Passano gli anni, si scatenano le pandemie, si alzano le temperature globali, le ecatombi si susseguono senza sosta: quello che però non muta è l’innata, granitica capacità degli Exodus di sfornare manufatti thrash di sfrontata veemenza, conclamata attitudine distruttiva e raffinata rozzezza. Attraverso un percorso di aggiornamento che da “Tempo Of The Damned” in avanti non li ha visti incorrere in vistosi passi falsi, andando addirittura ad attutire brillantemente un cambio (temporaneo) dietro al microfono – quello tra Steve ‘Zetro’ Souza e Rob Dukes – potenzialmente letale, gli Exodus sono ormai vent’anni che vanno avanti a testa bassa, senza voltarsi indietro. La seconda fase di carriera, inaugurata nei primi anni 2000, è ormai più lunga di quella pioneristica e, nonostante età ed acciacchi fisici vari, il quintetto di Tom Hunting e Gary Holt non ha perso né vitalità né ispirazione. Possiamo parlare del nuovo “Persona Non Grata” come di un album pienamente riuscito e all’altezza dei momenti migliori della formazione, frutto di una band nel pieno delle forze a dispetto delle trappole disseminate dal destino sulla propria strada. È un Gary Holt ben conscio dell’ottimo lavoro svolto quello che si approccia ai nostri microfoni, dissertando del disco appena uscito e dell’atmosfera positiva in seno alla formazione.
ALLORA GARY, LA PRIMA COSA CHE CI VIENE DA CHIEDERTI È IL MOTIVO PER CUI AVETE CHIAMATO IL NUOVO DISCO IN QUESTO MODO, “PERSONA NON GRATA”, UTILIZZANDO UNA TERMINOLOGIA PRESA DALLA LINGUA ITALIANA/LATINA?
– Una ragione precisa non c’è, è un termine che abbiamo sentito e ci è sembrato suonasse bene. Prima l’abbiamo associato ad una canzone, e rendeva bene l’idea della sua energia; poi ci siamo accorti che sarebbe potuto andar bene anche per rappresentare l’album nella sua interezza e così è stato.
SONO PASSATI SETTE ANNI DA “BLOOD IN, BLOOD OUT”, ASCOLTANDO IL NUOVO ALBUM TUTTAVIA NON SI SENTE UNO STACCO TEMPORALE COSÌ LUNGO; TRA I VOSTRI ULTIMI DUE FULL-LENGTH SI SENTONO FORTI AFFINITÀ, NEL SUONO, NELL’APPROCCIO, PERSINO NELLE TEMATICHE AFFRONTATE E NELL’ARTWORK. TU STESSO PERCEPISCI QUESTA CONTINUITÀ, OPPURE RITIENI VI SIANO SOSTANZIALI DIFFERENZE TRA I DUE ALBUM?
– Consapevolmente non tentiamo mai di avvicinarci a qualcosa, di avere delle similitudini con altre cose fatte in precedenza. Ogni album per noi fa storia a sé. Dipende da quello che abbiamo in testa in quel momento. “Persona Non Grata” ha avuto una lavorazione divertente, ci siamo proprio goduti il tempo passato a comporlo e registrarlo. Abbiamo provato tra di noi in lunghe jam session come facevamo quando eravamo molto più giovani, per certi versi abbiamo collaborato in un modo simile a quello dei nostri primi anni di attività.
RIGUARDO APPUNTO IL PROCESSO DI LAVORAZIONE DI “PERSONA NON GRATA”, LEGGO NELLE NOTE DI PRESENTAZIONE CHE AVETE ANCHE LAVORATO MOLTO OGNUNO DAL PROPRIO STUDIO PERSONALE, RIUNENDOVI CICLICAMENTE IN QUELLO DI TOM HUNTING PER PROVARE TUTTI ASSIEME E RIFINIRE I DETTAGLI DI QUANTO AVEVATE FATTO PER CONTO VOSTRO. POTRESTI DESCRIVERCI NEI DETTAGLI COME AVETE RIUNITO LE VOSTRE IDEE, PER GIUNGERE INFINE A QUANTO ASCOLTATO NEL DISCO?
