ENTOMBED – L’unica costante è il cambiamento

Pubblicato il 15/05/2019 da

Torniamo a parlare di Entombed. Purtroppo non per la pubblicazione di un nuovo album – cosa che a questo punto sarebbe tutto sommato lecita, visto che la separazione con il frontman LG Petrov è ormai storia vecchia e poichè sono trascorsi una dozzina d’anni dall’uscita di “Serpent Saints” – ma per la riedizione di “Live Clandestine”, disco registrato dal vivo che documenta il noto show di Malmö del novembre 2016, dove gli Entombed – nella line-up comprendente i leader storici Nicke Andersson, Alex Hellid e Uffe Cederlund, più i giovani Robert Andersson e Edvin Aftonfalk (quest’ultimo fratello di Nicke Andersson) – si esibirono in uno spettacolo diviso in due atti, uno dei quali a supporto della Malmö Symphony Orchestra, per celebrare il venticinquesimo anniversario della pubblicazione del loro capolavoro “Clandestine”. Il live album, in parte finanziato da una campagna crowdfunding, venne già rilasciato in DVD in tiratura limitata nel 2017, ma oggi la Threeman Recordings lo rilancia in una versione differente, priva della parte orchestrale, su formato doppio LP e CD. Per saperne di più su questa operazione e, soprattutto, per capire dove voglia andare a parare questa reunion dei membri fondatori della leggendaria death metal band svedese, abbiamo contattato al telefono il chitarrista Alex Hellid, il quale si è gentilmente messo a disposizione per fare chiarezza su quanto avvenuto negli ultimi turbolenti anni della carriera del gruppo e per parlare un po’ anche del magnifico e sempre attuale “Clandestine”.

QUESTO LIVE ALBUM E’ STATO PUBBLICATO GIA’ DUE ANNI FA, PERCHE’ FARLO USCIRE NUOVAMENTE ORA?
– L’edizione originale, quella uscita nel 2017, era destinata solamente a chi aveva supportato il progetto del live album con l’orchestra tramite la campagna di crowdfunding. Il CD e il DVD erano stati stampati in un numero limitato di copie per essere subito messi a disposizione dei supporter. Poi le copie avanzate sono state vendute online poco dopo. L’idea era comunque quella di realizzare una tiratura più ampia e di dare al prodotto la giusta rilevanza. Purtroppo, come spesso succede con me, ho calcolato male le tempistiche e mi sono ritrovato coinvolto in un lavoro enorme per più di un altro anno. Ho impiegato davvero tanto tempo a mettere insieme tutto il materiale e ad ultimare i preparativi per questa nuova edizione in CD e LP, tra mixaggio e confezione. Ho fatto praticamente tutto da solo, è stata dura, ma adesso che ho il prodotto finale in mano mi sento davvero bene. E’ una bella sensazione.

TORNIAMO PER UN ATTIMO ALLA VERA ORIGINE DI QUESTO PROGETTO: COME TI E’ VENUTO IN MENTE DI ORGANIZZARE UN CONCERTO PER “CLANDESTINE” CON IL SUPPORTO DI UN’ORCHESTRA?
– L’idea originale è piuttosto datata: penso che risalga addirittura al 2005. Tutto è nato quando un fan tedesco, un musicista classico che mi sembra fosse coinvolto nella filarmonica di Amburgo, ci ha inviato una sua versione orchestrale di “Chief Rebel Angel”. Quello è stata la prima volta che ho pensato che alcuni nostri pezzi potessero prestarsi ad una interpretazione diversa da quella rock/metal. Poi, per pura coincidenza, qualche tempo dopo abbiamo ricevuto una lettera da parte di un altro fan, il quale ci spiegava come secondo lui un album come “Clandestine” potesse essere perfetto per essere suonato in chiave orchestrale. Ovviamente in quel momento non ho potuto fare molto altro che apprezzare il suggerimento, ma l’idea è rimasta nella mia mente e negli anni a venire, di tanto in tanto, ho pensato a come poterla mettere in atto. La svolta è avvenuta anni dopo, quando per puro caso sono entrato in contatto con Thomas von Wachenfeldt, un direttore d’orchestra che mi ha confessato di avere acquistato “Clandestine” all’epoca della sua uscita. Quello è stato un incontro cruciale: da lì il progetto ha iniziato a prendere forma e una prima versione orchestrale del disco è stata presentata in un concerto in Svezia agli inizi del 2014.

