FATES WARNING – Pensieri in grigio

Pubblicato il 16/07/2016 da

Come sempre, i Fates Warning non ci fanno mancare il cosiddetto ‘materiale da intervista’… Con un artwork strappato direttamente da una bella opera d’arte, un titolo quantomai evocativo e un impianto lirico condito da testi tra i più personali mai proposti dalla progressive band del Connecticut, il nuovo “Theories Of Light” è un album davvero stratificato, che bene si presta ad interessanti approfondimenti. Durante la quindicina di minuti passati al telefono con un cordiale ma un po’ riservato Jim Matheos, noi di Metalitalia.com abbiamo insistito proprio su questi approfondimenti, cercando con le nostre domande di scavare un po’ a fondo nella complessa e un leggermente ‘oscura’ personalità del bravo compositore statunitense.

Fates Warning - band - 2016

“DARKNESS IN A DIFFERENT LIGHT” LO AVEVAMO ASPETTATO PER PIÙ DI DIECI ANNI, “THEORIES OF LIGHT” CI ARRIVA A SORPRESA DOPO SOLO DUE. COME MAI QUESTA DIFFERENZA DI TEMPISTICHE? QUANDO HAI LAVORATO A QUESTO NUOVO LAVORO? E’ TUTTO MATERIALE NUOVO O AVEVI QUALCOSA DI GIÀ PRONTO?
“Non è una cosa che abbiamo tenuto segreto che dopo ‘FWX’ i Fates Warning avrebbero dovuto prendersi una pausa. Non posso parlare anche a nome di tutti gli altri, ma per quanto riguardava me, c’erano diversi side project che volevo fare e che richiedevano la mia completa attenzione. Una volta che abbiamo deciso che era volontà comune rimettersi al lavoro su un disco dei Fates Warning, sapevamo che sarebbe stato per impegnarcisi veramente, e che quindi la nostra attenzione si sarebbe concentrata su quello. Disco, tour, e poi quindi subito un altro disco, perché ora le nostre attenzioni sono giustamente al 100% dedicate a questa band. Quindi non è che siamo stati lenti prima e rapidi dopo, è solo che prima di ‘Darkness In A Different Light’ la palla era ferma, mentre adesso si stava muovendo. Quindi per noi si trattava solo di tenerla in movimento, cosa ovviamente molto più facile. Quindi non abbiamo mai smesso di lavorare in realtà, il flusso di idee per quest’album è lo stesso del disco precedente, ed è continuato anche durante il tour. Come dicevo, è un processo che non si è mai fermato dal 2012 in poi”.

NON MI HAI DETTO PERÒ SE IL MATERIALE È TUTTO NUOVO O SE ALCUNE CANZONI APPUNTO ERANO GIÀ PRONTE…
“No, è tutto nuovo. Non abbiamo mai brani interi che avanzano quando pubblichiamo un album, non fa per noi. Potrei dirti che è una gran fatica ogni volta per noi mettere insieme un disco, e non ci permettiamo mai il lusso di abbandonare un brano già finito in vista di lavori futuri. Se su un pezzo c’è qualcosa che non funziona, invece di passare ad altro ci lavoriamo finché la forma non ci soddisfa e quindi il brano viene incluso nell’album. Con questo non ti dico che non abbiamo idee, piccole parti o pezzi di canzone incompiute nel paniere, quelle ce le hanno tutti, solo… non avanziamo mai canzoni oramai complete, ecco. Piuttosto, appunto, le concludiamo”.

HAI PARLATO DEL PROCESSO DI REALIZZAZIONE DI UN DISCO DEI FATES WARNING COME DI UN PROCESSO MOLTO DIFFICILE… CI SPIEGHI COME MAI?
“Non proprio difficile. Faticoso. Difficile non direi, anzi con ‘Theories Of Light’ penso che le cose siano andate via molto lisce. Una parte però che devo ammettere ci rallenta sempre è proprio iniziare. Le cose all’inizio sono sempre estremamente lente e si rischia di rimanere frustrati. Come ti ho detto prima, non c’è stato un vero e proprio stop tra la parte compositiva di ‘Darknes In A Different Light’ e questo album, quindi le cose sono andate meglio, ma sui primi due o tre pezzi ho avvertito comunque un po’ di inerzia. Un po’ di resistenza, capisci? Ma poi la macchina ha cominciato a ingranare di nuovo e quindi posso parlarti di un album relativamente facile, almeno dal mio punto di vista”.

