Metalitalia.com ritrova con piacere i thrasher Enemynside, formazione ormai praticamente storica del metal tricolore, essendo i Nostri in attività dai tardi anni Novanta. Il tempo passa in fretta, come giustamente sottolinea anche il chitarrista Matteo Bellezza, spiegandoci i motivi dietro le continue “pause” che il gruppo capitolino si è preso nel corso della sua carriera. Una carriera che forse avrebbe sinora meritato maggior fortuna, ma che tuttavia è comunque lungi dal poter essere considerata insoddisfacente, almeno se si prendono in esame gli album sin qui pubblicati dai ragazzi. Augurandoci che nel prossimo futuro gli Enemynside possano trovare maggior costanza a livello di pubblicazioni e concerti, vi proponiamo la nostra ultima chiacchierata con loro, innescata dall’uscita del nuovo album “Whatever Comes”…
TRA IL VOSTRO PRIMO DISCO ED IL SECONDO, SONO PASSATI CIRCA 4 ANNI, LO STESSO TEMPO INTERCORSO TRA IL SECONDO ED IL TERZO LAVORO. NON VI SEMBRA CHE POSSA ESSERE UN ERRORE LASCIAR TRASCORRERE TROPPO TEMPO SENZA “BATTERE IL FERRO FINCHÉ È CALDO”?
“Come osservazione è giustissima e noi siamo perfettamente consci delle tempistiche epiche che separano un disco dall’altro, ma purtroppo questo non è quasi mai è dipeso a noi”.
SPIEGA, SPIEGA…
“Le registrazioni del primo album furono quasi drammatiche fra cambi di line-up, incidenti on the road ed inconvenienti con l’hardware dove era appoggiato tutto il progetto del disco di allora (‘Let The Madness Begin’). Questi casini assurdi fecero sì che il disco subisse un ritardo di ben due anni rispetto all’inizio delle registrazioni. Per noi quel disco doveva uscire nel 2001 ed eravamo pronti a registrarlo tutto in quel periodo, ma non andò così. Dopo 3 anni entrammo in studio per registrare il secondo disco, dopo che ‘Madness’ uscì ufficialmente a maggio 2003. Le registrazioni stavolta andarono alla grande, in poco più di un mese il disco era bello che pronto solo che ci affidammo alle persone sbagliate, prima con un booking management che ci fece perdere più o meno 9 mesi e poi con una pseudo etichetta del cazzo (la greca Sleaszy Rider) che ci prese per il culo bellamente facendoci perdere un altro anno. Risultato: il disco era pronto nel 2006 ma uscì nel 2008! Quindi altri 2 anni di ritardi causati da terze persone. Le lavorazioni per ‘Whatever Comes’ sono iniziate 2 anni dopo…i tempi sono stati altrettanto lunghi sia per le registrazioni che per la ricerca di una label tramite la quale fare uscire il CD. Morale della favola: o hai una label forte dietro che ti spinge e ti impone delle tempistiche ‘severe’, oppure ti auto-produci fino alla morte e gestisci le suddette tempistiche come ti pare e piace”.
RICOLLEGANDOMI A QUESTO TUA RISPOSTA, CI PERMETTIAMO UNA DOMANDA “CATTIVA”: PENSI CHE SE FOSTE STATI MENO SFORTUNATI E MAGGIORMENTE PRESENTI SUL MERCATO QUANDO IL VOSTRO NOME GIRAVA SULLA BOCCA DI MOLTI, ORA SARESTE IN UNA POSIZIONE DIFFERENTE?
“Probabilmente sì. Dal punto di vista live nel periodo del primo disco le cose andavano una bomba: le situazioni per suonare fioccavano in continuazione e gli organizzatori ci chiamavano a suonare anche e soprattutto fuori Roma. All’epoca la situazione era anche diversa e molte cose erano ancora fattibili: i locali pagavano poco, ma pagavano, i costi per muoversi erano leggermente inferiori (soprattutto per quanto riguarda la benzina!) e riuscivi a girare l’Italia senza andarci sotto… anzi, girando con una macchina e trovando il back-line in loco si riusciva anche a fare fondo cassa. Poi, complici i tempi biblici che sono intercorsi tra i nostri diversi lavori, ci siamo ritrovati ad uscire e rientrare dal giro, a perdere contatti ed a trovarne di nuovi, abbiamo puntato di più sull’estero… e intanto la situazione in Italia cambiava”.
NEL VOSTRO DISCO, IL GUITAR-HERO RICHIE KOTZEN È PRESENTE CON UN SUO INTERVENTO SOLISTA. CI PUOI RACCONTARE DI QUESTA VOSTRA COLLABORAZIONE?
“Kotzen faceva parte dell’agenzia per cui lavorava Suez (il nostro ex bassista); tramite lui ho avuto modo di lavorare al tour che fece in Europa nel 2009 e si stabilì un bel rapporto fra di noi che ci portò a chiedergli di partecipare alle registrazioni del nuovo album Enemynside mettendo un assolo su una song. Abbiamo scelto (visto la lontanza tra i nostri generi) la canzone maggiormente rock-oriented e gliel’abbiamo spedita; lui nel giro di pochi giorni ci mandato il solo registrato”.
ONESTAMENTE, ANCHE IN SEDE DI RECENSIONE ABBIAMO SOTTOLINEATO CHE I MIGLIORI ASSOLO DI CHITARRA PRESENTI NEL VOSTRO LAVORO SIANO PROPRIO I VOSTRI, NONOSTANTE LA PRESENZA DI UN MOSTRO SACRO COME KOTZEN.
