Lo scorso gennaio i Voivod hanno festeggiato ben trent’anni di attività e lo hanno fatto nel modo migliore possibile, pubblicando “Target Earth”, il disco che li ha consacrati definitivamente come leader indiscussi di quel filone space-thrash e di “metal cosmico” da essi stessi creato oltre tre decenni fa, e oggi luce-guida e ispirazione immancabile per innumerevoli band – tradizionali e non – attorno al globo. I Voivod sono ancora qui e in forma splendente per un motivo molto semplice: sono persone genuine, con i piedi per terra e che guardano la realtà sempre in faccia. Le tragedie che la vita a volte ci riserva per loro sono solo lezioni di cui far tesoro per fare meglio e crescere. Questa umiltà e questa genuinità le si possono toccare per mano semplicemente facendo due chiacchiere con uno di loro. Noi ci siamo seduti a parlare con Michel “Away” Langevin, storico batterista e visual artist della band, il quale oltre a fare il punto sulla nuova vita presente della band e di questa nuova fase che i Voivod stanno vivendo, ci ha anche dato un sommo esempio di cosa significa essere genuini ed avere un cuore enorme nel troppo spesso austero mondo dell’heavy metal.
CIAO MICHEL, POTRESTI COMINCIARE COL DIRCI COME VI SIETE RIUNITI CON BLACKY DOPO TUTTO QUESTO TEMPO? SBAGLIO, O AVEVATE DETTO CHE NON AVRESTE MAI PIU’ SUONATO CON LUI?
“(ride, ndR) Davvero qualcuno di noi ha affermato una cosa simile in passato? Non ricordo! Comunque sì, devo dire che nel 1991 ci siamo separati in maniera certamente non amichevole, ma comunque civile e rispettosa. Blacky a quel tempo ad un certo punto si trasferì sulla West Coast, ma ci siamo visti sempre negli anni, quando abbiamo suonato a Vancouver e in altre occasioni ancora. Lui poi è tornato a Montrèal ai primi del Duemila, tanto che lo incontravo per strada frequentemente. Non eravamo proprio in contatto, ma capitava comunque di incontrarci, più o meno per caso. Poi nel 2005, in occasione della morte di Piggy, ci siamo ritrovati tutti insieme a ricordare la memoria del nostro amico, e il lutto e la sofferenza comune ci hanno riavvicinati tutti. E’ vero che non scorreva buon sangue, ma questo era ormai vent’anni fa, un periodo che tutti quanti avevamo ampiamente superato ancor prima di ricominciare a suonare insieme. Poi nel 2008 volevamo suonare in qualche festival, prima di porre fine ai Voivod definitivamente, e Blacky ci ha aiutati; solo che invece da lì non ci siamo piu fermati come avevamo inizialmente pianificato, ed eccoci qua ancora oggi”.
E IN TUTTI QUESTI ANNI IN CUI BLACKY NON E’ STATO NEI VOIVOD HA COMUNQUE CONTINUATO CON LA MUSICA?
“Certo, e non solo. Per molti anni, mentre noi abbiamo proseguito con i Voivod, lui si è dato a una carriera molto sperimentale musicalmente, in cui ha giocato molto con avanguardie di ogni tipo, musica elettronica, industrial, eccetera, dedicandosi per lo più alla creazione di colonne sonore per vari progetti molto sperimentali. Ma non ha mai smesso di suonare il basso: me ne sono accorto perchè nel 2008, quanto è tornato nella band, non era affatto arrugginito con il basso, ma al contrario era al top della forma. Noi conoscemmo il nostro attuale chitarrista, Chewy (Dan Mongrain, ndR), proprio tramite Blacky, al memoriale di Piggy, e inoltre nel 2007, un anno prima della reunion, io e Snake siamo andati ad uno show in cui Blacky e Chewy stavano suonando in una tribute band dei Voivod improvvisata, e stavano suonando vecchie canzoni dei Voivod insieme a membri dei Cryptopsy e ad altri musicisti metal locali. Sanke e io rimanemmo scioccati dalla sintonia e dalla potenza di quei due che suonavano quelle vecchie canzoni con un’energia e un vigore incredibili! Fu un evento che non potemmo ignorare. Così mi accorsi che Blacky ancora le conosceva alla perfezione quelle canzoni, e che negli anni non le aveva affatto accantonate”.
