EXTREME – Il volto del gorilla

Pubblicato il 04/07/2023 da

Dopo una lunga attesa, gli Extreme sono tornati con un nuovo studio album, intitolato semplicemente “Six”, così abbiamo sentito il chitarrista Nuno Bettencourt per raccogliere le sue impressioni e approfondire alcuni aspetti legati al disco.
Ad essere sinceri, l’intervista non parte benissimo, perché alle primissime domande Nuno sembra rispondere in modo quasi infastidito. D’altronde, bisogna tenere conto che non era in condizioni ottimali, a causa di un infortunio alla gamba che stava ancora cercando di superare anche in vista del prossimo show (previsto di lì a tre giorni) e un po’ anche perché aveva avuto un contrattempo che lo aveva costretto a ritardare il nostro appuntamento.
Ben presto però il nostro interlocutore, da professionista navigato quale è, si rende conto che da parte nostra non c’è alcun intento polemico ma la semplice voglia di capire e approfondire e anzi si mostra quasi entusiasmato da alcune domande, così la nostra chiacchierata diventa davvero molto piacevole e abbiamo senz’altro apprezzato la disponibilità e le risposte aperte e sincere del musicista.

STATE PER PUBBLICARE IL VOSTRO NUOVO ALBUM, “SIX” (L’INTERVISTA E’ DI FINE MAGGIO, NDR): HAI DICHIARATO DI ESSERNE MOLTO ORGOGLIOSO, COSA TI HA SODDISFATTO PARTICOLARMENTE? QUALI SONO LE COSE CHE PIÙ TI PIACCIONO DI QUESTO ALBUM?
– Non posso risponderti. Non ci sono cose che mi piacciono, è l’intero album, è quello che faccio. Che sia orgoglioso di tutto o di niente non importa, sono solo entusiasta per questo disco e per ogni cosa che lo riguardi: la mia band, le performance delle canzoni, i testi, le melodie. Non abbiamo messo nulla nell’album che non fosse quello che noi sentivamo di fare.

I VOSTRI PRIMI SINGOLI E ANCHE LE PRIME CANZONI DELLA TRACKLIST HANNO UN SOUND PIÙ METAL DEL SOLITO, MA IL RESTO DELL’ALBUM È ALQUANTO DIFFERENTE. COME MAI AVETE VOLUTO DARE PERCIÒ QUEST’IMMAGINE DI PRESENTARVI CON UN SOUND PIÙ AGGRESSIVO?
– Io non volevo che suonassero più aggressive, non ho provato a suonare più aggressivo e non penso che in realtà lo siano, come non credo che la maggior parte delle band metal direbbero che sono molto aggressive, che fosse questo il loro proposito. Noi ci limitiamo a scrivere delle canzoni e queste erano le migliori canzoni, che fossero le più heavy o le più leggere o che fossero acustiche, non abbiamo provato a essere più heavy, non abbiamo provato a essere ‘modern’, non abbiamo provato a essere vintage, non abbiamo provato a essere niente. Abbiamo scelto solo le migliori canzoni.

CON RIGUARDO ALLE CANZONI PIU’ MELODICHE, CI SONO MOLTE CANZONI CON VOCE E CHITARRA ACUSTICA. QUANDO SCRIVI UNA NUOVA BALLAD, SENTI LA RESPONSABILITA’ O IN QUALCHE MODO IL BISOGNO DI SCRIVERE UNA NUOVA “MORE THAN WORDS” O QUALCOSA CHE POSSA PARAGONARSI AD ESSA?
-No. Non penso che siamo quel tipo di band. Non suoniamo come i Queen, ma penso che la nostra filosofia sia la stessa, non ce ne frega un cazzo di quello che gli altri pensano. Noi facciamo quello che vogliamo e non proviamo a ricreare l’ultimo album nè ci preoccupiamo di come dovrà essere il prossimo album. Se avessimo voluto avere più hits, avremmo ripetuto “More Than Words” molte volte. Avremmo potuto provare a rifare di nuovo “Hole Hearted” o “Get The Funk Out”, ma penso che egoisticamente facciamo quello che ci va di fare oggi, non negli anni ’90 o che facevamo sette anni fa o chissà quando. Così quando prendo una chitarra acustica non penso se sarà più o meno come “More Than Words”, viene fuori in modo naturale.

