Davvero poche le notizie in nostro possesso in merito ad duo di Tolosa, e diverse le curiosità che ci portavamo dietro dall’ascolto di “Mille Vertiges Fondent Sur Les Âmes Vides” e dei lavori che lo hanno preceduto, solo in parte soddisfatte dai musicisti francesi con questa intervista. Jérôme e Léo si dimostrano infatti molto affabili, ma altrettanto impenetrabili: anche se non è stato possibile conoscere i dettagli, grazie alle parole dei ragazzi transalpini abbiamo una miglior chiave di lettura del loro black metal dalle tinte avanguardiste, acido e in-your-face, tanto difficile da incasellare in modo preciso. A questo la band tiene molto: lontani dalle correnti interne e le varie ‘scene’, quanto poco interessati al music business, i musicisti occitani ci sono sembrati due sinceri creativi e non musicisti che ostentano un alone di mistero per sembrare più interessanti. In ogni caso, lasciamo a loro la parola.
POTETE, PER PRIMA COSA, INTRODURRE LA BAND AI LETTORI ITALIANI?
– Ergholae Somptator è un duo metal: Honoratus (Léo) alla chitarra e Jérônymous (Jérôme) alla batteria, ed entrambi urliamo la nostra poesia oscura in francese, nostra lingua madre. Il gruppo è nato nel sud della Francia nel 2013 e da allora abbiamo fatto uscire due titoli autoprodotti: la demo intitolata “Raptus Du Fané” e poi il mini album “Morendo Jusqu’à La Fin”. Il nostro primo full-length, “Eau Ardente” è uscito l’anno scorso attraverso Marwolaeth Records, mentre con “Mille Vertiges Fondent Sur Les Âmes Vides” siamo approdati su Code666.
IL VOSTRO È UN NOME PIUTTOSTO PARTICOLARE. DA DOVE NASCE?
– Le due parole che compongono il nostro nome sono state create intenzionalmente per descrivere lo spirito creativo che sorge dall’unione delle nostre due personalità, che combinate assieme hanno fatto nascere qualcosa di nuovo. Amiamo il fatto che sia un nome strano e non abituale e queste sonorità da ‘lingua morta’ ci piacciono particolarmente: creiamo mondi e parole astratte ed evitiamo di rinchiudere la nostra musica dentro limiti o preconcetti.
COME SIETE SOLITI COMPORRE? PARTITE DA UN RIFF O DA UNA MELODIA?
– Componiamo in modo diverso a seconda di ciò che stiamo cercando al momento. Per questo ultimo disco volevamo qualcosa di grezzo e spontaneo, con un piglio più immediato e ‘da live’, quindi molti brani sono stati creati semplicemente provando assieme e improvvisando; con altri invece siamo partiti da zero, basandoci su un riff o una parte di batteria che uno di noi aveva in testa.
I TESTI SONO PIUTTOSTO PROFONDI E COMPLESSI, DECISAMENTE NON IMMEDIATI. PERSONALMENTE ADORO CHE SIANO IN FRANCESE: QUANTO SONO IMPORTANTI LE PAROLE?
– I testi per noi sono importanti e conservare la nostra lingua ci permette di tradurre al meglio la complessità del nostro pensiero e dei nostri sentimenti… è un aspetto fondamentale, utile a creare testi poetici. La nostra prosa è ricca ed espressiva, e al tempo stesso sia istintiva che indiretta; ci sono aspetti tipicamente black metal ed altri più oscuri e meno immediati, a seconda della musica cui si accompagnano, quindi a volte sono diretti e altre più tortuosi.
UNA DELLE COSE PIÙ APPREZZABILI DELL’ALBUM È CHE SIETE RIUSCITI A SVILUPPARE UN VOSTRO STILE, E LE INFLUENZE NON SONO FACILI DA IDENTIFICARE. QUALI BAND SONO STATE IMPORTANTI PER LA VOSTRA FORMAZIONE?
– Non siamo influenzati da altri gruppi in particolare né da un genere musicale preciso, anche se siamo ovviamente interessati al metal estremo. Le nostre influenze sono più una specie di puzzle di tante band metal che abbiamo preso come riferimento nel tempo. In ogni caso il nostro modo di comporre è molto spontaneo ed immediato e cerchiamo di evitare ogni preconcetto, clichè o standard. La struttura base della nostra musica è sicuramente riconducibile al black metal ma non cerchiamo di fare parte di alcuna scena particolare.
LA FRANCIA HA DATO I NATALI A BAND CON VISIONI MOLTO DIVERSE DEL BLACK METAL: DAL RAW BLACK, AL PAGAN FINO AL POST-BLACK. VI SENTITE PARTE DI UNA SCENA FRANCESE?
