A quanto pare, alla fine, l’ha spuntata lui. Dino Cazares ha da sempre la fama di essere un grande chiacchierone, ma anche di essere una persona molto determinata. Ecco quindi che, una volta riconciliatosi con il suo amico/nemico Burton C. Bell, il corpulento chitarrista ha impiegato un battibaleno per allestire una nuova lineup, confezionare un nuovo album e, soprattutto, mettere alle strette i suoi ex compagni Raymond Herrera e Christian Olde Wolbers nella disputa per i diritti del nome Fear Factory. Non tutto è ancora completamente chiaro sull’esito di quest’ultima, ma è un dato di fatto che la cyber metal band per eccellenza sia oggi pronta a tornare sul mercato con un nuovo album, “Mechanize”, e che un lungo tour mondiale sia alle porte. E pazienza se il disco non sia veramente niente di speciale… un concerto a base di tutti i classici dai primi album, e in particolare da “Demanufacture”, per ora non lo si butta via!
CIAO DINO, È DA POCO APPARSA UN’INTERVISTA SU INTERNET NELLA QUALE BURTON DICHIARAVA CHE LA DISPUTA LEGALE FRA VOI, RAYMOND E CHRISTIAN È PROSSIMA ALLA CONCLUSIONE. STATE QUINDI PER OTTENERE I DIRITTI SUL NOME FEAR FACTORY?
“Non voglio scendendere molto nei dettagli, ma credo che prima di tutto sia necessario puntualizzare una cosa: molta gente là fuori pensa che la disputa riguardi il possesso dei diritti sul nome Fear Factory, ma, in realtà, le cose non stanno così. La disputa riguarda la libertà di usare il nome, non di possederlo! Essendo al momento due contro due, nessuna delle parti potrebbe mai riuscire a prevalere in una causa del genere. L’unica cosa che noi abbiamo reclamato è stata il diritto di usare il nome, che a nostro avviso è legittimo. È per questo motivo che abbiamo avviato la causa legale. Nessuno fra Raymond e Christian può impedire a me e a Burton di suonare sotto il nome Fear Factory”.
NON PENSI PROPRIO CHE UN GIORNO POSSIATE RICONCILIARVI E TORNARE A ESSERE I FEAR FACTORY DI UNA VOLTA?
“No, al momento la cosa è impossibile, soprattutto dopo la telenovela che ha innescato Christian in rete. Inoltre, anche se tornassimo amici, non credo che il songwriting potrebbe funzionare come una volta. Oggi siamo in due mondi differenti, musicalmente parlando. Hai sentito il disco degli Arkaea? A detta loro, quello doveva essere il nuovo album dei Fear Factory. Ti sembra roba che io potrei comporre o suonare? Ha qualcosa a che vedere con quello che ho fatto io di recente con i Fear Factory e le altre mie band? Mi dispiace, ma penso proprio che una reunion non funzionerebbe affatto”.
VENIAMO AL NUOVO “MECHANIZE”… QUALI OBIETTIVI VI SIETE PROPOSTI QUANDO AVETE INIZIATO A LAVORARCI?
“Dal mio punto di vista, volevo realizzare un album che non avesse nulla a che vedere con quanto fatto dalla band senza di me. Sin dall’inizio, la mia idea è stata quella di rispolverare tutti gli ingredienti che hanno reso grandi i Fear Factory. Ne ho parlato a lungo con Burton e lui si è trovato d’accordo con me. Da lì in poi la mia unica preoccupazione è stata quella di cagare riff… e con l’aiuto di tutti ho finito il songwriting per il disco in brevissimo tempo. Con gente come Burton e Gene Hoglan accanto non puoi davvero sbagliare”.
MI HA SORPRESO NON VEDERVI TORNARE SU UNA GROSSA LABEL COME, AD ESEMPIO, LA ROADRUNNER. IL DISCO VIENE PUBBLICATO DALLA CANDLELIGHT IN NORD AMERICA E DALLA AFM IN EUROPA…
“Sono in possesso dei diritti del disco e ho scelto personalmente a quale label darlo in licenza. D’ora in avanti avremo pieno controllo sul nostro materiale. Ho scelto quelle etichette perchè so che daranno la massima priorità alla mia band. Per ora stanno facendo un ottimo lavoro, quindi penso di aver fatto la scelta giusta. Ho parlato con il boss della Roadrunner… l’album, a detta sua, gli è piaciuto, tuttavia non ha voluto offrirci un contratto. E non ha nemmeno argomentato bene la sua risposta. Bah… probabilmente pensava che avremmo fatto la fine di quel gruppo che ha pubblicato ‘Archetype’ e ‘Transgression’…”.