QUINDI INTERROMPERE IL LAVORO PER VOI È DELETERIO O SBAGLIO?
“Non so dirtelo. Che il cambiamento e gli stop ci rendano più difficili le cose è indubbio, è la teoria che ho sostenuto prima, ma non so però dirti come mai almeno io ne soffro così tanto. Credo che sia una questione di ‘entrare nel mood’. Questi album sono solidi, ogni canzone ha molto in comune con le altre a livello di atmosfera generale, quindi il mood è importante. Probabilmente la fatica è proprio trovare l’ottica giusta con la quale mettersi a comporre”.

A GIUDICARE DA QUESTA RISPOSTA IMMAGINO QUINDI CHE PARTIATE A SCRIVERE UN ALBUM SENZA AVERE UN IDEA FISSA DI COSA VOLETE REALIZZARE… SI PUÒ DIRE CHE PARTIATE DA QUALCHE IDEA E POI LASCIATE CHE QUESTE EVOLVANO IN DIVERSE DIREZIONI POSSIBILE, SEGUENDO APPUNTO LE INDICAZIONI DEL MOOD CHE SI VIENE A CREARE?
“Più o meno direi che è corretto. E’ un po’ rischioso non avere un minimo di piano fin dal principio su cosa si deve fare, perché il rischio di percorrere strade che non porteranno a nulla è maggiore, ma mi sento peggio a impormi di lavorare su un idea se poi questa idea si evolverà in direzioni che potrebbero non piacermi. Non so dirti come mi comporterei nel caso in cui non dovessero più uscirmi idee valide con cui continuare a spingere un album in qualche direzione, ma so che avere un target da raggiungere, un filo da seguire, non mi aiuterebbe in ciò”.

Fates Warning - Band - 2016

RITORNANDO AL CONCETTO DEL PROCESSO DI RIAVVIO DEI FATES WARNING CHE NON SI È PIÙ FERMATO NOTIAMO COME IN EFFETTI ANCHE LA LINE-UP SIA RIMASTA LA STESSA. LA VEDI COME UNA COSA POSITIVA?
“Certo. Non ci vedevamo da tanto quando abbiamo ricominciato a lavorare sui Fates Warning, e la ripartenza come ti ho detto è stata dura. Ma poi l’aver lavorato assieme a ‘Darkness In A Different Light’, l’essere stati in tour, aver passato molto tempo assieme ha reso tutto più fluido. Penso che, sì, la cosa ci abbia aiutati. Dì sicuro”.

L’ARTWORK È MOLTO EVOCATIVO, SIA COME RESA GRAFICA CHE NEL SUO MODO DI RICHIAMARE IL TITOLO DELL’ALBUM. CI PARLERESTI DELLA GENESI SIA DEL TITOLO CHE DELLA COPERTINA FRONTALE DI “THEORIES OF FLIGHT”?
“In realtà a lungo il titolo dell’album avrebbe dovuto essere ‘The Ghost Of Home’, come la canzone omonima. A lavori avanzati, lavorando alla copertina, mi imbattei in questa immagine veramente evocativa, di cui la copertina rappresenta però solamente un pezzo. Decisi che volevo realizzare una canzone che si relazionasse con quel lavoro che mi era piaciuto così tanto, e cominciai a lavorare sul concetto. Quando poi scoprii che il nome dell’opera d’arte era ‘Theories Of Flight’ pensai che era un nome perfetto per l’album intero. Senza volerlo, si adattava a tutto. Ai cambiamenti nella vita, agli addii con le persone care, addirittura al fatto di cambiare casa, che è poi il tema di ‘The Ghost Of Home’, la canzone che dava il titolo all’album. Ognuna di queste cose può essere vista come un ‘volo’, e ci sono diversi modi, diverse teorie, con cui affrontarle. Il titolo di quell’opera si adattava alla musica dell’album meglio di ogni altra cosa che avevo pensato, e così ecco che sia l’album che la canzone trovarono il proprio titolo”.

