FEAR FACTORY – Dai poster alla realtà

Pubblicato il 19/06/2023 da

E’ successo davvero: dopo l’allontanamento del cantante storico Burton C. Bell la nuova voce dei Fear Factory è quella di Milo Silvestro, cantante, multistrumentista, youtuber e produttore di Roma.
Tra pandemia, beghe legali e questioni di etichetta discografica l’annuncio è stato rimandato più volte ma da fine febbraio quel che è stato per settimane un rumor piuttosto insistente è stato reso ufficiale. Il cantante dei Dead Channel è quindi volato a Los Angeles andando presto in tour, ritrovandosi letteralmente da fan (lo testimoniano i parecchi video presenti sul suo canale YT) a frontman dell’iconica formazione industrial metal, pronta a macinare date per i mesi a venire.
Tempo di ingranare dopo una serie di date insieme agli Static-X, ed ecco Milo ai nostri microfoni, a raccontarci la sua incredibile esperienza con grande onestà ed entusiasmo. Siamo a fine maggio, i Fear Factory sono nel mezzo di una serie di date in Sud America e Milo è a casa di Dino Cazares, a Los Angeles, durante una breve pausa prima del Milwakee Metal Fest.

 

CIAO MILO, COME VA?
– Benissimo, siamo distrutti ma felici. Siamo tornati a Los Angeles dopo tre date del tour sudamericano, ora abbiamo qualche giorno di riposo prima dell’unica data americana al Milwaukee Metal Fest. Abbiamo fatto Costa Rica, Colombia, Ecuador e dopo il festival torneremo per Messico, Brasile etc.

DINO E’ UNA DIVINITA’ IN SUD AMERICA IMMAGINO.
– Sì, Dino è il rappresentante numero uno del metal sudamericano: Fear Factory ma anche Asesino, Brujeria… è un’icona latinoamericana del metal.

MAMMA INSEGNANTE DI CANTO, PAPA’ CHITARRISTA BLUES. TU INVECE COME NASCI ARTISTICAMENTE? QUAL E’ STATO IL TUO PERCORSO COME MUSICISTA E COME METALLARO?
– Avendo due genitori musicisti di professione sono stato immerso nella musica ventiquattro ore su ventiquattro: già da piccolo giravo per palchi, locali, club e quant’altro, respirando l’aria della musica dal vivo. E’ cominciata a diventare una passione, o una necessità di suonare uno strumento e fare musica, intorno ai dodici anni. I miei genitori mi iscrissero in una delle prime scuole medie sperimentali, ed è lì che ho avuto modo di cominciare, di toccare con mano la musica. La cosa mi ha entusiasmato. Inizialmente ero un po’ introverso quindi lasciai in disparte il canto, grazie a una supplente cominciai a studiare da percussionista, anche se il mio primo strumento in assoluto fu un basso, volevo un contrabbasso ma per ovvi motivi mio padre mi comprò un basso. La percussione fu la prima vera passione, quasi maniacale, che mi travolse. Da dodici anni cominciai quindi a studiare sia percussione afrolatina, congas e djembè che batteria. Il canto arriverà poi, verso i diciannove.

LA SCOPERTA DEL METAL INVECE?
– Verso i tredici/quattordici anni, più o meno. All’epoca i gruppi famosi erano Korn, Limp Bizkit e tutta la wave del nu-metal. Mi ricordo che al primo anno di liceo mi passarono i Metallica, ma io mi buttai fondamentalmente sui gruppi contemporanei come Slipknot, Coal Chamber, Static-X e un po’ più in là anche Fear Factory.

DI CHE ANNO SEI, SCUSAMI?
– Classe ’87, quest’anno compio trentasei anni. All’epoca, nei primi 2000, ho vissuto appieno, da adolescente, l’ultima fase del nu-metal, che rimane parte molto importante del mio background a cui mi sento molto legato.

