICALE. CHI SE NE E’ OCCUPATO? HA QUALCHE SIGNIFICATO PARTICOLARE?
“L’artwork è stato realizzato dall’artista tedesco Eliran Kantor, che ha già lavorato con band del calibro di Testament, Sodom, Atheist e tanti altri. Il lavoro di Eliran è stato fantastico, gli abbiamo dato un’idea di base, le canzoni e i testi, e tutto il resto è farina del suo sacco. Come significato globale non vi è nulla, diciamo che Eliran ha voluto trasformare in arte visiva quello che ha sentito nelle nostre canzoni, e credo che ci sia riuscito perfettamente. Eliran ha inoltre apportato una modifica al nostro logo, aggiungendo la costellazione del Leone e quella dell’Ariete, che simboleggiano la nostra duplice natura musicale. Il leone rappresenta la violenza e la perdita di controllo: era un animale feroce, figlio di Zeus, impossibile da uccidere con armi mortali, e fu segregato nel cielo dagli dei. L’ariete invece era un caprone dorato usato come vittima sacrificale, e simboleggia l’arrendevolezza e la sottomissione. Entrambe le loro storie culminano in tragedia e lasciano un alone di malinconia. Questa idea di Eliran ci ha spiazzati totalmente, e ci ha affascinato fin da subito”.

DISCORSO TESTI: CHE IMPORTANZA HANNO PER VOI? HANNO QUALCHE TIPO DI LEGAME CON LA MUSICA? CHI LI SCRIVE? CHE ARGOMENTI TRATTANO?
“I testi sono molto importanti per noi, sono parte integrante della canzone e hanno lo stesso valore che ha la musica. Di solito il testo viene scritto con calma dopo aver concluso la composizione del pezzo musicale, Antonio (voce) in sala prove abbozza qualche idea vocale che poi in fase di pre-produzione viene migliorata e arrangiata. I testi, per questo album, sono stati scritti dai diversi componenti della band: in fase di scrittura non abbiamo ruoli per forza rigidi e marcati, il bello degli (EchO) è che ogni membro della band è libero di poter contribuire sui vari pian artistici e non soltanto attraverso il proprio strumento. Per quanto riguarda i temi, sono molti gli argomenti trattati: la paura, il dolore, il rimorso, la morte, il tema dell’onirico e dell’alienazione. Molti dei nostri testi partono dalle emozioni provate nelle situazioni di vita reale. Due canzoni dell’album, ‘Omnivoid’ e ‘Sounds From Out Of Space’, sono un tributo a HP Lovecraft, scrittore preferito di Antonio (voce) e Paolo (batteria)”.

(ECHO): GRAN BEL NOME! CHE SIGNIFICATO HA PER VOI? PERCHE’ RINCHIUDERE L’ECO TRA PARENTESI?
“Il nome Echo deriva dalla mitologia greca, dalla ninfa Eco, che innamorata di Narciso, ma rifiutata, si nascose in una grotta divenendo una statua di pietra e infrangendosi, lasciando solo il suono della sua voce a rieccheggiare nella grotta. Le parentesi stanno a significare assieme alla E e alla O maiuscole la propagazione di un’onda dal centro verso l’esterno. Inoltre le parentesi servono anche a distinguerci, graficamente parlando, da molti gruppi che si chiamano Echo o che hanno la parola echo nel nome, o anche solo echoes (mi pare ci siano una ventina di tributi ai Pink Floyd in giro per il mondo che si chiamino così)”.

CHE COSA CI POSSIAMO ASPETTARE DA UN CONCERTO DEGLI (ECHO)? AVETE UN TOUR DI PRESENTAZIONE DEL DISCO IN PROGRAMMA?
“Dal vivo i riscontri sono stati positivi fino ad ora, quindi se vi è piaciuto l’album credo che dal vivo vi divertirete. Dal vivo abbiamo qualche effetto in meno rispetto all’album, ma l’impatto sonoro è sicuramente maggiore. Sono in pianificazione delle date all’estero, ma ancora non c’è ancora nulla di ufficiale. La pagina Facebook della band è la miglior fonte di informazioni a riguardo”.

SOGNARE NON COSTA NULLA, QUINDI DOVE VORRESTI VEDERE GLI (ECHO) TRA DIECI ANNI?
“Credo che il sogno del cassetto di tutti e sei gli (EchO) sia quello di chiunque inizi a ‘fare sul serio’ nel campo della musica, cioè arrivare a un punto in cui non ti occorra un altro lavoro per sopravvivere. Il massimo della soddisfazione sarebbe questo, trasformare la passione in una professione, sarà difficile ma ci si proverà fino alla fine”.

BENE, SIMONE, ABBIAMO FINITO CON L’INTERVISTA. GRAZIE MILLE E IN BOCCA AL LUPO PER TUTTI I VOSTRI PROGETTI. IL RESTO DELLO SPAZIO E’ A DISPOSIZIONE SE VUOI LASCIARE UN SALUTO AI NOSTRI LETTORI.
“Grazie a te e alla redazione di Metalitalia.com per lo spazio concessoci e grazie ai lettori, ovviamente. Colgo l’occasione per ringraziare Nihil Prod e Eye Craver, in particolare Ale e Dimitri, che ci stanno aiutando con diverse date veramente ottime. Ringrazio tutti coloro che ci seguono dalla formazione della band, e tutti coloro che hanno già acquistato l’album per il supporto”.

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