Ci siamo permessi di giocare un po’ con il (doppio) titolo del nuovo lavoro degli Edguy, ma l’abbiamo fatto solo come omaggio all’arguto umorismo che da sempre è biglietto di presentazione dei cinque ragazzi di Fulda. Ma dietro la copertina simpatica, la curiosa scelta di due titoli così diversi tra loro e le composizioni che a volte ricordano il passato e alle volte sono completamente inattese, si nascondono sempre scelte precise, prese con coscienza dai cinque compari. Per scoprire qualcosa di più su questi argomenti, abbiamo parlato al telefono con il chitarrista Jens Ludwig…
BE’, JENS, SIAMO ALLE SOLITE… IL NUOVO ALBUM E’ UN PO’ DIVERSO DAL PRECEDENTE, EPPURE E’ 100% EDGUY! VI SENTITE PIU’ FACILITATI ORA A LAVORARE AD UN NUOVO ALBUM O ERA PIU FACILE VENT’ANNI FA, QUANDO MAGARI NON C’ERANO COSI’ TANTE ATTESE NEI CONFRONTI DI UNA NUOVA USCITA?
“Sai, sono vere entrambe le affermazioni. Da un lato il nostro affiatamento e la nostra creatività sono andati aumentando col passare del tempo, e questo ci ha permesso anche questa volta di comporre un album che presenta qualche novità, ma che mantiene quel po’ di freschezza che vogliamo, senza essere per forza comparabile ai dischi del nostro passato. D’altro canto, come dici tu, è sempre più difficile riuscire nell’intento dopo ciascuna uscita discografica…non tanto per le aspettative dei fan, che comunque ci sono, quanto perché è sempre più un’impresa trovare qualcosa che non hai mai proposto prima all’interno delle tue coordinate musicali. Il rischio di ripetersi diventa sempre più alto, capisci? E ripeterci è qualcosa che siamo convinti di non voler fare. Io cerco, almeno sulle mie parti, di mantenere sempre la musica interessante, di trovare la soluzione che risulti inaspettata. Per ora questo approccio sta ancora funzionando, devo dire, e quindi non è così difficile per noi comporre un nuovo album che abbia queste caratteristiche…ma in futuro vedremo. Per ora però abbiamo ancora del potenziale, stai tranquillo (ride, ndR)!”.
SAI, QUESTA DOMANDA CI PORTA AD UNO STRANO FENOMENO… ORAMAI SONO TANTI ANNI CHE SIETE IN GIRO COME BAND, E AVETE ANCHE UN CERTO NUMERO DI DISCHI ALLE SPALLE, NUMERO CHE TOCCA GIÀ LE DUE CIFRE. PERÒ, LA GENTE CONTINUA A RITENERVI UNA BAND GIOVANE, I ‘RAGAZZI DEL POWER METAL’. DA COSA DERIVA QUESTA IMPRESSIONE?
“Be’…questo succede perché è vero! Noi siamo ancora giovanissimi! Scherzi a parte, anche se sembra un paradosso siamo più giovani delle band nostre coetanee. E’ un fatto, non una presa in giro. Abbiamo cominciato che avevamo quattordici anni e quando i primi successi ci hanno raggiunto con l’album ‘Kingdom Of Madness’ alcuni di noi non ne avevano ancora venti. Da quei tempi sono passati circa quindici anni di musica suonata a livello professionistico, durante i quali abbiamo fatto un percorso parallelo ad altre band, ma i cui membri hanno qualche anno in più rispetto a noi. Ecco perchè la gente ci ritiene ancora giovani, nonostante la band abbia una certa età (lo ricordiamo, Jens tra due anni ne fa quaranta, ndR)!”.
