Con la pubblicazione del nuovo “Reader Of The Runes – Rapture” la storia degli Elvenking continua senza soste ed è ancora una volta contraddistinta dalla personalità che la band italiana ha sempre dimostrato fin da quel lontano 2001, anno nel quale veniva pubblicato l’indimenticato debutto a nome “Heathenreel”, esordio capace fin da subito di attirare le attenzioni attorno ai giovanissimi musicisti friulani.
Un sound che continua ad evolversi miscelando molteplici influenze tra power e pagan-folk metal, le quali ancora una volta trovano un perfetto equilibrio all’interno delle composizioni create dai due leader della band: Damna e Aydan, rispettivamente cantante e chitarrista.
E’ con quest’ultimo che abbiamo avuto il piacere di scambiare alcune domande e punti di vista su questa nuova pubblicazione e su tanti altri argomenti inerenti alla storia degli Elvenking ed alla musica in generale.
CI ERAVAMO LASCIATI NEL 2019 DOPO LA PUBBLICAZIONE DI “DIVINATION”, PRIMA DELLE TRE PARTI DI “READER OF THE RUNES”. ERAVATE CARICHI E PRONTI PER PROSEGUIRE SPEDITI E CONTINUARE SENZA TROPPA ATTESA LA TRILOGIA. MA POCO DOPO È ARRIVATA LA PANDEMIA, CON TUTTI I DUBBI ED I PROBLEMI AD ESSA LEGATI. COME HA CAMBIATO I VOSTRI PIANI?
– Esattamente. I piani iniziali erano completamente differenti. L’idea originale era completare il ciclo di live a supporto di “Divination” e di metterci al lavoro sul secondo capitolo del concept, che secondo le richieste della nostra etichetta, la AFM, avrebbe dovuto essere realizzato nel 2021.
A gennaio 2020 eravamo in tourbus in giro per l’Europa assieme ai Brothers Of Metal e abbiamo cominciato a ricevere notizie riguardanti questo virus in Cina, credendo che mai avrebbe potuto raggiungere i nostri territori, e invece… A quel punto ogni tipo di piano e di programma è saltato; avevamo un tour europeo da headliner, già completamente fissato, ed uno in Giappone, sempre in compagnia dei Brothers Of Metal, che sono stati ovviamente annullati. Ci siamo trovati con ogni attività musicale completamente bloccata senza possibilità di fare nulla.
L’unica cosa che la pandemia non ha fermato e non ha potuto fermare è stata la creatività. La cosa più intelligente che ci sembrava di poter fare era lavorare sulle idee che avevamo abbozzato e cominciare a scrivere più canzoni possibili. Inizialmente era vietato anche muoversi da comune a comune, per cui io e Damna abbiamo provato a lavorare un po’ insieme tramite canali tipo Zoom e simili, con scarsi risultati. Così abbiamo cominciato ad affinare e sgrezzare singolarmente le idee che avevamo e a fare una prima cernita di ciò che ritenevamo degno di un approfondimento, e appena ci è stato permesso di unirci abbiamo portato sul tavolo un grande numero di idee da valutare, su cui cominciare a lavorare per farle diventare canzoni Elvenking al 100%. Abbiamo continuato così fino a che ci siamo resi conto di avere già sufficiente materiale per il secondo album, ma la pandemia era ancora in corso; così non avendo altro da poter fare, musicalmente parlando, abbiamo continuato a scrivere e scrivere canzoni su canzoni.
Sinceramente credo che l’isolamento forzato a causa del Covid abbia permesso ad ognuno di noi di riconnettersi con se stesso, lasciando per un momento da parte la quotidianità oppressiva, la velocità con cui eravamo abituati a vivere e, almeno a livello personale, mi ha dato la possibilità di dedicarmi a tantissime cose che avevo lasciato da parte per mancanza di tempo o fatto in modo limitato: ho finalmente avuto il tempo per leggere moltissimi libri che si stavano accumulando sulla mia libreria, guardare tantissimi film, compresi vecchi classici che avevo in lista da tantissimo tempo e in generale ritrovare un’ispirazione artistica enorme. Questo ci ha portato a scrivere entrambi gli album in una volta sola, e probabilmente avremmo potuto continuare ancora, seguendo l’ispirazione del momento.
