ELEGANT WEAPONS – Letali, ma con classe

Pubblicato il 29/06/2023 da

Richie Faulkner è probabilmente il fan numero uno dei Judas Priest e si sta godendo ogni singolo momento con la band, ma questo non significa che il chitarrista non stia anche pensando a cosa fare del suo futuro quando, inevitabilmente, il sipario calerà sulla band.
La soluzione a questo dilemma potrebbe essere arrivata proprio con gli Elegant Weapons, il nuovo progetto di Faulkner che lo vede impegnato in qualcosa di familiare e diverso al tempo stesso e che ci ha convinto grazie ad una scrittura classica eppure al passo coi tempi. Con molto piacere, quindi, abbiamo fatto una bella chiacchierata con Richie, che si è dimostrato estremamente affabile e disponibile nel raccontare tutto ciò che gli sta accadendo.

 

CIAO RITCHIE, PRIMA DI TUTTO VORREMMO CHIEDERTI COME STAI DOPO L’INCIDENTE AL LOUDER THAN LIFE (DURANTE IL QUALE IL CHITARRISTA HA SUBITO UNA DISSEZIONE DELL’AORTA CHE L’HA QUASI UCCISO, NDR). NON TI NASCONDIAMO CHE CI SIAMO TUTTI PREOCCUPATI MOLTO NEL LEGGERE QUELLO CHE TI ERA SUCCESSO…
– Grazie per avermelo chiesto, hai perfettamente ragione: c’è stata un’ondata di affetto e di supporto enorme nei miei confronti, sia da parte dei fan che dall’industria stessa. Tanti musicisti si sono messi in contatto con me ed è stato fantastico sentire questo legame con tutti voi. Mi ha aiutato molto durante la mia guarigione. Grazie davvero per l’interesse e ora sto bene, credo (ride, ndr)!

E’ UNA SPLENDIDA NOTIZIA. QUINDI POSSIAMO DIRE CHE SEI TORNATO IN SALUTE AL 100&?
– Sì, devo fare dei check up, ogni sei mesi circa, per essere sicuro che tutto nel mio corpo funzioni a dovere, ma sono tornato a qualcosa di molto simile alla normalità. Ho dovuto cambiare alcune cose nel mio stile di vita, ma niente di drastico, sono stato molto fortunato.

BENISSIMO, ALLORA PASSIAMO AGLI ELEGANT WEAPONS. COME E’ NATA L’IDEA DI QUESTO PROGETTO?
– E’ un’idea che avevo in mente da parecchio. Quando entrai a far parte dei Judas Priest, loro stavano per imbarcarsi in quello che doveva essere il loro ultimo tour. Per quello che ne sapevo, i Priest sarebbero arrivati alla fine del loro percorso di lì a poco, quindi già all’epoca avevo iniziato a ragionare su cosa avrei potuto fare dopo. Fortunatamente, però, la storia dei Judas Priest non si è ancora conclusa e siamo ancora qui a fare concerti e registrare dischi, così questo progetto è andato in secondo piano, perché pian piano sono stato sempre più coinvolto nei Priest, che sono la mia band e mi hanno fatto sentire fin da subito una parte importante, e io ho dato il 100% in cambio.
C’è voluto del tempo, quindi, prima che potessi finalmente sedermi con calma e riprendere le fila del discorso e questo è successo, ovviamente, durante la pandemia. Non potevamo andare in tour, tutto era fermo e quindi ho avuto il tempo di raccogliere le idee e iniziare a scrivere queste canzoni, cercando di capire dove mi avrebbero portato. Avrei avuto abbastanza materiale per un album? Per un EP? Avrei dovuto mettere in piedi una band? E via dicendo. Ci tenevo che queste canzoni avessero una loro identità, non volevo che suonassero come delle canzoni dei Judas Priest, non avrebbe avuto alcun senso. Questo in parte è già implicito, perché già lavorare senza il contributo di Glenn e Rob (Tipton e Halford, ndR) porta automaticamente a delle soluzioni diverse, e infatti le cose si sono evolute in maniera naturale e il risultato finale mostra un altro aspetto del mio essere, come musicista e chitarrista.