VENIAMO ALL’ALBUM… VE L’AVRANNO CHIESTO CENTINAIA DI VOLTE GIÀ, MA VORREMMO SAPERE QUALCOSA SUL SUO CURIOSO DOPPIO TITOLO…
“Il nome originale dell’album era ‘Defenders Of The Crown’. Si trattava di un nome epico, un po’ ‘sborone’, ottimo per un album di puro heavy metal. Però poi le fasi di composizione ci hanno rivelato un volto del disco che non ci saremmo aspettati. Alcune canzoni non sarebbero state rappresentate da questo titolo…e questo portava poi problemi anche a livello della scelta del singolo, della direzione del merchandise, ecc.. Abbiamo quindi cominciato a pensare che, nonostante fosse un titolo figo, non rappresentasse bene la musica proposta e che creasse sbagliate aspettative. ‘Space Police’ era invece un titolo molto strano, non sono molte le metalband che chiamerebbero un album così…e quindi ci sembrava rappresentativo anch’esso, ma solo di una parte dell’album, quella più sperimentale e scanzonata. Alla fine cominciammo noi stessi a chiamare l’album col doppio titolo e ci sembrò che la cosa funzionasse. E’ una soluzione un po’ da film, come quei titoli che vedi sulle locandine… A posteriori penso sia stata una grande scelta, perché rappresenta entrambi i volti della band, quello classico e serio degli artisti heavy metal e quello più scanzonato, nostro marchio di fabbrica. E’ un quadro perfetto della band come è ora!”.
HAI TOCCATO UN PUNTO INTERESSANTE! ‘VAIN GLORY OPERA’ E ‘THEATRE OF SALVATION’ ERANO ALBUM MOLTO EPICI ED ELEGANTI. COL PASSARE DEL TEMPO, PERÒ, PARTE DI QUESTA EPICITÀ È ANDATA PERSA, RIMPIAZZATA DA UN SENSO DELLO HUMOR CHE ORAMAI È APPUNTO UN VOSTRO TRADEMARK. COME MAI QUESTO CAMBIAMENTO?
“Penso che tutto deriva dal fatto che agli inizi eravamo molto giovani, come si diceva prima. Avevamo gusti derivanti dalla nostra età, influenzati dalle band che ammiravamo. Col passare del tempo, poi, ci siamo trovati sempre meglio l’uno con l’altro e la stabilità della line-up ci ha aiutato nel farci sentire sempre più ‘comodi’ componendo qualcosa per gli Edguy. Abbiamo quindi cominciato a provare materiale che la gente non si potesse aspettare…non cose volte ad essere per forza provocazioni, ma questo approccio più spontaneo semplicemente è diventato il nostro modo di esprimerci cercando di essere originali e di non ripeterci mai”.
TORNANDO ALLA QUESTIONE DEI DUE TITOLI, ABBIAMO PERÒ UN’UNICA COPERTINA! PERALTRO, PURE MOLTO BELLA E DIVERTENTE. CI RACCONTI QUALCOSA ANCHE SU QUESTO ASPETTO?
“Qui ritorna il tema del film hollywoodiano che ti dicevo prima. La copertina potrebbe benissimo essere una locandina di un film. Volevamo qualcosa che catturasse l’attenzione. E gli elementi in questa copertina di sicuro lo fanno: abbiamo un poliziotto futuristico ma rappresentato col look un po’ retrò del classico clichè del poliziotto americano Anni ’70; poi c’è un alieno inumano… Insomma, è bellissima! Sono sicuro che anche tra vent’anni la gente si ricorderà di questo artwork!”.
TORNANDO ALLE DIVERSITÀ CON L’ALBUM PRECEDENTE, “THE AGE OF THE JOKER” PESCAVA UN PO’ DAL VOSTRO PASSATO PIÙ REMOTO, QUESTO “SPACE POLICE/DEFENDERS OF THE CROWN” HA INVECE UN APPROCCIO PIU’ ALLA “HELLFIRE CLUB”… TU CHE NE DICI?
“’Space Police’ è un album che va dritto al punto. L’album precedente invece presentava una serie di elementi diversi, che richiedevano più impegno per essere assimilati tutti. Con questo non voglio dire che qui abbiamo introdotto meno elementi, solo che questi elementi sono molto più focalizzati in un’unica direzione, e richiedono meno tempo per essere capiti. Ci sono soluzioni che non abbiamo mai provato prima, come in ‘The Realms Of Baba Yaga’, ma queste soluzioni sono volte ad un risultato più immediato e più diretto. Sì, lo confermo, ‘Space Police’ è un album più diretto, questa è la mia opinione”.
LA PRODUZIONE SONORA È PERÒ PIÙ MODERNA E PRECISA, PARADOSSALMENTE. COME MAI AVETE OPTATO PER UN SUONO PIÙ POTENTE E MENO ‘LOW-FI’, COSA CHE INVECE SI ADATTA BENE AD ALBUM PIU’ DIRETTI E CRUDI?