DEVE ESSERE STATO UN LAVORO MOLTO IMPEGNATIVO…
– Sì, decisamente. Come sai, “Clandestine” è un album molto complesso e ci sono volute settimane per scomporlo e analizzarlo con attenzione. E’ stato nel corso di questo processo che mi sono riavvicinato a Nicke e ad Uffe: loro sono gli autori di tutta questa musica e solo loro potevano ricordarsi cosa esattamente avevamo fatto nel corso di quelle registrazioni, tanti anni fa. Ci sono tante finezze che non puoi sentire benissimo ascoltando la versione del disco che hanno tutti: è stato necessario risuonarlo in sala prove, fare delle riprese e inviare tutto al direttore per mostrargli le trame nei dettagli.

QUINDI LA REUNION CON NICKE E UFFE NASCE SOSTANZIALMENTE QUI…
– Sì, se non ci fosse stata di mezzo questa idea del disco orchestrale non credo che ci saremmo ritrovati a suonare insieme come una volta. Ci siamo riavvicinati molto nel corso della lavorazione di questo progetto e da lì le cose sono tornate ad essere come un tempo.

VI E’ UN ASPETTO DELLA VERSIONE ORCHESTRALE DI “CLANDESTINE” CHE COLPISCE IN PARTICOLARE: VOI COME BAND SIETE RELEGATI IN UN ANGOLO. SONO GLI STRUMENTI CLASSICI A DOMINARE LA SCENA.
– Esattamente. Questo non è il tipico lavoro dove il metal incontra l’orchestra. Non volevamo semplicemente suonare il disco con un’orchestra a supporto per sottolineare certi passaggi, come hanno fatto tanti altri gruppi metal nel corso degli anni, Metallica in primis. Quello che abbiamo proposto è una cosa assai diversa: si tratta a tutti gli effetti di un’orchestra che interpreta un nostro album. Noi siamo gli autori della musica, ma questa viene interpretata e ri-arrangiata senza un apporto attivo da parte della band. E’ come ascoltare una colonna sonora. Per questo motivo l’evento a Malmo è stato diviso in due atti: il primo orchestrale, per presentare questa rilettura, e il secondo elettrico, con la band a suonare come in qualsiasi concerto.

ERO PRESENTE ALLA PRIMA DATA DELLA REUNION, SULLA CROCIERA DI CLOSE-UP MAGAZINE. QUEL CONCERTO EBBE LUOGO SOLO UN PAIO DI SETTIMANE PRIMA DI QUELLO DI MALMO. COME AVETE VISSUTO QUEI MOMENTI? VI SIETE SENTITI SOTTO PRESSIONE? UN PO’ DI NERVOSISMO?
– Sono rimasto onestamente sorpreso da come abbiamo affrontato l’impegno. Quando abbiamo iniziato a suonare insieme per preparare i concerti è stato come tornare indietro nel tempo. Abbiamo presto realizzato come l’affiatamento fra di noi fosse rimasto quello di sempre. Siamo praticamente nati per suonare insieme. L’unico un po’ dubbioso era Nicke, perchè non suonava la batteria su brani death metal da parecchio tempo, ma sono bastate poche prove per fargli riprendere dimestichezza con la doppia cassa e con certe ritmiche serrate.

PARLIAMO ORA DI “CLANDESTINE” NELLO SPECIFICO: SONO TRASCORSI VENTOTTO ANNI DALLA SUA PUBBLICAZIONE. CHE EFFETTO TI FA ASCOLTARLO ORA?
– Vengono alla mente tanti ricordi. E la cosa bella è che, anche a distanza di anni, non si finisce mai di scoprire qualcosa di nuovo ascoltando questo disco. E’ davvero un’opera densa, estremamente complicata a tratti, ma è forse questo il motivo per cui spicca così tanto all’interno della nostra discografia.

