ELDRITCH – Non Facciamo Propaganda

Pubblicato il 08/11/2011 da

Eravamo proprio curiosi di intervistare gli Eldritch e sentire dalle loro parole la soddisfazione per i responsi così positivi che sta ottenendo la loro ultima fatica “Gaia’s Legacy”. Vuoi per il concept che si cela tra le trame liriche, vuoi per una struttura compositiva davvero fresca e imponente, la band ha raggiunto con questo album una vetta qualitativamente ricercata a cui tanti ambiscono, ma che non tutti toccano. Ecco a voi le considerazioni di Terence Holler…

QUESTO È IL VENTESIMO ANNO CHE LA BAND ESISTE. SMENTISCIMI SE SONO STATO INESATTO… RICORDI IL MOMENTO, IL LUOGO, L’OCCASIONE IN CUI È STATO PIANTATO IL SEME DI QUESTO PROGETTO ELDRITCH?
“Mamma mia! Il primo seme degli Eldritch è stato piantato nell’estate del 1989 quando io, Eugene e Adriano suonavamo già insieme negli Zeus, band che proponeva un hard rock/classic metal ‘americaneggiante’. Poi due anni dopo ci siamo trasformati in Eldritch, con l’aggiunta degli altri due membri di quella che poi sarebbe diventata la formazione originale, quella dei primi tre album. Il luogo era la sala prove in casa del batterista Adriano Dal Canto e le idee nascevano proprio lì, nel nostro piccolo paese di mare, Rosignano Marittimo a Livorno. Chi lo avrebbe mai detto venti anni fa che oggi saremmo stati qua a parlare di otto studio album, un doppio live, tre ristampe e numerosi concerti tenutisi in tutto il mondo? Da non credere!”.

INFATTI, DOPO NEMMENO POCHI ANNI DOPO ERAVATE GIÀ SOTTO CONTRATTO CON INSIDE OUT PER LA PUBBLICAZIONE DI “SEEDS OF RAGE”. UN’ETICHETTA COSÌ IMPORTANTE ALL’ESORDIO DEVE ESSERE STATA UNA BELLA ESPERIENZA, NONCHÉ DEVE AVER REGALATO NOTEVOLI EMOZIONI NEL MOMENTO IN CUI VI È STATA PROPOSTA LA COLLABORAZIONE. CI PUOI RACCONTARE COME SONO ANDATE LE COSE?
“Nel 1992, dopo due demo spedite in giro per il mondo abbiamo firmato con il prestigioso management L.M.P. di Limb Schnoor, già scopritore di Helloween, Angra e successivamente Vanden Plas e Pain Of Salvation. Limb ci ha proposto alcune offerte discografiche interessanti, ma Inside Out era la migliore! Abbiamo fatto i primi tre album per loro per poi lasciarli. Grave errore, a posteriori! Avevamo però voglia di cambiare alcune cose e firmammo per Metal Blade, che pubblicò l’album successivo. Se potessimo tornare indietro forse non faremmo più alcune scelte, ma ormai il latte è versato… inutile piangerci sopra!”.

PARLIAMO DI ATTIVITA’ DAL VIVO. COME È ANDATO E DOVE AVETE TENUTO IL VOSTRO PRIMO CONCERTO DOPO LA PUBBLICAZIONE DEL DEBUTTO DISCOGRAFICO DEL 1995?
“Il primo show ufficiale è stato tenuto il 25 maggio 1995 a Milano di spalla agli Angra. L’emozione è stata tantissima… e sicuramente potevamo far meglio! La gente però ci ha acclamato e ci ha amato sin da subito. Sino ad allora avevamo suonato nelle varie birrerie e alle feste paesane. Non era semplice fare progressive metal in quei posti, ma sentivamo di avere quel certo ‘non so che’, dato che il pubblico rimaneva sempre di stucco”.

QUALI SONO STATI I GRUPPI CHE SONO RIUSCITI A DARTI LA SPINTA A SUONARE? PARLO DI QUELLI TANTO IMPORTANTI, QUELLI CHE TI SCATENAVANO DAVVERO EMOZIONI CHE NON DIMENTICHERAI MAI PIÙ…
“Beh, avendo visto dal vivo i vari Monsters Of Rock festival e avendo ascoltato band del calibro di Queensrÿche, Metallica, Iron Maiden, AC/DC, Fates Warning, Annihilator è scattata la cosiddetta ‘vocazione’. Sognavamo anche noi un giorno di calcare uno di quei palchi! Poi il primo Gods of Metal non si scorda mai! Era il 1997 al Palatrussardi di Milano… veramente speciale!”.