INTERESSANTE. E QUESTO DUNQUE E’ STATO ANCHE L’EVENTO CHE HA PORTATO ANCHE CHEWY NELLA BAND?
“Esatto. Circa un anno dopo, quando ci siamo rimessi giù a riconsiderare un futuro per la band, io già sapevo, grazie a quell’episodio, che Chewy era l’uomo giusto, ed esattamente ciò di cui avevamo bisogno per rendere la band di nuovo una realtà. Inoltre conoscevo molto bene la sua band principale di allora, i Martyr, una band molto tecnica e particolare, altro elemento che mi ha convinto del fatto che Chewy faceva proprio al caso nostro, è proprio un musicista straordinario. Poi insomma, ci sono anche altri fattori che hanno reso il suo inserimento nella band una sorta di ‘allineamento di pianeti’: il fatto che vive nella nostra stessa città, il suo stile di vita versatile e disponibile che ci permette di andare in tour e quant’altro, e molto altro ancora. Inoltre grazie a lui siamo nuovamente in grado di spingere sul versante tecnico e tornare a sperimentare con i suoni come quando Piggy era in piena salute, per questo ‘Target Earth’ a mio avviso è venuto così strambo e sperimentale”.
A QUESTO PUNTO CHEWY E’ DA CONSIDERARE UN MEMBRO DEI VOIVOD A TEMPO PIENO A TUTTI GLI EFFETTI E SENZA RISERVE O SCADENZE?
“Assolutamente sì, ha preso il posto di Piggy al cento per cento e ha anche messo i Martyr in secondo piano per dedicarsi a noi. Inoltre lui è anche un insegnante di musica all’università come lavoro di tutti i giorni, diciamo…ma nonostante tutto si è fatto cambiare il programma di lavoro a scuola per poter esserci in ogni occasione senza riserve”.
E INVECE CON JASON NEWSTED COSA E’ SUCCESSO?
“Con Jason la situazione è stata molto lineare e amichevole. Dopo la morte di Piggy volevamo registrare i due album basati sui suoi ultimi lavori, ovvero ‘Katorz’ e ‘Infini’, quello era il nostro unico e irremovibile obiettivo nel periodo in cui c’era Jason con noi. Capisci che come deadline era importante e che una volta ultimato il compito il nostro futuro era molto incerto, per cui Jason ha acconsentito di aiutarci a finire l’opera di Piggy, ma il nostro sodalizio si fermava lì. Di recente lo abbiamo rivisto al concerto di Oakland con i Neurosis, è venuto nel backstage a salutarci ed è stato un momento molto felice e commovente. Ci ha aggiornati sul suo nuovo progetto musicale e siamo felici di vedere che è tornato ad essere così attivo e che sta facendo ciò che ama. Il suo nuovo materiale mi piace un sacco, secondo me tornerà in pista alla grande con questa nuova band. Comunque lui aveva un rapporto artistico molto stretto con Piggy, per cui quando Piggy è morto, appunto, Jason ha voluto aiutarci a finire la sua opera, cosa che ha visto come un dovere morale. Lui è stato un membro della band a tutti gli effetti, che ci ha aiutato molto, ma quando è uscito ‘Infini’ già stavamo in tour con Blaky e Chewy di supporto ad un disco su cui avevano suonato Jason e Piggy; insomma la situazione si era fatta confusa, abbiamo semplicemente continuato con la line up che era più spontenea e sensata in quel momento, ovvero quella di oggi”.
