FEAR MY THOUGHTS – In cella d’isolamento

Pubblicato il 13/09/2008 da
 
Con il recentissimo nuovo album, “Isolation”, i Fear My Thoughts hanno tracciato un deciso solco tra presente e passato, lasciandosi alle spalle una discografia di tutto rispetto per provare a comporre e costruire qualcosa di nuovo: la vena progressive, in loro da tempo attiva, ha cominciato a pulsare con veemenza sempre maggiore ed ora i ragazzi hanno scelto di lasciar scorrere a piacimento la loro ispirazione, sempre più originale, ricercata e, ovviamente, non scevra da azzardi, sia stilistici che di riscontro tra critica e fan. Nelle parole del chitarrista Patrick Hagmann, ecco spiegata la mutazione della band teutonica!

 
PATRICK, COMINCIAMO SUBITO A MILLE: “ISOLATION” E’ DAVVERO UNA SVOLTA PER VOI, SI POTREBBE QUASI DIRE CHE IL VOSTRO SOUND E’ TOTALMENTE CAMBIATO! QUAL E’ STATO IL VOSTRO APPROCCIO ALLA COMPOSIZIONE DEL NUOVO LAVORO? COME SI E’ MESSA IN MOTO UNA TALE RIVOLUZIONE?
“Ciao a tutti! La risposta alla tua domanda è presto detta: nell’iniziare a comporre il materiale per il nuovo album, abbiamo provato a lavorare con il nostro solito metodo, ma subito ci siamo accorti che poco risultava sincero al 100%. Ci venivano fuori riff diversi e idee del tutto mai utilizzate, e questo con una spontaneità disarmante. Così siamo ripartiti con lunghe jam e abbiamo capito che la strada da percorrere era proprio quella. Da quel momento in poi, tutto il processo di songwriting è stato rilassante, addirittura semplice”.

SEMPRE RIGUARDO ALLA VOSTRA NUOVA STRADA: L’ABBANDONO DI MATHIAS VON OCKL E L’INGRESSO DI MARTIN FISCHER HANNO IN QUALCHE MODO ACCENTUATO LA VOSTRA VOGLIA DI CAMBIARE? OPPURE E’ SUCCESSO IL CONTRARIO?
“E’ successo che Mathias ha lasciato la band e noi ci siamo dovuti confrontare con una situazione assolutamente nuova. Abbiamo così deciso di ‘cogliere l’attimo’, usare questo evento per ridare entusiasmo e maggiore energia al gruppo. In effetti, però, devo dire che, ancor prima di lasciarci per motivazioni personali, Mathias ci aveva già detto di non apprezzare troppo alcune soluzioni da noi proposte per il songwriting; credo quindi che il vero perché del suo abbandono sia da ricercare nell’unione delle due cose. Martin era già nostro amico ed è stato il primo a cui abbiamo pensato una volta assimilata la rottura col passato. Per noi è la persona perfetta per aiutarci a portare avanti le nuove idee”.

LA CLASSICA DOMANDA SUI FAN: COME PENSI REAGIRANNO ALL’ASCOLTO DI “ISOLATION”? E, IN DEFINITIVA, VI IMPORTA DEL LORO ATTEGGIAMENTO?
“Pensiamo da parecchio tempo a questa cosa ed ovviamente ci importa sapere cosa hanno da dire i fan. Allo stesso tempo, non vedo cos’altro dobbiamo fare… Prima di tutto, siamo noi a dover apprezzare la nostra musica, non trovi? Molta gente ci sta già gridando dietro che ci siamo ‘venduti’, ma io credo che un gruppo veramente ‘venduto’ probabilmente avrebbe scritto ancora canzoni thrash per compiacere i fan, e non si sarebbe evoluto per seguire il proprio modo di essere o la propria crescita musicale (parole sante, Patrick!, ndR)”.

IL SUONO DI “ISOLATION” E’ PIU’ ORGANICO E VARIO RISPETTO AGLI EPISODI PASSATI. COME AVETE LAVORATO IN STUDIO? AVETE SPERIMENTATO MOLTO IN TERMINI DI PRODUZIONE?
“Be’, una delle mire principali era quella di ottenere un suono naturale, che ben riportasse sensazioni provabili prevalentemente dal vivo. Eravamo tutti stanchi di queste megasterili produzioni d’oggigiorno. Abbiamo quindi sperimentato molto, sì. In questo senso, Daniel Bergstrand (tecnico e produttore di fama mondiale, ndR) ci è stato di grandissimo aiuto. Ah, una cosa che nessuno si aspetterebbe: Daniel odia la tecnologia digitale e non usa quasi mai effetti al computer; il suo studio è un museo, un paradiso per gli appassionati delle vecchie strumentazioni di registrazione (ride, ndR)!”.

PUOI DIRCI QUALCOSA SUI TESTI? QUALI ARGOMENTI PIACE TRATTARE A MARTIN?
“Le lyrics di Martin sono prevalentemente d’atmosfera dark e spesso metaforiche. Non molto facili da comprendere, a dire il vero, anche perché spesso hanno a che fare con la sua infanzia e la sua adolescenza trascorse in una famiglia molto religiosa”.

A TUO PARERE, QUAL E’ LA CANZONE DELL’ALBUM NUOVO CHE PIU’ SI RICOLLEGA AL VOSTRO PASSATO? E QUALE QUELLA PIU’ SPERIMENTALE E VOLTA AL FUTURO?
“Per quanto riguarda la prima, penso che ‘The Hunted’ sia la prescelta. Mentre per la seconda che hai detto…è un po’ più difficile…direi ‘Through The Eyes Of God’ o ‘Burning The Lamb / The Sacrifice’”.

ASCOLTANDO IL DISCO, HO RAVVISATO INFLUENZE PROVENIENTI DAL POST-ROCK E DAL POST-GRUNGE. E ANCHE QUALCOSINA RELATIVO A “LOAD” DEI METALLICA. SEI D’ACCORDO?
“Sono d’accordo su post-rock e post-grunge. Non proprio su ‘Load’!! Sebbene tutti i Fear My Thoughts siano fan dei Metallica, a nessuno di noi piace ‘Load’ e a dire la verità conosco solo una canzone presente su quell’album! Dici che devo dargli un’altra chance (ridacchia, ndR)?”.

“ISOLATION” E’ IL VOSTRO SESTO FULL-LENGTH E SEMBRA PROPRIO ADATTO AFFINCHE’ POSSIATE STILARE UN BILANCIO DELLA VOSTRA CARRIERA FINO AD OGGI. TI VA?
“Guarda, noi abbiamo sempre proceduto per piccoli passi: non siamo mai stati la ‘sensazione del momento’, ma non siamo neanche una meteora nell’universo metal. Questo forse è da ritenersi un aspetto positivo, perché ci ha permesso di fare sempre ciò che volevamo. Tutti i nostri lavori sono diversi uno dall’altro, in quanto abbiamo sempre scelto il cambiamento e la sfida. Sono situazioni che ci trasmettono energia!”.

BENE, SIAMO QUASI ALLA FINE… UN’ULTIMA DOMANDA SUI VOSTRI PROGRAMMI LIVE…
“Stiamo già suonando parecchio qui da noi in Germania e poi abbiamo il tour europeo previsto per fine ottobre/inizio novembre a supporto dei Poisonblack e dei nostri compagni d’etichetta Dark Tranquillity (quattro date in Italia, non mancate!, ndR)”.

OK, FINE! GRAZIE MILLE, PATRICK, E A TE LE ULTIME PAROLE!
“Un semplice grazie per il supporto. Venite a vederci dal vivo, spacchiamo! A presto”.

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