Con il nuovo album “Era”, l’ennesimo di una discografia costantemente di buon livello, gli Elvenking hanno fatto segnare un parziale ritorno verso le sonorità più power e veloci legate ai primi dischi. La band friulana, nel corso della sua storia, ha saputo variare proposta artistica senza paura di scontentare il proprio pubblico. Se questo da un lato, soprattutto con il penultimo, piuttosto leggero e orecchiabile “Red Silent Tides”, ha portato al gruppo qualche critica, dall’altro dimostra come la band non abbia intenzione di piegarsi al volere dell’ascoltatore ma, al contrario, cerchi sempre una strada propria. Se questo approccio al fare musica, dal punto di vista della ‘simpatia’, paghi o meno, soprattutto verso un pubblico conservatore come quello italiano, è tutto da vedere, ma sotto l’aspetto artistico è sicuramente un valore aggiunto che poche band possono vantare. I due chitarristi Aydan e Rafahel ci hanno raccontato come il gruppo abbia rinnovato la propria formazione, come abbia realizzato “Era” con il contributo di ospiti illustri e come gli Elvenking continuino a guardare avanti nonostante in Italia non abbiano ancora raccolto il consenso meritato.
“ERA” È IL PRIMO VOSTRO ALBUM CON UNA FORMAZIONE RINNOVATA NELLA SEZIONE RITMICA, VOLETE SPIEGARCI I MOTIVI PER CUI ZENDER (BATTERIA) e GORLAN (BASSO) HANNO LASCIATO LA BAND?
Rafahel: “Sono gli impegni, sia economici che di tempo, a portare avanti una band come la nostra. Quando l’età e le famiglie giustamente portano via degli spazi, bisogna fare delle scelte”.
Aydan: “A volte accade che quando una band passa da un livello basso a un livello medio, gli impegni raddoppino ma i ritorni economici restino gli stessi. Non è facile quindi per una persona che magari ha moglie, figli e mutuo da pagare… In Italia purtroppo, a parte qualche band, questa è la situazione”.
I NUOVI RAGAZZI INVECE SONO PIÙ LIBERI DA QUESTO PUNTO DI VISTA?
Rafahel: “I nuovi arrivati, Symohn (batteria) e Jakob (basso), sono giovani e motivatissimi, anche perchè vogliono fare i musicisti di professione, e sanno bene quali sono le difficoltà in un ambiente come questo. Sono molto preparati e hanno fornito anche un notevole supporto tecnico per la nuova direzione della band”.
SUL NUOVO ALBUM “ERA”, IL PRIMO BRANO “THE LOSER” PARE SCRITTO APPOSTA PER PRESENTARE I NUOVI MEMBRI…
Aydan: “Ce lo fai notare tu adesso…non era quella l’intenzione, ma in effetti basso e batteria su quel pezzo sono ottimi protagonisti”.
LA COMPOSIZIONE DEI PEZZI IN CHE MODO È STATA INFLUENZATA DALLA PRESENZA DI QUESTI NUOVI RAGAZZI?
Aydan: “La loro presenza ci ha liberato le strade per fare cose che in precedenza sapevamo di non poter fare. I nuovi membri ci hanno dato spazio illimitato per poter osare ancora di più rispetto al passato. Ci hanno consentito di inserire anche qualcosa di più tecnico. A noi non ha mai importato mostrare il livello tecnico, ma ovviamente quando hai musicisti che suonano in questa maniera, metterli in evidenza è anche un valore aggiuto per la qualità del brano”.
COME REGISTRAZIONE E PRODUZIONE VI SIETE INVECE AFFIDATI ANCORA UNA VOLTA A NINO LAURENNE, AL POSTO DI DENNIS WARD CHE AVEVA CURATO “RED SILENT TIDES”...
Rafahel: “Abbiamo deciso di tornare a registrare in Finlandia perchè conosciamo Nino e, vista la natura dei nuovi pezzi, ci sembrava la scelta artistica giusta. Abbiamo indurito il sound rispetto a ‘Red Silent Tides’ e anche la produzione doveva essere adeguata a questa direzione”.
IN REALTÀ NON NOTO UNA DIFFERENZA COSÌ MARCATA TRA I DUE ALBUM. DI SICURO NON UNO STACCO COME TRA “THE SCYTHE” E I DISCHI PRECEDENTI, AD ESEMPIO.
