EPITAPH – Doom come stile di vita

Pubblicato il 20/01/2025 da

In occasione dell gran ritorno dei nostrani Epitaph con un disco oscuro e funereo al punto giusto, qual è il nuovo “Path To Oblivion”, abbiamo raggiunto il gruppo veneto per una stimolante intervista a più voci che ci ha regalato qualche ulteriore retroscena sull’atteso terzo album e su molto altro ancora. 
Mauro Tollini, batterista del gruppo, con un prestigioso passato nei leggendari Black Hole, ci
ha parlato dell’importantissimo ingresso del nuovo cantante Ricky Del Pane, del processo di stesura del disco e dei cambiamenti apportati al classico suono degli Epitaph, nonché del mitico “Land Of Mystery” dei Black Hole e della sua eredità, della tradizione del dark sound italiano, delle sue caratteristiche e peculiarità.
Lo stesso Ricky Dal Pane ci ha raccontato della nuova esperienza con il gruppo veronese, dei pezzi del repertorio a cui è più legato, ma anche in generale del doom, delle sue preferenze e del suo punto di vista su alcuni aspetti della scena in generale.
Ne è venuto fuori un interessante quadro d’insieme del più antico e verace ambito stilistico del vasto universo metal, cui anche il nostro paese, al di là dei luoghi comuni, ha da sempre contribuito con ottimi gruppi, album fondamentali e schiere di appassionati.

CIAO E BENTORNATI! QUANDO AVETE INIZIATO A SCRIVERE “PATH TO OBLIVION”, SUBITO DOPO IL PRECEDENTE “CLAWS” O SUCCESSIVAMENTE? LE CANZONI CONTENUTE NELL’ALBUM SONO STATE TUTTE CONCEPITE NEGLI ULTIMI ANNI? COME VI SIETE APPROCCIATI ALLA COMPOSIZIONE?
Mauro: – Ciao e grazie per l’intervista. Alcuni dei nuovi brani sono stati iniziati nell’ultimo periodo di quando c’era ancora Emiliano, mentre altri sono nati e sono stati sviluppati in seguito.
Poi, causa svariati problemi personali e il periodo del Covid, il tutto è stato ultimato solamente nel 2023.
Abbiamo perso molto tempo non tanto per la mancanza di idee, bensì perché, vista la lontananza, era complicato incontrarci di persona assiduamente con Ricky per poter proseguire e sviluppare la scrittura dei pezzi. Non è stato facile né per noi e né per lui. Nessuno di noi aveva mai lavorato a distanza, e quindi abbiamo dovuto trovare il giusto metodo di lavoro per far quadrare la situazione.

COME È AVVENUTO L’AVVICENDAMENTO TRA IL VOSTRO PRECEDENTE CANTANTE E IL NUOVO ENTRATO RICKY DAL PANE?
Mauro: – Dopo l’uscita di Emiliano Cioffi abbiamo iniziato la selezione del nuovo cantante, ma non riuscivamo a trovare la persona che desse il giusto feeling al nostro sound e modo di comporre.
Poi mi venne in mente di chiedere a Ricky. Non eravamo proprio amici, ma ci conoscevamo già da un po’. Lo chiamai e gli feci l’offerta e lui dopo poco tempo accettò. È stata la scelta migliore che potevamo fare.

A QUALI PEZZI DEL VOSTRO REPERTORIO SIETE MAGGIORMENTE LEGATI? CE N’È QUALCUNO DEL NUOVO DISCO CHE RITENETE PIÙ EMBLEMATICO O MEGLIO RIUSCITO?
Ricky: – Del vecchio repertorio della band, prima del mio ingresso, sicuramente tre… “The Battle Of Inside”, “Sacred And Prophane” e “Sizigia”. Sono tra i pezzi che preferisco cantare dal vivo.
Dal nuovo album sicuramente “Kingdom Of Slumber”, a cui sono molto legato, e “Nameless Demon”, che ha un testo decisamente personale e che descrive un mio stato d’animo in un periodo decisamente buio della mia vita.