DI ERIC FORREST INVECE CHE MI DICI? IN COSA E’ IMPEGNATO IN QUESTI GIORNI?
“Dopo l’incidente stradale mentre eravamo in tour nel 1998, Eric è rimasto in ospedale per oltre un anno, convalescente e con conseguenze fisiche dall’episodio molto gravi. Dopo un anno era in grado di suonare di nuovo, ma la band era rimasta ferma per troppo tempo ed avevamo perso tutto il lustro. Eravamo spenti, fiacchi, spompati e demoralizzati da un destino ingrato e dall’incapacità di uscire dalla stagnazione che quell’orribile episodio ha creato. Così abbiamo deciso di mettere la band in congelatore per un po’, e nel frattempo lui si è trasferito a Tolosa, in Francia, e quando abbiamo deciso di riattivarci, lui ormai era lontano e impegnato con altre cose. Ora ogni volta che suoniamo in Francia, lui sale sul palco con noi a cantare ‘Tribal Convictions’. Anche lui, come Jason, è un temerario, un guerriero che non si ferma mai. La musica lo tiene sempre attivo e felice di ciò che fa. Ora sta bene anche fisicamente, non usa più il bastone ed è tornato attivo anche fisicamente al cento per cento. Ha anche una band cyber-metal chiamata E-Force, sono molto bravi e hanno pubblicato due o tre album molto belli e interessanti”.
“TARGET EARTH”, INVECE, CONTINUA IL CONCETTO DEL GUERRIERO VOIVOD O AFFRONTA TEMI NUOVI?
“Be’, sì, è senza dubbio un album in pieno stile Voivod, anche per le tematiche. La title-track parla di un hacker che riesce a prendere il controllo di satelliti militari e a ricattare varie superpotenze sotto la minaccia di armi tecnologicamente avanzatissime. Il disco non continua proprio il concetto di ‘Voivod’ in sè, ma racchiude tante storie diverse di quell’universo e di quegli immaginari. Dovresti chiedere a Snake i dettagli…le tematiche e i testi sono tutta roba sua, e lui queste cose le conosce fin nei minimi dettagli. So che le tematiche del disco sono anche influenzate da altri argomenti attuali, come le vicissitudini del movimento Occupy e anche altri concetti presi in prestito da varie teorie della cospirazione odierne, oppure da questioni fantascientifiche moderne inerenti alle tecnologie più avanzate e alla distruzione della Terra. Un tempo, per esempio, eravamo affascinati da storie come quella di Chernobyl, oggi abbiamo Fukushima. Insomma, queste tematiche sono sempre le stesse ma si evolvono in chiave moderna e attuale, ovviamente”.
“KLUSKAP O’KOM” INVECE E’ UNA LEGGENDA CANADESE, VERO?
“E’ un nome di derivazione nativo-americana. Snake mi ha detto che è una leggenda che narra la storia di una creatura che scende dal cielo per distruggere i dinosauri ed assicurare così la salvezza dell’umanità e la sua sopravvivenza. E’ un altro aneddotto che abbiamo trovato affascinante su questa esistenza costantemente burrascosa dell’umanità, sempre sospesa a metà strada tra creazione e distruzione”.
CHI SONO I SONGWRITER PRINCIPALI NEI VOIVOD OGGI?
“Blacky e Chewy hanno scritto la maggior parte della musica su ‘Target Earth’. Nel 2012 io e Snake sentimmo dei demo che quei due avevano realizzato nel tempo libero, composti ovviamente solo da chitarra e basso. Siamo rimasti folgorati dalla freschezza e dall’evocatività dei suoni che avevano sviluppato e abbiamo subito capito che volevamo essere parte del loro processo creativo, poichè ci ricordava tantissimo le nostre origini thrash, sopratutto i suoni di ‘Dimension Hatröss’; per cui io e Snake non vedevamo l’ora di scriverci sopra le nostre rispettive parti – voce e batteria – per poter testare il potenziale del materiale fino in fondo. Abbiamo jammato le idee per un po’, familiarizzato con i riff, e poi Chewy e Blacky hanno fatto tutti gli arrangiamenti; per finire io e Snake ci siamo occupati dei testi, lui, e della batteria, io ovviamente”.
