EYEHATEGOD – Risorgendo dal nuovo Vietnam

Pubblicato il 07/06/2014 da

Quanto silenzio. Troppo. Per quanto la band non abbia mai fermato l’attività live, e si sia resa protagonista in anni recenti di performance d’altissimo profilo, si sentiva la mancanza di un nuovo lascito discografico firmato Eyehategod. Ci sono voluti 14 anni, ma infine il fatidico quinto disco è arrivato. Come avrete letto nella nostra recensione, non siamo esattamente vicini alle vette di “Take As Needed For Pain”, ma ci fa lo stesso piacere che i cinque di New Orleans siano riusciti a regalarci del nuovo materiale e non si siano lasciati abbattere dalla dolorosa morte di Joe LaCaze. Ai nostri microfoni, loquace ed esaustivo, troviamo il cantante Mike Williams, uomo dalla vita difficile e tormentata, passato attraverso esperienze di povertà, droga, violenza, e uscitone ferito ma non sconfitto. Lo ritroviamo oggi combattivo, lucido nell’analizzare la storia degli Eyehategod e attraversato da una ideologia ferrea, che consente a lui e ai compagni di essere nuovamente in prima linea in una scena metal che gli deve moltissimo.

Eyehategod - immagine band corpo intervista - 2014

PARLANDO DEL NUOVO ALBUM, IL PRIMO ASPETTO CHE BALZA ALL’ORECCHIO È CHE “EYEHATEGOD” HA UN SUONO PIÙ PULITO RISPETTO AL PASSATO, SEI D’ACCORDO?
“Può essere, anche se credo sia stata catturata anche stavolta tutta la nostra ruvida energia, e che non suoniamo smorzati rispetto al solito. C’è stata la scelta di avere dei suoni più chiari, più comprensibili, abbiamo cercato di rendere maggiormente intellegibili le liriche: crediamo che ve ne siano di molto significative nel disco, e volevamo che le persone potessero capirle, cosa che in passato non sempre era possibile”.

PERCHÉ È PASSATO COSÌ TANTO TEMPO TRA “CONFEDERACY OF RUINED LIVES” E “EYEHATEGOD”? COSA AVETE FATTO IN QUESTI ULTIMI 14 ANNI?
“Avremmo voluto completarlo prima questo disco, ma ci sono stati molti motivi per cui è passato così tanto tempo. Nel 2005 abbiamo pubblicato ‘Preaching End-Time Message’, una compilation dove erano presenti tre nuovi pezzi, e stavamo lavorando sulle nuove canzoni, avevamo già alcune versioni demo pronte. Poi è arrivato l’uragano Katrina, e da lì in avanti sono accaduti molti fatti spiacevoli per noi. Abbiamo avuto problemi legali, vicessitudini personali, molti parenti e amici sono venuti a mancare. Le conseguenze di Katrina sono state tante, e tutte spiacevoli. C’è anche da considerare che alcuni membri degli Eyehategod sono impegnati in altre band, spesso sono in tour e facciamo fatica a trovarci tutti assieme per provare del nuovo materiale. Jimmy suona nei Down, e spesso per la loro attività è assente per lunghi periodi. Siamo riusciti a pubblicare degli split e dei 7’’ in questi anni, ma non abbiamo trovato modo di lavorare su qualcosa di più corposo fino all’anno scorso”.