“CLANDESTINE” E’ IN EFFETTI IL VOSTRO ALBUM PIU’ TECNICO ED ELABORATO. COSA VI INFLUENZO’ DURANTE LA SUA STESURA? CHE COSA AVEVATE IN MENTE DI FARE?
– Secondo me l’album suona in questa maniera perchè poco prima di metterci seriamente al lavoro su di esso scoprimmo gli Atheist. In quel periodo eravamo già affascinati da certe band molto preparate tecnicamente – penso ai Testament e alla loro coppia di chitarristi dell’epoca – ma gli Atheist erano virtuosi in un contesto death metal. Ciò ci fece una grande impressione. Credo che l’idea di realizzare brani con più riff e cambi di tempo sia la diretta conseguenza dell’ascolto di quel tipo di musica più progressiva. Poi ovviamente noi ci mettemmo tanta farina del nostro sacco: del resto, il modo di suonare la chitarra e di comporre di Nicke e di Uffe è inconfondibile.

OGGI QUAL E’ L’ASPETTO CHE TI COLPISCE DI PIU’, QUANDO LO ASCOLTI?
– Credo che sia la produzione. E’ molto pulita per i nostri standard di allora. “Left Hand Path” è praticamente un disco death metal suonato da un gruppo punk, per non parlare dei dischi dei tardi anni Novanta, mentre “Clandestine” per certi versi è davvero rifinito. Non l’ho ascoltato per anni, poi l’ho ripreso e sono rimasto sorpreso da quanto suonasse pulito rispetto ad altre nostre prove.

“CLANDESTINE” E’ DA SEMPRE UN ALBUM MOLTO CHIACCHIERATO ANCHE PER LA NOTA CONTROVERSIA LEGATA ALLA LINEE VOCALI. LA VOCE DOVEVA VENIRE REGISTRATA DA JOHNNY DORDEVIC, MA POI DIETRO IL MICROFONO CI FINIRONO NICKE E UFFE. EPPURE INIZIALMENTE TENESTE IL TUTTO SEGRETO. PER QUALE MOTIVO NON RIVELASTE SUBITO CHE JOHNNY NON AVEVA REGISTRATO IL DISCO?
– Sono passati tanti anni e dobbiamo ricordarci che all’epoca eravamo solo dei ragazzi appena maggiorenni. Abbiamo fatto tante cose stupide agli inizi, come forse è normale che sia. Sì, Johnny era stato ingaggiato come nuovo cantante e doveva registrare “Clandestine”, ma poi ci siamo accorti che non era davvero pronto per un simile compito. Stava impiegando troppo tempo a prepararsi, a studiare le linee vocali, ecc. Io, Nicke e Uffe siamo sempre stati responsabili di tutto: avevamo già pronti musica, linee vocali e testi. Alla fine è stato più semplice fare tutto da soli e mandare Nicke e Uffe a registrare anche la voce. Non abbiamo detto subito che il growl non era opera di Johnny perchè non volevamo apparire come una sorta di cantiere aperto: dopo il successo di “Left Hand Path” e la prima separazione da LG, era importante presentarsi come una band solida. Per questo abbiamo messo Johnny nei credit del disco e abbiamo fatto le foto promozionali con lui. Oggi probabilmente agiremmo in maniera diversa, ma va appunto considerato che all’epoca eravamo solo dei ragazzi.

“CLANDESTINE” POTREBBE ANCHE ESSERE VISTO COME UNA ESPERIENZA CATARTICA PER VOI: SE UNO PENSA AL SUO SUCCESSORE, “WOLVERINE BLUES”, SI PUO’ DIRE CHE CON IL VOSTRO SECONDO DISCO VI TOGLIESTE LO SFIZIO DI SUONARE IN MANIERA MOLTO ARTICOLATA, PER POI PASSARE A QUALCOSA DI PIU’ SEMPLICE E DIRETTO CON IL TERZO…
– Sì, possiamo certamente vederla in questo modo. Come dicevo, “Clandestine” è un album speciale per tanti motivi, ma ovviamente non è sempre semplice riproporre questo tipo di musica dal vivo. I tour a supporto del disco furono una lezione per imparare cosa rendeva al massimo sul palco e cosa invece era più adatto a rimanere in studio. Dobbiamo poi tenere conto anche del fatto che attorno al 1992 iniziammo ad aprirci veramente ad altri tipi di musica lontani dal metal estremo e che questi nuovi ascolti portarono inevitabilmente una nuova ventata di influenze all’interno del gruppo. Tuttavia non si trattò di un cambiamento così rapido. Eravamo giovani e non avevamo molti impegni oltre alla band, quindi suonavamo insieme e componevano nuova musica di continuo. Prima di arrivare a “Wolverine Blues” ci sono state ore e ore di prove e di esperimenti. Ricordo che alcune delle versioni demo dei pezzi finiti su “Wolverine…” erano piuttosto diverse da quanto puoi ascoltare oggi su quel disco. C’è stato un momento in cui stavamo lavorando a del materiale che era più simile a una via di mezzo fra lo stile di “Clandestine” e quello del terzo album. Un brano come “Demon”, ad esempio, in origine era un po’ più lungo e death metal: vi era una parte chiaramente ispirata ai Morbid Angel che venne poi rimossa poco prima delle registrazioni. Questo per dire che siamo sempre stati una band in continua evoluzione. C’è tanto materiale demo mai pubblicato che potrebbe dare vita a vari album da collocare fra quelli ufficiali.

