La carriera degli Exhumed ultimamente sta andando per il meglio. Non contenti degli esaltanti risultati ottenuti dal “reunion album”, “All Guts No Glory”, i death-grinder statunitensi sono rimasti in tour per circa due anni, prima di fermarsi brevemente e confezionare “Necrocracy”, altra ottima prova discografica che ha ribadito tutte le qualità del quartetto. Il disco è uscito ormai da parecchi mesi e, come il suo predecessore, è stato promosso in lungo e in largo con tour estesi e sfiancanti. Di recente, la band ha toccato di nuovo il Vecchio Continente per una serie di date con i Toxic Holocaust e prima del concerto di Londra abbiamo avuto modo di fare una breve chiacchierata con chitarrista/cantante Matt Harvey, fiero esponente della mentalità “fai da te” in questo campo…
NELLA NOSTRA ULTIMA INTERVISTA MI DICESTI CHE ERI INTENZIONATO AD EVITARE DI COMMETTERE GLI ERRORI DEL PASSATO E CHE NON VOLEVI PIU’ VEDERE GLI EXHUMED COME UN LAVORO. DALL’USCITA DI “ALL GUTS…” AVETE PERO’ TENUTO CENTINAIA DI SHOW IN TUTTO IL MONDO! SEMBRA CHE NELLA VITA NON ABBIATE ALTRO OLTRE ALLA BAND!
“Sì, devo riconoscere di aver cambiato idea in corsa. Gli ultimi due anni sono stati i migliori della carriera degli Exhumed: ‘All Guts No Glory’ è andato benissimo, abbiamo iniziato a ricevere proposte per tour sempre più interessanti, il nostro seguito è cresciuto parecchio e la lineup si è finalmente stabilizzata. Ho trovato persone che amano davvero la vita on the road e i buoni riscontri ottenuti dall’ultimo disco ci hanno portato a prendere la decisione di suonare il più possibile e di far diventare il gruppo la nostra prima fonte di guadagno. Dopo tutto, se ti stai divertendo e non hai figli da mantenere a casa o altri obblighi seri, perchè fermarsi? Questo ci ha portato ad essere in tour praticamente sempre negli ultimi due anni. Ci siamo presi qualche mese di pausa solo per comporre e registrare il nuovo album…”.
… “NECROCRACY”, PER IL QUALE SIETE NUOVAMENTE IN TOUR.
“Esatto. La nostra idea è quella di avere una mentalità da gruppo anni Settanta, quando le varie realtà rock e hard rock dell’epoca pubblicavano un disco all’anno e stavano on the road per il resto del tempo. Ci piace vedere la band come un punto fermo nella nostra vita: la gente di norma si alza al mattino per andare a lavorare, mentre noi guidiamo verso il prossimo concerto. Vogliamo adottare questa routine d’ora in avanti, anche se devo rivelarti che i prossimi mesi ci vedranno sostanzialmente fermi, visto che ognuno di noi tornerà a casa propria per risolvere alcune questioni private. Ma riprenderemo sicuramente l’attività dopo l’estate, con nuovi tour e nuove registrazioni”.
TROVI CHE LE CONDIZIONI DI UN MUSICISTA IN TOUR SIANO MIGLIORATE RISPETTO AD UNA DOZZINA DI ANNI FA, QUANDO AVETE INIZIATO A MUOVERE I PRIMI PASSI AL DI FUORI DEL VOSTRO CIRCUITO LOCALE?
“Sì, senz’altro. Da un lato vi è più concorrenza, perchè tanti gruppi hanno capito che se vogliono vedere dei soldi devono suonare live più spesso, ma dall’altro è più facile organizzare tour e ogni sera si vedono molte più persone, le quali possono poi comprare merchandise e mantenerti in vita. Chiaramente devi comporre dei grandi album e tenere degli ottimi concerti affinchè il meccanismo funzioni, ma quello non ci spaventa. Personalmente non mi sono mai divertito così tanto come ora in tutti questi anni di Exhumed: la scena si è ingrandita e respiro un grande interesse nei confronti di quello che stiamo cercando di fare come band. Nei tardi anni Novanta e nei primi anni Duemila le cose erano più dure: la nostra musica era un genere per pochi ed etichette e promoter stentavano a darti un’opportunità”.
