Una delle formazioni che ha avuto più impatto sulla scena rock internazionale, cambiando le regole del gioco e puntando istantaneamente i riflettori su uno dei personaggi più interessanti dell’heavy rock mainstream al femminile: stiamo parlando degli Evanescence, balzati in cima alle classifiche nel lontano 2003 e mai usciti dai riflettori, arrivando a sfondare con facilità i 20 milioni di copie vendute. In occasione dell’atteso ritorno discografico, Metalitalia.com ha avuto l’occasione di partecipare a una piccola conferenza stampa che ha visto protagonista la voce, frontwoman e principale compositrice del gruppo, Amy Lee. Ecco il resoconto di questa intervista corale, e tutta al femminile…
COM’E’ STATO LAVORARE CON STEVE LILLYWHITE E PERCHE’ AVETE CAMBIATO PRODUTTORE IN CORSA DURANTE LA STESURA DEL DISCO?
“Non voglio parlar male di Steve ne addossargli colpe che non sono sue. Ci ha saputo consigliare, ci ha guidato, è stato attento e premuroso ma quello che stava nascendo era diverso dalle aspettative, non era esattamente quello che avevamo in mente per il nuovo disco degli Evanescence. Ci siamo rivolti allora a Nick Raskulinecs. Con lui l’energia non svaniva mai, ha saputo portarci costantemente su di giri, senza sosta, ci ha infuso quell’entusiasmo e quell’energia che ha fatto di ‘Evanescence’ quell’ottimo disco che potete ascoltare. Nello stesso tempo, come fece Steve, è stato capace di darci consigli azzeccati. Lavorerei ancora con lui in futuro”.
COME VEDI QUESTO TERZO CAPITOLO CONFRONTANDOLO COI LAVORI PRECEDENTI?
“E’ diverso. Volevo ci fosse un certo distacco, volevo sperimentare una serie di cose diverse, mai espresse negli Evanescence. Inoltrandomi profondamente nel processo compositivo, però, la mia visione è cambiata: ho avuto la possibilità di avvicinarmi nuovamente alla band, di riscoprire il suono del gruppo come è sempre stato, come se fossi tornata a casa. Penso che questo disco sia un’evoluzione: non c’è troppa sperimentazione forse, ma il suono si è rinnovato nell’attitudine energica, è un disco uptempo, riesce davvero a scuotere, restando allo stesso tempo un disco degli Evanescence, che non deluderà le aspettative dei nostri fan. Dal punto di vista compositivo ci sono stati diversi fattori distintivi. Il nostro nuovo batterista Will Hunt si era già messo in vista durante i tour, ma ha saputo esprimere se stesso al meglio durante le settimane passate in studio. E’ davvero un ottimo musicista, forse il migliore che abbiamo mai avuto dietro le pelli. In secondo luogo le canzoni dell’album sono nate in maniera corale, con chitarra, basso, batteria e le linee principali di pianoforte che hanno affiancato passo passo la mia voce. Penso che i risultati siano evidenti”.
“Gli Evanescence sono il mio diario. E’ dove posso depositare i miei sentimenti più profondi. Non esiste solo la tristezza, anche se il mio lato oscuro ha caratterizzato gran parte dei lavori del gruppo. In generale la nostra musica è guidata dai sentimenti, e spesso quelli più profondi scaturiscono da momenti difficili. Non mi considero una persona triste, sono una persona felice che ha una vita meravigliosa, e voglio che nella musica degli Evanescence possa trasparire un sentimento di speranza”.
IL SINGOLO “WHAT YOU WANT” HA UN TESTO CHE PARLA DI LIBERTA’, A QUALE LIBERTA’ TI RIFERISCI ESATTAMENTE?
“Parla esattamente di libertà. Quello che ho voluto esprimere nel testo riguarda la vita in generale: non tergiversate, non abbiate paura di osare, la vita non vi aspetta e probabilmente in molti frangenti non avrete una seconda occasioni, non sprecate il vostro tempo ad aver paura, fate! Agite!”.
CONSIDERI QUESTA CANZONE COME UN PONTE TRA “EVANESCENCE” E “THE OPEN DOOR”?