COME HAI ANTICIPATO, UNO DEI BRANI PIÙ AMBIZIOSI, “THE GHOST OF HOME”, PARLA NELLE SUE LIRICHE DI TRASFERIMENTI DA UNA CASA A UN’ALTRA, UN TEMA CHE SAPPIAMO TOCCARTI MOLTO. CE NE VORRESTI PARLARE?
“La mia infanzia è stata sempre all’insegna del movimento. Per via dei lavori dei miei genitori, nei primi dieci anni di vita traslocai circa otto o nove volte, in un paio di anni anche più di una volta l’anno. Di sicuro questa cosa forma il carattere di una persona in qualche modo, ma non mi ero mai reso conto di quanto fino a che non ho cominciato a pensarci seriamente qualche anno fa. Da allora è un pensiero ricorrente… e mi sono anche reso conto che rivedere da adulto posti che vissi poco durante l’infanzia mi lasciava comunque sensazioni strane e nostalgiche. E’ stato facile per me parlare di ciò in quel testo, ma non facile dal punto di vista emotivo. Non mi piace troppo entrare sul personale su questi argomenti così intimi, ma sentivo di dover parlare di questo, prima o poi”.

SECONDO TE, I POSTI DOVE SI VIVE LASCIANO UN SEGNO NELLE PERSONE, SEGNI CHE POI MAGARI SI TRADUCONO IN MUSICA? PENSI CHE PERSONE CHE HANNO VISSUTO VITE SIMILI, O VEDONO IL MONDO IN MODO SIMILARE, POI PRODUCANO MUSICA COMPARABILE?
“E’ una domanda interessante. Probabilmente sì. Penso che il temperamento artistico sia qualcosa di fortemente connesso al carattere di ciascuno di noi. Esperienze simili portano sempre ad avere qualcosa in comune tra due individui, che spesso si cercheranno per confrontarsi. Penso che questi punti in comune influenzino poi il contatto con la sfera artistica di ognuno di noi, e lascino dei segni sul nostro lavoro, anche se si parla di musica di generi diversi. Penso che, sì, un qualche tipo di contatto ci sia nelle produzioni artistiche di persone che vedono il mondo in modo similare o hanno vissuto esperienze comparabili”.

DI SICURO NEI TITOLI O NELLE LIRICHE DEI FATES WARNING POSSIAMO TROVARE ALCUNI INDIZI CHE INDICANO UNA TENDENZA A PARLARE RIPETUTAMENTE DI ALCUNI TEMI: PRENDIAMO TITOLI QUALI “DARKNESS IN A DIFFERENT LIGHT”, “A PLEASANT SHADE OF GREY”, “THE LIGHT AND SHADE OF THINGS”, MOLTO SIMILI NELL’IMMAGINE CHE CREANO NELL’ASCOLTATORE… TU TI SENTI ATTRATTO DA QUESTO TEMA DI ‘LUCI E OMBRE’?
“Con questa domanda chiudiamo il giro sulla domanda precedente. Non è che me ne sento attratto, è che una parte della mia personalità, inevitabilmente, si infiltra nelle liriche e nella musica, e ne determina la direzione. Non ti dico che mi piace l’oscurità o il contrasto del grigio con la luce… ma penso che questi concetti descrivano bene la mia personalità. Una personalità con tratti oscuri, ma anche tratti chiari. Mi considero riflessivo, pacato… tenue, come il grigio. Concentrarmi su questi temi mi aiuta come artista ed è fonte di ispirazione dato che li sento così vicini, ed è per questo che temi legati alla mancanza o alla presenza di luce si ripropongono spesso nelle nostre liriche”.

ALLONTANIAMOCI DALLA SFERA PERSONALE PER RICONCENTRARCI SULLA BAND… QUALI SONO I PIANI ORA PER LA PROMOZIONE?
“L’album uscirà in luglio, e non partiremo in tour subito. Ci riposeremo un po’, poi ci sarà da preparare l’equipaggiamento e tutto l’occorrente per il prossimo tour, e per adesso non è pronto niente. Dovremmo anche definire la scaletta, fare le prove… non credo che ci muoveremo su nessun fronte prima del 2017 comunque. Non ho nemmeno alcuna idea di come suoneranno queste nuove canzoni dal vivo, non le abbiamo suonate assieme nemmeno una volta. Come vedi c’è tanto da fare… la fase di promozione è in piena fase di definizione per adesso. Per ora l’importante era far uscire il disco, a portarlo in giro per il mondo ci penseremo a tempo debito”.

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