Aydan: “Nell’intervista precedente ci hanno dato un’altra opinione (risate, ndR)”.
A MIO AVVISO ENTRAMBI GLI ULTIMI DUE ALBUM IN COMUNE HANNO UNA RICERCA DI UNA MELODIA PIÙ ACCESSIBILE, CHE PASSA ANCHE PER INFLUENZE HARD ROCK E UNA COMPONENTE POWER METAL MOLTO RIDOTTA RISPETTO SOPRATTUTTO AI PRIMI DISCHI, ANCHE SE SU “ERA” QUALCHE EPISODIO POWER È TORNATO...
Aydan: “Diciamo che l’album precedente è molto legato a sonorità hard rock più leggere”.
Rafahel: “Nello stile vocale e nei ritornelli probabilmente sì, c’è qualcosa in comune”.
Aydan: “Sul nuovo ci sono anche elementi più aggressivi e veloci, ritmiche più serrate. Vedo i due album abbastanza distanti, ma ognuno ha il suo punto di vista”.
NON MI HA CONVINTO PIENAMENTE L’APPROCCO VOCALE SPORCATO SU UN PAIO DI PEZZI. MI SEMBRA CHE DAMNA ABBIA USATO UN APPROCCIO ALLA HARDCORE SUPERSTAR’ PER INTENDERCI, CHE IN ALCUNI EPISODI MI È SEMBRATO UN PO’ FORZATO.
Rafahel: “È chiaro che nella band convivano varie influenze hard rock legate ai gusti di Damna, che poi sfociano anche nella sua band, gli Hell In The Club. Poi può piacere o meno ma è una cosa importante per noi. Chiudersi in un genere con tutti i suoi clichè innanzitutto non è una cosa che ci piace e poi questo variare ci permette anche di essere apprezzati da altri tipi di ascoltatori”.
Aydan: “Io e Rafahel non abbiamo questo tipo di influenze…si tratta di commistionarle tra loro”.
COME AVETE PRESO IL FATTO CHE DOPO “RED SILENT TIDES” C’E’ STATO QUALCUNO CHE VI HA DEFINITO ‘EMO-POWER’?
Aydan: “Guarda, ne abbimo sentite di tutti i colori!”.
Rafahel: “Gli Emo-king ci hanno chiamato!”.
A LIVELLO DI TEMATICHE INVECE “ERA” SU COSA È INCENTRATO?
Aydan: “In questo album siamo tornati molto indietro ai nostri primi dischi anche come testi. Molte tematiche sono legate a quelle che erano le nostre idee originarie di paganesimo che avevamo portato avanti coi primi lavori. La ricerca in quello che è essere sè stessi al di là di quello che ti sta attorno, essere consapevoli e fieri di sè stessi indipendentemente da quelli che sono i giudizi esterni. Molte canzoni di ‘Era’ sono legate a questi aspetti. Mi vengono in mente ‘I Am The Monster’ o ‘The Loser’. Altre tematiche sono invece legate al paganesimo vero e proprio, ossia la consapevolezza di noi su questa terra rispetto alla natura”.
AVETE NOMINATO IL PEZZO “I AM THE MONSTER” SU CUI È OSPITE JON OLIVA DI SAVATAGE E JON OLIVA’S PAIN. COME È NATA QUESTA COLLABORAZIONE?
Aydan: “Jon Oliva lo conosciamo dal 2006, quando siamo stati per due settimane in tour con i suoi Jon Oliva’s Pain. Due settimane assieme sullo stesso tourbus e la cosa incredibile è stata come siamo stati accolti. Eravamo un gruppo giovanissimo, venuto dal nulla, e lui e la sua band ci hanno accolto benissimo. Lui per me è una leggenda, considero certi album dei Savatage come dei capolavori. Quando ha scoperto che eravamo italiani, col fatto che lui ha origini italiane, ci chiamava ‘paisan’…è una persona assolutamente alla mano. Avevamo parlato più volte di collaborare con lui. Questa volta avevamo le canzoni giuste per chedergli di metterci la sua voce su un paio di pezzi”.
SU “ERA” C’È ANCHE IL POLISTRUMENTISTA DEI FOLKSTONE, MAURIZIO CARDULLO, CHE SI È OCCUPATO DELLE PARTI FOLK.
