A qualche anno di distanza dal suo predecessore, esce “Secrets Of The Magick Grimoire” il nuovo album di una delle band di spicco del panorama metal italiano, gli Elvenking. Opera riuscitissima in cui la compagine friulana ha proseguito e consolidato il loro percorso di riscoperta della matrice del loro sound e del loro genere musicale. Abbiamo colto l’occasione per parlare di questo nuovo lavoro e di altro con il chitarrista Aydan.
“SECRETS OF THE MAGICK GRIMOIRE” ESCE DOPO IL PERIODO DI PAUSA PIÙ LUNGO DELLA VOSTRA CARRIERA: È STATA DURA TORNARE A COMPORRE?
– E’ stato difficile, si. Soprattutto dopo un album come “The Pagan Manifesto” che già nel titolo stesso si proclamava un vero e proprio riassunto della nostra carriera e un ritorno alle nostre origini. Un album che da un certo punto consideriamo ‘definitivo’ nel definire il suono e l’entità di noi Elvenking. Per cui dare un successore degno a questo album rappresentava una vera e propria sfida ed è una cosa che abbiamo rimandato il più possibile, non essendo nemmeno sicuri se avesse senso dare un successore a quell’album. Da qui la pausa in assoluta più lunga della nostra carriera. Quando io e Damna ci siamo trovati per raccogliere qualche idea e vedere se il materiale potesse essere di qualità sufficiente, abbiamo voluto fare un passo ancora più lungo e non avere limiti e creare una sorta di opera senza nessuna concessione a regole e aspettative. Il materiale è spesso molto complesso e intricato, pieno di sovrapposizioni musicali e questo inevitabilmente può spiazzare durante i primi ascolti, ma per chi avrà la voglia e la pazienza di andare a fondo sono sicuro apprezzerà il senso dell’album.
IL CAMBIO DI BATTERISTA IMMAGINO SIA STATO UN BEL COLPO, CONSIDERANDO DA QUANTO ERA CON VOI SYMOHN. L’INGRESSO DI LANCS È STATO UNO STIMOLO IN PIÙ?
– Sicuramente preferiremmo sempre evitare qualsiasi tipo di cambio di line-up, ma è sicuramente più importante l’entità della band che il singolo elemento, chiunque esso sia. Symohn è sicuramente uno dei batteristi più preparati in Italia, ma Lancs non è assolutamente da meno e avevamo necessità di un batterista che suonasse per la band e che mettesse le proprie capacità al servizio del nostro stile compositivo. E’ sicuramente stato uno stimolo aggiuntivo.
QUEST’ALBUM HA MOLTO DA FAR SENTIRE SOTTO LO STRATO MELODICO: SI SENTONO INFLUENZE DI METAL PIÙ ESTREMO (DEATH, BLACK ANNI’90), MI SBAGLIO?
– Assolutamente no, anzi. La nostra intenzione è proprio stata quella di creare un album legato a tutte le sonorità anni ‘90 che abbiamo tanto amato, e a quegli album che rimangono tutt’ora dei capolavori inarrivabili. L’intero album è a mio avviso un lavoro di ricerca a sonorità e strutture di quegli album, e come dici in modo assolutamente corretto, con un occhio a tutta la scena estrema, dal death metal al black metal. E’ un album pieno di influenze estreme, anche se probabilmente solo un orecchio molto allenato può riscontrarle e comprenderle. Io e Damna ci siamo proprio immersi nell’ascolto di molti album black metal di quel periodo per assaporarne certe atmosfere e costruzioni prima di affrontare il songwriting dell’album.
INFLUENZE ESTREME CHE NON TOLGONO SPAZIO AL VOSTRO LATO PIÙ STRUMENTALE E FOLK, TUTTO SENZA ECCEDERE. TROVO NELL’EQUILIBIO LA FORZA DI QUEST’OPERA: È STATA DIFFICILE IN FASE DI PRODUZIONE?
– Ovviamente rimaniamo sempre una band melodica, ma credo che chi conosca profondamente questa musica capisce perfettamente che rispetto a molte altre band melodiche noi abbiamo una marcata influenza estrema nel nostro modo di comporre. Io ho sempre considerato gli Elvenking più come un gruppo estremo con voce melodica, piuttosto che un gruppo puramente power. E credo questo si sia poi realmente manifestato in album come “Heathenreel”, The Scythe” e i nostri due ultimi album in particolare. Il nostro lavoro è sempre quello di far coesistere all’interno delle stesse strutture l’anima melodica e l’anima più estrema senza che questo risulti una forzatura e che il risultato finale risultasse più magico ed evocativo possibile.
A PROPOSITO DI INFLUENZE: AVETE ANCORA BAND, IN PARTICOLARE, A CUI VI ISPIRATE O DA CUI PRENDER SPUNTO?
– Credo che siano sempre le band che ci abbiano ispirato dagli anni 90: per citarne alcune Skyclad, vecchi Dark Tranquillity e In Flames, King Diamond e Mercyful Fate, Blind Guardian, Annihilator, Candlemass act più estremi come Cradle of Filth, Dimmu Borgir, Naglfar, Satyricon e tutta la parte di classico heavy metal o power come Iron Maiden, Helloween e moltissimi altri. Questi nomi fanno parte della nostra formazione insieme a centinaia di altri album degli anni ’80 e ’90. Oggi giorni non credo ci siano band che ci possano ispirare fortemente perché credo abbiamo raggiunto un nostro sound definito, che è ovviamente la somma di molte esperienze personali e di un numero vastissimo di ascolti e ispirazioni.
