ELDRITCH – Lacrime progressive

Pubblicato il 09/08/2014 da

Gli Eldritch sono sicuramente un fiore all’occhiello della scena italiana prog/power, generi in cui il nostro paese ha – da sempre – saputo eccellere con band di altissima caratura; quando poi un gruppo riesce ad affermarsi anche a livello internazionale, non possiamo che augurarci che possa continuare ad essere anche “profeta in patria” e dargli tutto lo spazio che merita. Per questo motivo abbiamo scambiato con Eugene, (chitarrista degli Eldritch fin dai loro esordi) alcune impressioni sul nuovo “Tasting The Tears”, sull’approccio musicale della band e qualche riflessione sul passato. Prima di lasciarvi all’intervista, vogliamo sposare e ribadire quanto detto da Eugene: è importante che vengano supportati i musicisti che fanno musica propria, comprando i dischi e – sopratutto – partecipando ai concerti. 

Eldritch (3)

PARTIAMO PARLANDO DEL NUOVO DISCO. CI E’ SEMBRATO CHE, RISPETTO A “GAIA’S LEGACY”, “BLACKENDAY” E “NEIGHBOURNHELL” CI SIA STATO UN RITORNO A SONORITA’ PIU’ HEAVY E MELODIE PIU’ “CATCHY”. SIETE D’ACCORDO?
“Nel caso di ‘Gaia’s Legacy’ in parte è vero. ‘Gaia…’ è un disco ritmicamente parlando molto più complesso progressive. Di conseguenza, pur essendo comunque molto melodico, risulta meno immediato. Nel caso di ‘Blackenday’ e ‘Neighbourhell’ invece trovo molte similitudini per quanto riguardo l’impatto. La differenza, a parte l’assenza delle tastiere, era la matrice thrash, decisamente più marcata”.

A DIFFERENZA DI MOLTI DISCHI PROG, “TASTING THE TEARS”, PUR DENOTANDO LE NOTEVOLI DOTI TECNICHE DI TUTTA LA BAND, SEMBRA VOLERLE ASSERVIRE AL SOUND, PIUTTOSTO CHE FARNE UN MERO SFOGGIO…
“Sì, è vero! Anche se personalmente non credo che abbiamo mai voluto fare dell’aspetto tecnico un qualcosa da sfoggiare per ottenere consensi personali. In nessun album abbiamo mai avuto questo intento, infatti non è mai stato un nostro obbiettivo. A maggior ragione appunto con ‘Tasting The Tears’, dove le songs sono piuttosto semplici nella struttura ma ricche di arrangiamenti. La cosa che più ci interessa è che i pezzi siano belli e rendano bene dal vivo. A dire il vero non pensiamo di poter definire ‘Tasting…’ un disco prog… ci sono molti elementi che richiamano altro”.

A PARTE ALCUNI EPISODI, IL DISCO CI SEMBRA PUNTARE PIU’ SULLA “PESANTEZZA” CHE SULLA VELOCITA’. VI RITORVATE IN QUESTO?
“Rispetto al passato ci sono meno situazioni ‘speed’, ma trovo sia stato un caso. Sai, la fase compositiva è sempre influenzata molto dal periodo che stai vivendo, da quello che senti in quel momento. Evidentemente stavolta sono usciti parti più mid tempo o cadenzate rispetto ad altre veloci ma non è detto che sia così anche in futuro. E’ sicuro che comunque abbiamo trovato un bell’equilibrio con questo album”.

UN ALTRO PREGIO DEL DISCO E’ CHE NON CI SONO FILLER SONGS. AVETE SCARTATO MOLTO MATERIALE PER ARRIVALE ALLA TRACKLIST DEFINITIVA?
“No, in due mesi e mezzo abbiamo composto e registrato tutto il materiale. Non è stato scartato quasi niente a parte qualche idea. Ma più che di scarto possiamo parlare di parti che abbiamo rimandato al prossimo album”.

I SUONI, NEL GENERE CHE FATE, RIVESTONO UN RUOLO IMPORTANTISSIMO. COME AVETE RAGGIUNTO IL VOSTRO SOUND?
“Sono d’accordo, il sound è molto importante, specie al giorno d’oggi. Quello che volevamo per ‘Tasting The Tears’ era un sound più esplosivo rispetto al passato. Ascoltando i mix di Simone Mularoni avevamo capito che poteva essere la persona giusta e così è stato. Siamo rimasti davvero soddisfatti, a tal punto che ci affideremo a lui anche in futuro”.

E COME LAVORATE DAL PUNTO DI VISTA COMPOSITIVO ? SIETE UNA BAND CHE PROVA O – COME MOLTI – OGNUNO LAVORA SULLA SUA PARTE ED AMALGAMATE IL TUTTO IN FASE DI REGISTRAZIONE?
“Di solito mi occupo io della fase compositiva all’80% per poi passare alla fase arrangiamento in cui tutti danno il loro contributo. In questo caso ho avuto un grosso aiuto da Rudj (l’altro chitarrista) che ha portato tantissime idee divenute poi songs vere e proprie. Il primo mese ci siamo trovati io e lui nel mio studio per le strutture e la pre produzione. Si è unito poi anche Gabriele, il tastierista che ha scritto ‘Iris’. Tutto il materiale è stato passato poi alla sezione ritmica (Raffa e John) e a Terence che come sempre ha curato le linee vocali e i testi. Una volta definito il tutto iniziamo a ragistrare. In genere è così che lavoriamo”.