– A dire il vero già da diversi album ci piace lavorare in questo modo, prima lavorando da soli nei propri rispettivi studi di registrazione domestici, quindi mettendo assieme periodicamente le nostre idee e vedere se funzionano. Così ti eviti un mucchio di stress, di viaggi verso lo studio di registrazione, tempo e stanchezza. L’ingegnere del suono che ci ha aiutato nel lavoro è venuto apposta da New York sulle montagne della California, ha portato la sua attrezzatura e si è installato con noi nello studio di Tom, per mettere a punto “Persona Non Grata”. Lì c’eravamo soltanto noi, l’ingegnere del suono e tutto quello che ci serviva per suonare e registrare, altre distrazioni erano ben lontane.
PENSO SIATE STATE CAPACI, NEGLI ANNI SUCCESSIVI ALLA REUNION, DI EVOLVERVI PUR RIMANENDO LEGATI AL VOSTRO SUONO DISTINTIVO. SIETE RIMASTI GLI EXODUS, MA NON VI SIETE FERMATI, NÉ AVETE GUARDATO PER FORZA AL PASSATO. VI SIETE AMMODERNATI SENZA SNATURARVI, ATTUALIZZANDO IL SUONO. IN COSA POTREMMO RISCONTRARE SECONDO TE LE MAGGIORI SIMILITUDINI COI VOSTRI ALBUM DEGLI ANNI ’80 E QUALI SONO, AL CONTRARIO, LE PRINCIPALI DIFFERENZE TRA QUANTO SUONATE OGGI E QUANTO SUONAVATE NEI PRIMI ANNI DI ATTIVITÀ?
– Ribadisco che non ci facciamo tanti problemi sulla direzione che andiamo a intraprendere, quando iniziamo a parlare di un nuovo album. Il mio metodo di scrittura, il modo in cui scrivo i riff, non è cambiato negli anni, e posso affermare lo stesso anche per gli altri membri della band. Cerchiamo nuove idee, guardiamo avanti, ma il modo in cui lavoriamo sulla musica non è molto diverso oggi da quello di trent’anni fa o prima ancora. Cerchiamo di scrivere ottime canzoni, ci focalizziamo su quello: belle canzoni, super heavy, super aggressive e che abbiano elementi che si facciano subito ricordare. Desideriamo essere molto catchy e molto pesanti allo stesso tempo, questo è ciò che più conta per noi!
NEL COSTRUIRE IL VOSTRO SOUND ATTUALE, VOLEVO SAPERE QUANTO SIA IMPORTANTE LA FIGURA DI ANDY SNEAP, CHE VI ACCOMPAGNA ORMAI DA MOLTI ANNI NEL LAVORO IN STUDIO E, NEL CASO DI “PERSONA NON GRATA”, SI È OCCUPATO DI MISSAGGIO E MASTERING.
– Lavoriamo con Andy addirittura dal 1997, dai tempi del nostro live album “Another Lesson In Violence”. Possiamo considerarlo il sesto membro della band: è un grande chitarrista, un fan del thrash metal old-school, una persona con la quale ci troviamo molto bene anche dal lato umano. Sa quello che serve agli Exodus, ci dà sempre una grossa spinta nel suono, gli dà un tocco per noi fondamentale. Assieme lavoriamo benissimo. Sa come aiutarci, ma allo stesso tempo non si impone, non pensa di sapere tutto quello che dovremmo fare e non diventa mai invadente. Vedi, ci sono alcuni produttori che finiscono per andare un po’ troppo oltre e influenzare eccessivamente il suono di un gruppo. Questo con Andy Sneap non accade.
ANDANDO UN PO’ PIÙ IN PROFONDITÀ NEI CONTENUTI DEL DISCO, PENSO CHE LE CANZONI PROPONGANO UN AMPIO VENTAGLIO DI SOLUZIONI, ANDANDO ANCHE UN PO’ FUORI DAL SEMPLICE CONTESTO DEL THRASH. AD ESEMPIO, UNA DELLE MIE CANZONI PREFERITE È “LUNATIC-LIAR-LORD”, CON UNA PARTE FINALE ESALTANTE, TRABOCCANTE DI ASSOLI, OPPURE IL REFRAIN MOLTO MELODICO DI “THE YEARS OF DEATH AND DYING”. DOVE PENSI SIATE RIUSCITI A MIGLIORARE ULTERIORMENTE, RISPETTO AL PASSATO, CON QUESTO DISCO, E QUALI RITIENI POSSANO ESSERE GLI ASPETTI SUI QUALI VI SIETE MAGGIORMENTE FOCALIZZATI NEL NUOVO ALBUM?
