EUROPE – Scacco matto

Pubblicato il 04/03/2015 da

In un bizzarro pomeriggio nevoso in quel di Milano, abbiamo il piacere di incontrare di persona Joey Tempest, leader degli Europe, semplicemente una delle rock band più popolari e chiacchierate degli anni Ottanta. La fama pare non abbia dato minimamente alla testa al frontman svedese, il quale si è prestato con simpatia ed umiltà alle nostre domande, poste in collaborazione con Marcella Fava di Metallus.it e Gaia Stella Rotondi di Metallized.it. Di certo non tutti hanno apprezzato la svolta stilistica intrapresa dai Nostri a partire da “Start From The Dark” ma, nonostante ciò, il celebre gruppo scandinavo prosegue a testa alta per la propria strada incurante dei giudizi altrui. Chi avrà ragione? L’ardua sentenza ai posteri. 

Europe - Band - 2015
INIZIAMO PARLANDO DEL VOSTRO ULTIMO ALBUM, QUALI SONO GLI ARGOMENTI DA CUI AVETE TRATTO ISPIRAZIONE?
“Tutto il tempo che abbiamo trascorso in tour è stato sicuramente una preziosa fonte di ispirazione. Inoltre già dal precedente ‘Bag Of Bones’ abbiamo iniziato a registrare insieme in studio, con una forte attitudine live. Il titolo stesso e i testi sono influenzati dalle vicende narrate sul libro ‘The Long Ships’ di Frans G. Bengtsson. La storia è ambientata nel X secolo, all’epoca della Svezia vichinga, ed è incentrata su alcune importanti battaglie che si sono susseguite negli anni. Gli altri brani invece si ispirano alla quotidianità legata ad alcuni eventi di cronaca o a vicende personali. In questa occasione tutti hanno dato il proprio contributo in fase di scrittura, soprattutto John Levén (il bassista, ndR) ha fornito alcune idee fenomenali”.

VORREI APPROFONDIRE IL DISCORSO SULLA TITLE TRACK. COME E’ NATA E COME SI E’ SVILUPPATA DAL PUNTO DI VISTA MUSICALE?
“Parte tutto da un riff ideato da John Levén nella sua cantina. Mi ha inviato una prima bozza del demo, ho provato a creare una linea vocale in grado di adattarsi alla sua visione e mi sono reso conto che funzionava alla grande. La musica mi ha fatto tornare alla mente ‘The Long Ships’, appunto, e prima di mettermi al lavoro sulle parole me lo sono riletto. Una volta che le idee hanno preso una forma concreta, l’abbiamo proposta agli altri in studio ed il produttore Dave Cobb ha apportato qualche piccola rifinitura, in grado di rendere il brano ancora più epico. Entusiasti del risultato, abbiamo deciso all’unanimità di piazzarla in apertura del disco e sono ancora convinto che sia stata la scelta migliore”.

IN UN’INTERVISTA PRECEDENTE JOHN LEVÉN HA AFFERMATO CHE “WAR OF KINGS” E’ IL DISCO CHE AVREBBE VOLUTO INCIDERE DA SEMPRE, SIN DALL’INIZIO DELLA SUA PASSIONE PER BLACK SABBATH, DEEP PURPLE E LED ZEPPELIN. QUAL E’ LA TUA OPINIONE?
“John adora come me tutti quei vecchi album, ad esempio ‘Paranoid’ e ‘Heaven And Hell’ dei Black Sabbath sono magnifici, così come ‘IV’ dei Led Zeppelin e ‘Machine Head’ dei Deep Purple. Quei dischi hanno qualcosa di speciale e noi abbiamo fatto il possibile per ricreare un’atmosfera simile in ‘War Of Kings’. Abbiamo utilizzato il mellotron e l’organo Hammond per trasmettere le stesse vibrazioni, creando così un’atmosfera densa di emozioni”.

QUALI SONO LE DIFFERENZE PRINCIPALI CHE EMERGONO TRA “BAG OF BONES” E “WAR OF KINGS”?
“Il primo possiede un’attitudine rock da tour bus, le canzoni sono fluite velocemente con il rollio del motore di sottofondo. Il secondo invece rappresenta un passo in avanti, perché abbiamo voluto curare maggiormente le melodie, conferendo maggior spessore alle atmosfere create dalle tastiere”.

LA COPERTINA RAFFIGURA UN UOMO VESTITO IN MANIERA ELEGANTE CHE DISPUTA UNA PARTITA DI SCACCHI, VINCENDOLA. QUALE SIGNIFICATO NASCONDE?
“Abbiamo fatto ascoltare la title track all’artista che si è occupato della cover, pregandolo di prestare attenzione alle parole contenute nel testo. Gli abbiamo chiesto di tralasciare soggetti relativi a guerre, spade, navi, elmetti, vichinghi e cose del genere, puntando ad un’immagine più vicina ai giorni nostri. Il risultato finale ci ha lasciato sbalorditi, l’uomo in giacca potrebbe rappresentare un capo dello Stato, un re, un politico o anche una persona come tante. Adoro il fatto che abbia molteplici chiavi di lettura”.