– Come dicevamo, non facciamo parte di nessuna scena in particolare. Il nostro modo di creare è totalmente spontaneo e possiamo dire che nostro stile si avvicina di più all’avantgarde dato che ci sono degli elementi originali, ma appunto non cerchiamo di inserirci in una corrente piuttosto che un’altra. Probabilmente se fossimo nati in Italia canteremmo in italiano, ma altrettanto probabilmente faremmo anche lo stesso stile di musica, sempre senza appartenere neanche allo stile della scena italiana.
SI PUÒ SENTIRE ANCHE DEL THRASH E UN’ENERGIA PUNK-HARDCORE NEI VOSTRI PEZZI, CONCORDATE?
– Certo amiamo il thrash, per il resto siamo noi stessi sorpresi dai riferimenti che la gente trova nella nostra musica!
TORNIAMO ALL’ULTIMO ALBUM: “MILLE VERTIGES FONDENT SUR LES ÂMES VIDES” È UN TITOLO PIUTTOSTO CRIPTICO. VOLETE DIRCI DI PIÙ?
– Il titolo del nostro ultimo disco è tratto da una strofa che fa: “Mille vertiges fondent comme un couperet au zénith sur les âmes vides qui dénudent leur inanité profonde” (letteralmente “mille vertigini fondono come una mannaia dall’alto della cima, sulle anime vuote che rivelano la propria profonda vacuità” ndr) cantata da entrambi in crescendo.
PARLIAMO DELLE VOSTRE COPERTINE, CHE HANNO DA SEMPRE ARTWORK MOLTO MINIMALISTI, TANTO DA ESSERE IMPOSSIBILE O QUASI CAPIRE CHE CONTENGONO METAL ESTREMO. PERCHÉ AVETE SCELTO QUESTO APPROCCIO?
-É così, le nostre copertine non assomigliano a quelle tipiche del black metal, la nostra estetica è molto diversa da quelle delle band popolari al giorno d’oggi. Preferiamo andare avanti per la nostra strada. Per esempio per “Eau Ardente” la copertina è una fotografia scattata davanti a un castello in rovina: si intravede una torre medievale (che è parte dell’iconografia black metal) vista attraverso una vetrata colorata; il vetro è una delle arti maggiori del medioevo e la sua religiosità intrinseca si sposa bene col misticismo del black metal. L’immagine di copertina del nuovo album è più astratta e composta da foto relative al fuoco, un tema ricorrente nell’album. Poi abbiamo voluto anche creare un logo particolare in modo tale che il nome del gruppo e il titolo dell’album fossero una sola cosa.
NON SEMBRATE NEANCHE MOLTO INTERESSATI ALLA PROMOZIONE E AGLI ASPETTI LEGATI AL ‘BUSINESS’, DICIAMO. SULLA VOSTRA PAGINA BANDCAMP CI SONO SOLO POCHE RIGHE BIOGRAFICHE E ZERO MERCHANDISE…
– Crediamo che il nostro mestiere sia quello di fare la musica e non di venderla, perciò siamo concentrati esclusivamente sull’aspetto artistico della band, incluso il videoclip di “Deviens”, che abbiamo appena realizzato. In passato abbiamo collaborato con la nostra precedente etichetta creando le grafiche per una t-shirt che loro hanno messo in commercio. Lasciamo però che sia l’etichetta ad occuparsi della promozione del merchandising e delle vendite, e da questo versante siamo molto soddisfatti di collaborare con l’italiana Code666.
NIENTE VINILE, NÉ CASSETTE, SOLO COMPACT-DISC. SI TRATTA DI UNA SCELTA PRECISA?
– No, uscire solo col formato CD non è stata una scelta precisa, anche perché abbiamo fatto uscire i nostri in passato abbiamo utilizzato anche il formato nastro. Per il momento il nuovo album è disponibile solo in CD, ma è possibile una futura stampa su vinile in base a come andranno le vendite.
SIETE INTERESSATI, IN QUANTO DUO, A FARE CONCERTI?
– Certo, Siamo molto interessati all’aspetto live! Quest’ultimo album in particolare è stato costruito per poter essere suonato dal vivo e farlo scoprire ad un pubblico più ampio.
SONO TEMPI STRANI E DIFFICILI. AVETE PIANI PER IL FUTURO?
– Ovviamente la situazione generale nel mondo è particolare e i concerti sono stati un po’ accantonati per il momento, ma continuiamo con i nostri progetti musicali. Non lavoriamo in modo lineare, ma su diversi progetti allo stesso tempo: abbiamo avuto periodi di frenesia creativa in cui siamo stati impegnati su un sacco di cose diverse, alcune delle quali sono ancora in cantiere. Ci stiamo dando da fare su diversi fronti, sperando di poter suonare in pubblico il più presto possibile.