OGNI CAPITOLO DELLA VOSTRA DISCOGRAFIA È UNA STORIA A PARTE, NEL SENSO CHE RIUSCITE A PLASMARE IL VOSTRO SOUND RIMANENDO COMUNQUE SEMPRE FEDELI AD UN ‘TRADEMARK ELVENKING’ SEMPRE BEN RICONOSCIBILE. STAVOLTA È UN MOOD MOLTO OSCURO A FARLA DA PADRONE. SEI D’ACCORDO?
– Assolutamente d’accordo. E’ l’album più oscuro della nostra carriera, forse addirittura più oscuro di “The Scythe” poiché decisamente più grandioso ed epico rispetto all’album del 2007. Anche “Secrets Of The Magick Grimoire” era un album molto oscuro e decisamente legato alle nostre influenze black metal, forse difficilmente individuabili da chi non ha una visione musicale molto ampia.
Come dici tu giustamente, credo che ogni album della nostra carriera sia riconducibile ad una precisa essenza Elvenking, nonostante ci sia stato un periodo della nostra storia in cui abbiamo virato abbastanza drasticamente dal nostro sound originario. “Rapture” doveva seguire con le atmosfere lo svolgersi della storia degli otto personaggi che abbiamo incontrato durante il primo capitolo e addentrarsi nelle tragedie sanguinose e violente che colpiscono i protagonisti, per cui la musica non poteva che essere che così oscura e grandiosa.
DA QUALCHE TEMPO ORMAI VI AVVALETE DELLA COLLABORAZIONE DELL’ARTISTA ZSOFIA DANKOVA PER LE IMMAGINI DEI VOSTRI ARTWORK. ANCHE LA NUOVA COPERTINA È UNA VERA OPERA D’ARTE E UNA SPLENDIDA PRESENTAZIONE VISIVA DI CIÒ CHE POI SI ANDRÀ AD ASCOLTARE. POTETE PARLARCI UN PO’ DI COME È NATA QUESTA UNIONE?
– Zsofia è un’artista eccezionale. Ovviamente l’abbiamo conosciuta tramite le copertine dei Powerwolf e l’abbiamo contattata tramite il suo manager per capire come avrebbe interpretato visivamente il nostro universo, soprattutto una storia complessa come il concept di “Reader Of The Runes”, che necessitava di far immergere l’ascoltatore nelle atmosfere della storia sin dalle copertine degli album. Zsofia è stata subito in grado di entrare all’interno del mondo che abbiamo creato e rappresentarlo in modo perfetto, soprattutto mettendo su carta l’oscurità e l’epicità che volevamo trasmettere. Non possiamo essere più soddisfatti di così e ovviamente la ritroveremo anche sulla copertina del terzo capitolo.
RICORDO I TEMPI DI “THE WINTER WAKE”, AD ESEMPIO, DOVE OGNI BRANO ERA FIRMATO O DA TE O DA DAMNA. POI NEGLI ULTIMI TEMPI AVETE FUSO LE VOSTRE IDEE PER CREARE BRANI ASSIEME. COME SI È SVOLTA LA SCRITTURA DEI NUOVI PEZZI E COME RIUSCITE A TROVARE IL GIUSTO EQUILIBRIO TRA VOI?
– Credo sia stata la scelta più intelligente e la strada migliore da seguire. Unire le nostre forze e le nostre ispirazioni non può che dare un valore maggiore ad ogni composizione. Sapere cosa ne pensa Damna di un ritornello o una melodia che propongo e viceversa credo sia il confronto più utile in assoluto, perché nessuno come noi può valutarla nell’ottica di quella che è la filosofia musicale – ma non solo – degli Elvenking, che è la cosa fondamentale per noi.
Soprattutto dopo il periodo “Red Silent Tides” e “Era”, in cui andavamo a briglia sciolta nel comporre senza un obiettivo preciso, abbiamo deciso di ricominciare tutto da capo a partire da “The Pagan Manifesto” e successivamente abbiamo unito il nostro modo di comporre in un’unica forma. E’ ovvio che a volte Damna può portare una canzone semicompleta e la stessa cosa vale per me, ma viene comunque valutata nel minimo dettaglio insieme, e se entrambi non siamo convinti al 100% del risultato continuiamo a lavorarci insieme, a modificarla fino a raggiungere quella che deve essere una canzone Elvenking. Se non siamo completamente soddisfatti il brano viene cestinato, e ti assicuro che avviene molto spesso!
