Dopo avere pubblicato un disco decisamente altalenante come “Illusions of Grandeur” ed essere arrivati vicini allo scioglimento in seguito all’improvviso abbandono dei fratelli Janne e Vesa Kenttäkumpu (rispettivamente batterista e chitarrista), i death metaller svedesi Evocation sono stati capaci di ritrovarsi e di invertire il trend negativo. L’altro chitarrista storico della formazione, Marko Palmén, è riuscito a trovare forze fresche e a rimettere in piedi la band, concentrandosi poi sulla stesura di un album che musicalmente prendesse le distanze dalle pallide formule della fatica precedente. “The Shadow Archetype”, pubblicato poche settimane fa dalla Metal Blade Records, è senz’altro una delle sorprese dell’anno in campo old school death metal e il leader del gruppo scandinavo ne è chiaramente consapevole…
STO MOLTO APPREZZANDO “THE SHADOW ARCHETYPE”. PERSONALMENTE LO DEFINIREI UNA SORTA DI RITORNO ALLE ORIGINI, VISTO CHE NON AVEVO GRADITO PARTICOLARMENTE “ILLUSIONS OF GRANDEUR” E LE SUE PRONUNCIATE INFLUENZE AMON AMARTH. CON IL NUOVO ALBUM SIETE TORNATI AD UN SUONO MAGGIORMENTE OLD SCHOOL, SENZA OVVIAMENTE DIMENTICARE LA MELODIA…
“Sì, sono a grandi linee d’accordo con te. Penso che il principale difetto di ‘Illusions of Grandeur’ sia una produzione troppo fredda e pulita. ‘The Shadow Archetype’ è presto diventato una reazione inconscia a quel lavoro: volevamo scrivere un album più crudo e brutale questa volta. Personalmente sono molto contento del risultato raggiunto, credo che sia un nuovo punto di partenza per noi”.
HO LETTO CHE I BRANI SONO STATI PRINCIPALMENTE COMPOSTI DA TE E DAL NUOVO CHITARRISTA SIMON EXNER. QUEST’ULTIMO PROVIENE DAGLI AS YOU DROWN, UNA BAND PIU’ VICINA ALLO STILE DEI DECAPITATED E DI ALTRE FORMAZIONI MODERNE. POSSO SENTIRE LA SUA INFLUENZA SU UN PEZZO COME “CHILDREN OF STONE”, IL QUALE COMBINA SUONI RUVIDI CON RITMICHE PIUTTOSTO ORECCHIABILI…
“Devo dire che la lavorazione del disco ha coinvolto tutti. Io e Simon abbiamo scritto gran parte della musica, mentre Thomas si è occupato dei testi e degli arrangiamenti vocali. Gustaf ha scritto tutte le linee di basso, mentre Per Møller Jensen ha fatto del suo meglio per personalizzare le parti di batteria. Non avevamo mai lavorato così tanto come una squadra prima d’ora. Credo che l’intero processo sia stato molto spontaneo: quando io e Simon abbiamo iniziato a pensare ai riff eravamo assolutamente sullo stesso piano in termini di ambizioni e visione globale del disco. Ognuno ha mandato all’altro alcune idee, poi abbiamo iniziato a trovarci un paio di volte a settimana per assemblarle. Abbiamo impiegato quasi due anni per completare la musica, ma non ci siamo mai annoiati. Come dicevi, Simon apprezza le sonorità death metal più attuali, mentre io faccio parte della vecchia guardia; in qualche modo siamo riusciti a mescolare le nostre influenze con spontaneità e coerenza”.
MI PIACE MOLTO IL BRANO “SULPHUR AND BLOOD”, IL QUALE SUONA COME UN PEZZO DEI BOLT THROWER ADORNATO DA CHITARRE SWEDISH DEATH METAL…
“Sì, si tratta senz’altro di uno dei miei brani preferiti. Per noi è una sorta di tributo non ufficiale ai Bolt Thrower. Quasi tutte le parti del brano vantano un riferimento al tipico sound dei Bolt Thrower. Parliamo di una band che abbiamo sempre amato sin da quando abbiamo ascoltato per la prima volta ‘Realm of Chaos’. Puoi vederla come un omaggio alla loro carriera e al compianto Martin ‘Kiddie’ Kearns”.
COME HAI ACCENNATO, AVETE IMPIEGATO MOLTO TEMPO PER TORNARE CON UN NUOVO ALBUM. PROBABILMENTE I CAMBI DI LINE-UP HANNO INFLUITO SU QUESTO LASSO DI TEMPO, MA VI SONO ALTRI FATTORI CHE TI SENTI DI MENZIONARE?
“I cambi di line-up rientrano in una serie di ragioni. Devi anche considerare che non avevamo alcuna scadenza per completare il disco: non eravamo sotto contratto con alcuna etichetta e non stavamo ricevendo alcuna pressione. Abbiamo semplicemente deciso di prenderci tutto il tempo necessario, senza scendere a compromessi. Dopo tutto, abbiamo pubblicato quattro album e una raccolta di demo in poco più di un lustro: non avevamo più voglia di procedere con quei ritmi. Sia noi che i nostri fan necessitavamo di un break”.