MI PIACE MOLTO “HERE’S TO THE LOSERS”, UNA CANZONE CHE MI RICORDA UN PO’ “FRIENDS WILL BE FRIENDS” DEI QUEEN CON TUTTE QUELLE VOCI. COME SI E’ SVOLTA LA REGISTRAZIONE PER QUESTA CANZONE?
– Mi fa piacere che hai menzionato “Friends Will Be Friends”, è figo, nessuno conosce quella canzone (quest’asserzione sul momento ci ha lasciati sinceramente un po’ perplessi, però riflettendoci successivamente, in effetti questa canzone non fu pubblicata come singolo negli USA e non fu inserita neppure in “Classic Queen”, la raccolta che uscì in Nord America al posto dei “Greatest Hits II”, quindi può essere che effettivamente non sia tra le più conosciute da quelle parti, ndr), ma penso che era una canzone che abbiamo scritto per lo sport, legata a degli eventi sportivi. Il testo è tutto incentrato sullo sport. Quando qualcuno vince, qual è la canzone che abbiamo sentito per decenni?

“WE ARE THE CHAMPIONS”
– Giusto. Così, abbiamo pensato che ogni volta, ci sono molte squadre, solo una può vincere, ma ce ne sono molte altre che perdono. Perciò, abbiamo pensato che queste non hanno una loro canzone, non c’è una canzone per chi perde la Champions League o il Super Bowl o qualsiasi altra competizione. Abbiamo pensato che anche questi fan avrebbero bisogno del loro inno: l’opposto di “We Are The Champions”.

HAI PIU’ VOLTE PARLATO DI QUELLI CHE SONO I TUOI CHITARRISTI DI RIFERIMENTO CON LA CHITARRA ELETTRICA (EDDIE VAN HALEN, BRIAN MAY, ECC.) MA QUANDO SUONI UNA CHITARRA ACUSTICA O CLASSICA, QUALI MUSICISTI TI HANNO INFLUENZATO PRINCIPALMENTE O TI HANNO ISPIRATO?
(Nuno appare sinceramente e piacevolmente sorpreso da questa domanda e ci riflette un po’ su prima di rispondere, ndr) Questa è una bellissima domanda. Io penso che per la chitarra acustica ci sono band che mi piacciono, ovviamente innanzitutto e soprattutto i Beatles, ogni cosa dei Beatles. Poi, tutto il materiale acustico che hanno scritto i Led Zeppelin, Jimmy Page ha suonato molto materiale acustico che mi ha particolarmente influenzato. C’era anche una band chiamata Bread negli anni ’70 che mi ha molto influenzato. Ma diciamo che in effetti anche le rock band che abbiamo amato in generale hanno molto bel materiale acustico, come i Queen. Poi naturalmente penso anche a Paco de Lucia, Al DiMeola, hanno fatto cose stupefacenti con la chitarra acustica. Probabilmente però, il più grande chitarrista acustico è australiano, riesci a indovinare di chi tratta? (La nostra risposta è ovviamente Tommy Emmanuel, ndr).

ALCUNE CANZONI DELL’ALBUM SONO PIU’ PARTICOLARI, AD ESEMPIO “THE MASK” MI FA PENSARE UN PO’ ALLA DARK WAVE OTTANTIANA, MA SOPRATTUTTO MI PIACE “X OUT”, SENZ’ALTRO UNA DELLE MIE PREFERITE DELL’ALBUM. COSA PUOI DIRCI RIGUARDO QUESTA CANZONE?
– Sono contento di sentire che sia una delle tue preferite perchè lo è anche per me. È una sorta di ritorno al passato per noi, come una nostra versione moderna di qualcosa da “Three Sides To Every Story”, come una nuova “Am I Ever Gonna Change?”. È lunga, epica, ma è molto anche come una sorta di “Kashmir” elettronica, molto Zeppelin, molto arabeggiante e cose di questo tipo. L’ho scritta con un mio amico, il chitarrista Jordan Ferreira e abbiamo lavorato anche con un programmer. Sì, è una di quelle canzoni che metti solo nelle cuffie, una sorta di piccolo viaggio attraverso diverse emozioni.