POSSIAMO DEFINIRTI UN GRANDE FAN DEI FEAR FACTORY MA SOPRATTUTTO DI BURTON C. BELL, SBAGLIO?
– Sono un fan dei Fear Factory e un super fan di Burton, tanto che sono andato ‘in fissa’ col suo stile vocale sviluppando un modo di cantare molto simile a livello stilistico. Questa cosa ha sicuramente attirato l’interesse di Dino perché è uno stile molto particolare, non eccessivamente tecnico – perché Burton non lo è, però arriva emotivamente. Vale lo stesso per molti cantanti nella storia della musica, per esempio Janis Joplin, che aveva zero tecnica ma, con la sua voce rovinata, ti tocca immensamente a livello emotivo.
Come anche molti cantanti degli anni ’90, vedi anche Phil Anselmo, Jonathan Davis, il James Hetfield degli esordi: non avevano una tecnica perfetta ma avevano il sound, che è un aspetto fondamentale per gli artisti. Sono sempre rimasto più affascinato da cantanti con una personalità e che ti colpiscono emotivamente piuttosto che quelli super tecnici che però non possiedono un’impronta personale.

NON SO SE CI HAI MAI RIFLETTUTO: AVER PRESO IL POSTO DI QUELLO CHE ERA IL TUO IDOLO MUSICALE TI METTE IN QUALCHE MODO A DISAGIO NEI SUOI DIRETTI CONFRONTI?
– Proprio disagio no. Fa strano sicuramente. E’ un’esperienza del tutto surreale. Non è neanche un sogno: molti dicono “hai realizzato il tuo sogno” ma non è mai stata prevista da me come cosa, quindi a me fa molto strano.
Quando mi riguardo i video su YouTube – perché io sono anche un dedito frequentatore di YT e mi vado a spulciare i video di tutte le mie band preferite – vedere i Fear Factory con me sul palco fa stranissimo. Tutt’ora, anche se è da anni che la storia va avanti tra audizioni e il resto, è un’esperienza completamente surreale, che non sono riuscito del tutto a metabolizzare e a realizzare. Disagio no quindi: all’inizio c’è stato tanto timore, per l’idea non solo di dover sostituire Burton, ma di entrare in una band di questo calibro, cominciare a fare dei tour – nonostante sia un musicista di professione da vent’anni questa è un’esperienza diversa su una scala di importanza e di responsabilità – e trasferirsi a Los Angeles è un cambio di vita pazzesco. Però poi come spesso accade nella vita anche per le esperienze che sembrano più invalicabili ed assurde tutto è risultato fattibile. anche suonare davanti a migliaia di persone tutte le sere.

PRIMA DELL’INGAGGIO CHE ESPERIENZA HAI AVUTO FUORI DALLO STUDIO COME CANTANTE E IN QUALI CONTESTI?
– Come dicevo, ho iniziato a cantare intorno ai diciannove anni. Prima di allora non avevo mai preso lezioni in maniera assidua, ma avendo una madre insegnante di canto ho sempre avuto in lei una bella e preziosa risorsa: “Oi ma’, non riesco a fare questa cosa, dove sto sbagliando? L’appoggio, il respiro?“.
Per screaming e growl sono totalmente autodidatta, all’epoca soprattutto in Italia era impensabile trovare un insegnante in questo campo.
La prima esperienza come cantante è stata nel gruppo che ancora ho, i Dead Channel, molto sulla falsariga dei Fear Factory ma anche molto ispirato a nu-metal, groove ed industrial (Coal Chamber, Static-X, Korn, Slipknot, Spineshank). E’ un gruppo che è nato un po’ à la Nine Inch Nails, nel senso che mi sono trovato io da solo a strimpellare una chitarra da cinquanta euro per autoprodurre dei demo, con questa necessità improvvisa di sperimentare questa nuova passione. Là ha avuto vita non solo il canto ma anche questa personalità da polistrumentista.
Essendo già batterista potevo mettere in piedi qualcosa: non avevo uno studio ma con un piccolo pad e un plug-in di batteria potevo già produrre dei pattern, per poi aggiungere sintetizzatori e il resto degli strumenti. I Dead Channel sono stati il mio primo esperimento come cantante, come musicista e come produttore. In studio ho sempre registrato per la maggior parte io, mentre dal vivo siamo una band vera e propria che mi avete come cantante. Non abbiamo fatto tour veri e propri ma abbiamo suonato alcune date, alcune all’estero. Coi FF è stata la mia prima esperienza di sempre a livello di tour.