DEVE ESSERE STATO DIFFICILE SALUTARE DUE MEMBRI FONDATORI COME JANNE E VESA. CHE COSA VI HA FATTO PRENDERE LA DECISIONE DI CONTINUARE?
“Si è trattato sicuramente di un momento difficile per noi, tanto che ho anche valutato di sciogliere il gruppo. Dopo un paio di settimane, però, sono giunto alla conclusione che per me la band avesse ancora molto da dire. Sia Thomas che Gustaf erano della stessa opinione e così abbiamo scelto di andare avanti. Al momento non posso che essere felice di avere preso quella decisione, dato che reputo ‘The Shadow Archetype’ il disco più versatile e competitivo degli Evocation”.
AVETE FIRMATO PER METAL BLADE RECORDS PER LA PUBBLICAZIONE DI “THE SHADOW ARCHETYPE”. DA QUANDO VI SIETE RIFORMATI AVETE AVUTO MODO DI COLLABORARE CON DIVERSE ETICHETTE: CHE COSA VI HA FATTO PROPENDERE PER LA METAL BLADE QUESTA VOLTA?
“La Metal Blade è stata l’unica casa discografica che abbiamo contattato per questo album. Lo abbiamo fatto perchè abbiamo totale fiducia in alcune persone che lavorano per loro. Fra l’altro, la Metal Blade aveva già pubblicato i nostri primi tre album negli Stati Uniti e in Canada: all’epoca la collaborazione era andata per il meglio, quindi ci è risultato ancora più naturale metterci in contatto con loro. Il capo dell’ufficio europeo, Andreas Reissnauer, distribuì il nostro primo demo del 1992 sulla sua label Concrete Records, quindi il legame fra le due parti risale addirittura ai primissimi giorni degli Evocation”.
CON GLI ALBUM POST-REUNION AVETE GUADAGNATO PARECCHI NUOVI FAN. VI SARESTE MAI ASPETTATI UN TALE RISCONTRO?
“Assolutamente no. In origine il nostro piano era solamente quello di pubblicare i vecchi demo dei primi anni Novanta e magari di tenere qualche concerto. Poi però abbiamo iniziato a comporre dei brani e in un attimo ci siamo ritrovati con un album e con un contratto discografico. Poi sono arrivati festival, tour in tutta Europa e altri tre album. E’ stato tutto molto spontaneo, fino a quando la decisione di Janne e Vesa di lasciare la band ci ha quasi ucciso. Poi però siamo risorti come una fenice e ora eccoci di nuovo qui. Siamo molto contenti di poter contare su un tale seguito, ma, a conti fatti, suoniamo musica esclusivamente per soddisfare noi stessi. Suoniamo perchè il death metal è la nostra passione”.
OGGI VI SONO MOLTE PIU’ DEATH METAL BAND VICINE A FORMULE OLD SCHOOL RISPETTO A QUANDO AVETE DECISO DI TORNARE IN PISTA. COME SPIEGHI QUESTO REVIVAL DELL’ULTIMO DECENNIO?
“Penso che la gente si sia stancata di ascoltare musica il cui fulcro è soltanto la preparazione tecnica dei musicisti. Se non ci sono feeling e groove non ha senso ascoltare questo genere. Vi sono centinaia di band piene di musicisti eccellenti, ma i veri compositori sono pochissimi. Io personalmente voglio ascoltare musica che sia capace di restarmi in mente e di farmi muovere i muscoli del collo”.
SIETE DEI GRANDI FAN DEGLI ENTOMBED: CHE OPINIONE AVETE DEGLI ENTOMBED A.D. E DELLA FUGACE REUNION A NOME ENTOMBED DI ALEX HELLID, NICKE ANDERSSON E UFFE CEDERLUND?
“Amiamo gli Entombed sin dai primi anni Novanta e per me la loro sola line-up è quella classica con L-G, Alex, Uffe e Nicke. E’ triste vedere come non siano in grado di riconciliarsi e di dare il meglio insieme. Non ho interesse nel seguire gli Entombed A.D. o gli altri Entombed: preferisco mantenere intatti i miei ricordi”.
PROBABILMENTE NON SARA’ SEMPLICE RISPONDERE, MA SARESTI IN GRADO DI SELEZIONARE I TRE BRANI-SIMOBOLO DEGLI EVOCATION, SECONDO TE?
“Dico ‘Feed the Fire’ perchè è la nostra prima grande hit. Siamo costretti a suonarla ad ogni concerto e il pubblico risponde sempre alla grande. Poi ‘Psychosis Warfare’, il pezzo migliore di ‘Apocalyptic’ e un altro episodio che dal vivo riesce a smuovere il pubblico. Infine la title track del nuovo album ‘The Shadow Archetype’: non si tratta di un episodio particolarmente immediato, ma è pieno di sfumature e dettagli che crescono nel tempo”.