QUALI SONO STATI I MOMENTI PIÙ DIFFICILI DELLA VOSTRA CARRIERA E QUALI QUELLI PIÙ ENTUSIASMANTI?
“Momenti difficili moltissimi! Io personalmente ho combattuto insieme alla mia famiglia la battaglia del cancro di mio papà che poi è deceduto due mesi dopo l’uscita del primo album “Seeds of Rage”, nel 1995. Certamente scrivere canzoni, provare e suonare in giro avendo la mente altrove non è stato per niente semplice. Poi a quei tempi non c’erano i cellulari, quindi ero in costante apprensione, in attesa di notizie dall’ospedale o da casa. Momenti entusiasmanti? Moltissimi anche quelli! In venti anni di carriera se ne vedono e se ne fanno di tutti i colori! Però direi: i tre Gods of Metal, lo Sweden Rock, i tour, i Progpower festival (Scandinavia e, pochi giorni fa, quello negli Stati Uniti), le interviste varie con radio, TV, ecc… Siamo orgogliosi di esserci ritagliati uno spazio importante nel panorama metal internazionale!”.

VENIAMO ALLA DISCOGRAFIA. PRENDENDO IN ESAME TUTTI I TUOI LAVORI, AVENDOLI BEN CHIARI IN MENTE NELLE LORO CARATTERISTICHE PECULIARI, PUOI DIRCI COME È CAMBIATO, NEL CORSO DI QUESTI ANNI, IL SOUND E IL MODO DI ESPRIMERE LA MUSICA DA PARTE DEGLI ELDRITCH?
“Agli inizi della carriera eravamo molto spregiudicati! ‘Seeds Of Rage’ ed ‘Headquake’ sono dischi davvero senza regole, né limiti. Tutto quello che ci frullava per la testa lo mettevamo nelle canzoni. Per tutto intendo: ogni tipo di influenza, ogni tipo di genere, anche nell’arco dello stesso brano. Con ‘El Nino’ abbiamo invece cercato di rendere le canzoni, passami il termine, un pochino più ‘canzoni’, sempre però mantenendo le caratteristiche a noi più congeniali. Volevamo essere noi stessi. L’originalità è una cosa a cui teniamo infatti pensiamo che tutto si possa dire degli Eldritch, ma nulla di negativo riguardo personalità e originalità! Da ‘Reverse’ a ‘Blackenday’ ci siamo ancora più rilassati… se così si può dire, ma non come pesantezza sonora, bensì a livello di spregiudicatezza nel songwriting, meno intricato e più accessibile. Con il nuovo ‘Gaia’s Legacy’, invece, siamo tornati ad essere più selvatici e meno ‘commerciali’, anche molto tecnici e vari. Questa volta le melodie filano molto più fluide e hanno maggior presa. Non ho paura ad ammettere che è uno dei nostri album migliori, se non forse il migliore in assoluto.”

MI TROVI D’ACCORDO, HO TROVATO L’ULTIMO DISCO DAVVERO RIUSCITO, SOPRATUTTO PERCHÉ SI ESPRIME IN FORMA MOLTO COERENTE TRA CONCEPT ED ASPETTI MUSICALI. QUANDO È NATA L’IDEA E COME SI È SVOLTO IL LAVORO IN SALA PROVE?
“Un paio d’anni fa (dopo il doppio live ‘Livequake’ ed il tour coi Firewind) abbiamo iniziato a comporre i nuovi brani. Inizialmente, non lavoriamo molto in sala prove. Eugene scrive il 90% delle parti musicali e le gira agli altri membri della band; ognuno cerca di dare un’assimilata ai brani, mettendoci un po’ del proprio; successivamente proviamo tutti assieme. Io creo le melodie vocali e i testi, da sempre. Eugene ed io scriviamo insieme da venti anni e credo che ormai la formula funzioni. L’idea del concept sul clima è nata dalla necessità di fare un qualcosa di diverso dal solito a livello di tema. Con molti album ho parlato di problematiche e stati d’animo dell’essere umano, introspezione e pensieri personali. Non essendo appassionato di fantasy, horror, storia e non essendo noi un gruppo che parla di figa (purtroppo!) …e non essendo nemmeno un gruppo schierato politicamente, ci sembrava buona cosa parlare d’attualità, di un qualcosa che riguardasse tutti noi! Non vogliamo certo lanciare nessun messaggio, non abbiamo questa presunzione, ma solo raccontare cosa sta accadendo al nostro pianeta. Ognuno poi tragga le proprie conclusioni. La musica è intrattenimento, non deve essere necessariamente uno strumento propagandistico”.