NELLA COPERTINA DELL’ALBUM C’E’ SOLO LA FACCIA IN PRIMO PIANO DI UNA SCIMMIA, COSA VOLEVATE ESPRIMERE CON QUESTA SCELTA?
– Il gorilla, sì, è interessante perchè mentre scrivevamo le canzoni per quest’album, in particolare le canzoni più heavy, cercavo sempre di esprimere a Gary (Cherone, ndr) e alle altre persone come avrebbero dovuto essere. Sai, un po’ come un gorilla che pesi 700 libbre (equivalenti a più di 300 chili, ndr): l’impressione che mi davano alcune canzoni come “Save Me”, “The Mask” e alcune altre era proprio quella. Mi è sempre rimasto impresso, c’era sempre quest’immagine che mi era rimasta impressa. Avevo iniziato a cercare e a scorrere immagini su internet quando ho visto la sua faccia e mi ha rimandato alla mente subito ogni cosa.
Mi ha fatto pensare all’album ma soprattutto agli Extreme. Siamo più anziani, più saggi, un po’ stagionati, ma sappiamo ancora spaccare il culo. Come quell’immagine, siamo ancora fieri, abbiamo ancora molta forza e passione, un piccolo sorriso nel volto, un sorrisetto che comunica che ci divertiamo ancora. Ho pensato che il gorilla davvero rappresentasse ogni emozione che abbiamo sull’album.

INTERESSANTE. TORNANDO PER UN ATTIMO AL PASSATO, AVEVI PUBBLICATO UN ALBUM SOLISTA, “SCHIZOPHONIC”, CHE MI ERA PIACIUTO MOLTO, TANTO CHE ANCORA OGGI MI CAPITA OGNI TANTO DI ASCOLTARLO. POI HAI AVUTO ALTRI PROGETTI, COME I MOURNING WIDOWS, POPULATION I, DRAMAGODS, SATELLITE PARTY, MA HAI MAI PENSATO DI PUBBLICARE UN NUOVO ALBUM SOLISTA?
– Sì, molte volte. In realtà ho già abbastanza canzoni per un intero album. Per il genere di cose che volevo fare, in realtà stavo pensando di chiamarlo “Schizophonic 2”, sì, ci sto pensando a pubblicare un altro album solista. Come quello includerebbe molte cose diverse. Sì, sono assolutamente convinto di volerlo fare e lo farò.

SEI NEL SETTORE MUSICALE ORMAI DA PARECCHIO TEMPO: COME VIVI IL PROCESSO PRODUTTIVO, COSA C’E’ DI DIVERSO RISPETTO A QUANDO AVEVI INIZIATO?
– Penso che ci sia meno pressione, non abbiamo la stessa pressione di quel periodo. C’era un grosso giro di affari, grandi compagnie discografiche, se volevi sopravvivere dovevi avere una hit. Ora sento che facciamo semplicemente quello che amiamo, noi sempre abbiamo registrato quello che amiamo, ma non abbiamo adesso quella pressione, ci sentiamo come se abbiamo il controllo. E abbiamo una grande etichetta con cui stiamo lavorando, perchè sai, loro credono nella band e credono nella musica. È grandioso collaborare con loro, ma non è una relazione dove c’è una pressione continua per consegnare, ci lasciano essere noi stessi, mi concedono ampio spazio per creare, produrre e dirigere i video e facciamo tutto, è incredibile. Penso che il rapporto con loro sia la vera differenza, funziona meglio. Lavoriamo insieme su qualcosa che va nella stessa direzione e ciascuno crede nella stessa cosa.