NELLA VOSTRA CARRIERA, SOPRATUTTO DOPO “EL NIÑO”, AVETE CAMBIATO SPESSO ETICHETTA. COME MAI ? E, SOPRATUTTO, VI SENTITE “ASSESTATI” IN CASA SCARLET?
“Dopo ‘El Nino’ ci sono stati vari cambiamenti di Label, causati anche da qualche nostra ingenuità come nel caso della Inside Out. Dopo la parentesi italiana della Pick Up Rec., siamo ritornati ‘all’estero’ con la LMP, che nei primi anni era stata nostro management. Purtroppo però dopo tre album in studio e il doppio cd/dvd ‘Livequake’, alcune divergenze hanno causato una separazione dalla quale è nata poi la collaborazione con Scarlet. Adesso ci troviamo bene perché pur essendo una label con sede principale in Italia, lavora benissimo anche all’estero”.

PARLIAMO DELLE VOSTR INFLUENZE: SU “TASTING THE TEARS” C’E’ UNA COVER PRESA DA “RAGE FOR ORDER”. REPUTATE I QUEENSRŸCHE PARTE DELLE VOSTE INFLUENZE ? E CHI ALTRO NE FA PARTE?
“I Queensryche sono da sempre una delle nostre principali influenze. Abbiamo reso loro omaggio con questa cover, così come abbiamo fatto su ‘Gaia’s Legacy’ con i Fates Warning, registrando ‘Through Different Eyes’. Ho citato le nostre influenze del passato più melodiche ma ne abbiamo altre di stampo più thrash come Coroner e Annihilator. Negli ultimi anni siamo rimasti impressionati da molte band del nord europa, come Katatonia, Soilwork e altri. Ma le influenze degli esordi, quelle che sono alla base del nostro sound, sono quelle citate in precedenza”.

SEMPRE “I WILL REMEMBER”: E’ UNA PROVA PIUTTOSTO IMPEGNATIVA PER UN CANTANTE. COME AVETE APPROCCIATO QUESTO PEZZO?
“Intanto tengo a precisare che si tratta di una versione acustica. Per quanto riguarda la voce, a Terence è venuto del tutto naturale cantarla alla sua maniera… senza cercare di imitare Geoff Tate. Sarebbe stato presuntuoso tentare di avvicinarsi a qualcosa di inavvicinabile, non solo per una questione di personalità ma anche per rispetto nei confronti di qualcuno che ha fatto la storia di questo genere. Essendo un tributo ai Queensryche, una sorta di patetica competizione non è quello che Terence e la band stessa avrebbero voluto fare. Giusto averla interpretata in modo diverso”.

TORNIAMO INDIETRO NEL TEMPO. NEL 1997 AVETE PUBBLICATO UNO SPLIT CON GLI ANGRA ? COME ERA NATA LA DECISIONE ? AVEVA SOLO UN INTENTO PROMOZIONALE?
“Certo! Era una cosa promozionale… Abbiamo fatto un lungo tour europeo con gli Angra nel ’97 (noi come supporting act) e avendo la stessa casa discografica sono state stampate delle musicassette promozionali con pezzi nostri e loro, che venivano distribuite gratuitamente ai concerti! Ne sono state realizzate 2 o 3 addirittura di questa specie di split mini album… Avevamo anche lo stesso management e di conseguenza anche per questo siamo stati accostati a loro in varie altre occasioni, tra cui quella di aprire anche il loro esordio live in Italia nel ’95”.

SOLO TU E TERENCE SIETE RIMASTI DALL’ESORDIO DELLA BAND. QUANTO GLI ALTRI MEMBRI CHE SI SONO SUCCEDUTI HANNO INFLUENZATO IL SOUND DEGLI ELDRITCH?
“Credo che quasi tutti coloro che hanno fatto parte della band in passato abbiano dato un contributo importante. A livello musicale credo che i meriti maggiori siano da attribuire a chi ci ha affiancati agli esordi, quando ha preso vita e si è consolidato il nostro sound. I meriti però vanno anche a chi, pur ricoprendo un ruolo di gregario, è divenuto una figura fondamentale sul piano umano. Ritengo che questo sia un aspetto non meno importante quando si fa parte di una band. Come in tutti i campi, dove c’è un lavoro di squadra, credo che l’armonia sia determinante”.

VOI AVETE INIZIATO AI TEMPI DEI DEMO SU NASTRO. OGGI SEMBRA TUTTO MOLTO DIVERSO; DALLA DIFFUSIONE (PIU’ O MENO LEGALE) DELLA MUSICA TRAMITE INTERNET, ALLA FACILITA’ DI REGISTRARE (BASTA POCO PIU’ DI UN COMPUTER). COSA PENSATE DI QUESTO CAMBIAMENTO ? SIETE LEGATI AD UN MODO DI SUONARE E REGISTRARE PIU’ TRADIZIONALE O VI AVVALETE ANCHE VOI DELLE MOLTE NUOVE TECNOLOGIE?
“Oggi la stragrande maggioranza degli artisti fanno uso del digitale anche in fase di produzione. La tecnologia è andata avanti ed è giusto che anche le band ne traggano beneficio. Ovviamente è importante non approfittarsene. Per quanto ci riguarda la facilità sta nel fatto di avere uno studio nostro che ci permette di poter curare meglio i dettagli e di lavorare con maggiore calma rispetto al passato, quando dovevi per forza rispettare dei tempi pre stabiliti per non andare fuori budget. Detto questo, riteniamo controproducente fare abuso del digitale. Anche perché quello che una band registra, deve essere in grado di riprodurlo fedelmente sul palco…”.

PER CONCLUDERE: C’E’ QUALCOSA CHE VOLETE DIRE AI LETTORI DI METALITALIA.COM?
“Sarebbe importante riprendere a supportare chi fa musica propria e speriamo davvero di poter contare anche su chi legge queste pagine. E qui credo di poter parlare anche a nome di altre band. Stiamo pianificando qualche data per l’autunno…speriamo di vedervi numerosi ai nostri concerti!”.

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