Domenica 7 Luglio, sotto un sole impietoso ci accingiamo ad assistere all’ultima giornata del Rock The Castle, ambizioso festival all’interno del Castello Scaligero di Villafranca che verrà chiuso dall’ultimo concerto di sempre in territorio italiano degli Slayer. A metà pomeriggio abbiamo avuto l’opportunità di incontrare per pochi minuti un cordialissimo Gary Holt, per parlare in particolare del suo futuro visto che alla fine di quest’anno i suoi impegni alla corte di Tom Araya e Kerry King saranno terminati. Il futuro di Holt si riassume semplicemente con la parola Exodus, questo è quanto. C’è ancora tanto metal pronto ad uscire dalla sei corde di Gary Holt, lui ne è conscio ed il suo entusiasmo si percepisce immediatamente.
GARY, ANCHE SE SEI ANCORA IN TOUR CON GLI SLAYER, STAI GIA’ LAVORANDO AL NUOVO DISCO DEGLI EXODUS. PUOI DARCI QUALCHE ANTICIPAZIONE?
– In realtà non voglio dirti troppo, ci stiamo lavorando e ci vorrà ancora un po’ di tempo per ultimare i lavori. Una cosa però posso dirtela, sarà uno dei dischi più heavy e violenti mai pubblicati dagli Exodus!
SAI GIA’ QUANDO LO PUBBLICHERETE?
– La data esatta ancora non è confermata, ma se tutto va secondo i piani, il nuovo disco uscirà durante il corso del prossimo anno.
OGGI TI VEDO MOLTO TRANQUILLO E RILASSATO QUI NEL BACKSTAGE. DURANTE I TEMPI D’ORO, NE COMBINAVI PARECCHIE…
– Ci siamo goduti la vita da musicisti metal on the road. Non si trattava tanto di donne o alcol, noi ci siamo soprattutto buttati sulle droghe. Negli anni Ottanta Exodus e Megadeth erano le band più pericolose per quanto riguarda l’uso e l’abuso di sostanze stupefacenti di qualsiasi tipo.
CON L’ETA’ E L’ESPERIENZA DI OGGI, SEI FIERO DI CIO’ CHE HAI FATTO IN PASSATO?
– Non rinnego nulla, anzi, se avessi possibilità di salire su una macchina del tempo e tornare indietro, non cambierei nulla di ciò che ho fatto. Le mie esperienze, positive o negative che fossero, mi hanno permesso di conoscere la mia ex moglie, di avere figli, di conoscere la mia attuale moglie. Se avessi agito in modo diverso non le avrei conosciute, non avrei avuto una figlia e nemmeno mio nipote. Sono molto felice della vita che ho vissuto, non ho rimpianti e credo che chi vive nel rimpianto non faccia altro che sprecare tempo.
TU NON RINNEGHI NULLA, OGGI INVECE MOLTE GIOVANI ROCK BAND SEMBRANO QUASI SPAVENTATE DA CERTI ECCESSI, TOGLIENDO UN PO’ DI QUELL’ALONE DI PERICOLO E DEVASTO DA SEMPRE ASSOCIATO CON LA MUSICA DURA.
– Vedi, probabilmente ci tengono alla loro pelle. Io personalmente sono stato fortunato, ma nella mia vita ho visto seppellire sotto due metri di terra un sacco di amici e colleghi del music business che si sono lasciati fagocitare dai mostri di droga e alcol. Ho seppellito il mio migliore amico, capisci? Ho seppellito alcuni tra i miei più vecchi amici, con cui sono cresciuto e che conoscevo sin da ragazzo. Davvero, troppe persone sono morte. Io stesso non sarei qui oggi se avessi continuato con quello stile di vita. Sono totalmente sobrio e pulito dal 2009 e mi sento in grandissima forma davvero. Oggi forse la scena metal è più “pulita” come attitudine, ma ciò che conta è la cattiveria della musica. Quella c’è, per fortuna!
QUANDO È NATA LA TUA PASSIONE PER LA CHITARRA?