COSA RICORDI DEI TOUR DI SUPPORTO A “CLANDESTINE”?
– Furono dei grandi eventi per noi. Avevamo già il nostro pubblico, ma le sue fila crescevano di continuo. Suonammo soprattutto con Morbid Angel e Unleashed durante la promozione di quel disco e i tour negli USA furono particolarmente esaltanti. Poi ci fu il famoso Gods Of Grind tour organizzato dalla Earache Records: un bill molto speciale, con Carcass, Cathedral e Confessor. Poco prima di quelle date riaccogliemmo LG nella band. In generale, sono tutte state belle esperienze. Si tratta dei primi tour ed eravamo giovani ed entusiasti. Credo che ogni band attiva in quel periodo potrebbe dirti lo stesso.

HAI GIA’ ACCENNATO DUE VOLTE AD LG PETROV: NON POSSO FARE A MENO DI CHIEDERTI QUALCOSA IN MERITO ALLA DISPUTA LEGALE SUI DIRETTI DEL NOME ENTOMBED CHE VI HA VISTO COINVOLTI NEGLI ULTIMI ANNI…
– Che dire… anche questa è una delle ragioni per cui ci è voluto molto tempo per dare alle stampe questo nuovo live album. E’ stata un’esperienza molto spiacevole e stressante. Ho sprecato tantissimo tempo a parlare con avvocati e a guardare carte, quando invece avrei preferito fare altro. Per fortuna adesso è tutto alle spalle e possiamo pensare all’aspetto artistico di questa band.

MA COME SIETE ARRIVATI A QUESTO PUNTO?
– Molto semplicemente, io volevo portare la band in una certa direzione, anche tenendo conto del rientro di Nicke e Uffe, e lui in un’altra. Lui ha sempre premuto per fare le cose di fretta, io tendo invece a prendermi il mio tempo. Questo è certamente anche un mio difetto, visto che a volte dovrei davvero cercare di essere più celere per quanto riguarda certi compiti che riguardano la band. In ogni caso, siamo arrivati ad un punto in cui desideravamo cose diverse e ci siamo separati. Poi è sorto il problema del nome, ma dopo una attenta analisi il giudice ha riconosciuto che il nome Entombed doveva restare in nostro possesso.

HAI SENTITO QUANTO FATTO DAGLI ENTOMBED A.D.? COSA PENSI DEI LORO ALBUM?
– Ho sentito pochissimo. Sono stato molto teso e stressato per quanto avvenuto durante la battaglia legale, quindi ho evitato di amplificare tali sensazioni ascoltando i dischi di LG. Non posso quindi dirti granché: non ho voluto ascoltarli perché ho paura di restare deluso. Sono certo che siano in grado di tenere dei concerti divertenti, ma non voglio sapere molto altro per ora.

DAL VIVO GLI ENTOMBED A.D. SUONANO TANTISSIME CANZONI DEGLI ENTOMBED. LA COSA TI INFASTIDISCE?
– No, da quel punto di vista non c’è problema. Anche lui ha contribuito a quei pezzi, sono parte della sua carriera, quindi è normale che con la sua band li proponga dal vivo. La cosa non mi infastidisce. Dopo tutto, anche Ozzy ha sempre cantato brani dei Black Sabbath quando non aveva più nulla a che fare con la band. E credo che Bruce Dickinson abbia fatto lo stesso dopo la sua fuoriuscita dai Maiden. Questo per fare un esempio. Non voglio certo mettere gli Entombed sullo stesso piano di quelle band (ride. ndR)!

