ELVENKING – Album O Progetto?

Pubblicato il 23/12/2008 da
 
Dopo un album decisamente heavy come “The Scythe”, il nuovo lavoro degli Elvenking “Two Tragic Poets (…And A Caravan Of Weird Figures)” ha lasciato decisamente spiazzati i fan che li seguono sin dagli esordi. Un disco quasi totalmente acustico che ha evidenziato il lato più folkloristico e soft del gruppo, ma comunque divertente e in linea con lo stile della band. La cura degli arrangiamenti, le buone idee e i miglioramenti sia dal punto di vista compositivo che strumentale sono oggi i punti di forza della folk-power metal band friulana, un gruppo che sta dimostrando carattere e determinazione nel cercare di riproporsi sempre sotto vesti differenti. Abbiamo fatto due chiacchiere con Aydan, chitarrista nonché fondatore della band.

 

 
 
CIAO AYDAN, INNANZITUTTO COMPLIMENTI PER IL NUOVO DISCO ACUSTICO “TWO TRAGIC POETS (…AND A CARAVAN OF WEIRD FIGURES)”: TI VA DI INIZIARE PROPRIO DA QUI?
“Certo! Diciamo che questo disco è abbastanza atipico per gli Elvenking e forse più che un album può essere considerato quasi come un progetto. Si tratta infatti di un lavoro quasi totalmente acustico, sebbene in linea con il nostro sound, una cosa a sé stante che rappresenta la necessità della band di esplorare il proprio lato più romantico e certe sonorità che già erano presenti sugli album precedenti ma non in modo così approfondito. E’ un azzardo che abbiamo proposto alla nostra casa discografica, la quale stranamente ne è rimasta contenta e ci ha spinto alla realizzazione di un full-length anziché un EP di poche canzoni”.

QUINDI CONSIDERATE “TWO TRAGIC POETS” PIÙ COME UN EPISODIO ISOLATO, UN ESPERIMENTO?
“Oddio…isolato non saprei, visto che comunque è stata una cosa bella da realizzare, diversa dal solito e per la quale ci siamo sentiti molto a nostro agio. Non voglio quindi dire che non ripeteremo mai più questo tipo di esperienza, ma chiaramente il lato degli Elvenking è più elettrico, heavy. Per ora diciamo che si tratta di un album singolo, poi vedremo che succederà nel futuro”. 

COME E’ NATA L’IDEA DI REALIZZARE UN ALBUM ACUSTICO?

“E’ un’idea che avevamo da un po’ di tempo a dire la verità. Pensa che una sera, durante il tour europeo con i Jon Oliva’s Pain, per problemi tecnici ci siamo dovuti spostare in un locale più piccolo e lì abbiamo improvvisato un set acustico. In quella occasione ci siamo resi conto del fatto che la nostra musica potesse avere un ottimo impatto anche in questa forma. Abbiamo iniziato pian piano a pensarci sul serio e siamo arrivati a questo album”.

CHI HA CONTRIBUITO ALLA STESURA DEI PEZZI?
“Tutti i brani sono stati scritti da me e da Damna (il cantante) come al solito. Gli altri membri hanno partecipato e contribuito agli arrangiamenti in maniera fondamentale. Per esempio, molto lavoro è stato fatto da Elyghen al violino, che ovviamente in questo ambito acustico ha avuto molto spazio”.

HO APPREZZATO MOLTO LE NUOVE VERSIONI DI “THE WANDERER” E DI “THE WINTER WAKE”, COME AVETE SCELTO I PEZZI DA RIPROPORRE IN VERSIONE ACUSTICA?
“Sostanzialmente volevamo riproporre in chiave acustica dei pezzi vecchi e infatti, oltre a questi, ci sono anche ‘The Perpetual Knot’ sul singolo e ‘Skywards’ sull’edizione giapponese. Quelli che hai citato tu sono però quelli che hanno beneficiato di più di questa trasformazione. Rivisti in questa dimensione cambiano completamente impostazione e dimostrano come la stessa melodia possa esprimersi in maniera diversa. Per questo ritengo molto interessanti queste nuove versioni”.

COME MAI NON AVETE OPTATO PER “THE DIVIDED HEART”, VISTO IL SUCCESSO CHE HA OTTENUTO?
“Non abbiamo voluto riadattare ‘The Divided Heart’ perchè secondo noi è una canzone perfetta così com’è, e tuttora è uno dei nostri pezzi di maggior successo. Non so quindi se avesse giovato o meno di una versione acustica. Inoltre, il fatto che è molto recente non ha stimolato noi musicisti nel riproporla in una veste differente”.

VISTO L’OTTIMO RISULTATO NON VI È MAI VENUTO IL DUBBIO CHE SIA QUESTA LA VOSTRA DIMENSIONE IDEALE, PIUTTOSTO CHE IL SOUND PIÙ STRETTAMENTE METAL DEI PRECEDENTI LAVORI?
“E’ una paura più che altro! Ci spaventa la cosa, perchè noi siamo nati e siamo cresciuti come band elettrica, ci piace l’energia, suonare metal e avere un impatto di questo genere sul palco. Speriamo che, avendo esplorato con questo album una maniera differente di proporre certe atmosfere, riusciremo ad esprimerle altrettanto efficacemente sul prossimo lavoro, che sarà elettrico”.

