Passati in Italia lo scorso mese sul carrozzone dell’Europa Blasfemia Tour – assieme a Behemoth, Abbath e Inquisition – gli Entombed A.D. hanno inoltre recentemente celebrato la pubblicazione di “Dead Dawn”, secondo album di questo nuovo capitolo della loro carriera. La separazione dal chitarrista Alex Hellid è ormai storia vecchia, ma la leggendaria death metal band svedese è tuttora costretta ad utilizzare il moniker Entombed A.D. per evitare una lunga battaglia legale e un altro stop forzato. I Nostri hanno già sprecato sin troppo tempo dopo l’uscita del vecchio “Serpent Saints” e la loro intenzione ora è quella di andare avanti in ogni caso, senza badare troppo ai dettagli del nome e a quanto sta facendo il loro ex compagno. Abbiamo parlato di questo e altro in una brevissima chiacchierata con il chitarrista Nico Elgstrand, pochi minuti prima che al Live di Trezzo sull’Adda andasse in scena la data italiana del succitato tour…
“DEAD DAWN” ARRIVA NEI NEGOZI A CIRCA UN ANNO E MEZZO DI DISTANZA DA “BACK TO THE FRONT”. PER FORTUNA NON AVETE ASPETTATO ALTRI SETTE ANNI QUESTA VOLTA!
“No, questa volta siamo stati attenti (ride, ndR)! Credo che qualcuno penserà che si tratta di un album composto di fretta, ma in realtà abbiamo iniziato a lavorarci non appena il precedente è stato pubblicato. Per anni siamo rimasti fermi a livello discografico e avevamo tante idee che ci ronzavano in testa. Con il rinnovato affiatamento nel gruppo è stato piuttosto semplice metterle in pratica. Inoltre l’ultimo tour statunitense è finito prima del previsto, quindi abbiamo avuto ancora più tempo per lavorare a del nuovo materiale”.
COSA È SUCCESSO NEGLI STATI UNITI? SEMBRAVA UN TOUR IMPORTANTE, CON DEICIDE, HATE ETERNAL ED ALTRI. PERCHÈ È STATO CANCELLATO?
“In molti hanno pensato che fosse colpa dei Deicide… d’altra parte hanno questa fama di annullare tour o litigare con altre band (ride, ndR)! In realtà, però, loro non hanno alcuna colpa. Credo che gli organizzatori abbiano commesso qualche errore nella scelta dell’itinerario e che in generale ci si aspettasse più gente ai concerti. Quando abbiamo capito che il tour stava ricavando meno denaro di quello che stava spendendo giornalmente, abbiamo deciso di tornare a casa. Le altre band ci hanno seguito pochi giorni dopo e il tour si è sfaldato. Sono cose che capitano, soprattutto in questo periodo in cui ogni gruppo è in tour e la concorrenza è tanta. Torneremo negli USA tra poco assieme agli Amon Amarth e in qualche modo recupereremo tutte quelle date”.
TORNANDO A “DEAD DAWN”, COME AVETE AFFRONTATO IL SONGWRITING QUESTA VOLTA? SI È TRATTATO SOLO DI AVERE MAGGIORE COESIONE IN SENO ALLA BAND?
“Sicuramente il fatto di non avere una persona che non aveva più desiderio di scrivere musica ha aiutato (riferimento ad Alex Hellid, ndR). Devo dire però che è anche cambiato un po’ il nostro modo di comporre: io, Victor e Olle abbiamo pensato alla musica quasi ogni giorno, mentre in passato lasciavamo trascorrere delle settimane tra la stesura di un pezzo e l’altra. Questa volta anche LG ha portato un paio di riff. Abbiamo lavorato con maggiore costanza e credo che il risultato si senta, visto che il disco è più compatto del suo predecessore. Abbiamo imparato anche a comporre in tour: dopo tutto, a parte lo show, quando sei on the road non hai quasi mai niente da fare. Si tratta solo di aspettare di salire sul palco. Prima eravamo soliti trascorrere l’intera giornata a bere; ora beviamo – ovviamente – ma nel pomeriggio siamo soliti anche imbracciare gli strumenti per comporre qualcosa”.
IL DISCO POSSIEDE UN’IMPRONTA PIÙ AGGRESSIVA DI “BACK TO THE FRONT”. AVETE DELIBERATAMENTE DECISO DI SNELLIRE O VELOCIZZARE I BRANI?