A PROPOSITO DEL 7’’ PUBBLICATO NEL 2012, “NEW ORLEANS IS THE NEW VIETNAM”, TROVO CHE IL TITOLO SIA MOLTO FORTE E FACCIA PENSARE A UNO SCENARIO APOCALITTICO PER LA VOSTRA CITTÀ. È ANCORA IN CONDIZIONI COSÌ TERRIBILI, DOPO I DANNI LASCIATI DALL’URAGANO NEL 2005?
“Oggi i danni sono stati quasi tutti riparati, ci sarebbe ancora molto da rimettere a posto a dire il vero, però il titolo fa riferimento allo scenario in cui ci siamo trovati a vivere durante il cataclisma e nel periodo appena successivo. Al di là dei danni portati dall’inondazione, la cosa terrificante è stata che dopo l’uragano New Orleans ha subito un’ondata incredibile di crimini La quantità di furti, violenze, stupri, omicidi, case date alle fiamme è stata altissima, ci siamo trovati a sopravvivere nell’anarchia più totale. Non c’era la polizia in giro e molte persone si sono sentite libere di commettere qualsiasi reato, la mancanza di controlli ci ha lasciato in balia dei criminali. Sono successe cose orribili nel periodo seguente al passaggio di Katrina, a raccontarle oggi si potrebbe pensare che ci si fosse trovati sul seti di un film, purtroppo sono avvenimenti realmente accaduti”.

LA TOTALE ASSENZA DELLO STATO E DELLE SUE ISTITUZIONI HA LASCIATO SCIOCCATI UN PO’ TUTTI IN EUROPA, PER QUANTI PROBLEMI E INEFFICIENZE CI SIANO ANCHE QUI QUANDO ACCADONO QUESTI DISASTRI NATURALI, FACEVAMO FATICA A IMMAGINARE CHE I CITTADINI FOSSERO LASCIATI COSÌ IN BALIA DEGLI EVENTI SENZA ALCUN SUPPORTO DA PARTE DELLE AUTORITÀ…
“Ci è voluta almeno una settimana prima che arrivasse qualcuno da fuori New Orleans a dare una mano. Se hai presente la serie televisiva ‘The Walking Dead’, puoi immaginarti quale fosse la situazione a New Orleans dopo l’uragano: era pieno di persone che assaltavano negozi per cercare del cibo e non avevano nessuna remora a commettere qualsiasi reato per ottenere qualcosa. Noi tutti eravamo privi di mezzi comunicazione e non potevamo nemmeno sapere se gli aiuti stessero per arrivare, se ci fosse la possibilità di vedere a breve qualcuno che riportasse un minimo di ordine”.

TORNANDO ALLA MUSICA, LE CANZONI SONO STATE COMPOSTE IN UN BREVE LASSO DI TEMPO, OPPURE RISALGONO A PERIODI TEMPORALI MOLTO DIVERSI?
“Le tracce di ‘Eyehategod’ sono state scritte in diversi momenti degli ultimi anni. Credo che la canzone più vecchia sia ‘Medicine Noose’. Fondamentalmente scriviamo buona parte del materiale quando siamo in tour, di fatto siamo sempre in giro, a parte quando Jimmy è via con i Down. Nelle pause che ci lascia la vita on the road componiamo, e mettiamo a punto il materiale che andrà sul disco. Per una band come la nostra, dove ci conosciamo da una vita e c’è una solida interazione, la cosa più importante è come lavoriamo tutti insieme in studio. Non importa quando e dove un pezzo è stato composto, in che condizioni è stato registrato la prima volta, l’aspetto fondamentale è che quando ci troviamo tutti insieme in studio riusciamo a fondere le nostre idee per creare un sound unico, distintivo di quello che sono gli Eyehategod. Jimmy e Brian hanno un certo tipo di suono chitarristico, è lo stesso per Gary al basso; Aaron, il nostro nuovo batterista, ha anche lui uno stile inconfondibile e vale l’identico concetto anche per me con la voce. Il risultato finale di tutto questo non può essere nient’altro che la musica per cui gli Eyehategod sono da sempre conosciuti”.