COME TU STESSO HAI RICORDATO, LG VENNE ALLONTANATO GIA’ UNA VOLTA, PER POI FARE RIENTRO NELLA BAND NON MOLTO TEMPO DOPO. PENSI CHE POTREBBE ACCADERE ANCORA?
– Mai dire mai. Ho imparato ad aspettarmi di tutto nella vita. Adesso non siamo in contatto, ma chissà. Di certo questi ultimi anni sono stati molto duri e non voglio pensare troppo al passato per non demoralizzarmi.

UN’ALTRA DOMANDA OBBLIGATORIA RIGUARDA UN NUOVO ALBUM TARGATO ENTOMBED. TU, NICKE E UFFE STATE FINALMENTE LAVORANDO A DELLE CANZONI?
– Sì, posso confermati che siamo al lavoro su delle nuove canzoni. In verità abbiamo iniziato a comporre poco dopo i due concerti del 2016. Il problema è che Nicke dopo qualche tempo si è unito ai Lucifer ed è stato impegnato con loro. Poi stavamo pensando di registrare tutto nel suo studio privato, ma qualche tempo fa ha traslocato e di conseguenza anche lo studio è stato smantellato per poi essere rimontato nella nuova location. Insomma, siamo stati costretti a mettere tutto in pausa. In ogni caso, a breve riprenderemo a lavorare sui pezzi e speriamo di potere registrare qualcosa nei prossimi mesi. Abbiamo già le tracce demo di sei nuove canzoni e sicuramente tanto altro è in preparazione. Al contrario di me, Nicke e Uffe sono molto celeri a comporre e insieme si motivano a vicenda. Se fosse per me, starei cinque anni a valutare un riff, mentre loro vanno di corsa. Ho sicuramente bisogno di avere accanto persone come loro. I lavori comunque sono stati avviati da tempo e abbiamo anche già contattato Dan Seagrave per la copertina del disco.

PENSI CHE REGISTRERETE IL DISCO CON LA FORMAZIONE DEI CONCERTI, CON ROBERT ED EDVIN DEI MORBUS CHRON?
– Vedremo, non lo so ancora. Potremmo anche decidere di registrarlo come trio, con Nicke alla voce, proprio come su “Clandestine”. L’idea è di cercare di completare l’album nel più breve tempo possibile, quindi per fare in fretta potremmo fare tutto da soli. D’altronde io, Nicke e Uffe siamo sempre stati le menti creative degli Entombed. Siamo coloro che hanno composto tutta la musica, le linee vocali e scritto tutti i testi dei primi album e dei demo. Per noi è normale fare tutto fra di noi e poi passare il materiale ad un cantante o ad un bassista per le registrazioni. Anzi, in questo caso credo proprio che sarà Nicke a registrare il basso, visto che ama quello strumento. Insomma, questa volta la cosa più naturale potrebbe essere incidere come trio e poi preoccuparci di avere una line-up per i concerti a disco completato.

IMMAGINO ABBIATE RICEVUTO TANTE OFFERTE PER SUONARE LIVE DOPO QUEI DUE CONCERTI…
– Sì, ed è stato spiacevole dovere dire di no, ma il piano era di comporre e pubblicare qualcosa prima di tornare a farci vedere dal vivo. Abbiamo ricevuto tantissime offerte e volevamo completare le registrazioni l’anno scorso, ma purtroppo, come ti dicevo, le cose sono andate per le lunghe. Ci hanno anche chiesto di suonare al famoso Glastonbury Festival in Inghilterra: è un evento principalmente indie, ma la Earache Records aveva un suo palco e quindi ci hanno proposto di partecipare. Siamo stati costretti a tirarci indietro e il nostro posto è stato preso dai Napalm Death.

SARA’ PER L’ANNO PROSSIMO?
– Speriamo! Adesso siamo solo concentrati sulle registrazioni dei nuovi brani. Pubblicare qualcosa di nuovo con Nicke e Uffe, dopo tutto quello che è accaduto negli ultimi anni, rappresenterà davvero una vittoria. Sono il primo a non vedere l’ora di potere ascoltare il prodotto finito.

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