DAL PUNTO DI VISTA LIRICO, QUALI SONO I SOGGETTI E I TEMI CHE AVETE AFFRONTATO?
“Abbiamo spaziato moltissimo. Ci sono pezzi che affrontano cose molto personali e introspettive e altri che trattano argomenti più divertenti e ironici. Possiamo dire che ‘Two Tragic Poets’ contiene alcuni dei nostri testi migliori”.

CHI HA REALIZZATO LA COPERTINA E QUAL E’ STATA L’IDEA DI BASE?
“L’artista è Gyula Havancsak, lo stesso che ha disegnato le copertine di ‘The Scythe’ e ‘The Winter Wake’. Ormai conosciamo bene il suo modo di lavorare e di lui ci fidiamo ciecamente. In questo caso abbiamo usato un differente approccio anche dal punto di vista artistico, proprio per sottolineare la direzione musicale dell’album. Credo che Gyula abbia fatto un ottimo lavoro anche questa volta”.

SCUSA, MA A CHI PIACE BELINDA CARLISLE (SU “TWO TRAGIC POETS” E’ PRESENTE ANCHE LA COVER DELLA POP HIT ANNI ’80 “HEAVEN IS A PLACE ON EARTH”, ndR)?
“(risate, ndR) A tutti quanti! Siamo tutti cresciuti in quegli anni e questo tipo di sonorità anni ’80 era il primo approccio con la musica. Ci è sembrato interessante cercare di riproporre questa canzone in versione Elvenking.”

NOTO CHE IN FORMAZIONE AVETE ANCORA SOLO UN CHITARRISTA DOPO L’USCITA DI JARPEN, MENTRE DAL VIVO COMUNQUE UTILIZZATE UNA SECONDA CHITARRA. NON AVETE ANCORA TROVATO UN NUOVO CHITARRISTA O SI TRATTA DI UNA SCELTA?
“Vedi, noi siamo una band nata e cresciuta con due chitarre. Abbiamo suonato per un periodo con una chitarra sola, ma dal vivo la seconda è indispensabile. Per questo credo che Raffaello, il chitarrista che ora suona con noi dal vivo, presto entrerà a far parte ufficialmente della lineup”.

VEDENDO LA PROFONDA DIFFERENZA TRA “TWO TRAGIC POETS” E IL PRECEDENTE “THE SCYTHE”, MI VIENE SPONTANEO CHIEDERTI SU CHE COORDINATE SI MUOVERÀ  IL PROSSIMO LAVORO…
“Non credo che riusciremo a realizzare un nuovo album prima del 2010, anche se avevamo già iniziato a buttare giù le idee per un album elettrico prima ancora di iniziare a lavorare a quello acustico. Per quanto riguarda le coordinate stilistiche non so ancora dirti con precisione cosa verrà fuori, ma potrei azzardare che si muoveranno su una via di mezzo tra le sonorità heavy di ‘The Scythe’ e il romanticismo e alcuni momenti emozionali di ‘Two Tragic Poets’”.

VISTO CHE È LA PRIMA VOLTA CHE RILASCIATE UN’INTERVISTA PER METALITALIA.COM, TI VA DI PRESENTARE I VOSTRI PRECEDENTI LAVORI AI NOSTRI LETTORI E DIRCI QUALCOSA SULLA STORIA DELLA BAND?
‘Heathenreel’: è il nostro debutto uscito nel 2001. Si tratta di un album particolare, che mostrava per la prima volta gli Elvenking e la nostra volontà di unire partiture heavy a spaccati acustici più emozionali. E’ un album che non ha goduto di una grande promozione ma poi, nel corso degli anni, ha incrementato la propria notorietà. Contiene canzoni molto complesse e soluzioni che al giorno d’oggi vediamo un po’ diversamente, ma in ogni caso è un disco di cui andiamo fieri.

‘Wyrd’: è l’album in cui c’è stato il cambio di cantante, perchè Damnagoras aveva lasciato il gruppo. E’ stato un periodo difficile anche per questa situazione e forse il disco stesso ne ha subito le conseguenze. Nonostante le caratteristiche fossero simili all’album precedente, possiamo considerarlo un lavoro di passaggio.

‘The Winter Wake’: vede il ritorno di Damnagoras alla voce e l’abbandono invece di Jarpen, il chitarrista che aveva fondato con me la band. E’ il primo album in cui abbiamo cambiato approccio, provando qualcosa di diverso e mettendo al centro di tutto la canzone in sé. E’ forse il lavoro che contiene i nostri pezzi più conosciuti e apprezzati. E’ un disco di successo.

‘The Scythe’: un disco decisamente heavy per i nostri standard, perchè volevamo creare un album molto forte, d’impatto. ‘The Scythe’ ci ha aperto molte porte ed è stato sia molto apprezzato che criticato da una parte dei fan, i quali si aspettavano altro. In ogni caso cercavamo proprio qualcosa di diverso e che fosse stimolante per noi stessi. Noi cerchiamo infatti di non ripeterci mai”.

OK AYDAN, GRAZIE MILLE PER L’INTERVISTA. A TE LE ULTIME BATTUTE...
“Grazie mille a te. Se volete qualcosa di diverso, di più emozionale e soft rispetto ai soliti ascolti, provate con ‘Two Tragic Poets’!”.

 
 
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