“Sono contento, vuol dire che i miei e di De Honestis sono da paura! Dal punto di vista degli arrangiamenti abbiamo lavorato molto su tutti gli aspetti del sound, ma io trovo i due dischi precedenti molto più complessi a livello ritmico. In questo abbiamo voluto asciugare un pochino le parti rispetto al passato: riff più monolitici e d’impatto e strutture un po’ più quadrate ed al servizio della canzone. Siamo sempre stati logorroici a livello chitarristico e questa volta volevamo evitare le solite strutture interminabili e cervellotiche”.
IN QUESTO DISCO PUNTATE MOLTO SU ARMONIZZAZIONI, ARRANGIAMENTI MAGGIORMENTE SNELLI E MODERNI…
“Sì, da quel punto di vista era proprio quello a cui puntavamo. Ci sono dei pezzi che hanno subito un sacco di cambiamenti prima di raggiungere la forma che hanno su questo disco. ‘No One Of A Kind’ all’inizio era un pezzo alla Enemynside vecchia maniera: pieno di stop & go, riff su riff, etc. etc. Ora è per certi versi il pezzo più thrash del disco, ma molto meno old style di quando la proposi al gruppo”.
ISOLA DESERTA: DEVI PORTARE CON TE CINQUE DISCHI DI QUALSIASI GENERE.
“O mamma, come faccio? Dischi che si suppone quindi io voglia consumare di ascolti fino per il resto della mia vita, giusto? Ok…
Metallica – ‘…And Justice For All’
Gary Moore – ‘Still Got The Blues’
Queen – ‘Greatest Hits I’
Megadeth – ‘Rust In Peace’
Machine Head – ‘The Blackening'”.
ALLORA SEI ANCHE TU UN AMANTE DEI MACHINE HEAD MAGGIORMENTE METAL ED “OLD STYLE”, INSOMMA, DA QUANDO SI È RICREATA LA COPPIA D’ASCE DEI VIO-LENCE.
“A me piace qualsiasi cosa abbiano mai registrato i Machine Head, dischi modern-nu compresi! Poi è chiaro che da quando è entrato Demmel non potevo che adorarli ancora di più. Ho tutti e tre i dischi dei Vio-Lence e il disco che Demmel registrò con i Torque dopo il loro split”.
QUANTO CREDI CHE PESI L’ESTEROFILIA SUL MANCATO SUCCESSO DI GRUPPI COME IL VOSTRO IN ITALIA?
“E’ sempre stato così. Al contrario: quanti gruppi nel nostro genere sono diventati famosi in Italia e non all’estero? Se devi ‘sbocciare’, in media lo fai fuori dai nostri confini perchè qui non esiste un sistema meritocratico che ti porta a sfondare per poi uscire fuori dai tuoi confini in pompa magna”.
IL PUNTO DEBOLE ED IL PUNTO DI FORZA DEGLI ENEMYNSIDE.
“Il punto debole è che nessuno di noi ha più 20 anni (a parte il batterista nuovo entrato!) quindi, con annessi e connessi relativi alla vita lavorativo/familiare, con limitazioni e responsabilità del caso. Punto forte, potrei dirti l’esperienza: di cose ne abbiamo viste e vissute parecchie in questi 15 anni e l’esperienza è una cosa che non impari in nessun manuale o metodo, te la fai vivendo e confrontandoti con le realtà dei live, delle sale prova e degli studi di registrazione”.
UNA BAND (NON FAMOSA) NELLA QUALE VORRESTI ENTRARE SE SI SCIOGLIESSERO GLI ENEMYNSIDE, ED UNA BAND FAMOSA IN CUI ENTRERESTI SE TI OFFRISSERO DEL DENARO.
“Boh… credo che mi infilerei nel solito progetto che racchiude la solita gente che fa parte della scena romana da anni. Alla fine siamo sempre gli stessi che si incrociano e si mischiano in progetti nuovi. Band famosa in cui entrerei? Fammi pensare… diciamo una band famosa (qualsiasi) composta da sole donne!”.
SO CHE NON TI OCCUPI DEI TESTI, MA ESISTE UN FIL ROUGE CHE UNISCE LE LIRICHE?
“Uhm… sì. I testi del disco sono frutto del periodo socio/politico che stiamo vivendo. Quello che vedi in copertina è un sunto di ciò che troverai nelle tematiche dei testi: poteri occulti, massoneria e condizionamenti sociali”.
PRIMA CI STAVI DICENDO CHE NON AVETE PIÙ 20 ANNI; LA VOSTRA VISIONE DELLA MUSICA È MATURATA CON VOI?
“Beh, sì, suonare ti porta a crescere e a sviluppare il tuo sound, ad arricchirlo con elementi nuovi a voler esplorare e sperimentare. Tutti noi abbiamo altri gruppi oltre gli Enemynside, perchè per me e Frallo soprattutto (visto che siamo gli unici due membri superstiti del nucleo originale degli Enemynside) suonare non è mai stato solo uno sfogo puro e semplice ma anche un modo per esprimere sfumature diverse della nostra creatività. Magari all’inizio l’urgenza creativa era più ‘ottusa’ e più guidata da un istinto e un bisogno quasi rabbioso di esprimere determinati concetti; poi, quando riesci a trovare la giusta valvola di sfogo musicale, cerchi anche di aprirti e spingerti ‘oltre'”.
SONO PREVISTI DEI TOUR A SUPPORTO DEL DISCO?
“Avevamo delle date in programma in Danimarca per ottobre, ma purtroppo per problemi pratici non abbiamo potuto confermare. Adesso stiamo lavorando su alcuni live qui in Italia, soprattutto in centro ed al nord. Per la primavera prossima contiamo di riuscire a recuperare le date danesi e non solo”.