SAPPIAMO CHE IL PROCESSO DI REGISTRAZIONE NON È STATO DEI PIÙ SEMPLICI, PERCHÈ AVETE CAMBIATO PRODUTTORE IN CORSA, PASSANDO DA BILLY ANDERSON A STEPHEN BARRIGAN DURANTE I LAVORI SUL NUOVO ALBUM. CHE COSA È SUCCESSO PER PORTARVI A UNA TALE DECISIONE?
“L’aver potuto cambiare produttore in corso d’opera è stata una cosa positiva per noi, ci siamo permessi questa mossa perché ci siamo pagati le registrazioni di ‘Eyehategod’ di tasca nostra, e quindi avevamo piena libertà decisionale. Se avesse pagato la casa discografica non sarebbe stato possibile, ci saremmo dovuti tenere il produttore che ci avevano assegnato. Billy è un mio grande amico, voglio precisare che non c’è stato alcun problema con lui dal punto di vista personale. Le difficoltà sono arrivate su altri fronti. Prima di tutto, Billy in studio era seguito da una troupe che stava girando un documentario su di lui. Era pieno di gente con la telecamera in mano che lo seguiva dappertutto, ci ritrovavamo spesso a suonare con qualcuno che ci filmava a pochi centimetri dal corpo. Oltre a questo, ha pesato che in quel periodo avevamo tutti quanti alcune questioni da mettere a posto nella nostra vita privata e ci sentivamo molto stressanti. Jimmy era particolarmente sulla corda, sua moglie stava aspettando un bambino e lui era molto nervoso. La tensione che ci portavamo dietro finiva per essere scaricata su Billy, gli si dava la colpa per vicende dove non c’entrava proprio nulla. C’era anche la necessità di fare in fretta, di finire il prima possibile, a complicare ulteriormente la situazione. Noi sentivamo l’urgenza di ultimare tutto quanto in tempi stretti, e purtroppo Billy non è riuscito a stare dietro a questa nostra volontà. Siamo riusciti a terminare le parti di batteria di Joe, mentre per gli altri strumenti abbiamo ricominciato quasi da capo in un altro studio e con un altro produttore”.

RIGUARDO ALLA MORTE DI JOE LACAZE, QUANTO È STATO DIFFICILE RIPARTIRE DOPO UN EVENTO COSÌ TRAGICO E RIUSCIRE A COMPLETARE IL NUOVO ALBUM?
“La morte di Joe ci ha scosso profondamente, era uno dei nostri migliori amici, la sua morte è stata un evento molto drammatico. Non abbiamo però mai pensato di fermarci, abbiamo sempre creduto di andare avanti nella nostra attività. Quando è avvenuta la sua tragica scomparsa eravamo appena tornati da un tour di sei settimane in Europa, è accaduto tutto molto in fretta. Prima di partire avevamo finito le parti di chitarra, basso, voce per il nuovo album, la scomparsa di Joe ci ha fermato per un po’, ci è voluto qualche tempo prima di ricominciare i lavori sul disco, ma non volevamo mollare”.

CHE IMPORTANZA HANNO, SE NE HANNO, I VOSTRI SIDE-PROJECT PER LE SCELTE COMPOSITIVE DEGLI EYEHATEGOD?
“I side-project ci servono per fare qualcosa di differente, per mettere alla prova noi stessi come musicisti in vari contesti. D’altronde siamo musicisti, suoniamo, è normale cimentarsi in tipi di musica distanti uno dall’altro. Io adesso sono impegnato in un progetto chiamato Correction House, è coinvolto anche Scott Kelly dei Neurosis, in esso ci dilettiamo su sonorità molto distanti da quanto facciamo di solito. Ci sono parti industrial, spoken words, parti acustiche, sperimentiamo tanto, si può sentire anche un lavoro molto particolare sugli effetti. E’ bello essere impegnati in altri tipi di musica, lo stesso succede per Jimmy con i Down, dove suona la batteria, mentre Brian suona pure nei Soilent Green. Gary ha qualche progetto parallelo e il nostro nuovo drummer è a sua volta impegnato in un paio di gruppi, uno di questi si chiama Missing Monuments”.