PENSATE CHE “PATH TO OBLIVION” SI DIFFERENZI DAI VOSTRI PRECEDENTI LAVORI? AVEVATE IN MENTE DI APPORTARE ALCUNE NOVITÀ AL VOSTRO SUONO O SE C’È QUALCOSA CHE È CAMBIATO È SEMPLICEMENTE FRUTTO DI UN PROCESSO NATURALE? ESISTE COMUNQUE UN FILO CONDUTTORE CHE UNISCE TUTTI I VOSTRI ALBUM?
Ricky: – Sicuramente questo nuovo lavoro presenta molteplici sfaccettature; fondamentalmente il marchio Epitaph rimane, anche se sono presenti delle ‘novità’ a livello di sound… e non poteva essere diversamente visto il mio approccio vocale totalmente differente da chi mi ha preceduto in veste di cantante.
Anche il mio modo di comporre ha aggiunto nuove caratteristiche al sound della band: abbiamo personalità e approcci differenti ma che, a mio avviso, siamo riusciti a far confluire in quel calderone sonoro che sono gli Epitaph senza snaturarne l’oscura essenza.
Il tutto è comunque frutto di un processo naturale… nulla di troppo premeditato, insomma.

SIETE NEL MONDO DELLA MUSICA DA TANTISSIMO TEMPO, IL VOSTRO APPROCCIO È CAMBIATO NEL TEMPO O VI SENTITE SEMPRE GLI STESSI? COSA NE PENSATE DEL DOOM DI OGGI? VI PIACCIONO LO SLUDGE, LO STONER O IL POST-METAL?
Ricky: – Il doom, per forza di cose, si è evoluto negli anni: anche se le mie preferenze vanno più ai vecchi nomi del passato come Trouble, Candlemass, Saint Vitus, Pentagram e Cathedral su tutti, apprezzo anche molte band, diciamo così, ‘di oggi’, tipo per esempio gli Avatarium, che reputo grandiosi.
Anche se poi varietà a livello di suono ci sono sempre state a ben vedere… tra band che ricadono nella categoria doom, come i Witchfinder General e i Cathedral, per esempio, di differenze a livello stilistico ce ne sono tante.
‘Doom’ quindi per me non significa solo suonare lenti e pesanti: più che uno stile musicale per me è un vero e proprio modo di approcciarsi alla vita e a ciò che ci circonda.
È come avere la capacità – il dono, o la maledizione in base ai punti di vista – di poter scorgere la realtà attraverso il velo che la ricopre per carpirne gli aspetti più mistici e profondi, che siano fatti di luce o tenebra… c’è quasi un senso di religiosità dietro a questo modo di vivere la propria esistenza e la musica doom per me incarna perfettamente questo tipo di visione – o almeno, io la vivo così.
Questa caratteristica è quella che a mio parere la distingue fortemente da correnti come lo stoner di cui, a parte pochissime band, non sono un gran appassionato.

 VI SENTITE DI DARE QUALCHE CONSIGLIO ALLE NUOVE GENERAZIONI DI MUSICISTI? QUALI SONO STATE INVECE LE VOSTRE PRINCIPALI FONTI DI ISPIRAZIONE? QUALI ARTISTI ITALIANI REPUTATE IMPRESCINDIBILI?
Ricky: – Per quel che mi riguarda moltissima, troppa roba. Oltre al doom sicuramente molto metal, anche estremo: adoro il death metal vecchia scuola tipo Benediction, Unleashed, Entombed, Bolt Thrower; ma anche band thrash o metal più classico, tipo Celtic Frost, Coroner, Metal Church, Mercyful Fate, Savatage… veramente troppa roba (ride, ndr).
Poi sono sempre stato fin da bambino, grazie a mio padre, un grande appassionato di musica anni 70′: Black Sabbath, Hawkwind, Uriah Heep, Blue Oyster Cult, Orme, Camel e chi più ne ha più ne metta.
Artisti italiani imprescindibili per me sicuramente Paul Chain, Orme, Banco Del Mutuo Soccorso, Dark Quarterer, Balletto di Bronzo, Death SS, Strana officina, The Trip… in Italia la buona musica non è mai mancata di certo.

 QUALI SONO I VOSTRI REALI RAPPORTI CON L’OCCULTISMO E CON L’ESOTERISMO? È UN SEMPLICE INTERESSE O QUALCOSA DI PIÙ?
Ricky: – Guarda, e rispondo principalmente per me: nella nostra musica non ci sono evidenti richiami né all’esoterismo né all’occultismo, se non qualche piccola citazione. Ho letto e mi appassionano alcune opere, per esempio di scrittori esoteristi come Meyrink, ma da qui a definirmi un cultore della materia ce ne passa.
I nostri testi sono per lo più simbolici e metaforici. Ciò che ci interessa maggiormente è ‘dipingere’ uno scenario, creare un’immagine che sia evocativa e che possa stimolare una vera propria ‘visione’ personale nell’ascoltatore. C’è qualche richiamo a certe dottrine esoteriche, ma niente più di questo. Anzi, credo che ormai più che un vero e proprio percorso spirituale il tutto, nell’ambiente musicale, si sia trasformato in un discorso d’immagine e nulla più.
Diciamo che in certi settori musicali questo tipo di immaginario e simbologia attira molti ascoltatori, è un dato di fatto… e molti cavalcano questa onda senza però esserne realmente coinvolti.
Ovviamente qualche eccezione c’è ed alcune, e tra le migliori in questo senso, proprio in Italia.

