ENTER SHIKARI – Rave Party!

Pubblicato il 19/08/2007 da
 
 

E’ agosto e anche i capelloni si concedono una settimana al mare, o più probabilmente nelle terre desolate del Nord Europa. Per i primi, che ci sarebbe di meglio dell’unirsi alle sgallettate in minigonna vertiginosa che popolano le discoteche in un concerto degli Enter Shikari, un gruppo che unisce rock/hardcore all’eurodance più inascoltabile? Per i secondi niente, tanto non ci leggono in questi giorni e noi ne possiamo approfittare per parlare di una delle giovani formazioni più promettenti del Regno Unito. Certo, di metallo ce n’è ben poco, ma se avete una mente aperta e il coraggio di arrischiarvi, i giovani in questione potranno essere davvero una bella sorpresa. Di sicuro gli Enter Shikari (un nome che viene scritto più volte errato, basta guardare i manifesti del Download Festival!) sono un fenomeno: dopo un tour de force di più di settecento date, i ragazzini, senza una etichetta alle spalle ma con un numero di friends in MySpace adatto a riempire uno stadio, hanno fatto sold out all’Astoria e fatto il bis al Download Festival, ponendosi come sovrani assoluti della filosofia ‘do it yourself’ – e chi scrive vi assicura personalmente che hanno fatto presa anche tra i soggetti più intransigenti nel festival metal più mainstream d’Europa. Di seguito, il resoconto della nostra chiacchierata con il batterista Rob e il chitarrista Chris, rispettivamente anima dance e hardcore del gruppo…

 
 
IL VOSTRO NOME COMINCIA A CIRCOLARE ADESSO IN ITALIA: COME PRESENTERESTE LA MUSICA DEGLI ENTER SHIKARI?
ROB: “E’ party music! In una sola frase puoi descriverla come hardcore con dance beats”
CHRIS: “Questo per generalizzare all’estremo”.

COME AVETE FATTO A METTERE INSIEME QUESTO STRANO MIX?
CHRIS: “Qualche anno fa iniziammo a suonare facendo rock alternativo, suonavamo cover dagli Oasis ai Beatles, ma cominciando a girare per i club ci annoiammo presto…”
ROB: “…all’età di 16-17 anni cominciammo a girare maggiormente e a frequentare diversi locali, passando delle serate nei dance-club del nostro paese. Lentamente l’elettronica ha cominciato a far parte anche della nostra musica, all’inizio come sottofondo, poi in maniera sempre più dominante, progredendo sino allo stadio attuale, dove la dance è importante quanto le chitarre e la sezione ritmica. Spesso cominciamo a scrivere un pezzo partendo proprio dall’elettronica, aggiungendo il rock in un secondo momento”.

CHI E’ IL FAN MEDIO AI VOSTRI CONCERTI?
CHRIS: “In Inghilterra, prima che cominciasse a circolare il nostro nome, avevamo una fascia di pubblico molto giovane, dai 15 ai 19 anni. Ora che siamo intervistati sui magazine e sul web, il pubblico si estende dai 10 ai 40!”.
ROB: “Nel periodo in cui non ci spostavamo molto erano sempre gli stessi ragazzi: da noi ci sono delle serate dedicate ad un pubblico davvero giovane nei locali, quindi gli adolescenti con frangia e capello laccato assistevano agli show anche 2/3 volte di seguito. Ora capita spesso che ci siano anche dei metallari, che odiano la musica dance ma riescono ad apprezzare la commistione che proponiamo”.
CHRIS: “La gente più vecchia ci dice invece che gli ricordiamo la rave-generation londinese dei loro tempi, siamo per loro un felice flashback di quando erano giovani”.

SIETE DECISAMENTE UN FENOMENO, AL MOMENTO I RE DEL ‘DO IT YOURSELF’. DA DOVE E’ NATA LA DECISIONE DI NON FIRMARE PER NESSUNA ETICHETTA?
ROB: “E’ molto semplice in realtà. All’inizio nessuno era interessato a quello che facevamo, quindi ci siamo dovuti arrangiare, e suonando davvero moltissimo ci siamo creati dei fans affezionati. Abbiamo quindi fondato la nostra stessa etichetta, la Ambush Reality, e cominciato ad autoprodurci. Dopo il sold-out dell’Astoria e il successo al Download Festival, le etichette arrivarono a pioggia. A quel punto ci trovammo davvero in crisi, avendo dinanzi delle offerte parecchio grosse, che però potevano diventare facilmente un rischio. La soluzione ci è arrivata con l’accordo con un grande distributore, che ci avrebbe poi aiutato anche a finanziare le spese del disco. La scelta è stata tenerci l’etichetta per noi e affidare tutto a persone fidate, per lanciarci a testa bassa in tour, che è la cosa che ci riesce decisamente meglio! Nei pochi anni in cui siamo assieme, abbiamo già fatto 7/800 date”.