PRIMA DELL’INTERVISTA STAVO CURIOSANDO SUL VOSTRO SITO UFFICIALE, E MI HA COLPITO VEDERE I FLYER DEI LIVE SHOW CHE SCORREVANO NELLA PARTE BASSA DELLO SCHERMO. HO NOTATO CHE COPRONO TUTTA LA VOSTRA CARRIERA, DAGLI INIZI AD OGGI. PENSI CHE SIATE RIMASTI PIÙ O MENO GLI STESSI NEL MODO DI SUONARE DAL VIVO O VI SONO DELLE DIFFERENZE, DOVUTE A UN VOSTRO MIGLIORAMENTO COME MUSICISTI?
“Sicuramente abbiamo imparato molto su come approcciarci ai nostri rispettivi strumenti e a come si debba stare sul palco. Jimmy, per farti un esempio, all’inizio suonava una chitarra a quattro corde, poi si è evoluto e ha anche iniziato a curare meglio gli assoli, nel suo caso il salto in avanti è stato davvero importante. L’idea di mettere i flyer sul sito ci è venuta perché ci sembrava significativo come modo di ripercorrere la nostra carriera, ho sfruttato l’ampio materiale che ho a casa. Tengo tutti i flyer dei nostri concerti e ho tantissime fotografie dei nostri show”.

HO APPREZZATO MOLTO QUESTA INIZIATIVA PERCHÉ TROVO CHE I FLYER SIANO UN MATERIALE STUPENDO DA COLLEZIONARE, UNA DELLE TESTIMONIANZE MIGLIORI DI QUELLA CHE È LA STORIA DI UN GRUPPO E UN BEL RICORDO PER UN CONCERTO CHE SI È VISSUTO DI PERSONA.
“Oltre a quelli degli Eyehategod ho una vasta collezione di poster e flyer di ogni genere. Purtroppo una larga parte di quelli che possedevo è andata distrutta a causa di Katrina, la mia casa è bruciata e tra le tante cose che ho perso c’era anche tutto questo materiale iconografico. Guardando i flyer puoi vedere alcuni eventi molto importanti, come quella volta che insieme a noi e ai Corrosion Of Conformity i Korn hanno aperto la serata. Mi ricordo ancora molto bene quella sera, è stato un concerto molto divertente. Mi fa impressione vedere che ci hanno fatto da supporto band che poi sono diventate enormi, come i Mastodon. I flyer narrano la storia di una band, concordo che siano un bello strumento per rivivere e analizzare quanto è successo a un gruppo”.

HO UNA CURIOSITÀ SUL TUO MODO DI CANTARE: LA TUA VOCE HA UN APPROCCIO ANTI-UMANO E BRUTALE CHE È DIVENTATO UN SIMBOLO DELL’INTERA SCENA METAL, HAI QUALCHE TRUCCO O TECNICA CHE UTILIZZI PER OTTENERE DELLE LINEE VOCALI DEL GENERE?
“E’ semplicemente la mia voce! Non uso alcun effetto né tecnica per ottenere che la mia voce si comporti come la senti di solito. Quando, dal vivo, qualche tecnico del suono cerca di utilizzare degli effetti vocali lo fermo subito, gli dico di darmi al massimo un minimo di riverbero, e nient’altro. Voglio che la mia voce suoni nuda, spogliata di qualsiasi artificialità. Davvero trovi che la mia voce sia così disumana? Ah ah ah”…

CREDO INOLTRE CHE DAL VIVO LE TUE LINEE VOCALI SIANO ADDIRITTURA PIÙ BRUTALI CHE SU DISCO.
“Per avere una resa di questo tipo devi sentire dentro di te un certo tipo di emozioni, di feeling, devi sentire completamente tuo quello che stai cantando. Non mi considero una gran persona, sono solo un piccolo uomo, cerco semplicemente di esprimere quello che ho dentro. Devi far parlare il tuo cuore e la tua anima quando canti”.