– Con “Lunatic-Liar-Lord” hai citato una delle mie canzoni preferite di “Persona Non Grata”. È una traccia che ha richiesto molto lavoro, è difficile da suonare e ci è volute un po’ prima che suonasse esattamente come la volevamo. Anche “The Years Of Death And Dying” è un ottimo brano, chiedermi quale sia la mia canzone preferita del disco è un po’ come chiedermi di scegliere quale sia il mio ‘bambino’ prediletto (risate, ndR). Al momento penso che tutte le tracce dell’album siano molto valide e funzionino bene tutte assieme. Alcune sono cambiate molto dall’idea iniziale alla versione definitiva, in altri casi invece siamo andati più spediti nel lavoro e non abbiamo dovuto apportare grandi stravolgimenti in corso d’opera.
UN EPISODIO ATIPICO È “PRESCRIBING HORROR”, CARATTERIZZATA DA UN FORTE FEELING DARK, UNA CUPEZZA ORRORIFICA E CONTENENTE A UN CERTO PUNTO ANCHE IL SAMPLE DEL PIANTO DI UN BAMBINO. COSA INTENDEVATE ESPRIMERE IN QUESTA CANZONE E COSA VI HA ISPIRATO NELLO SCRIVERLA?
– Al momento questa è la mia canzone preferita di “Persona Non Grata”; ha un’atmosfera che può richiamare i film horror di fine anni ’50, primi anni ’60. Una versione demo del brano era già sul mio computer da tempo, gran parte della musica era già finita quando abbiamo provato a concretizzarla. Vero, è molto cupa, molto pesante e un po’ diversa da quello che ci aspetta di solito da noi. Fantastica, per me attualmente è la migliore dell’album.
NEI TESTI MI PARE VI SIATE CONCENTRATI SU ALCUNE PROBLEMATICHE D’ATTUALITÀ E FIGLIE DEL MONDO DI OGGI, COME IL CLICKBAIT AD ESEMPIO. COSA VI PREOCCUPA MAGGIORMENTE DI QUELLO CHE ACCADE OGGIGIORNO?
– Sono preoccupato per il tipo di mondo che lasceremo ai nostri figli. Onestamente immaginavo il futuro in maniera diversa, che ad oggi la situazione globale sarebbe stata migliore di quella che invece si osserva. Anche i cambiamenti intervenuti nella mia vita privata mi portano a farmi delle domande, a chiedermi in cosa potremmo cambiare, per fare in modo che il futuro possa essere un po’ migliore del presente.
VOLEVO CHIEDERTI COME PROSEGUE IL RECUPERO DI TOM HUNTING DOPO I PROBLEMI DI SALUTE AVUTI DI RECENTE, SE PUÒ SUONARE AI RITMI DI PRIMA O DEVE ANCORA PORRE QUALCHE CAUTELA IN QUELLO CHE FA.
– Sta recuperando bene, poche settimane fa (l’intervista si è svolta a inizio novembre, ndR) abbiamo tenuto il primo concerto con lui alla batteria. È stato molto emozionante riaverlo con noi. Sta suonando tanto, sta bene e riesce a vivere una vita normale. È una persona molto forte, un combattente, un vero fratello per tutti noi e siamo molto felici di poterlo riavere con noi a suonare, dopo tutto quello che ha passato.
UN ALTRO PERSONAGGIO DIVENUTO MOLTO IMPORTANTE PER LA BAND, NEL DARE UNA RAPPRESENTAZIONE VISUALE ALLA VOSTRA MUSICA, È L’ILLUSTRATORE PAR OLOFSSON. QUANTO È IMPORTANTE IL SUO CONTRIBUTO GRAFICO PER VOI?
– Ogni volta che abbiamo lavorato con Par gli abbiamo dato il titolo dell’album, un paio di spunti, delle nostre idee su quella che sarebbe dovuta essere l’immagine di copertina, e lui nel giro di pochi giorni ci ha mandato il lavoro finito. E in tutte le occasioni i suoi disegni sono stati semplicemente perfetti. Anche per “Persona Non Grata” è andata così, ci piace talmente tanto quello che disegna per noi che non vediamo per quale motivo dovremmo cercare un disegnatore diverso per i nostri artwork.