AMMETTO CHE SONO BASTATI I PRIMI SECONDI DI “RAPTURE” PER CAPIRE CHE SYMOHN ERA TORNATO DIETRO LE PELLI. LA FIGURA DEL BATTERISTA È SEMPRE STATA COMPLESSA PER VOI, CON TANTI CAMBI NEL CORSO DELLA VOSTRA STORIA, MA CREDO CHE LUI RIESCA A DARE UNA DINAMICITÀ ED UNA CARICA, ANCHE DAL VIVO, CHE NON HA EGUALI. SEI D’ACCORDO? COME SI È SVOLTO QUESTO ENNESIMO CAMBIO ALLA BATTERIA?
– Parlando sinceramente, Symohn è uno dei migliori batteristi della scena italiana e non solo, su questo non ci sono dubbi. Ma ha il ‘difetto’ di ‘suonare la batteria’, e di volerla suonare al meglio della sua espressione creativa e questo, per una band come la nostra, che necessita spesso di mettere il singolo strumento al servizio della canzone e quindi di metterlo in qualche modo in secondo piano, è stato un problema in passato, non lo nascondo.
Per noi la prima cosa in assoluto rimane e rimarrà sempre la canzone, sopra ogni cosa e ogni individualità. Per questo abbiamo a malincuore deciso nel 2017 di separarci da Symohn e di affidarci ad un altro asso dello strumento come Lancs, che aveva una visione della musica più nel suo insieme. Lancs è stato un grandissimo batterista, talmente di livello che ha ricevuto un’offerta da uno dei più grossi artisti rap/pop in Italia (a voi scoprire di chi si tratta) e avendo sempre voluto fare del suonare la batteria la propria professione, non ha potuto fare altro che accettare e noi non possiamo che essere più che felici per lui, visto che se lo merita ampiamente.
A questo punto abbiamo sentito un po’ la mancanza di quella pazzia e di quell’estro creativo di Symhon che tanto aveva dato alla band e ci siamo seduti con lui per capire le nostre necessità da una parte e le sue esigenze dall’altra, cercando di raggiungere un compromesso che soddisfacesse entrambe le parti. Il lavoro che ha fatto su “Rapture” è a dire poco eccezionale, come hai potuto valutare, e credo che finalmente abbiamo raggiunto quella maturità nel suonare tutti assieme come band in maniera definitiva.
CI HAI SVELATO IN PRECEDENZA CHE LE COMPOSIZIONE DEI BRANI CHE ANDRANNO A FORMARE IL TERZO CAPITOLO SONO GIA’ TERMINATE. POSSIAMO SVELARE QUALCOSA AI FAN CHE VI SEGUONO? SU CHE MOOD ANDREMO A VIRARE QUESTA VOLTA?
– Possiamo a tutti gli effetti considerare il capitolo secondo e terzo della trilogia come un doppio album, perché scritto e registrato nello stesso momento. “Rapture”, come hai potuto sentire, si lega alle atmosfere più dark e oscure della storia, e seguendo le vicende degli otto personaggi è un album sanguinoso e violento.
Il terzo capitolo sarà invece forse più malinconico e romantico, svelando la fine del racconto e il motivo per il quale i personaggi sono legati tra loro. Ma devo ammettere che al contempo conterrà un sacco di canzoni veloci piene di doppia cassa. E ti posso assicurare che sono anche io curioso di sentire il risultato finale.
La possibilità di scrivere entrambi i capitoli insieme è stato inoltre un lusso enorme, perché ci ha dato la possibilità di avere un grande ventaglio di canzoni e scegliere quale si adattasse meglio alle atmosfere e al mood della parte di storia raccontata e suddividere in modo perfetto le canzoni nei due capitoli.