PENSI CHE SIA CAMBIATA LA TIPOLOGIA DI FAN CHE VI SEGUE? ORA AI VOSTRI CONCERTI CONVIVONO PERSONE DI GENERAZIONI MOLTO DIVERSE.
“Al confronto col 2000, all’epoca dell’ultimo disco, direi che la nostra base di fan si è allargata, l’ho notato nel corso degli anni questo progressivo allargamento dei nostri ascoltatori. E’ bello vedere che coinvolgiamo molti ragazzi giovani accanto a chi ci seguiva già negli anni ’90. Riusciamo a portare dalla nostra parte sia quelli che ascoltano prevalentemente punk che i normali metallari, oltre a quelli che normalmente si spingono su suoni molto strani e sperimentali. Ci trasmette belle sensazioni vedere ancora ai nostri show quelli che hanno cominciato a seguirci quando tutto è cominciato, oppure quelli che c’erano nel ’96, quando suonavamo insieme ai Pantera. Le facce che vedevamo in quegli anni le troviamo anche adesso ai nostri concerti, e magari si portano dietro pure i loro figli, a loro volta fans degli Eyehategod! Credo sia naturale questa prosecuzione negli ascolti dai padri ai figli, questa unione di generazioni. Suoniamo un tipo di musica relativamente giovane. Nel 1988, quando abbiamo fondato la band, non c’era nulla di simile a noi, quindi quello che proponiamo non può essere considerato molto datato”.

PARLANDO DEL VOSTRO NOME, CREDO SIA UNO DEI PIÙ DIRETTI E LESIVI DELLA MORALE COMUNE CHE SI POSSANO TROVARE NELL’INTERA SCENA METAL. SENTITE ANCORA OGGI GLI STESSI SENTIMENTI CHE AVEVATE IN CORPO QUANDO AVETE FONDATO LA BAND? OPPURE AVETE ANCORA MOLTO ODIO DA DARE, MA IN UNA MANIERA DIFFERENTE?
“Le sensazioni che provo sono sempre quelle, non è cambiato nulla, l’odio che sento è esattamente lo stesso dei primi tempi degli Eyehategod. A dire il vero il nome non ho contribuito a sceglierlo, nessuno l’ha fatto di quelli che sono attualmente nel gruppo. Io e Jimmy abbiamo fondato la band, ma nel primissimo periodo ci chiamavamo diversamente, eravamo i Drip, e c’era un altro ragazzo alla voce. Durante un concerto se ne è uscito con l’espressione ‘I hate God’, e con questa parola intendeva scagliarsi contro tutto quello in cui secondo lui, e secondo noi, si incarnava Dio; il vizio, la droga, il sesso, il denaro. Se tu odi Dio, è come se odiassi tutti i vizi in cui cadi. E’ un nome che fa effetto, che terrorizza, un grande appellativo per una band. Abbiamo addosso la stessa rabbia, la stessa attitudine di quando eravamo dei ragazzini, e se possibile siamo più estremi che in gioventù, perché quando cresci ti rendi conto che non cambia mai nulla, nel mondo succedono sempre le stesse cose, le medesime brutture e storture. La corruzione dilagante, le violenze, le ingiustizie, la stupidità dei governi, sono temi purtroppo sempre caldi. Si subiscono e si vedono abusi di ogni tipo: abusi sessuali, abusi sui minori, abusi verbali, brutalità da parte della polizia. La gente continua ad essere attanagliata da depressione, schizofrenia, sono in molti a dover sopportare gravi problemi psichici. Quando vedi tutto questo, non puoi non sentire un grande odio”.

CHIARISSIMO, DIREI. PER CHIUDERE, QUALI SONO I PROGRAMMI PER QUEST’ANNO?
“Andare in tour e starci il più possibile. Abbiamo un tour americano fissato per giugno (l’intervista si è svolta a inizio aprile, ndR), quindi verremo in Europa. Non ci sono al momento delle date già fissate, ma attorno a novembre facciamo conto di tornare da voi e girare in quanti più paesi possibile. Avremmo anche voglia di rimetterci all’opera per rilasciare del nuovo materiale, che possa andare a formare un ep o un 7’’. Durante le sessioni di ‘Eyehategod’ abbiamo composto quindici pezzi, undici sono finiti sull’album, mentre gli altri vorremmo renderli disponibili il prima possibile. Jimmy mi ha detto che avrebbe già pronte cinque nuove canzoni, speriamo di entrare presto in studio per ultimare anche queste e farvele sentire”.

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