DOPO TANTI ANNI SI RISENTONO NELLA VOSTRA MUSICA ANCHE QUELLE ANCESTRALI INFLUENZE PUNK E HARDCORE DEGLI ESORDI, SOPRATTUTTO L’INFLUENZA DEI DIE KREUZEN, BAND CHE HA CONTRUBUITO A FORGIARE IL VOSTRO SOUND DEI PRIMORDI. SEI D’ACCORDO?
“Sì, i riff angolari e dissonanti che abbiamo amato da ragazzi nei Die Kreuzen, qui ci sono tutti, perchè, come ti dicevo, la nuova lineup e la nuova spinta creativa ci hanno come spinti a riscoprire le nostre origini. Quella band è sempre stata una enorme influenza per noi. Non so se Chewy sia un fan o meno, ma Piggy lo era di brutto e come lui anche noi. Ma Chewy ha imparato lo stile da Piggy, per cui, anche se inconsapevolmente, deve aver anche assorbito l’influenza dei Die Kreuzen”.
ANCHE SE QUESTO ALBUM, COME HAI APPENA DETTO, TENDE A RISCOPRIRE LE VOSTRE ORIGINI, NOI VI ABBIAMO ANCHE NOTATO ALCUNE DELLE RITMICHE PIU’ LENTE E ‘DOOMY’ CHE ABBIAMO MAI SENTITO NELLA MUSICA DEI VOIVOD, NON CERTO UNA VOSTRA TIPICITA’…
“Sì è vero, poichè abbiamo anche cercarto di riabbracciare il periodo di Eric Forrest, di ‘Negatron’ e ‘Phobos’, quando suonavamo musica più oscura e apocalittica. Inoltre Blacky ha un suono di basso più cupo e ribassato e questo deve aver aumentato ancora di più il generale assetto più lento e pesante del disco”.
SIETE SODDISFATTI DEL RISULTATO FINALE, OPPURE TORNERESTE INDIETRO A FARE QUALCHE AGGIUSTAMENTO, SE POTRESTE?
“Siamo pienamente soddisfatti, specialmente dal lavoro svolto da Sanford Parker al missaggio. Forse in pochi sanno che lui ha missato il disco ma è anche stato fondamentale per il risultato finale. Ha pienamente colto i nostri intenti psichedelici in questo lavoro e ha dato il peso giusto ad ogni parte sonora del disco. Non ha registrato il disco, però. La registrazione è stata fatta da noi qua a Montrèal. Pièrre, della band Oblivion, ha uno studio bellissimo poco fuori città in mezzo alla foresta. L’anno scorso, mentre eravamo li a prepararci per le registrazioni, una violentissima nevicata ci ha praticamente tenuti segregati in quello spazio per diciassette giorni, per cui ne abbiamo approfittato per registrare tutto d’un fiato. Quando Pièrre era esausto, subentrava Blacky, anche lui un bravissimo sound engineer, anche se in pochi lo sanno. In diciassette giorni, dunque, abbiamo finito tutto, lavorando non-stop, per cui direi che il disco in realtà è autoprodotto. A quel punto è subentrato Sanford che si è offerto di missare, visto che è un nostro fan di lunga data. Ha veramente reso il suono roccioso e immenso, e il risultato finale mi piace tantissimo, sono davvero molto soddisfatto”.
ADESSO CHE PIGGY NON C’E’ PIU’, SENTI UN VUOTO NELLA BAND? SENTI CHE QUALCOSA NON TORNA, OPPURE TI SEI FINALMENTE ABITUATO ALLA SUA ASSENZA?