“Non è una contraddizione. Come dicevamo, i due album hanno due approcci diversi. Il tentativo di proporre tante sfumature diverse che si ascolta su ‘Age Of The Joker’ non abbisognava di una produzione particolare, l’attenzione andava all’aspetto compositivo. Con ‘Space Police’, che come dicevamo è più diretto, per portare l’attenzione sulla dinamicità delle canzoni e sulla loro potenza avevamo per forza bisogno di un sound allo stato dell’arte. La differenza tra i due album è proprio nel modo in cui suonano i vari pezzi, non nell’aspetto compositivo. Nelle nostre intenzioni c’era il fatto di creare un album che veicolasse un’idea di potenza sonora e di immediatezza. Possiamo dire anzi che anche la produzione vada ‘dritta al punto’! E’ una cosa importante che tutti gli elementi siano coerenti tra loro. Composizione, copertina, titolo e produzione…in questo album sono tutte volte a colpire in fretta l’ascoltatore, senza fronzoli”.
VENENDO AD ALCUNE CANZONI IN SPECIFICO: COME MAI UN’INTERPRETAZIONE COSÌ ‘STANDARD’ DI “ROCK ME AMADEUS” E NON MAGARI UNA SUA RIPROPOSIZIONE IN CHIAVE HEAVY? CE LO SAREMMO QUASI ASPETTATO…
“Ci abbiamo pensato, ma era un brano troppo complesso per tentare dei cambi così radicali come dici…”.
MA NEL PROPORRE UNA COVER, PER VOI È PIÙ IMPORTANTE CATTURARE L’EMOZIONE INIZIALE DEL BRANO O DARNE UNA VOSTRA INTERPRETAZIONE?
“Secondo me è corretto fare un bilanciamento tra le due cose. Il risultato deve essere associabile a te e al tuo stile, ma è importassimo onorare la canzone originale. Ogni brano che decidi di coverizzare ha una sua storia, è entrato nel cuore dei fan in una sua versione e per certe sue caratteristiche, che non è secondo me corretto togliere del tutto. Una versione ‘tua’ della canzone di un altro deve avere qualche cosa di riconoscibile, di caratteristico, sia del tuo stile che del brano originale”.
ALL’INIZIO ABBIAMO PARLATO DI UNA VOSTRA FACILITÀ COMPOSITIVA, CHE VI PORTA ANCORA ADESSO A LAVORARE MOLTO VELOCEMENTE, ANCHE SU CANZONI ALL’APPARENZA MOLTO COMPLESSE COME ‘THE ETERNAL WAYFARER’, IL PICCOLO CAPOLAVORO DI QUEST’ALBUM. MA TRA I BRANI NUOVI C’È QUALCHE PEZZO CHE VI HA DATO DEL FILO DA TORCERE PIÙ DI ALTRI?
“Parlando a livello personale, ti direi ‘Sabre & Torch’. E’ un pezzo alquanto difficile da suonare, soprattutto sulle parti che mi riguardano. Una precisazione, però. E’ vero che ti ho detto che abbiamo composto con una certa facilità anche questa volta, ma c’è da sottolineare che non tutte le idee che vengono portate fino alla fase finale della composizione rimangono uguali. Molte proposte cambiano quasi del tutto, magari appena prima di essere registrate…e questo succede soprattutto negli arrangiamenti. Il risultato è sempre spontaneo, ma di lavoro tutti insieme per riarrangiare il pezzo in un altro modo ne abbiamo sempre da fare parecchio…”.
DOMANDA CLASSICA PER LE BAND TEDESCHE CHE SUONANO POWER: IL POSTO DOVE VIVETE HA INFLUENZATO IN MANIERA PERCETTIBILE IL VOSTRO APPROCCIO ALLA MUSICA HEAVY METAL?
“Be’…non so risponderti! Diciamo che lo sanno tutti che che la Germania è la patria riconosciuta di sonorità come la nostra; ma a parte questo, credo che l’aspetto più importante sia il fatto che qui da noi si ospitino storicamente i più famosi e conosciuti festival estivi, quelli con i bill più altisonanti e più allargati. Per noi ragazzi tedeschi, avere la musica metal nella nostra patria non è affatto difficile…e questo credo spinga molti musicisti in una direzione ben precisa”.