RIUSCITE DUNQUE A TENERE SOTT’OCCHIO L’INTERO PROCESSO?
CHRIS: “Esattamente. Man mano che la nostra realtà diventava più grande ci costruivamo attorno un team di persone fidate: quindi c’è qualcuno addetto alla stampa, un’altra persona per la televisione, abbiamo un management, una distribuzione. Piano piano abbiamo costruito attorno a noi tutto quello che poteva offrirci una casa discografica. Il vero problema con le etichette è che può esistere una persona che ti mette sotto contratto e ti promette mari e monti, credendo davvero nelle tue potenzialità, ma se questa viene licenziata o se ne va, tu resti legato all’etichetta e sei davvero spacciato, in quanto magari il marketing ti odia e non potrai mai raggiungere dei risultati apprezzabili. Noi sappiamo che tutte le persone che abbiamo intorno lavorano per un obiettivo comune e sono focalizzate solo su di noi, è un rapporto infinitamente più personale”.

LA AMBUSH REALITY PRODURRA’ MAI ALTRI ARTISTI?
ROB: “Di sicuro non nell’immediato. Ci abbiamo pensato, forse in futuro. Vogliamo concentrarci esclusivamente su noi stessi, siamo nuovi nell’industria musicale, dobbiamo fare ancora le nostre esperienze, non vogliamo metterci a correre prima di aver imparato a camminare”.
CHRIS: “Ci sono parecchie piccole realtà che ci piacerebbe aiutare, ma adesso è presto, bisogna vedere se il modello funziona veramente”.

VI SENTITE DI INCORAGGIARE I GRUPPI A SEGUIRE LA VOSTRA SCELTA?
ROB: “Assolutamente si, ma soprattutto li invitiamo a fare più date possibili in ogni posto, anche se si è fuori da una grande città, è l’unico modo possibile per farsi notare”.

QUANDO VI SIETE PRESI UN ANNO DI PAUSA DAGLI STUDI PER DEDICARVI AGLI ENTER SHIKARI, VI SIETE FISSATI DEGLI OBIETTIVI PRECISI?
ROB: “Direi di no, l’attitudine era quella del mettercela davvero tutta e vedere cosa succedeva”.
CHRIS: “Volevamo suonare quanti più concerti possibile e direi che ce la siamo cavata bene!”.

COME RISPONDETE AI DETRATTORI CHE PARLANO DI UN SUCCESSO ARRIVATO TROPPO VELOCEMENTE?
CHRIS: “La gente crede che siamo usciti da MySpace di punto in bianco, ma sono tutte cazzate. E’ vero che ci teniamo in contatto con i nostri fan attraverso il sito, ma se qualcuno ha l’impressione che siamo spuntati dal nulla è solo perché nei primi tre anni non abbiamo avuto molte interviste da parte della stampa”.
ROB: “ Noi intanto ci facevamo il culo con date su date e non è una invenzione. Queste voci ci fanno davvero arrabbiare! MySpace ci ha aiutato a mantenere i nostri fan, ogni giorno ci arrivano tantissimi messaggi e tantissime richieste e all’inizio ci ha aiutato a fare anche qualche concerto in più. Inoltre si può far conoscere la propria musica a tutti nell’immediato. Il mezzo non si discute, ma è anche vero che è la musica che deve essere buona, perché a questo punto tutte le band che hanno una pagina su MySpace avrebbero dovuto avere successo, capisci?”.

COSA VI E’ RIMASTO DELLA PERFORMANCE AL DOWNLOAD 2006?
CHRIS: “Mi ricordo poco perché ho bevuto parecchio! Il mio primo ricordo è di quando ci hanno trasportato dal campeggio al backstage: c’era gente dappertutto e un’area stampa veramente immensa, ed è stata la prima volta che per andare su un palco ci hanno portato con un furgoncino!”.
ROB: “Di solito noi eravamo in mezzo alla folla, è stato uno shock. Quest’anno il nostro nome è accanto a quello dei Korn, incredibile!”.

E’ VERO CHE ROB E’ STATO CACCIATO DAL LOCALE DOVE STAVATE SUONANDO?
ROB: “(ride, ndR) Ehm…è la verità! Quando ci sono dei pezzi elettronici sufficientemente lunghi, mi piace saltar giù dal palco e mischiarmi tra i ragazzi. Quella serata ero particolarmente su di giri e ho tentato di arrampicarmi su una balconata: la sicurezza non riconoscendomi mi ha preso per una gamba e mi ha sbattuto subito fuori dal locale! Ho dovuto pregarli in ginocchio per farmi rientrare…”.
CHRIS: “E’ successo in una delle intro musicali: quella sera abbiamo dovuto allungarla a dismisura, Rob non rientrava davvero più, e quando è risalito sul palco aveva una faccia che solo a pensarci mi vien da ridere!”.

QUANDO AVETE UN GIORNO LIBERO PREFERITE UN CONCERTO HARDCORE O UN RAVE PARTY?
CHRIS: “Se possiamo li facciamo entrambi, anzi in verità l’abbiamo già fatto più volte. Suoniamo sempre con band rock, quindi assistiamo sempre a concerti di questo tipo, e dopo lo show spesso andiamo direttamente in qualche club, beviamo e balliamo come degli idioti e il giorno dopo ricominciamo daccapo”.

AVETE RACCOLTO ANCHE QUALCHE RESPONSO DAL MONDO DELLA DANCE MUSIC?
ROB: “Sì, ci sono molti artisti che ci hanno espresso pareri davvero positivi, anche artisti che adoriamo come Underworld e Pendulum, Andy Gray, che abbiamo incontrato personalmente e ha firmato un remix di una nostra canzone. É una sensazione indescrivibile”.

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