TI ASPETTA UN BATTESIMO DEL FUOCO VISTA LA QUANTITA’ DI DATE IN PROGRAMMA!
– Sì, anzi come battesimo è stato anche piuttosto tenero: con gli Static-X avevamo un tour bus, ma in Sud America sarà tutto in aereo, con tempistiche più dure: suoni, torni in albergo, poi di nuovo in aeroporto, voli di notte e poi tenti di recuperare del sonno durante il giorno. Si inverte il bioritmo, diciamo!

HO VISTO CHE IL TUO PRIMO SHOW DI SEMPRE E’ SALTATO CAUSA NEVE: LA COSA HA AUMENTATO LA TENSIONE?
– Eravamo ancora nella contea di Los Angeles e siamo rimasti bloccati in mezzo alla neve: mi hanno detto che l’ultima nevicata prima di questa è stata nel 1989! In California è un evento straordinario. Da una parte ho pensato “cazzo, che sfiga, ha aspettato proprio me!“.
La data è stata comunque suonata dagli altri gruppi perché per qualche motivo il nostro driver ha preso una strada diversa dagli altri – quando nevica gli autisti sono del tutto impreparati, come succede anche da noi a Roma – e come già sai si è rivelata una scelta sbagliata. Non mi è salita tantissimo la tensione, più che altro c’era tutta questa voglia di fare il primo live quindi è stata quasi più una seccatura. L’unica cosa è che siamo rimasti bloccati nella neve con pochi viveri, avevamo giusto qualche snack, però per fortuna la situazione si è sbloccata in tempi ragionevoli ed il giorno dopo siamo riusciti a raggiungere Portland per la seconda data del tour.

C’E’ QUALCHE ASPETTO DI QUESTE PRIME DATE CHE TI HA STUPITO, IN POSITIVO O IN NEGATIVO?
– Diciamo che è stato tutto abbastanza positivo: quando sei in una posizione come la mia – dove arrivi da vent’anni di concerti da musicista professionista sì, ma nella tua città, come dicono da queste parti ‘local musician’ – trovarsi in tour di questo livello e in una band con un pubblico consolidato, per quanto all’inizio possa far paura, in realtà permette di farti entrare in una macchina già ben oliata, in cui c’è poco da preoccuparsi.
Arrivi al locale ed è già tutto perfetto, tutto sistemato a puntino. Pure il soundcheck praticamente è già fatto, tutto in digitale. I fan sono perfetti anche loro, già fomentati… Tutto va molto da sé. Sicuramente ad oggi l’esperienza è molto positiva, potrei dire liscia come l’olio, ed è bello vedere come avendo un pubblico già costruito come sei già parte della macchina, qualsiasi cosa tu dica o faccia hai un responso, a cui non sei davvero abituato.

SAI GIA’ CHE C’E’ UNA COSA CHE IN ITALIA NON SI PERDONA MAI: IL SUCCESSO. HAI GIA’ RICEVUTO QUALCHE COMMENTO SGRADEVOLE? SEI PRONTO A RICEVERNE? LEGGI I COMMENTI?
– A me piace molto leggere i commenti in generale, come dicevo sono un freak di YouTube, lo sto facendo anche adesso da membro effettivo della band.
All’inizio lo stesso Dino ha cercato di prepararmi perché era un po’ un terno al lotto, non sapevamo come poteva evolversi la situazione. Il livello di ‘iconicità’ di Burton C. Bell è come quello di Corey Taylor negli Slipknot o James Hetfield nei Metallica. Io stesso avrei avuto difficoltà ad accettare un’altra persona. Dino era praticamente certo di avere anche reazioni negative, mi preparava al fatto che ci sarebbero state persone a cui non sarei andato a genio, persone che avrebbero detto “fuck the italian guy“, era preoccupato per la mia salute mentale.
Con gran stupore abbiamo poi realizzato che la negatività è stata molto ridotta, cosa che per il pubblico metal internazionale è un risultato formidabile. I fan del metal sono molto affezionati, secondo me mostra anche come noi viviamo questo genere in maniera quasi religiosa, il che sfocia al legarsi morbosamente a certe band e ai loro elementi. Con nostro immenso stupore la negatività è stata poca, soprattutto in Italia non c’è stato quasi nessuno che mi ha accolto male. Ricordo giusto un tizio con il classico “No Burton No Fear Factory”, qualcuno dice che ho il melodico che fa schifo e lo screaming figo, altri esattamente il contrario. Devo dire che essendo italiano, consapevole che non manca mai la guerra tra poveri, fortunatamente con grande gratitudine ho visto quasi solo positività, supporto e tanto amore e questa cosa mi ha reso davvero molto felice perché non me l’aspettavo. Siamo tutti molto stupiti e felici.