“E’ stato strano per le prime due prove con Chewy nel 2008…e poi c’era anche Blacky. Ma penso che anche per Snake debba essere stato strano. Solo che la sintonia fra di noi era talmente forte che il sentore della mancanza di Piggy è sbiadita in fretta e il suo enorme vuoto si è miracolosamente colmato velocemente e in maniera spontanea e indolore. Poi, nel 2012, quando abbiamo iniziato a registrare, il suo ricordo è tornato e la sua assenza si è fatta di nuovo sentire in studio. Ma anche in questo caso Blacky, e soprattutto Chewy, sono stati incredibili nel far svanire la nostalgia subito, grazie ad una presenza in studio caldissima, amichevole e tremendamente professionale. Penso a Piggy tutti i giorni, ma sono anche perfettamente adattato alla nuova vita dei Voivod senza di lui. Sono andato avanti e ho cercato di non rimanere attaccato al passato. Non è facile da spiegare, ma era il 2005 quando è morto, sono passati otto anni, un tempo più che sufficiente per passare alla fase successiva della band. Direi che finire ‘Katorz’ e ‘Infini’ senza Piggy, quello sì che è stato strano, poichè eravamo noi tre e i suoi riff, ma lui non c’era…quello sì che é stato strano”.
CAVOLO, SONO PASSATI QUASI DIECI ANNI DALLA SUA MORTE…
“Eh sì, il tempo è una forza implacabile…”.
E ORA CHE CI PENSO AVETE ANCHE DA POCO RAGGIUNTO IL TRAGUARDO DEL TRENTESIMO ANNIVERSARIO, O SBAGLIO?
“Non ti sbagli affatto, ci siamo formati nel gennaio del 1983, per cui abbiamo compiuto trent’anni come band giusto qualche mese fa. Per questo abbiamo voluto celebrare l’evento con l’uscita di ‘Target Earth’ che coincidesse proprio con l’anniversario. Per molti versi questo album è davvero un nuovo inizio per noi: é sia un punto di arrivo che un punto di partenza. Ha un significato tutto speciale”.
COME TI SENTI QUANDO TI GUARDI INDIETRO E VEDI BEN TRENT’ANNI DI CARRIERA ALLE TUE SPALLE? OLTRETUTTO SE SI CONSIDERA CHE I VOIVOD SONO ORMAI UNA BAND-CULTO, QUASI LEGGENDARIA…
“Siamo molto fortunati perchè è verissimo, abbiamo un seguito non enorme ma estremamente leale e affettuoso. Anche nei tempi più difficili per il metal come lo intendiamo noi, quando il genere era in declino, il supporto dei fan ci ha sempre permesso di fare tour europei, fare dischi e mantenere la band e questa musica in vita. Siamo sempre riusciti a suonare sia in locali che nei festival. Quando abbiamo suonato noi, la gente è sempre venuta a vederci. Per un periodo abbiamo avuto problemi in Nord America a suonare da headliner, ma tutto sommato noi siamo sempre stati una band vitale, sempre ben presente sulla mappa dell’heavy metal. Per cui per ora, a parte l’incidente stradale che ha messo ko Eric e la morte di Piggy, non posso che dire che questa band per me è stata un’avventura fantastica. Mi sono divertito tantissimo in trent’anni nei Voivod, ho conosciuto tanti amici e ho sempre fatto ciò che amavo di più. Non posso negare di notare tutto attorno a me il rispetto che ormai esiste per questa band e i tanti musicisti che guardano a noi come influenze e ispirazione, e ciò non può che rendermi orgoglioso. Anche la stampa e la critica sembra avere un occhio di riguardo per noi, e questo ci sta davvero aiutando tanto!”.