QUANDO REGISTRASTE “LAND OF MYSTERY” DEI BLACK HOLE CHE GENERE DI RISCONTRO VI ASPETTAVATE? VI SARESTE MAI IMMAGINATI CHE SAREBBE DIVENTATO NEGLI ANNI UN ALBUM DI CULTO? SIETE ANCORA IN CONTATTO CON IL VOSTRO ANTICO SODALE ROBERTO MORBIOLI?
Mauro: – Guarda, onestamente no. Il disco all’epoca venne recensito solo da Rockerilla, se non ricordo male, da Beppe Riva che ne parlò anche bene. Non riuscivamo a trovare concerti perché tutti ci dicevano che eravamo troppo particolari (risate, ndr)… Il successo di quel disco è totalmente inaspettato e nessuno di noi avrebbe mai pensato che sarebbe diventato un cult.
Con Roberto ci vediamo forse una volta l’anno. Io e Nico lo andiamo a trovare per fare una bevuta e rimembrare i vecchi tempi.

QUALI SONO INVECE I VOSTRI RAPPORTI CON IL COSIDDETTO DARK SOUND ITALIANO? VI SENTITE PARTE INTEGRANTE DI ESSO? VI RICONOSCETE IN QUEL SUONO?
Mauro: – Nel corso degli anni gli Epitaph sono naturalmente cambiati. Diciamo che c’è stata un’evoluzione naturale soprattutto con l’arrivo di Ricky. Comunque abbiamo mantenuto il nostro stile e il sound tipico degli Epitaph, ovviamente il tutto riportato nel 2024.
Ora usiamo suoni più moderni, come è giusto che sia, ma non abbiamo mai stravolto il nostro groove e tantomeno il nostro modo di suonare. Spero che le persone ci considerino ancora parte dell”Italian dark sound’ perché è da lì che arriviamo e abbiamo le nostre profonde radici.
Ora, poi, il ritorno di Giampi Tomezzoli (cantante nel primo demo e bassista negli altri due) alle tastiere oltre a permetterci di presentare i brani in maniera più completa in sede live ci consente anche di recuperare le atmosfere di allora.

AVETE MAI PENSATO DI SCRIVERE DEI TESTI IN ITALIANO? QUALI SONO LE RAGIONI CHE VI SPINGONO A PREFERIRE LA LINGUA INGLESE?
Ricky: – Io canto in inglese perché fondamentalmente mi viene più semplice e spontaneo. Scrivere testi e cantare in italiano non è per niente facile e nutro grande stima per chi porta avanti questo tipo di percorso: vedi band come Il Segno Del Comando, L’Impero Delle Ombre, Godwatt, LaJanara per esempio.
È comunque una via che non escludo a priori… in futuro, chissà.
Di sicuro mi piacerebbe e sarebbe un ottimo stimolo creativo.

CREDETE CHE IN GENERALE LA SCENA METAL ITALIANA ABBIA RACCOLTO CIÒ CHE HA SEMINATO O CHE FORSE MERITASSE QUALCOSA DI PIÙ?
Mauro: – Io credo, soprattutto per quel che riguarda il dark-doom, che la scena italiana non abbia molto da invidiare ai gruppi esteri. A mio parere molte band italiane hanno fatto scuola.
All’estero hanno sempre avuto molto supporto, cosa che a noi è sempre mancato.

 QUALI SONO I VOSTRI PROGETTI PER IL FUTURO? AVETE QUALCOSA DI SPECIALE IN PROGRAMMA?
Mauro: – Stiamo ricevendo delle offerte per il live che stiamo valutando di fare. Poi c’è in ballo uno split con altre tre super band doom-dark italiane che dovrebbe uscire la prossima estate. State sintonizzati sulle nostre pagine social per avere tutti gli aggiornamenti.

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