L’ALBUM E’ STATO REGISTRATO ASSIEME A REX BROWN DEI PANTERA, CHE E’ UN TUO AMICO DI LUNGA DATA, E A SCOTT TRAVIS, IL TUO COMPAGNO DI BAND NEI JUDAS PRIEST. INVECE COME TI SEI MESSO IN CONTATTO CON RONNIE ROMERO?
– Avevo bisogno di un cantante che fosse un in grado di cantare e di porsi sul palco come un vero professionista. Ne stavo parlando con Damon Johnson, dei Thin Lizzy, ora nei Lynyrd Skynyrd, ed è stato lui a parlarmi di Ronnie e del suo lavoro nei Rainbow di Ritchie Blackmore. Mi si è accesa subito una lampadina: Ronnie sarebbe stato perfetto, perché ha una voce molto classica, ma è un cantante moderno. Ed è proprio quello che stavo facendo anche con la mia musica: ci sono delle influenze che vanno a pescare senza vergogna dagli anni Settanta, Ottanta e qualcosa dei Novanta, ma con un sound adatto al 2023. Così l’ho chiamato al telefono, abbiamo parlato per un po’ e lui è parso subito interessato al progetto. E’ un grande e canta come un usignolo: una volta si è trovato a registrare a notte fonda: era arrivato alle 11.30 di sera, perché il suo volo aveva avuto un ritardo e dopo aver viaggiato tutto il giorno lui si è messo lì, ha cantato come se niente fosse ed era tutto perfetto.

RONNIE HA CONTRIBUITO ALLA STESURA DEI TESTI DELLE CANZONI?
– Per quest’album, no, tutto è stato scritto prima di coinvolgere gli altri ragazzi, ma le cose potranno cambiare per il prossimo disco, dove tutti potranno contribuire alla composizione dei pezzi. Ora si sono aggiunti alla band Christopher William degli Accept e Davey Rimmer degli Uriah Heep, oltre a Ronnie ovviamente, e potranno fare la loro parte se lo vorranno: vorrei che questa fosse una vera band, in cui ciascuno dà degli imput e delle idee.

ECCO, VOLEVAMO CHIEDERTI PROPRIO UN CHIARIMENTO SU QUESTO: I NUOVI COMPONENTI, QUINDI, NON SONO DA CONSIDERARSI SOLO COME LA TUA TOURING BAND, SONO A TUTTI GLI EFFETTI I NUOVI MEMBRI DEGLI ELEGANT WEAPONS.
– Esatto. Loro sono i ragazzi con cui porterò avanti questo progetto, sono parte integrante della band. Inizieremo suonando delle date dal vivo, che sono molto importanti perché ci permetteranno di crescere: creeremo un legame con i fan e ciascuno dei nuovi musicisti potrà appropriarsi delle canzoni suonandole dal vivo. Il nostro compito ora è creare quella sinergia che una band deve avere quando va in tour. La mia idea, quindi, è che questa sia la line-up definitiva, salvo imprevisti. Non si può mai sapere fino in fondo cosa ci aspetterà per il futuro.
Abbiamo già iniziato a mettere giù le basi per il prossimo album: io, Davey e Christopher ci siamo trovati in studio, fuori Nashville, e abbiamo iniziato a lavorare alle tracce di batteria per il nuovo album, abbiamo suonato assieme per creare quell’alchimia di cui parlavo prima. E anche Ronnie ha chiesto di essere coinvolto nella stesura dei testi, cosa che mi fa molto piacere, perché non sono molto bravo in questo, quindi ogni aiuto esterno è ben accetto.

SCRIVERE LE CANZONI PER GLI ELEGANT WEAPONS E’ STATO DIVERSO RISPETTO A SCRIVERE PER I JUDAS PRIEST? HAI CAMBIATO IN QUALCHE MODO IL TUO METODO DI LAVORO?
– E’ una domanda interessante: la maggior parte delle idee per l’album vengono dalla chitarra e dalle mie influenze come chitarrista. Da quel punto di vista le cose non sono cambiate, è lo stesso metodo che mi porta a contribuire alle canzoni dei Judas Priest. La vera differenza è che queste idee non devono rimbalzare avanti e indietro tra me e Glenn: lui ha una personalità molto definita e il suo stile influenza tantissimo l’atmosfera delle canzoni. Invece in questo caso ci siamo solo io e la mia chitarra: poi è chiaro, io sono un grande fan dei Priest e quindi non mi è possibile staccarmi completamente da loro, ma spesso vengono fuori delle cose molto diverse. Tutto ciò che mi sembrava più adatto al contesto dei Priest l’ho usato per il nuovo album, mentre tutto il resto è finito negli Elegant Weapons. E’ importante ad un certo punto tirare una linea: le composizioni del nuovo album dei Priest erano terminate, quindi anche quando mi veniva in mente un passaggio particolarmente azzeccato, non potevo continuare a proporlo a loro e mi sono potuto concentrare sul mio album.