TRENT’ANNI FA, QUANDO AVETE INIZIATO, SI SENTIVA CHE STAVATE TENTANDO DI CONIUGARE L’INTENSITA’ CRUDA E MALIGNA DEI CELTIC FROST CON LA RAFFINATEZZA PROGRESSIVA E LE PECULIARITA’ SONICHE DEI KING CRIMSON. SEI D’ACCORDO? PENSI CHE ANCORA OGGI PER VOI CREARE MUSICA SIGNIFICHI UNIRE QUEI DUE MONDI?
“Certo, ma non solo. Celtic Frost sì, ma anche Kreator, Possessed, Destruction, Motörhead, Venom sono tutte band che ci hanno influenzato e con cui poi siamo andati in tour e che sono divenuti un’enorme parte del nostro immaginario. Tanto crust punk ha anche giocato un enorme ruolo nel nostro sound, soprattutto gli Amebix e i Discharge; ma siccome siamo nati e cresciuti nel Quebec, siamo stati inevitabilmente sempre esposti a musica più per gente matura e con il palato raffinato e più sul lato intellettuale delle cose, piuttosto che puramente adatta a punk e metallari. Per cui, per esempio, i Van Der Graaf Generator, band ai tempi molto popolare in questa zona del Canada, sono finiti per influenzarci tantissimo allo stesso modo di quelle band più metal. Poi sono arrivati da queste parti i Killing Joke e lì per noi è stata la fine, siamo rimasti folgorati da quella band, come poi anche di tutto il gothic rock e post-punk inglese, e tutta quella musica di allora, oscura e intimista. Ancora oggi tutte queste band ci piacciono tantissimo e tutt’ora contribuiscono a far evolvere il nostro sound in qualche modo. Poi negli anni ovviamente altri fattori sono subentrati, altre influenze sono arrivate, e altri nostri interessi hanno contribuito ad ampliare la nostra visione musicale. Ad un certo punto, per esempio, Piggy è rimasto letteralmente sconvolto dai Tool e quella band lo ha profondamente segnato come musicista e compositore, anche se sono in giro da molto meno tempo di noi! Quel periodo più scuro e ambiguo dei Voivod in cui sono nati ‘Phobos’ e ‘Negatron’ è stato profondamente segnato dal fatto che Piggy allora praticamente non ascoltava altro. Poi non so, oggi sono Chewy e Blacky a comporre quasi tutta la musica, e loro per esempio so che hanno apprezzato molto i Mastodon e i Baroness ultimamente, per cui non mi sorprenderei se anche quelle band finissero per entrare nell’elenco delle nostre influenze. Io ho sempre apprezzato tanta musica sperimentale e avanguardie varie e anche Blacky apprezza tanta di quella musica! Per cui, anche su quello, noi due ci sentiamo in sintonia e portiamo a nostra volta quelle influenze nella band”.
CI SONO DELLE BAND CONTEMPORANEE, BEN PIU’ GIOVANI DI VOI, CHE HAI PARTICOLARMENTE APPREZZATO NEGLI ULTIMI TEMPI?
“Domanda difficile, io sono così indietro per queste cose… Non mi aggiorno mai sulle novità e quasi tutta la musica che mi piace è del passato. Dovresti chiedere a Blacky, lui sì che segue tutte le ultime novità, soprattutto in campo heavy. Io tutt’ora ascolto imperterrito la roba che ascoltavo da ragazzino: Iron Maiden, Judas Priest, Motörhead (ride, ndR)!”.
A PROPOSITO DI ‘INFLUENZE’, IL FATTO CHE LA COMPONENTE PSICHEDELICA E’ UNA PARTE COSI’ FONDAMENTALE DEL VOSTRO SOUND DIPENDE IN QUALCHE MODO ANCHE DALLA ASSUNZIONE PASSATA O CORRENTE DI SOSTANZE PSICOATTIVE?