IN CHE MODO TI HA ARRICCHITO ARTISTICAMENTE UN DISCO COME “WAR OF KINGS”?
“Facendo tanti concerti, mi sono reso conto che la mia voce è cambiata in qualcosa di differente. All’inizio non ero soddisfatto della resa, ma grazie ai consigli di Dave Cobb ho sfruttato gli aspetti positivi di questo cambiamento, ottenendo risultati notevoli. Secondo John Norum, in questa occasione ho dato vita alla mia miglior performance vocale di sempre, perché ho imparato a fidarmi della mia voce”.

DIFATTI LA TUA ESTENSIONE VOCALE SI SPOSA ALLA PERFEZIONE CON IL VOSTRO ATTUALE SOUND.
“Sicuramente, anche se in brani come ‘Nothin’ To Ya’ e ‘Second Day’ ci sono alcuni passaggi tecnicamente molto impegnativi. Ho trovato la mia dimensione vocale in un contesto decisamente più confortevole”.

PERCHE’ AVETE DECISO DI REGISTRARE CON UNA STRUMENTAZIONE COMPLETAMENTE VINTAGE?
“Siamo andati in un nuovissimo studio di registrazione che ha aperto a Stoccolma, tanto che siamo stati la prima band a metterci piede dentro. E’ un ambiente pensato principalmente per artisti sulla scia di Lady Gaga e Jennifer Lopez, così abbiamo chiesto ai proprietari se erano convinti di voler avere a che fare con un gruppo rock (ride, ndR). Gli strumenti non sono vintage, il merito di Dave Cobb è stato quello di farli sembrare tali”.

PENSI CHE AI GIORNI NOSTRI SIA PIU’ FACILE O DIFFICILE CATTURARE L’ATTENZIONE DEL PUBBLICO?
“Siamo fortunati, perché fondamentalmente siamo una buona live band capace di affrontare numerose date con la stessa energia di un tempo. Il discorso cambia per le nuove leve, per loro non è affatto facile imporsi. Dal nostro ritorno avvenuto nel 2004 abbiamo inciso ben cinque dischi, è passato un sacco di tempo, eppure in alcuni paesi le persone stanno ancora imparando i ‘nuovi’ brani. Nel Regno Unito e in Scandinavia le cose vanno abbastanza bene, in Italia un po’ meno, i fan stanno iniziando ad apprezzare il nuovo materiale solo ultimamente”.

BEH, A DIRE IL VERO UN DISCO COME “START FROM THE DARK” E LO STESSO “WAR OF KINGS” MI PIACCIONO PARECCHIO.
“Ottimo! Abbiamo bisogno di gente come te che convinca la maggior parte dei nostalgici ad apprezzare il nuovo materiale e non solo ‘The Final Countdown’ (risate, ndR)”.

PUR AVENDO INTRAPRESO UNA SVOLTA STILISTICA PIU’ OSCURA E PESANTE NEGLI ULTIMI CINQUE ALBUM, TI CHIEDO SE ESISTE UN PUNTO DI CONNESSIONE CON I VECCHI EUROPE.
“L’unico punto in comune con gli Europe degli anni Ottanta lo puoi trovare nella nostra costante ricerca del ‘big chorus’, il ritornello decisivo che ti si imprime nella mente e ti ritrovi a canticchiare”.

DOPO AVER INCISO DIECI STUDIO ALBUM, CE N’E’ UNO IN PARTICOLARE DI CUI VAI FIERO O CHE POTRESTI DEFINIRLE COME UN PUNTO DI SVOLTA?
“Sono particolarmente orgoglioso di ‘Wings Of Tomorrow’, in quanto ha permesso di far conoscere al mondo un giovane gruppo proveniente da Stoccolma. ‘Open Your Heart’ ci ha spalancato le porte negli Stati Uniti, alcune tra le più grosse case discografiche dell’epoca si sono realmente interessate alla nostra musica. Siamo stati corteggiati anche da un produttore affermato come Bruce Fairbairn, per noi è stato un periodo davvero fantastico”.

COME FAI A DECIDERE QUANDO UN BRANO E’ VERAMENTE COMPLETO E NON C’E’ NIENTE DA CAMBIARE PER RENDERLO ANCORA MIGLIORE?
“Tutto ciò accade quando ascolti la canzone più e più volte, rendendoti conto che non trovi altro da aggiungere o modificare. Quando ho iniziato ad imparare a scrivere e a registrare demo, le ascoltavo sempre durante i miei spostamenti in auto. Una volta che arrivavano al punto in cui non riuscivo più a smettere di ascoltarle, mi rendevo conto di aver raggiunto la forma definitiva. Ogni parte del brano mi esaltava in egual misura: il riff principale, la melodia, il bridge, il ritornello… tutto calzava alla perfezione”.

GRAN PARTE DEL PUBBLICO ITALIANO HA SCOPERTO GLI EUROPE CON “THE FINAL COUNTDOWN”. STATE ORGANIZZANDO UN TOUR CHE A BREVE TOCCHERA’ IL NOSTRO PAESE?
“Per noi è sempre un piacere passare dalle vostre parti, anche perché tra la Svezia e l’Italia esiste una connessione culturale. Da noi si festeggia Santa Lucia il 13 dicembre, proprio come da voi, ad esempio (ride, ndR). Tornando a parlare di date, stiamo organizzando uno o più concerti che toccheranno il vostro paese, probabilmente ad ottobre di quest’anno”.

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