ENSLAVED – Nel tempo, immortali

Pubblicato il 05/04/2015 da

“In Times” è il tredicesimo album degli Enslaved, un gruppo sulla scena metal da oltre vent’anni e che, in questo lunghissimo lasso di tempo, ha avuto sempre l’energia per rinnovarsi. Dal black e viking metal degli esordi sono arrivati ad un progressive psichedelico dalle tinte epiche, pur mantenendo sempre ben presenti i richiami delle radici musicali. Non si sono mai sciolti, né si sono presi mai pause. Con questo nuovo lavoro ci sorprendono ancora una volta, alzando sempre di più l’asticella della qualità dei loro brani. Parlare con Grutle Kjelson, fondatore e leader del gruppo, è sempre un piacere e noi ne abbiamo approfittato per cercare di capire ancora di più il mondo Enslaved.

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QUAL È IL VOSTRO MOMENTO PREFERITO FRA SCRITTURA, REGISTRAZIONE E PRODUZIONE DI OGNI VOSTRA NUOVA OPERA? OPPURE PREFERITE SEMPLICEMENTE IL GIORNO DOPO CHE L’ALBUM È STATO MIXATO?
“Dietro la pubblicazione di un album c’è sempre tanto lavoro da fare, specie se siamo noi a occuparci della produzione. Posso dire che non mi piace molto l’intero processo di registrazione, mixaggio e quant’altro. Mi piace molto il processo di creazione dell’album, che è decisamente il mio preferito”.

COME VIVETE LE SETTIMANE PRIMA DELLA RELEASE DEL VOSTRO ALBUM? SIETE ANSIOSI DI LEGGERE LE PRIME RECENSIONI DEI MAGAZINE?
“Di solito leggiamo qualche recensione online o sui magazine, ma non leggo di tutto. Cerco di leggere quelle dei magazine norvegesi, anche quelli generalisti. Ad ogni modo ne leggo poche, credo neanche la metà delle recensioni che escono”.

SIETE RECENSITI ANCHE SUI GIORNALE GENERALISTI?
“Sì, in Norvegia ci recensiscono anche sui grandi giornali nazionali, anche sul più grande. Devo dire che abbiamo un’ottima situazione per quanto riguarda la stampa e i media qui in Norvegia”.

VENIAMO QUINDI A “IN TIMES”. ABBIAMO POTUTO ASCOLTARLO SOLO PER POCO, MA LA NOSTRA IMPRESSIONE È STATA OTTIMA. LA VOSTRA MUSICA SEMBRA SUONARE PIÙ SEMPLICE IN QUESTA OCCASIONE: CHE NE PENSI?
“Sicuramente abbiamo cercato di non ripeterci, di progredire e di fare sempre un passo in avanti, anche con questa release, cercando di rendere il tutto interessante. La stagnazione è un grande nemico, il nostro nemico. Penso che siamo stati capaci di lavorare bene sulle chitarre, l’album è diretto ma non eccessivamente, e credo sia il nostro lavoro più duro per quanto riguarda la struttura delle canzoni. Siamo decisamente fieri del risultato finale”.

QUESTO NUOVO PROCESSO È SCATURITO IN MANIERA NATURALE? AVETE SENTITO IL BISOGNO DI TORNARE A STRUTTURE PIÙ SEMPLICI, PIÙ SIMILI ALLE VOSTRE RADICI MUSICALI ?
“Non è stato di certo un processo conscio: le cose sono andate così, naturalmente. Abbiamo ascoltato tanta musica pesante ultimamente e la musica che fai è sempre influenzata da ciò che stai ascoltando in quel periodo. L’album è decisamente più aggressivo e pesante questa volta, anche se c’è anche molta musica come nei nostri precedenti lavoro. Le parti sono ora bilanciate, con molti brani dinamici. Abbiamo registrato il basso e la chitarra nel nostro studio per avere un suono molto aggressivo e organico, molto live”.

COSA HAI ASCOLTATO QUINDI DURANTE LA GESTAZIONE DELL’ALBUM?
“Nessun album in particolare, qualche canzone direi. Qualcosa anni ’60, qualcosa di contemporaneo, decisamente molta roba anni ’70, la mia musica preferita”.

ALCUNI ARRANGIAMENTI, COME QUELLI PRESENTI SU “ONE THOUSAND YEARS OF RAIN”, CI HANNO RICORDATO I TRINACRIA, IL PROGETTO NOISE CHE TI VEDEVA PROTAGONISTA ASSIEME AD ALTRI MEMBRI DEGLI ENSLAVED. CHE NE PENSI?
“Potrebbe essere, di certo non è stata una cosa voluta ma potrebbe essere venuta fuori, penso che tu possa trovare qualche similitudine fra le due band. Ma poi: nella parte iniziale della canzone?”.

NO NELLA PARTE DEL SOLO DI CHITARRA.
“Ah, ho capito. Be’ noi abbiamo registrato nella baita dove abbiamo passato due giorni e dove abbiamo un vecchio Vox amplifier degli anni ’70 e lo abbiamo utilizzato per questo solo di chitarra. Ha un suono molto naturale e comunque volevamo usare questo amplificatore per qualcosa e ne è uscito questo arrangiamento”.