TI VEDI QUINDI ON THE ROAD PER I PROSSIMI ANNI…
“Sì, se il responso nei confronti dei nostri nuovi album sarà sempre come quello che stiamo ricevendo ora, perchè no? Non sono giovanissimo, ma non mi sento nemmeno vecchio. Riusciamo a far quadrare i conti, stiamo bene fra di noi e la gente si diverte… come dicevo prima, se questa è la situazione, perchè mai dovremmo smettere?”.
LA VITA ON THE ROAD PREVEDE ANCHE PARECCHI TEMPI MORTI. COME INGANNI IL TEMPO PRIMA DI SALIRE SUL PALCO?
“Ho sempre numerosi libri con me, oltre ad un archivio musicale infinito. Leggo e ascolto musica, quindi. Inoltre, devi considerare che non siamo i Metallica: tocca a noi caricare e scaricare attrezzatura e merchandise, fare il sound-check, discutere i dettagli coi promoter, ecc. Non stiamo esattamente con le mani in mano tutto il tempo. Ci auto-gestiamo sotto ogni punto di vista. E questo è anche un bene, visto che senza queste attività probabilmente finiremmo a bere litri di birra ogni giorno e a non muovere un dito. Stiamo cercando di fare attenzione a non diventare dei ciccioni (ride, ndR)”.
PENSI CHE “NECROCRACY” SARA’ UN SUCCESSO COME “ALL GUTS…”?
“Lo è già. Non abbiamo mai ricevuto così tanti commenti positivi. Si tratta forse del nostro album più lento, ma nessuno è venuto a dirci che ci siamo rammolliti. Anzi, sembra che tutti stiano apprezzando l’inedita cura per ritornelli e strutture. Non abbiamo perso niente della nostra ferocia, ma ora scriviamo canzoni più memorizzabili. La gente si sta appassionando parecchio a questa nostra nuova vena…”.
DA COSA PENSI CHE SIA DERIVATA QUESTA EVOLUZIONE?
“Sicuramente dal suonare live molto spesso e con un tempo a propria disposizione sempre più lungo. Quando tieni il palco per quaranta minuti e produci solo blast-beat, vi è il rischio che il pubblico si possa annoiare. Per questo motivo abbiamo cominciato a variare maggiormente ritmiche e tipo di riffing, puntando più sul groove e su chorus di facile presa. Ora possiamo proporre diversi tipi di registro in un nostro concerto, dall’andare a mille al rallentare con riff da headbanging. Siamo noi i primi a godere di questo approccio più variegato, ma anche davanti al palco vedo solo gente che impazzisce”.
PENSI CHE L’ETICHETTA DI GRUPPO GORE-GRIND VI VADA STRETTA OGGI?
“Tutto sommato, sì. C’è tanto altro nella nostra musica. A dire il vero, abbiamo sempre avuto influenze ampie, ma magari prima queste non risaltavano granchè per via della foga con cui interpretavamo ogni pezzo o a causa di produzioni scadenti. Oggi è tutto su un altro livello. Non mi interessa come il pubblico ci definisce, ma chiaramente siamo diversi dal gruppo gore-grind medio…”.
QUALI SONO I PUNTI DI RIFERIMENTO MUSICALI IMPRESCINDIBILI PER GLI ATTUALI EXHUMED?
“Tutti noi abbiamo influenze molto diverse: io adoro tutto il metal uscito sino al 1994, classico ed estremo non importa. Il nostro nuovo batterista Mike (Hamilton, ndR) ha gusti simili ai miei, ma stravede anche per gruppi più moderni. Del resto, suona pure nei Deeds Of Flesh, che hanno da sempre un approccio molto tecnico e cervellotico al death metal. Bud (Burke, chitarrista, ndR) ascolta molto thrash tecnico e classici come i Megadeth, mentre il nostro bassista Rob (Babcock, ndR) ascolta quasi esclusivamente hard rock e metal classico. Diciamo che le band che piacciono ad ognuno di noi, nessuno escluso, sono Carcass, primi Napalm Death, Slayer, Dark Angel, Exodus e Bolt Thrower”.
COSA NE PENSI DEL NUOVO ALBUM DEI CARCASS?
“Non è un capolavoro, ma è sicuramente il mio album preferito tra quelli usciti l’anno scorso. Hanno dimostrato ancora una volta di essere dei grandissimi compositori, anche se mi dispiace che per questa volta si siano limitati a realizzare un riassunto di tutto quello che avevano fatto in carriera, senza andare oltre. Dei Carcass avevo sempre adorato la capacità di sfornare un album sempre diverso dal precedente”.