NON HO INVECE AVUTO UN GRAN FEELING CON I SUONI. CREDO CHE IL MIXAGGIO NON GARANTISCA AL DISCO I MEZZI PER POTERSI ESPRIMERE A TUTTO TONDO. PREMESSO CHE È PUR SEMPRE TUTTO MOLTO SOGGETTIVO, IN CHE MANIERA AVETE COLLABORATO SULLA RICERCA DEI PIÙ CONSONI ASPETTI PRODUTTIVI?
“Marco Ribecai dei Syncropain studios e Eugene hanno fatto un lavoro minuzioso e, secondo noi, ottimo; naturalmente il gusto è una cosa soggettiva, …a noi piace! Goran Finnberg poi ha fatto un ottimo lavoro di mastering. Magari a posteriori qualche cosuccia poteva essere fatta meglio, ma accade a tutti gli artisti di ammettere: ‘ca**o, se avessi più tempo lo rimixerei ancora, forse all’infinito!’. Noi abbiamo cercato di rendere le chitarre aggressive e, allo stesso tempo, di fondere bene i suoni della tastiera. Siamo in sei e non è stato certamente un lavoro facile. Non essendo i Metallica, non potevamo stare mesi e mesi in studio a fare le varie prove. Diciamo che facciamo di necessità (low budget) virtù!”.

SUL DISCO, IN VESTE DI GUEST, SI VEDE IL NOME DI BOB KATSIONIS, TASTIERISTA DEI TALENTUOSI GRECI FIREWIND. QUALE È STATO IL SUO CONTRIBUTO E CHE RUOLO HA RICOPERTO IN QUESTA VOSTRA OTTAVA USCITA DELLA CARRIERA?
“Bob è nostro fan da oltre quindici anni (in Grecia siamo molto conosciuti…) e dopo il tour europeo di supporto ai suoi Firewind gli abbiamo chiesto se voleva fare qualcosa sul nostro nuovo lavoro: lui ha risposto ‘sarei onorato!’. Ha fatto un pregevolissimo solo di tastiera su ‘Like A Child’. È un grande professionista ed è anche molto umile. È stata una passeggiata!”.

AVETE GIÀ RICEVUTO RISCONTRI DA CRITICA E PUBBLICO? SIETE SODDISFATTI?
“Le recensioni sono tutte ottime o buone,  sinora nessuna stroncatura! Certo, essendo un gruppo un pochino fuori dai clichè standard del progressive metal, qualche recensore non ha colto l’essenza del disco perché non sa bene a chi paragonarci… ma noi siamo testardi, non ci interessa essere etichettati! Secondo me esistono solo due tipi di musica: quella buona e quella non buona. Non si deve per forza specificare il genere preciso di un artista o di un album… cioè, i Faith No More, i Tool e altri gruppi, ma che genere preciso fanno? Odio veder scritto che facciamo prog/thrash/power/techno metal! Mi piacerebbe leggere (e qualcuno lo scrive) che siamo gli Eldritch e stop! Lo so, qui sono presuntuoso e mi assumo le mie responsabilità…”.

PARLIAMO DEL VOSTRO EVENTO DELL’ANNO: IL 16 SETTEMBRE SCORSO AVEVATE IN PROGRAMMA LA PARTECIPAZIONE AL PROGPOWER FESTIVAL 2011, IMPORTANTE MANIFESTAZIONE STATUNITENSE CON NOMI DI SPICCO. COME È ANDATA? HAI PURE QUALCHE ANEDDOTO DA RACCONTARCI?
“È stata una bella esperienza! Ci siamo divertiti e abbiamo suonato davanti al ‘nostro’ pubblico! È un festival molto bello e ben organizzato, con una professionalità maniacale. Ogni band viene trattata da rockstar; non c’è differenza tra headliner o band minori. Siamo orgogliosi di essere stati invitati e speriamo di tornarci magari tra un po’ di anni. Un aneddoto lo avrei… una notte, verso le quattro, un giornalista di un noto magazine brasiliano voleva intervistarmi. Io naturalmente ero sfinito dal concerto, dalla birra e dal fuso orario, ma accetto. Quindi inizia l’intervista. Lui accende il registratore e, dopo quarantacinque minuti, sempre a parlare, mi sono improvvisamente spento! Mi sono addormentato e poi risvegliato, credo dopo un paio di minuti. Beh, non ci crederai, ma stavo parlando, non più degli Eldritch, bensì del sogno che aveva in testa in quel momento!”.

RICORDI COSA GLI STAVI DICENDO (RISATE, NDR)?
“Parlavo di andare a fare la spesa al supermercato, alla Coop per la precisione! Non ti dico la faccia del giornalista che mi dice: ‘Come, scusa?’ ed Io: ‘No no, nulla, è una cosa mia!'”.

OK, GRAZIE PER QUESTA CHIACCHERATA. IL TEMPO È FINITO! LASCIO A TE GLI ULTIMI SALUTI AI RAGAZZI CHE TI LEGGERANNO SU METALITALIA.COM…
“Grazie a te e ai lettori; spero possiate tutti apprezzare “Gaia’s Legacy” senza limiti di ‘etichettatura’. Ascoltate e basta! Un grazie a tutti da parte degli Eldritch!”.

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