FELDSPAR – Vecchie facce, nuovi inizi

Pubblicato il 13/11/2024 da

Quello dei Feldspar è un universo musicale molto colorato, vario e in grado di includere in maniera efficace gli elementi essenziali dell’hardcore punk in genere, per poi riproporli sotto un’ottica contemporanea senza risultare nostalgici e, al contempo, senza snaturarne le caratteristiche fondamentali.
Il debutto “Old City New Ruins” racchiude l’esperienza pluridecennale di musicisti in tal senso molto attivi nell’ambito della musica punk e metal, alcuni in particolare già in forze a band come Growing Concern, Undertakers e Crude.
Abbiamo deciso di approfondire il recente percorso di un gruppo di fatto nuovissimo, che è però già stato in grado di chiudere il suo primo capitolo discografico in maniera convincente anche attraverso collaborazioni importanti per la sua realizzazione – come nel caso, tra i diversi coinvolti, di Nick Terry per la produzione audio e degli illustratori SoloMacello e Chris Wilson per il comparto visivo.

QUALE SIGNIFICATO HA IL VOSTRO NOME E DA DOVE LA SCELTA CHE VI HA PORTATI A USARLO?
Andrew: – Feldspar è un minerale che richiama le pietre e i materiali che si trovano nelle chiese e negli ambienti vaticani. Il nome si lega a uno dei temi principali che affrontiamo, ovvero la commercializzazione della religione e il divario enorme tra le istituzioni religiose e la gente comune.

QUAL È EFFETTIVAMENTE LA ‘OLD CITY’ CITATA NEL TITOLO DEL VOSTRO DEBUTTO E QUALI DI CONSEGUENZA LE ‘NEW RUINS’?
Andrew: – La ‘old city’ è la nostra città, Roma, e le nuove rovine sono quelle create ogni giorno nei palazzi del potere, dove si pensa sempre e solo al guadagno senza alcuna empatia o riguardo verso i problemi quotidiani delle persone. In questo senso le macerie possono essere anche simboliche del declino della nostra civiltà attuale in un senso più universale.

NONOSTANTE LA PRESENZA DI ALCUNE FIGURE NOTE, FELDSPAR È UNA REALTÀ NUOVISSIMA: VI CHIEDO DI PRESENTARE LA BAND AL PUBBLICO.
Andrew: – I Feldspar sono nati verso la fine del 2023 da un’idea di Riccardo Zamurri, il cantante, che ha incontrato dopo molto tempo i suoi vecchi amici e compagni nella band Crude, Luca, Stefano, e Manlio. Hanno deciso di formare la band e subito dopo è subentrata Anna Pasolini alla seconda voce.
Infine hanno chiamato me, Andrew, alla seconda chitarra. Il progetto è recente ma ci siamo trovati subito bene insieme ed è stato facile capirci sia musicalmente che a livello umano.

QUAL È STATA LA NECESSITÀ ARTISTICA CHE HA PORTATO ALLA FONDAZIONE DEI FELDSPAR?
Andrew: – Personalmente non ho mai smesso di suonare da quando iniziai nei Growing Concern nel 1989. La musica ha sempre fatto parte della mia vita ed è stimolante tornare a suonare nel mondo in cui ho iniziato. Artisticamente nei Feldspar l’idea comune era di voler suonare hardcore e ci siamo trovati subito in sintonia.

IL VOSTRO SOUND È RADICATO NELL’HARDCORE NEWYORKESE DI METÀ ANNI ’80, TUTTAVIA È ANCHE MOLTO PERSONALE: QUALI LE VOSTRE INFLUENZE MUSICALI?
Riccardo: – Siamo una band numerosa come numerose sono le nostre esperienze, ma volendo riassumerle brevemente preferisco darti delle coordinate geografiche e temporali. Los Angeles e NY dei ’90, Oslo e Bergen dei 2000, Baltimore e Seattle di oggi.

I BRANI DEL DISCO SONO MOLTO VARIEGATI, MA AL CONTEMPO RICONOSCIBILI E COERENTI: COME NASCE UN PEZZO DEI FELDSPAR?
Riccardo: – Nasce con un’idea musicale che poi ispira un concept che guida la scrittura dei testi, elemento per noi cruciale.
Le liriche poi influenzano di ritorno gli arrangiamenti, per provare a sottolineare o esaltare i passaggi importanti della narrazione. In questo boomerang risiede il motore di scrittura. A monte poi c’è una visione artistica complessiva, che con la strumentale – che è anche la title-track – proviamo a riassumere.

COME NASCE LA COLLABORAZIONE CON TIME TO KILL RECORDS?
Riccardo: – Conosciamo Enrico da molto tempo – decadi, direi – ci siamo sentiti e siamo partiti con reciproca stima e fiducia.

COME NASCE LA COLLABORAZIONE CON SOLOMACELLO PER L’ARTWORK?
Riccardo: – Siamo fan, è stato facile.

COME PRECEDENTEMENTE DETTO, TRA DI VOI VI SONO ALCUNE FIGURE APPARTENENTI ALLA SCENA HARDCORE PUNK DA MOLTO TEMPO; QUANTO È RIMASTO ATTUALMENTE DI CIÒ CHE VI HA EFFETTIVAMENTE FATTO AVVICINARE A QUESTO TIPO DI MUSICA E QUANTO È INVECE CAMBIATO?
Riccardo: – Siamo molto al dentro le dinamiche delle comunità che animano l’HC, in Italia, Europa e US. Viaggiamo molto per connetterci a questi mondi.
Dalla mia esperienza vedo una rinascit: come sempre quando i tempi si induriscono la necessità di esprimersi con radicalità aumenta.
Vedo anche che a Roma sta crescendo grazie ai collettivi come Till Death, Short Fuse, Rainswept, etc.

IMMAGINO SIA IN PROGRAMMA LA PRESENTAZIONE DI “OLD CITY, NEW RUINS” DAL VIVO: QUALI SONO I VOSTRI PROGRAMMI PER LA PROSSIMA ATTIVITÀ CONCERTISTICA?
Riccardo: – Faremo un tour inizio 2025 Italia e fuori insieme agli Short Fuse. Tra un po’ usciranno le date.

NONOSTANTE IL VOSTRO DEBUTTO SIA APPENA STATO PUBBLICATO, È GIÀ IN PREPARAZIONE QUALCOSA PER FUTURE USCITE DISCOGRAFICHE?
Riccardo: – Stiamo già a buon punto con il secondo disco, siamo molto prolifici.

DALLA VOSTRA CORPOSA ESPERIENZA QUALI POTREBBERO ESSERE I SUGGERIMENTI TECNICI E PRATICI DA DARE A GIOVANI FORMAZIONI CHE VOGLIONO APPROCCIARSI ALL’HARDCORE PUNK?
Riccardo: – Buttatevi nella mischia, the rest will follow.

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