I FEAR FACTORY HANNO RINNOVATO CON NUCLEAR BLAST. CI SAI DIRE E CI PUOI DIRE QUANDO ASPETTARCI NUOVA MUSICA?
– Questo non lo so, posso dirti che inizieremo a lavorare su nuova musica da luglio. I piani ora sono finire il tour sudamericano: l’ultima data è l’11 giugno, successivamente tornerò a Roma e i primi di luglio tornerò a Los Angeles per lavorare sui nuovi brani. Dino mi ha già fatto sentire qualcosa. C’è un nuovo brano fuori chiamato “Roboticist”, brano scritto in origine per lo showcase di un plug-in di simulazione di ampli e sviluppato insieme a una software house chiamata JTS, che implementa per la prima volta l’intelligenza artificiale creando il suo classico guitar tone. Questo pezzo è venuto talmente bene che probabilmente sarà utilizzato per il nuovo disco…

…I PEZZI NON SONO PRONTI QUINDI, VERRAI COINVOLTO ANCHE TU NELLA SCRITTURA?
– Abbiamo alcune pre-produzioni ancora molto grezze, dei riff registrati con batteria midi e qualche synth qua e là. Qualcosa c’è, almeno cinque o sei brani in bozza. La cosa bella, che mi ha fatto molto piacere, è che sin dal primo giorno di audizione Dino, sapendo che sono polistrumentista, mi ha detto che sarebbe stato aperto anche a valutare i miei input e le mie idee a livello musicale. Ammazza! Mi sono sentito molto onorato di questo, Dino è un’icona e un pioniere del metal che secondo me non ha il riconoscimento che merita. Mi sarei aspettato – e mi sarebbe andata bene – una condizione ben più rigida, del tipo “io scrivo i riff, io decido e tu fai questo” e per me sarebbe andato bene, perché è un professionista in questo campo da trent’anni e sa benissimo come scrivere un disco dei Fear Factory che funzioni. Avere questa possibilità mi ha onorato tantissimo. Ci sarà questa cooperazione a livello compositivo, non vedo l’ora di iniziare. Da quel poco che abbiamo parlato e dai primi brainstorming c’è anche dell’intesa, non vedo l’ora di iniziare sul serio.

AVETE ANNUNCIATO IL TOUR EUROPEO, DUE DATE IN ITALIA: ORA CHE C’E’ QUESTA CONNECTION MAGARI ANCHE UN SALTO AL NOSTRO FESTIVAL…
– Assolutamente! Dove lo fate?

AL LIVE CLUB DI TREZZO, IN PROVINCIA DI MILANO.
– Lo conosco, ci vidi i Coal Chamber anni fa, insieme a Caliban Deez Nuts e altri! Milano e Treviso ci aspettano, questo tour è già bello pieno ma si parlava della possibilità di fare più date in Italia in futuro, anche solo a Roma che è la mia città. Fosse stato per me avrei fatto quattro date a Roma, ma questo tour è stato pensato ancora prima della mia conferma ufficiale. Sicuramente nel prossimo tour europeo una data a Roma è d’uopo, se riusciamo anche ad infilarci il festival di Metalitalia sarebbe una figata pazzesca.

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