UNO DEI TRATTI INCONFONDIBILI DEGLI EXODUS È IL CANTATO DI STEVE ‘ZETRO’ SOUZA: COME PENSI SIA CAMBIATO IL SUO MODO DI CANTARE DAGLI ANNI ’80 AD OGGI? COSA PENSI DEL SUO MODO DI CANTARE IN “PERSONA NON GRATA”?
– Ha compiuto una grande performance nell’ultimo, a maggior ragione perché abbiamo provato cose nuove nel suono e lui ha spinto se stesso al massimo per fare a sua volta qualcosa di diverso alla voce. Per il disco precedente io ero spesso in tour con gli Slayer e non riuscivamo sempre a comunicare al meglio per quanto riguardava la lavorazione del nuovo materiale; questa volta invece abbiamo avuto un fitto scambio di idee, è stato molto bello e produttivo poter collaborare così a stretto contatto, senza altri impegni ad ostacolarci.
COME CHITARRISTA, COME TI SEI APPROCCIATO AL SONGWRITING DI “PERSONA NON GRATA”?
– Come sempre, cercando innanzitutto di suonare qualcosa dal forte impatto, che fosse realmente distruttiva. Mi piace quando mi metto davanti al mio vecchio Marshall e inizio a provare per creare nuova musica. In questa occasione ho prestato grande attenzione e impegno agli assoli. Non sempre sono riuscito a farlo in passato. Mi è capitato a volte di concentrarmi su tante idee diverse e di trascurare l’aspetto solistico, non dandogli molto peso. Questa volta no, volevo che gli assoli si facessero ricordare.
IN “PERSONA NON GRATA” SUONA ANCHE ALCUNI ASSOLI E PARTECIPA AD ALCUNE BACKING VOCALS RICK HUNOLT, STORICO MEMBRO DEGLI EXODUS ORA FUORI DALLA LINE-UP. CI SONO POSSIBILITÀ DI UN SUO MAGGIORE COINVOLGIMENTO IN FUTURO?
– Rick ha suonato in “Lunatic-Liar-Lord” qualche assolo, fa parte della famiglia Exodus e di tanto in tanto viene a suonare assieme a noi, quando stiamo provando. Anche se non è più dentro la band rimane uno di noi, non si è allontanato poi troppo dagli Exodus, rimane un amico col quale ci piace mantenere i rapporti e poter coinvolgere nella nostra musica. Accadrà sicuramente anche in futuro.
SE GUARDI ALLA VOSTRA PASSATA DISCOGRAFIA, QUAL È IL DISCO PIÙ SOTTOVALUTATO E QUALE SAREBBE QUELLO CHE MERITEREBBE QUALCHE MODIFICA PER POTER ESSERE MEGLIO APPREZZATO?
– “Impact Is Imminent” è molto sottovalutato. Contiene alcune delle parti chitarristiche migliori che abbia mai scritto. Mentre quello dove farei maggiori modifiche è “Force Of Habit”: ci siamo dilungati troppo in alcuni momenti, abbiamo inserito addirittura due cover, penso che asciugandolo un po’ e limitandoci in alcune scelte sarebbe potuto diventare un album decisamente migliore.
DOVESSI INDICARE I TRE CHITARRISTI CHE PIÙ HANNO INFLUENZATO IL TUO STILE, QUALI SAREBBERO?
– Ritchie Blackmore, Michael Schenker e Angus Young.
INVECE, PASSANDO AL THRASH METAL, QUAL È IL CHITARRISTA CHE A TUO GIUDIZIO MERITEREBBE MAGGIORI ATTENZIONI DI QUELLE FINO AD ORA RICEVUTE?
– Rob Cavestany dei Death Angel è sempre stato uno dei miei chitarristi thrash preferiti. Grandi ritmiche, tocco micidiale, una vera killing machine!
SIETE RIMASTI LA THRASH METAL BAND PIÙ FEDELE ALLO SPIRITO THRASH ORIGINARIO, PROBABILMENTE, I FAN DI QUESTO TIPO DI MUSICA SPESSO VE LO RICONOSCONO E VI VEDONO COME UN SIMBOLO DI COSTANZA E UNA SICUREZZA. COME SIETE RIUSCITI A MANTENERVI SU QUESTA LINEA DI CONDOTTA, SENZA TRADIRE MAI IL THRASH METAL?
– Non abbiamo mai cercato di essere qualcosa che non eravamo. Siamo orgogliosi di essere una thrash metal band, è la nostra identità e non ci saremmo sentiti a nostro agio a suonare altro.