A PROPOSITO: COM’È LA SITUAZIONE IN CASA TRINACRIA?
“I Trinacria sono un progetto, non il gruppo principale di alcuni dei componenti e quindi è in stand-by. Non abbiamo parlato di fare un nuovo album, ma ne parleremo, presto. Non so dirti quando perché ci vuole tempo e siamo impegnati, ma ci sarà probabilmente un altro album nei prossimi anni, con una formazione differente”.

PARLIAMO INVECE DEL NOME DELL’ALBUM, “IN TIMES”. C’È UN CONCETTO BEN DEFINITO DIETRO QUESTA SCELTA?
“Ce ne sono diversi. C’è la rinascita del nuovo mondo dopo l’Armageddon. La ricostruzione, in senso filosofico, dopo la distruzione perpetrata nel tempo”.

TUTTO CIÒ È STATO BEN RAFFIGURATO ANCORA UNA VOLTA DA TRULS ESPEDAL. QUAL È LA TUA INTERPRETAZIONE DEL DIPINTO?
“Per me quel dipinto è la speranza della vita, della ricostruzione. Si cammina verso l’orizzonte che potrebbe significare tante cose: la speranza della vita, lo shock di una persona, o una sorta di redenzione dai connotati magici. Potrebbe essere il percorso di un individuo verso l’ascesa di un nuovo mondo. Ci sono tanti angoli di lettura di questo ritratto e quindi tante differenti interpretazioni”.

COME PER I PRECEDENTI LAVORI, IL TEAM DEI PRODUTTORI È FORMATO DA MEMBRI DEL GRUPPO: BJØRNSON, LARSEN AND GRUTLE. C’È PERÒ L’AGGIUNTA DI UN MEMBRO ESTERNO, IVER SANDØY. DALLA TUA ESPERIENZA, È MEGLIO CONTROLLARE OGNI ASPETTO DELL’ALBUM O CONVIENE AFFIDARSI A UN PRODUTTORE ESTERNO, CHE MAGARI POTREBBE OFFRIRVI UN QUALCOSA IN PIÙ?
“Forse sì e forse no. La ragione per la quale abbiamo preso un co-produttore è per farci aiutare, considerato che Ivar ha comunque grossa voce in capitolo. Il parere di Sandøy conta come il nostro ad ogni modo e questo team funziona. Noi crediamo assolutamente nei produttori esterni, ma questi vogliono molti di soldi. Noi, poi, siamo molto egoisti e quindi vogliamo tenere tutto sotto controllo. Penso che questa useremo questa formula anche in futuro”.

AVETE REGISTRATO ALCUNE PARTI DELL’ALBUM NEL REMOTO VILLAGGIO DI VALEVAG. SIETE ANDATI LÌ GIUSTO PER STARE CONCENTRATI SULLE REGISTRAZIONI?
“Esattamente. Lì non c’è niente e quindi eravamo concentrati al 100% sulle registrazioni, oltre che sul mangiare e sul bere. Il tempo poi era pessimo: brutto, con tanta neve e tanto vento. Abbiamo registrato i rumori della natura, il suono dei nostri passi sulla neve, la quiete, e altro, e abbiamo utilizzato questi suoni su ‘One Thousand Years Of Rain’, ‘Daylights’ e anche per ‘In Times’. Abbiamo usato poi dei vecchi sintetizzatori analogici, chitarre acustiche, insomma: abbiamo fatto molto nei due giorni e mezzo passati nella nostra baita”.

IL VOSTRO PRIMO TOUR SARÀ NEGLI USA. COM’È IL VOSTRO SEGUITO OLTREOCEANO?
“Siamo cresciuti molto ultimamente, specie dopo l’ultimo tour americano con gli Amon Amarth. La nostra audience sta crescendo, decisamente. Facciamo di solito un tour all’anno neglli Stati Uniti e ci divertiamo molto. Spero sia lo stesso per l’Europa”.

A PROPOSITO DI TOUR EUROPEO: DATE GIÀ CONFERMATE?
“Non c’è ancora la conferma ma ci sarà probabilmente in autunno, dopo la stagione dei festival, fra settembre e ottobre. Ci sarà sicuramente una serie di date, manca la conferma ufficiale ma vi aggiorneremo presto”.

SEMPRE A PROPOSITO DELLA DIMENSIONE LIVE: MEGLIO HEADLINER O DI SPALLA AD UN GROSSO NOME?
“Preferisco suonare da headliner perché così abbiamo un’ora e mezza a disposizione invece di 45 minuti. Il primo tour che faremo in Usa saremo headliner; preferisco decisamente questa dimensione visto che abbiamo tanti album e la gente ci chiede canzoni da tutti i nostri lavori. Con un set di 45 minuti è difficile fare questo, poi i fan si lamentano”.

QUALI SUONERETE DEL NUOVO ALBUM ?
“Suoneremo tre o quattro canzoni da ‘In Times’, stiamo provando. Tutto dipenderà poi da quanto spazio troveremo nella set list per queste nuove composizioni”.

QUALCHE ALTRA NOVITÀ IN CASA ENSLAVED? ALTRI PROGETTI?
“Saremo occupati con gli Enslaved per il resto dell’anno, forse potremmo avere tempo per qualche altro progetto in seguito. Ho un progetto con qualche ragazzo degli States ma è ancora tutto ancora allo stato prematuro; ho poi un altro progetto con qualche amico ma niente di significante, niente che possa generare un tour, per capirsi”.

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