– La mia passione per la chitarra è nata molto prima di imparare a suonarla. Ricordo che da ragazzino mi divertivo un sacco a fare air guitar ascoltando i dischi di Ted Nugent, un chitarrista per me eccezionale. Io sono il più giovane di sei figli ed in famiglia mio fratello e mia sorella presero lezioni di musica e mi trasmisero qualche conoscenza. Il punto di svolta è stato conoscere Kirk (Hammett, ndR), lui mi ha veramente iniziato alla chitarra insegnandomi le basi dello strumento. Da allora non ho più smesso, adoro suonare.
E’ SCATTATA SUBITO L’ALCHIMIA TRA TE E KIRK HAMMETT?
– Sì, ricordo che siamo subito andati molto d’accordo. Uno dei primissimi concerti degli Exodus venne in pratica tenuto nella mia scuola e io andai a vederlo. Oltre a Kirk, se non ricordo male c’era Keith Stewart alla voce, Tom Hunting alla batteria e Carlton Melson al basso. Quella sera ricordo che suonarono “Another Piece Of Meat” degli Scorpions e Kirk mi disse che era venuta fuori di merda. La prima volta che uscii con Kirk fu per andare a vedere un concerto di Ted Nugent e Scorpions, mi pare fosse il tour di “Virgin Killer”. Da quella volta iniziammo a frequentarci molto spesso e diventammo amici strettissimi in quel periodo. Inoltre, come ti dicevo prima, Kirk mi insegnò qualche trucco con la chitarra ed alla fine divenni il suo “guitar roadie” ai concerti. Non ero un vero guitar tech, perché alla fine dei conti mi limitavo a portare su e giù dal palco le chitarre di Kirk, non facevo altro (ride, ndR). Con il suo aiuto iniziai a strimpellare la chitarra e con molta dedizione continuai ad allenarmi in modo costante. Devo dire ho imparato molto in fretta, vedevo in poco tempo grandi progressi. Sei mesi dopo fui chiamato da Kirk e gli altri ragazzi a jammare in sala prove. La prima canzone che suonai con loro fu “Grinder” dei Judas Priest. A fine serata mi chiesero se fossi interessato ad unirmi agli Exodus come chitarrista… io risposi semplicemente “fuck yeah!”.
QUANDO KIRK HAMMETT HA LASCIATO LA BAND PER UNIRSI AI METALLICA, IN PRATICA TI SEI TROVATO CON IL CERINO IN MANO…
– In effetti è andata proprio così! Quando Kirk ha lasciato la band, in pratica sono stato investito da lui e dagli altri ragazzi del ruolo di songwriter e riff maker. Non è stato facile, ma devo dire che non mi sono mai tirare indietro. Le prime canzoni che ho scritto personalmente nell’era post-Kirk sono state “Strike Of The Beast” e “No Love”.
AVEVI GIÀ AI TEMPI UNA CHIARA VISIONE SUL PERCORSO MUSICALE DEGLI EXODUS?
– Assolutamente sì, fin dal primo giorno in cui ho iniziato a scrivere canzoni per la band, il mio intento era quello di portare una gran dose di violenza nella nostra musica. Violenza, questa era la parola d’ordine! Io e Paul Baloff eravamo d’accordo sulla direzione musicale che la band avrebbe dovuto percorrere. Entrambi volevamo suonare in modo più veloce, aggressivo, diretto e violento rispetto a qualsiasi altra band in circolazione. Ah, e ovviamente volevamo avere l’immagine più satanica di tutti (ride, ndR)!
A FINE ANNO GLI SLAYER SI RITIRERANNO DALLE SCENE. COSA VEDI PER IL TUO FUTURO?
– Non sono dispiaciuto, ringrazio i ragazzi per questi anni trascorsi insieme. Il mio futuro lo vedo dedicato al cento per cento nell’attività degli Exodus, Essendo libero da impegni potrò prendere parte a tutti i tour, oltre che suonare su disco e comporre musica, naturalmente.