Rafahel: “Siamo amici dei Folkstone, abbiamo suonato con loro, ed entrambe le band, seppur con un approccio diverso, portano avanti un discorso legato al folk metal. Loro sono più legati all’uso di strumenti tradizionali e da lì è nata l’idea di arricchire il nostro sound chiamando Maurizio”.
MAURIZIO HA SUONATO DELLE PARTI COMPOSTE DA VOI O HA CONTRIBUITO ANCHE LUI ALLA COMPOSIZIONE?
Aydan: “Un po’ e un po’. Alcune cose le abbiamo composte noi e altre le ha messe lui. In quanto strumentista legato a quel genere e all’uso di quegli strumenti, sa bene cosa suonare”.
VOI, NONOSTANTE I VARI CAMBI DI STILE INTRAPRESI NELLA VOSTRA DISCOGRAFIA, VI RITENETE UNA FOLK METAL BAND?
Rafahel: “Diciamo che è metal con influenze folk. Certo se ci paragoni ai Folkstone, siamo tutt’altra cosa e quando suoniamo con loro veniamo criticati dal pubblico più legato al folk. Da un lato sono stupito del successo che stanno avendo, dall’altro sono molto felice per loro”.
AVETE FATTO DIVERSI TOUR ANCHE ALL’ESTERO. COME SIETE ACCOLTI QUANDO SUONATE FUORI DAI CONFINI NAZIONALI?
Aydan: “Spesso al di là delle nostre aspettative. Siamo stati in tour con i Rhapsody Of Fire in paesi come Repubblica Ceca, Polonia o Austria, e lì ci hanno accolti benissimo. Qui in Italia invece spesso siamo criticati… Non voglio dire se questo sia giusto o meno, ma forse il pubblico italiano dovrebbe lasciare stare certi pregiudizi e guardare più al lato musicale”.
SIETE IN GIRO DA UN PO’ DI ANNI E CON SETTE DISCHI ALLE SPALLE. COME MAI NON AVETE MAI FATTO UN FESTIVAL COME IL GODS OF METAL?
Aydan: “Eh, be’…la domanda è anche la risposta…in effetti mi sembra assurdo andare a suonare in Germania al Summer Breeze, al Bloodstock, negli Stati Uniti, in Russia, però in Italia il Gods Of Metal…”.
Rafahel: “È off limits”.
IL TOUR O LA DATA DI CUI AVETE IL MIGLIOR RICORDO?
Rafahel: “Direi due occasioni. La prima il Prog Power USA, per via del calore del pubblico, dell’organizzazione, dell’accoglienza e per il fatto di aver potuto suonare con delle grandi band. Un’atmosfera mai provata”.
Aydan: “Forse il fatto che negli USA questo genere di musica non è così esposto, fa sì che i fan si concentrino in eventi più mirati e siano così caldi”.
Rafahel: “Per par condicio, la seconda bellissima occasione invece è stata una data a Mosca, dove eravamo solo noi headliner e senza supporti. Anche lì il pubblico è stato fantastico, molto caldo”.
DA QUELLE PARTI GLI ARTISTI ITALIANI SONO PIUTTOSTO VALORIZZATI, O SBAGLIO?
Rafahel: “C’erano in giro per Mosca le gigantografie di Toto Cotugno, fai te (risate, ndR)!”.
ORA INVECE SARETE IN TOUR CON I SECRET SPHERE…
Aydan: “Il nostro obiettivo è dare al pubblico italiano due band che secondo noi sono di qualità. Vogliamo cercare di far cambiare idea al pubblico italiano, farlo ricredere sulla qualità del metal italiano, proponendo in un periodo di crisi e al prezzo popolare di dieci euro due band di medio livello. Cercheremo di curare anche il lato scenografico. È un po’ una scommessa, vedremo se il nostro pubblico sarà presente”.
FARETE ANCHE QUALCOSA DI ACUSTICO?
Aydan: “No, nel tour penso proprio che faremo tutto elettrico. Abbiamo comunque l’idea di portare dal vivo in altre occasioni la nostra dimensione acustica”.
AVETE FINALMENTE QUALCOSA IN PROGRAMMA PER L’EVENTUALE REGISTRAZIONE DEL VOSTRO PRIMO LIVE?
Rafahel: “Si balena la possibilità di farlo il prossimo anno, organizzando un bello show e registrandolo per un DVD”.