ANCHE PER LA PRODUZIONE DELL’ALBUM HAI SCELTO ANDY SNEAP, ESATTAMENTE COME NEGLI ULTIMI LAVORI DEI PRIEST. ANCHE NEL SUO CASO HAI NOTATO DELLE DIFFERENZE O E’ STATO TUTTO MOLTO FAMILIARE, AVENDO GIA’ LAVORATO FIANCO A FIANCO CON LUI?
– Per certi versi è stato molto familiare e non avevo dubbi sul fatto di scegliere lui per questo compito. Andy è cresciuto con la stessa musica con cui sono cresciuto io, quindi quelle influenze di cui ti parlavo prima, grazie al suo lavoro possono veramente brillare. Al tempo stesso però lui resta un produttore attivo nel 2023, capace di dare un suono moderno all’album.
La vera differenza è stata che l’album è stato registrato per la maggior parte durante il lockdown e quindi non abbiamo potuto lavorare fianco a fianco, abbiamo dovuto farlo da remoto. Ci siamo organizzati in modo che lui potesse collegarsi via zoom, per poter ascoltare attraverso gli altoparlanti quello che stava succedendo nello studio e in qualche modo siamo riusciti a far funzionare tutto. D’altra parte ogni album comporta delle sfide, a volte sono economiche, a volte logistiche, e superare queste difficoltà a volte fa scattare qualcosa di nuovo, fa parte della magia dello studio. Prendi ad esempio “Lo Squalo”, il film: quello squalo non funzionava e Spielberg ha dovuto trovare delle soluzioni alternative per portare a termine le riprese e queste soluzioni hanno fatto sì che il film diventasse un capolavoro. Forse se tutto fosse andato liscio, il risultato finale sarebbe stato meno interessante.

VORREMMO CHIEDERTI QUALCHE DETTAGLIO IN PIU’ SU ALCUNE DELLE CANZONI DI “HORNS FOR A HALO”, LA PRIMA E’ “GHOST OF YOU”, CHE HA QUESTO STILE BLUES CHE NON CI ASPETTAVAMO…
– Tante persone mi stanno chiedendo di “Ghost Of You”, forse avrei dovuto sceglierla come singolo! Il tema della canzone è qualcosa che tutti abbiamo vissuto, la perdita di qualcuno che amiamo, che a sua volta continua a vivere nei nostri ricordi, come quando ti capita di vedere questa persona per strada, come se fosse ancora viva, e invece è tutto nella tua mente. E’ una canzone universale, in questo senso, con un immaginario molto forte. La immagino ambientata in uno di quei piano bar fumosi, hai presente? Ho pensato che fosse una cosa diversa dal solito.

CI E’ PIACIUTA MOLTO ANCHE “BITTER PILL”, CON QUESTO SOUND A META’ FRA ZAKK WYLDE E I PANTERA. ANCHE RONNIE ROMERO HA UNO STILE DIVERSO DAL SOLITO, SEMBRA PIU’ SIMILE A PHIL ANSELMO CHE NON A RONNIE JAMES DIO.
– Apprezzo molto quello che mi hai detto e hai perfettamente ragione, sono tutte influenze corrette: Zakk Wylde, i suoi Black Label Society, Pantera… E’ musica che mi appartiene. Anche su Ronnie hai ragione: se lo ascolti cantare nei Rainbow, ad esempio, si sentono le influenze degli altri cantanti che hanno cantato quelle canzoni. In questo disco – e credo che Ronnie sarebbe d’accordo con me – puoi sentire il vero Ronnie Romero, la sua voce naturale e la sua personalità. Sarà interessante vedere come questo aspetto si evolverà in futuro, man mano che io e Ronnie inizieremo a lavorare assieme sui nuovi brani.

INFINE NON POSSIAMO NON CHIEDERTI QUALCOSA DI “WHITE HORSE”.
(Ridacchia, ndr) Stai scegliendo anche le mie preferite! Amo “White Horse”, perché non è la classica canzone da tre minuti che puoi sentire in radio. E’ un brano di sette minuti abbondanti, che si evolve e cambia spesso, con passaggi che non si ripetono. E mi fa piacere che tu l’abbia scelta, perché ovviamente abbiamo pubblicato dei singoli e spesso ci si concentra su quelli, mentre è bello vedere anche la reazioni al resto dei brani.

TRA POCO INIZIERETE IL VOSTRO PRIMO TOUR, CHE PASSERA’ DALL’ITALIA, A BOLOGNA, PER IL “RETURN OF THE GODS”. COSA POSSIAMO ASPETTARCI? SUONERETE SOLO MATERIALE ORIGINALE O ANCHE QUALCOSA DEI JUDAS PRIEST?
– Stiamo valutando diverse opzioni, perché ci sono dei brani, come “White Horse”, che potrebbero non essere adatti nel contesto di un festival, dove ci saranno tante persone che non ci conoscono. Non vogliamo farli scappare via tutti, con una canzone di otto minuti! Suoneremo gran parte dell’album, ovviamente, e poi potremmo aggiungere qualcosa dei Priest o dei Rainbow, degli Accept o degli Uriah Heep, non lo so ancora. Ci divertiremo, questo è sicuro, e speriamo di portarci a casa qualche nuovo fan grazie a queste date!