“(ride, ndR) Oh cavolo, questa domanda dovrei sempre aspettarmela e invece mi coglie sempre in contropiede! Capisco perchè la curiosità in proposito sia tanta, in fondo questo aspetto ha spesso giocato un ruolo fondamentale nell’immaginario di tante band, passate e presenti. La verità è che preferisco non addentrarmi nel discorso. Nella band non c’ero solo io, ma anche altri membri, e dire qui ciò che io penso essi abbiano fatto non mi pare il caso. Posso forse immaginarmelo, ma sarebbe giusto parlare senza sapere? Non lo so. La domanda è tutt’altro che scontata o inopportuna, anzi, ma io preferirei sorvolare”.
NOI TROVIAMO ANCORA INCREDIBILE CHE SIATE RIUSCITI A REALIZZARE DUE ALBUM ‘POSTUMI’, IN UN CERTO SENSO, REALIZZATI DAGLI APPUNTI E DAI DEMO DI UNA PERSONA CHE POI ALLA FINE NON E’ RIUSCITA AD ESSERE LI’ PER VEDERE QUEI LAVORI PRENDERE FORMA. COME VEDI “INFINI” E “KATORZ”, SE PRESI SOTTO QUESTA LUCE? NON CREDI CHE SIANO PRODOTTI MOLTO PARTICOLARI, PER COME SONO NATI?
“Certamente. In realtà quei dischi sono proprio il pensiero di Piggy. Io, Snake e Jason abbiamo registrato le nostre parti in maniera professionale solo successivamente, ma erano già tutte lì composte da Piggy prima. Purtroppo non abbiamo mai potuto ‘jammarle’ ed evolverle, perchè Piggy dapprima non poteva e successivamente non c’era. Erano embrioni rimasti orfani che noi tre abbiamo cresciuto come figli come meglio potevamo. Piggy aveva buttato giù dei demo per ventiquattro canzoni, complete di tutto, e prima di morire ha registrato tutte le sue parti, con assoli, overdubs e tutto. La chitarra era perfettamente professionale. Le nostre parti invece erano estremamente primitive: le voci di Snake registrate in bagno, la mia batteria al volo con giusto due microfoni e il basso di Jason nel giardino di casa sua a San Francisco. Il tempo ci era tiranno per le condizioni di Piggy, per cui gli abbiamo dato tutto ciò di cui aveva bisogno il più velocemente possibile, per fargli finire le sue parti, sapendo che noi comunque, a differenza sua, di tempo a dispozione per rifare tutto ne avevamo, lui no. Non era sicuro se voleva fare un doppio album all’inizio, o fare due dischi separati, tutto è accaduto in maniera molto frenetica e incombente. Piggy addirittura finì tutto quello che competeva a lui a marzo del 2005, prima di venire ricoverato. Ha lavorato come un matto in quei mesi per completare la sua visione e per darci qualcosa che potessimo finire e portare a completamento. Sapeva che se ne stava andando, sapeva esattamente cosa stava facendo e perchè. Era sempre a casa con le cuffie e Pro-Tools davanti a lavorare, scrivere, comporre e registrare. Inizialmente non era chiaro cosa stesse facendo, è sempre stato un musicista prolifico, poi, verso la fine, tutti hanno capito che stava cercando di finire la sua opera prima che fosse troppo tardi”.
SUBITO DOPO LA SUA MORTE, AVEVATE ANNUNCIATO LO SCIOGLIMENTO, CHE PERO’ POI NON E’ MAI AVVENUTO…
“Sì, è vero. Quando Piggy è morto, io e Snake non riuscivamo a vedere una continuazione e Chewy è arrivato solo qualche anno dopo. Abbiamo deciso di deporre le armi, finire l’opera di Piggy e fare pace con l’idea che era tutto finito. Anche Jason era fuori gioco per via di una operazione alla spalla al quale si è dovuto sottoporre per via di un vecchio infortunio accadutogli sul palco con i Metallica anni prima. Solo nel 2009 siamo riusciti a finire ‘Infini’, ma nei tre anni prima i Voivod erano morti definitivamente”.