PENSANDO ALLA TUA CARRIERA, HAI QUALCHE RIMPIANTO?
– Sarebbe facile andare indietro e guardarsi alle spalle. Ma penso di essere stato fortunato nella mia carriera, ho fatto cose incredibili e continuo a farle, ho lavorato con tanti miei eroi come Paul McCartney e Steven Tyler. Ho suonato al Premio Nobel e tante altre cose diverse come il Superbowl e potrei continuare, non ho rimpianti, personalmente.
Con gli Extreme, invece, penso che il mio grande rimpianto sia quando andavamo tanto in tour e lavoravamo tanto, nel periodo del nostro quarto album. Avrei voluto avere più maturità e intuito quando il management ci ha lasciato o forse ci ha addirittura incoraggiato a prenderci una pausa. Penso che abbiamo perso molto tempo, io ho lasciato la band, le cose sono andate in modo strano e un po’ mi pento di non aver trascorso quegli anni insieme alla band. Intendo dire, ormai non ha più importanza, ma quando ci ripenso, è stato un po’ stupido. È stato anche un po’ immaturo, avrei potuto fare “Schizophonic”, avrei potuto fare qualsiasi cosa avessi avuto bisogno di fare e poi tornare sempre nella band (letteramente “go back to the mothership”, tornare alla nave madre, ndr).

NEGLI ULTIMI ANNI, C’E’ STATO UN GRANDE SVILUPPO DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE E DELLE SUE APPLICAZIONI NELLA MUSICA, PER ESEMPIO PENSO A BAND TOTALMENTE VIRTUALI OPPURE A “IMAGINE” CANTATA DA FREDDIE MERCURY O COPERTINE DI ALBUM CREATE DALL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE DOPO L’INPUT DI TUTTI I TESTI. COSA NE PENSI? RITIENI CHE IN FUTURO POSSANO ESSERCI APPLICAZIONI POSITIVE PER LA VOSTRA MUSICA?
– Secondo me tutti sono preoccupati di questa Intelligenza Artificiale (AI), un po’ anche io lo sono. Ma l’AI è sempre stata lì, c’è da trent’anni. Magari ora vediamo una persona che sembra Freddie Mercury e canta come lui, ma in realtà se guardi le classifiche pop o la maggior parte del mondo pop e della musica più popolare nel mondo, secondo me molto è AI, la maggior parte è assolutamente in autotuned, la maggior parte è ‘pastorizzato’, ripulito, per me non è molto autentico, reale.
Credo che possano esserci risvolti positivi per tutti coloro che hanno talento e passione in band metal e rock. Ma più si ottiene la perfezione, meno umano è ed è meno rock and roll. Per me è una buona cosa, ma non bisogna perdere le emozioni, più lo rendi elettronico e più lo rendi non realistico, perfetto e confuso. Quando ascolti una band rock o un chitarrista, non me ne frega niente di ascoltare canzoni che con l’AI facciano i Beatles. Non suona come loro, benchè possa sembrare, perché non puoi sentire il cuore, non puoi sentire l’anima. Non senti la perdita d’intonazione, non senti gli errori, il rumore, lo sporco. Questo rende il rock and roll tale, non la perfezione.
L’AI può provare a rendere le imperfezioni, ma non può riuscire ed essere realistica. Siamo una specie imperfetta e abbiamo i nostri problemi e questo ci rende speciali. Siamo speciali perché siamo imperfetti e per me questa è una buona notizia per il rock and roll.

I VOSTRI PROSSIMI PIANI CON GLI EXTREME? SO CHE VERRETE IN EUROPA IN TOUR VERSO LA FINE DELL’ANNO.
– Sì, verremo in Europa ma per poche date, non saremo in tutte le città dove vorremmo. Speriamo di tornare presto e per più date, molto probabilmente l’anno prossimo.

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