RICHIE, SE DOVESSI SCEGLIERE I CINQUE CHITARRISTI CHE TI HANNO INFLUENZATO PIU’ DI TUTTI GLI ALTRI, CHI SCEGLIERESTI?
– Facile! Ho la mia top 5. Potrei citarne trecento, ma ce ne sono cinque che davvero hanno scolpito il mio modo di suonare. James Hetfield, non so se hai mai sentito nominare questa band, si chiama Metallica…

SI’, MI SEMBRA DI AVERLI SENTITI NOMINARE IN QUALCHE OCCASIONE, CREDO CHE FARANNO STRADA!
(Risate, ndr) La maggior parte dei chitarristi che conosco, nominano sempre dei chitarristi solisti, ma Hetfield ha un modo di suonare la chitarra ritmica e di scrivere che è fantastico. La chitarra ritmica ha la stessa importanza della chitarra solista. Poi, il divino Jimi Hendrix, Dave Murrey degli Iron Maiden, Zakk Wylde e Michael Schenker. Questa è la mia top 5! Poi ce ne sono tantissimi altri, Randy Rhoads, Brian May, David Gilmour… la lista potrebbe andare avanti all’infinito, ma quei cinque mi hanno davvero segnato nella mia crescita come musicista.

PUOI DARCI INVECE QUALCHE ANTICIPAZIONE SUL NUOVO ALBUM DEI PRIEST? SIAMO TUTTI MOLTO CURIOSI DI SENTIRLO.
– Tutte le registrazioni sono concluse, Andy lo sta mixando e masterizzando e poi ci sarà la parte di produzione delle copie fisiche. Secondo me è fantastico ed è ovvio che io lo dica, perché se non fosse così non avrebbe nessun senso farlo. Quando entri in studio per dare un seguito ad un album come “Firepower” che è piaciuto a così tante persone, devi darci dentro al cento per cento per fare qualcosa di ancora migliore. Abbiamo alzato l’asticella e se non l’avessimo raggiunta, semplicemente non avremmo pubblicato il disco. E’ un album in pieno stile Judas Priest, non posso dire altro, ma non vedo l’ora che lo ascoltiate.

TEMPO FA ERA USCITA UNA NOTIZIA CHE RIGUARDAVA TE E STEVE HARRIS. ALL’EPOCA SUONAVI CON SUA FIGLIA LAUREN E LUI TI AVREBBE DETTO CHE, SE FOSSE CAPITATA L’OCCASIONE, AVREBBE AVUTO PIACERE DI AVERTI CON LUI NEGLI IRON MAIDEN. E’ VERO?
– Sì e no, nel senso che Steve Harris mi disse che, se mai ne avesse avuto bisogno, mi avrebbe volentieri chiamato nella sua band. Però non so se si riferisse agli Iron Maiden o ai British Lion. La rete è saltata subito alla conclusione che si parlasse dei Maiden, ma non posso saperlo. Credo che all’epoca i British Lion esistessero già, anche se ancora non avevano pubblicato un album. Comunque sia è stato un grande complimento per me! Steve è stato importante per me, sia musicalmente, sia per l’opportunità che mi ha dato nel suonare con Lauren.

INVECE UN’ULTIMA DOMANDA, SEMPRE SUL TUO PASSATO: PRIMA DI ENTRARE NEI PRIEST HAI COLLABORATO COME ARRANGIATORE ANCHE CON CHRISTOPHER LEE. COSA PUOI DIRMI SU QUESTA COSA?
– E’ stata un’esperienza incredibile: è successo poco prima che i Priest mi chiamassero. Il team che lavorava con Christopher Lee aveva già un bel po’ di canzoni già pronte, ma che erano state pensate per essere suonate in versione orchestrale. Mi chiesero quindi di arrangiarle in modo che potessero essere adatte ad un contesto metal. La struttura delle canzoni era pronta, le voci anche, io ho aggiunto i riff di chitarra, basso, batteria su dei demo, li mandai a loro per approvazione, ma alla fine non riuscii a suonarli effettivamente sull’album, perché nel mentre mi chiamarono i Priest.
Sir Cristopher Lee era una persona meravigliosa ed è stata una bella esperienza: lo incontrai solo una volta e si vedeva che lui era una persona di un’altra generazione ed è stato incredibile ascoltare la sua opinione sugli eventi correnti o le sue esperienze di vita. E’ stato un personaggio leggendario e la sua memoria non morirà mai, è parte della nostra Storia.

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