IN QUEL PERIODO PERO’, VISTO IL TANTO TEMPO LIBERO IMPROVVISAMENTE DISPONIBILE, HAI POTUTO DEDICARTI CON MAGGIORE INTENSITA’ AD UN’ALTRA TUA GRANDE PASSIONE, OVVERO L’ARTE GRAFICA. SBAGLIO O HAI ANCHE REALIZZATO DELL’ARTWORK PER UNA BAND ITALIANA CHIAMATA JESTER BEAST?
“Sì, è vero, faccio molto artwork per altre band. Il batterista dei Jester Beast mi ha procurato un endorsement con la Drumshop USA per una linea custom di rullanti, disegnata su mie specifiche indicazioni, per cui per ringraziarlo del favore ho fatto dell’artwork per la sua band. E’ stato una sorta di baratto, un favore reciproco. Poi la loro musica è molto voivodiana, per cui mi piace (ride, ndR)! A parte gli scherzi, sono bravissimi ragazzi e grandi amici e il rullante con il mio artwork che mi hanno aiutato a realizzare ha un suono pazzesco! Sono molto felice della nostra collaborazione”.
QUALI ALTRI PROGETTI AVETE ATTUALMENTE AL DI FUORI DEI VOIVOD?
“Be’, come ti dicevo Chewy insegna e ha i Martyr. Blacky invece è il responsabile di Irongang.com, ovvero l’online merchandising shop ufficiale dei Voivod, un’attività che gli porta via un sacco di tempo. Inoltre è sempre molto impegnato con altri lavori di web design. E’ molto bravo con il web e si procura sempre un sacco di lavoro in quell’ambito. E’ dal 1994 o 1995 che ha dimestichezza con la rete, per cui è stato proprio uno dei primi ad interessarsene e a capirne la potenzialità. Infine, strano ma vero, è un elettricista…”.
QUINDI AVETE DEI LAVORI ‘NORMALI’, AL DI FUORI DELLA BAND…
“Sì, esatto, io faccio molto artwork per altre band e non solo: faccio anche disegni per tatuaggi, copertine di libri, riviste e collane, e molto altro ancora. Chewy, come detto, insegna chitarra jazz all’università e Snake invece ha un lavoro stranissimo, commercializza lampade futuristiche, sistemi di illuminazione domestica dai design più assurdi e disparati…”.
PENSI CHE FARAI UN NUOVO ALBUM DEI KOSMOS?
“Certo, e ci stiamo già lavorando. Essendo quel progetto più un collettivo che una band, però, non è semplice far essere tutti nello stesso luogo allo stesso tempo, per cui i lavori forse vanno un tantino a rilento, ma abbiamo ore di registrazioni e demo che stiamo cercando di riorganizzare. La musica è molto strana e astratta, influenzata da band come Faust, Can, Ashra Tempel, per cui già il genere non è proprio semplicissimo; in più siamo molti e sempre impegnati con i nostri progetti principali, quindi ci vorrà un po’ prima di pubblicare qualcosa. Comunque ci stiamo lavorando quanto più possibile”.
GRAZIE MILLE MICHEL, A PRESTO!
“Grazie a voi ragazzi! Ci tengo ad aggiungere un’ultima cosa prima di salutarci definitivamente. Nell’edizione limitata di ‘Target Earth’ è presente come bonus track una registrazione live dall’ultimo Roadburn, in cui suoniamo ‘Up In The Trees’ dei Die Kreuzen, e Dan, storico vocalist dei Die Kreuzen appunto, ci ha raggiunti sul palco per suonare quella canzone insieme. E’ stato un momento incredibile per noi, che abbiamo voluto condividere con tutti voi, e il risultato finale è stellare. Non vi perdete i Die Kreuzen al Roadburn di quest’anno, è un evento immancabile, una reunion che attendevamo da troppo tempo ormai. A presto!”.