“Penso che le vocals possano essere considerate al limite del pop, d’altro canto la musica è decisamente più pesante. Forse questo pezzo è il comune denominatore tra i due album, ha lo stesso sapore ma allo stesso tempo è più heavy”.
SIETE ASSENTI DALLE SCENE DA UN PERIODO ABBASTANZA LUNGO, TI SEI VOLUTA PRENDERE UNA MERITATA PAUSA O IL MOTIVO E UN ALTRO?
“Mi sarebbe piaciuto! In realtà, appena tornata dall’ultimo tour, ho cominciato a raccogliere idee per il nuovo album. E’ stato un processo abbastanza lungo e difficoltoso, come ho spiegato prima, non mi era mai capitato di lavorare a delle canzoni per due anni interi. Direi che non mi è dispiaciuto dedicare due/tre anni alla scrittura e alla composizione, ho avuto modo di maturare come artista, provare strade nuove e approfondire con tutta serenità una serie di influenze molto diverse tra loro, come mai accadde in passato”.
COME COMPONETE UNA CANZONE?
“Molte volte mi siedo al pianoforte da sola, e comincia a nascere qualche idea, che poi sottometto al gruppo. Altre volte partiamo dalle parti di chitarra, ed è capitato che tutto partisse anche dal ritmo di batteria. E’ un processo realmente collaborativo, dove tutti i componenti del gruppo hanno la possibilità di contribuire. Titolare l’album ‘Evancescence’ è stato anche un modo di celebrare questa ritrovata unità all’interno del gruppo, davvero magica. Per i testi il discorso è diverso: quelli arrivano alla fine, e sono totalmente opera mia”.
“SWIMMING HOME” RICORDA BJORK E LA MUSICA ELETTRONICA, HAI AVUTO ANCHE INFLUENZE DI QUESTO TIPO?
“E’ vero! C’è stata una fase in cui non sapevo se la musica a cui mi stavo dedicando sarebbe finita su un nuovo disco degli Evanescence o su un mio disco solista. In quella fase mi sono posta, come obiettivo, di non rientrare in alcun schema specifico, lasciando aperta ogni porta a livello compositivo e ispirazionale. Volevo solo scrivere, in qualsiasi direzione la musica mi portasse. In molti mi chiedevano ‘cos’è questa roba? è per il tuo disco solista?’, la mia risposta è sempre stata ‘non lo so, non mi forzate, scriverò quello che mi viene e poi deciderò il da farsi!’ (ride timidamente, ndR). Sono molto fiero di ‘Swimming Home’, amo quella canzone ma anche io sono stata molto indecisa se inserirla o meno nel disco. Pensavo che fosse troppo diversa. Quando però ho familiarizzato di nuovo con gli Evanescence e mi sono chiarita le idee di quello che può essere la musica del gruppo ho pensato che quella canzone sarebbe potuta essere un finale azzeccato, come la calma dopo la tempesta”.
NEL CORSO DEGLI ANNI COM’E’ CAMBIATO IL RAPPORTO COI TUOI SOSTENITORI?
“Le prime volte che vai in tour, che visiti nuovi paesi, non ti rendi quasi conto di quello che sta accadendo. Solo col tempo realizzi che ci sono persone che amano visceralmente la tua musica. Queste persone non apprezzano solo una canzone o un album, ma sanno apprezzare ogni tua singola canzone, e credono nell’idea e nell’attitudine degli Evanescence. Ci seguono e ci supportano ovunque. I nostri fan rendono ancora più speciale e meraviglioso tornare di nuovo sulle scene. I nostri sostenitori sono per gran parte la ragion per cui siamo ancora in grado di fare musica. Penso che oggi la mia relazione con loro sia la migliore di sempre”.
GLI EVANESCENCE SOFFRONO DA SEMPRE DI NUMEROSI CAMBI DI FORMAZIONE. COME TI SENTI CON LA FORMAZIONE ATTUALE?
“Molto bene. Abbiamo registrato con la stessa formazione dell’ultimo tour. Posso sbilanciarmi dicendo che quella attuale è la migliore live band in assoluto con cui io abbia mai collaborato. Sono davvero felicissima che siano ancora tutti con me, perchè tutti questi ottimi musicisti sono stati anche in grado di portare qualcosa sul tavolo di composizione, lavorando tutti insieme, contemporaneamente, come un’unica unità”.