SABATO 29 APRILE AVETE PRESENTATO IL NUOVO DISCO – COME VOSTRO SOLITO – DAVANTI AGLI AMICI E ALLA GENTE CHE VI SEGUE DAGLI ESORDI, ALLE PORTE DI PORDENONE. QUANTO CONTA QUESTO PER VOI E COM’E’ ANDATA LA SERATA?
– E’ stato bello tornare a suonare in casa dopo tantissimo tempo. Ci siamo resi conto che l’ultima volta in cui avevamo suonato a Pordenone era stato esattamente quattro anni fa per la release di “Divination”, nel 2019. Credo non sia mai passato un tempo così lungo per tornare a suonare dalle nostre parti. E’ stato bello suonare per la prima volta alcune canzoni del nuovo album per i fan delle nostre zone.
Dall’altra parte è anche un po’ triste vedere come la scena metal della nostra zona si sia inaridita completamente rispetto agli anni Novanta, quando ci siamo formati. All’epoca esistevano un sacco di band e un sacco di locali dove suonare metal. C’era una scena piena di musicisti ed eravamo tutti uniti. Adesso la stragrande maggioranza di quelle band non esiste più; oltre a noi ne sono sopravvissute solo un paio e ovviamente di gruppi recenti nati dalla passione di giovani leve nemmeno l’ombra. E’ triste rendersi conto di questo.
NEL 2019 CI FU IL TOUR CON I BROTHERS OF METAL. STAVOLTA COSA BOLLE IN PENTOLA PER SUPPORTARE IL NUOVO DISCO?
– Abbiamo appena firmato un nuovo contratto di booking con RTN Touring, quindi con i nuovi agenti stiamo già organizzando un tour per l’Autunno. Avrete informazioni a breve. Nel frattempo faremo un po’ di festival in giro: saremo in Germania, Finlandia, poi torneremo negli USA a Settembre per il Progpower di Atlanta.
IN GENERALE SEMBRA ESSERCI MOLTA VOGLIA E PARTECIPAZIONE DA PARTE DEL PUBBLICO E LA PRESENZA AI VARI APPUNTAMENTI LIVE – SEPPUR NUMEROSI – SIA NOTEVOLE. COME VEDI LO STATO DELLA SCENA METAL SOPRATTUTTO DAL VIVO DOPO LA PANDEMIA?
– Era veramente difficile prevedere cosa sarebbe successo dopo la pandemia. La scena musicale ne è stata colpita molto duramente, soprattutto il reparto tecnico, quello formato da tutti coloro che lavorano dietro le quinte, backliner, fonici, trasportatori… molti ci dicevano che la scena non sarebbe più stata quella di prima.
Come dici tu oggi tuttavia sembra che la gente abbia ancora voglia di andare ai concerti e godersi la musica dal vivo, forse in modo addirittura superiore a prima, nonostante i prezzi siano saliti alle stelle e soprattutto le spese per noi musicisti rimangano il problema più grosso al momento. Ma credo che con il supporto di tutti ce la potremmo fare. Venite ai concerti ragazzi, la scena senza di voi non può andare avanti!
AI TEMPI DI “HEATHENREEL” ERAVATE DEI GIOVANI RAGAZZINI. RIPENSARE A QUEI BRANI RICCHI DI PASSIONE COSA VI PROVOCA? SE POTESSI OGGI INCONTRARE IL GIOVANE AYDAN DI QUEI TEMPI, CON L’ESPERIENZA DI OLTRE VENT’ANNI DI STORIA, CHE CONSIGLI GLI DARESTI?
– I tempi di “Heathnereel” li ricordo e li ricorderò sempre come il periodo più bello della mia vita artistica. C’era una passione e un impegno incredibile in quello che facevamo, un’unione tra noi cinque straordinaria e l’obiettivo comune di arrivare a realizzare i nostri sogni.
Quell’album per me rimarrà sempre magico ed irripetibile poiché contiene la più pura essenza di noi, ragazzi di provincia, che volevano lasciare un segno con una propria visione musicale e artistica, nonostante all’epoca sembrasse impossibile. Per questo non vorrò mai ri-registrare o remixare quell’album. Perché non si può toccare l’essenza pura – seppur imperfetta – di un tempo che non tornerà mai più.