DEVO PERÒ CONFESSARTI CHE IO HO TROVATO DEL BUONO NEI DUE ALBUM PUBBLICATI DAI FEAR FACTORY SENZA DI TE, SOPRATTUTTO IN “ARCHETYPE”. IMMAGINO PERÒ CHE TU NON POSSA PROPRIO SENTIRLI…
“Esatto… per me quelli non sono nemmeno i Fear Factory, sono una copia della mia band. Quando ho ascoltato per la prima volta ‘Archetype’ ho pensato che fosse uno scherzo… Christian aveva copiato ogni mia singola soluzione. Poi con ‘Transgression’ hanno provato a metterci qualcosa di loro, ma si sono visti i risultati… un album pessimo! Nei concerti non suoneremo assolutamente nulla da questi dischi. Per me non esistono”.
QUINDI COSA DOBBIAMO ASPETTARCI DAL VOSTRO IMMINENTE TOUR?
“Una volta terminata questa intervista con te, correrò all’aereoporto perchè stiamo per partire per un tour australiano. Questa sarà la prova generale del nostro tour mondiale. Abbiamo intenzione di suonare tutti i classici più qualche traccia di ‘Mechanize’. Quando arriveremo in Europa credo però che saremo ormai rodati a sufficienza, quindi, almeno all’inizio del set, daremo un po’ più di spazio al disco nuovo. Poi però ci saranno solo classici e soprattutto buona parte di ‘Demanufacture’. Abbiamo intenzione di suonarlo quasi per intero, dato che quest’anno ricorre il quindicesimo anniversario della sua pubblicazione. È l’album preferito dai fan e lo sappiamo bene… d’ora in avanti faremo di tutto per accontentare i nostri fan”.
I TOUR SARANNO IL VOSTRO SOLO PENSIERO NEL PROSSIMO FUTURO O DOBBIAMO ASPETTARCI ALTRE INIZIATIVE?
“Per almeno un anno andremo solo in tour, poi si vedrà. Vogliamo coprire più territori possibile e magari prendere parte anche a dei grossi festival. Avremmo voluto andare in tour con i Godflesh, visto che si sono riformati da poco, ma a quanto pare terranno solo uno show al prossimo Hellfest per ora. Loro sono sempre stati una nostra grandissima influenza. Comunque tante cose bollono in pentola… saprete tutto a suo tempo”.
CHE NE SARÀ DELLE TUE ALTRE BAND, GLI ASESINO E I DIVINE HERESY?
“Ovviamente andranno avanti, non ho alcuna intenzione di accantonarle. Ho già in mente di andare in tour negli USA con i Divine Heresy subito dopo il tour europeo dei Fear Factory e prima o poi scriverò un nuovo album anche per loro. Gli Asesino non hanno mai piani precisi, ma è un progetto a cui tengo parecchio, quindi non dateli per morti”.
COME TI SENTI ORA CHE SEI TORNATO AL TIMONE DEI FEAR FACTORY?
“Mi sento benissimo, ovviamente! Ho sofferto nel vedere la band che ha rappresentato e rappresenta la mia vita essere rovinata in quella maniera da persone che hanno in mente solo il denaro. Non ero già molto convinto di ‘Digimortal’, ma poi lo split, ‘Archetype’ e ‘Transgression’ mi hanno dato il colpo di grazia. Per fortuna ora le cose hanno preso una piega diversa e finalmente i Fear Factory possono tornare a splendere come una volta. Dobbiamo recuperare molto terreno, ma con questo nuovo team attorno a me credo proprio che possiamo farcela”.
TUTTO RISOLTO CON BURTON, QUINDI?
“Tutto risolto… siamo come marito e moglie… a volte può capitare di litigare e di spaccare i piatti contro il muro (ride, ndR)! Abbiamo impiegato un po’ di tempo per capirlo, ma alla fine abbiamo realizzato che non valeva la pena buttare via anni di amicizia per del nervosismo e un po’ di screzi. Ogni tanto capiterà ancora di litigare, è normale… ma l’esistenza dei Fear Factory non verrà mai più messa a repentaglio per simili questioni. Siamo qui per restare e i fan se ne accorgeranno”.