IN GENERALE SU QUESTO LAVORO SI SENTONO TUTTE LE VOSTRE SONORITÀ MATURATE IN UNA CARRIERA ORMAI VENTENNALE: AVETE ANCORA QUALCOSA IN SERBO PER I VOSTRI FAN? MAGARI È PRESTO PER CHIEDERLO, MA MUSICALMENTE SEMBRA ESSERCI UN FILO CONDUTTORE TRA LE ULTIME USCITE, PIÙ VOTATE AL SOUND D’ORIGINE: CONTINUERETE SU QUESTA STRADA O PENSATE DI EVOLVERVI ANCORA?
– La nostra espressa volontà con “The Pagan Manifesto” e con “Secrets of the Magick Grimoire” successivamente è stata proprio quella di tornare alle origini della band, E non solo alle origini del sound ma proprio alle origini concettuali della band. Abbiamo sentito la necessità di ritrovare noi stessi e le passioni e le emozioni che ci avevano spinto a formare gli Elvenking quasi 20 anni fa con delle specifiche volontà. Quindi non solo la ricerca di un sound personale che potesse mescolare le nostre influenze nel creare una miscela di musica oscura, evocativa e romantica ma anche tutto ciò che riguarda l’aspetto visuale o dei testi. Quindi credo che il tempo delle sperimentazioni su territori estranei a questo sia per noi finito. Lo abbiamo fatto per tanti anni, soprattutto per dimostrare a noi come songwritier di essere in grado di poter affrontare diverse cose mantenendo un certo livello qualitativo. Ma ora siamo consapevoli di quale debba essere la forma musicale e concettuale degli Elvenking e se ci fosse del nuovo materiale questo seguirebbe sicuramente questa strada.
PARLACI DELLE COLLABORAZIONI SU QUESTO ALBUM: CE NE SONO SOLO A LIVELLO VOCALE?
– Non solamente. Abbiamo chiesto la collaborazione di alcuni artisti che consideravamo potessero aggiungere qualcosa di realmente importante alle canzoni, senza interessarci se questi nomi potessero essere tali da farci vendere 10 copie in più. Quindi non nomi importanti per essere esposti o annunciati ma performance artistiche che sentivamo servissero in determinati punti di alcune songs. Così uno dei nostri artisti a tutto tondo preferiti in assoluto, Snowy Shaw canta la parte del cerimoniere in “At The Court Of the Wild Hunt”. Angus Norder dei Witchery si è occupato delle parti in growl. Inoltre abbiamo anche voluto avvalerci della collaborazione di Jonny Maulding, leader dei Bal-Sagoth e collaboratore di lunga data dei My Dying Bride, perché ritenevamo che il suo stile di arrangiamento di orchestrazioni e pianoforti potesse adattarsi perfettamente alle atmosfere mistiche e romantiche di “Secrtes of the Magick Grimoire”.
NON SIETE MAI STATI SOLO NÈ POWER, NÈ FOLK O ALTRO DI BEN DEFINIBILE. C’È UN GENERE IN CUI VI RITROVATE PIÙ DI ALTRI?
– Non credo si possano definire gli Elvenking come una band power, e nemmeno propriamente folk. Io ho sempre apprezzato per esempio la definizione pagan metal, così come erano definiti gli Skyclad degli anni ’90, poiché non da nessuna descrizione a livello musicale e non racchiude il sound all’interno di confini che diano delle aspettative. Quello che abbiamo sempre cercato di fare, in particolare con il nostro album di debutto e gli ultimissimi album, è quello di ritrovare quell’aspetto oscuro, mistico e misterioso che io ritrovo solo in alcuni grandi album degli anni 90.
QUALE CANZONE CONTENUTA NELL’ALBUM LO RAPPRESENTA DI PIÙ SECONDO TE?
– Difficile nominare una solo canzone a rappresentare da sola un disco che di per sé voleva essere proprio un grimorio di cui ogni canzone rappresenta una pagina da sfogliare, come un ricettario di incantesimi e magie; è sicuramente per me difficile. Di sicuro ci sono songs più dirette e invece altre che sono delle piccole storie raccontate e che mutano all’interno di sé stesse seguendo le emozioni dei testi. Queste sono sicuramente più difficili da comprendere ad un primo ascolto ma sono sicuro che una volta entrati nelle trame dell’intero album possano essere ancor più apprezzate.
COME VEDETE LA SCENA POWER METAL ITALIANA RAPPORTATA CON QUELLA EUROPEA, E QUELLA METAL NOSTRANA IN GENERALE?
– Domanda rischiosissima. Vorrei dire che la scena italiana è allo stesso livello di quella europea, e probabilmente dal punto di vista qualitativo sicuramente lo è. Purtroppo quello che a noi manca è proprio la partecipazione alla scena e il supporto della gente e un numero sufficiente di strutture serie che possano ospitare degli eventi degni. È un cane che si morde la coda alla fine. Senza supporto non ci possono essere gli eventi medio-piccoli di qualità e di conseguenza non possono esistere strutture atte ad ospitarli.
IN SUPPORTO ALL’ALBUM AVRETE PIANIFICATO SICURAMENTE UN TOUR: PIÙ ITALIA O PIÙ DATE ALL’ESTERO?
– Abbiamo deciso di suonare in Italia un numero limitato di date. Come probabilmente saprai abbiamo più riscontro all’estero rispetto a qui in patria, ma non eravamo intenzionati a lasciare da parte il nostro paese, quindi abbiamo deciso di organizzare un numero limitato di date di supporto a “Secrets of the Magick Grimoire” in Italia. Abbiamo suonato le prime date in Dicembre con una buona accoglienza e adesso non vediamo l’ora di proseguire. Poi saremo in diversi festival nel 2018 in Francia, UK, Germania, Spagna, Portogallo, ecc. e contiamo di portare il nostro album in giro live il più possibile.