“Tutto è nato in maniera molto spontanea. Quando vi è serenità all’interno di un gruppo solitamente vi è anche euforia e ciò ti porta a comporre materiale più vivace. Almeno questo è quello che avviene con noi. Forse ‘Back To The Front’ conteneva dei pezzi più elaborati e veniva un po’ a mancare quella adrenalina tipica dei nostri concerti”.
ANCHE LA PRODUZIONE È PIÙ RUVIDA…
“Sì, questa volta abbiamo collaborato con questo produttore chiamato Jacob Hellner, che in passato ha lavorato anche con i Rammstein. Conosce bene la storia degli Entombed e sapeva che tipo di suono volevamo. Sono molto contento del risultato che abbiamo ottenuto: l’album suona crudo, ma senza scimmiottare i nostri primi dischi”.
C’È CHI ANCORA VI CHIEDE UN ALTRO “LEFT HAND PATH” O UN ALTRO “CLANDESTINE”…
“Certo, ma quelle persone devono capire che per noi non sarebbe onesto nè interessante diventare la cover band di noi stessi. Oggi suoniamo qualcosa di diverso, ma trovo che si tratti pur sempre di death metal. Chi desidera ascoltare musica esattamente simile a quella degli esordi può rivolgersi altrove: ci sono tantissime giovani band che rivisitano quel sound con grande abilità. La scena è più viva che mai”.
PENSI CHE ALEX HELLID PRIMA O POI TORNERÀ CON UNA SUA BAND?
“Chissà… se lo farà dovrà chiamarla Entombed BC o qualcosa di simile (ride, ndR). Nessuno può utilizzare il moniker Entombed senza il consenso di tutti i membri fondatori. Noi per evitare una battaglia legale abbiamo deciso di presentarci come Entombed AD, ma per quanto ci riguarda siamo sempre gli Entombed. Sono stato nella vecchia incarnazione del gruppo per dieci anni; Olle per otto e Victor per quattro. E LG è da sempre il frontman di questa band. Dal vivo suoniamo pezzi dall’intero repertorio… insomma, potremmo tranquillamente chiamarci solo Entombed, ma preferiamo trascorrere il nostro tempo sul palco o in studio anzichè in tribunale”.
IN OGNI CASO, NON SEMBRA CHE ALEX O ALTRI EX MEMBRI DEL GRUPPO SIANO PARTICOLARMENTE ATTIVI OGGIGIORNO…
“Infatti, non vedo di cosa Alex debba lamentarsi se è lui il primo a non avere voglia di suonare. L’unica cosa che ha fatto negli ultimi anni è stato ristampare un paio di vecchi album, peraltro senza il consenso di LG. Non si può pretendere di fare parte di una band e al tempo stesso non volere pubblicare nuova musica. Stavamo diventando un fenomeno da baraccone e alla fine è stato un bene separarsi”.
HO VISTO CHE IN QUESTO TOUR AVETE UN SECONDO CHITARRISTA…
“Sì, si chiama Guilherme Miranda ed è brasiliano. Lo abbiamo conosciuto un paio di anni fa e abbiamo tenuto pure qualche concerto con lui dalle sue parti. Ora si è trasferito in Europa e lo abbiamo portato in tour con noi. Probabilmente diventerà il nostro quinto membro ufficiale, visto che l’alchimia è ottima. Personalmente preferisco esibirmi con una seconda chitarra al mio fianco: i pezzi vecchi rendono meglio e posso prendermi più libertà sul palco”.
COM’È LA REAZIONE DEI FAN IN QUESTO TOUR?
“Per noi è ottima. Abbiamo sempre un pubblico molto fedele e i fan più attempati hanno persino iniziato a portare i loro figli ai concerti. Il proliferare di band old school death metal ha inoltre spostato nuovamente i riflettori su di noi negli ultimi anni. Stiamo vivendo un buon momento. Devo ripetermi, ma credo che ciò sia evidente ascoltando ‘Dead Dawn’. Abbiamo sempre creduto in questa band, siamo dei veri metal fan e tour come questo ci mettono in pace con il mondo. Non vediamo l’ora di preparare il nostro prossimo tour da headliner, per avere l’occasione di suonare più brani nuovi e vecchi”.