FEN – Suoni Dalla Foschia

Pubblicato il 26/03/2011 da


Due solidi full-length – “The Malediction Fields” del 2009 e il nuovissimo “Epoch” – hanno messo gli inglesi Fen nelle condizioni di poter ambire a qualcosa di più di un semplice posto nell’affollato panorama black metal internazionale. Del resto, lo stile in cui il quartetto si cimenta – una sorta di “post” black metal atmosferico, con forti punti di contatto con le opere di Drudkh e Altar Of Plagues – è ultimamente in netta ascesa e, complice anche l’attitudine ambiziosa dei nostri, le chance di diventare in tempi brevi un nome sulla bocca di tutti gli appassionati sono aumentate esponenzialmente. Il chitarrista/cantante The Watcher si è presentato ai microfoni di Metalitalia.com con estrema disponibilità, rispondendo a tutte le nostre domande senza risparmiare dettagli e considerazioni aggiuntive. Un bel biglietto da visita per la sua formazione…

 

QUANDO AVETE DECISO DI FORMARE LA BAND, AVEVATE IN MENTE ANCHE UN CERTO TIPO DI IDEOLOGIA DA SEGUIRE, OLTRE AL GENERE DI MUSICA DA SUONARE?
“No, non direi, è semplicemente capitato che, nel 2006, le tre persone che hanno fondato la band fossero tutte sulla stessa lunghezza d’onda. Avevamo già collaborato in un precedente progetto ed era chiaro che ci stavamo muovendo nella stessa direzione, sia a livello personale che musicale. Ora stiamo soltanto cercando di trasmettere certe atmosfere ed emozioni attraverso una combinazione di musica e testi. Espressioni di abbandono, rimpianto, tristezza e rabbia filtrate attraverso un black metal atmosferico e malinconico, che sin dall’inizio è stato lo stile dei Fen”.

IL BLACK METAL PUÒ ESSERE UN GENERE MUSICALE MOLTO INTERESSANTE: ALCUNE PERSONE LO PRENDONO IN MANIERA ESTREMAMENTE SERIA E ARRIVANO A CONSIDERARLO UNO STILE DI VITA E UNA FILOSOFIA. PER ALTRE, INVECE, È SOLAMENTE MUSICA ATTRAVERSO LA QUALE INCANALARE VARI TIPI DI EMOZIONI. I FEN DOVE SI PONGONO IN QUESTO CONTESTO?
“Personalmente, trovo piuttosto ridicola una persona che considera un genere musicale denominato da altri uno ‘stile di vita’ o una ‘filosofia’. Che cosa vuol significare? Se qualcuno è effettivamente in grado di illustrarmi una coerente e applicabile ‘filosofia black metal’, allora sono tutto orecchi, visto che, per quanto mi riguarda, tale espressione è spesso sinonimo di comportamenti anti-sociali, autismo e rabbia adolescenziale. Le persone dovrebbero seguire filosofie che si basano su qualcosa di più di una collezione di dischi. Non è certo mia intenzione criticare la musica – il black metal è una forma d’arte che, ai suoi livelli più alti, può effettivamente aprire la mente di un ascoltatore e farlo riflettere su una miriade di argomenti – ma credo che ogni individuo dovrebbe cercare il proprio sentiero in maniera autonoma, senza lasciarsi influenzare dai proclami di qualche disadattato. Tornando alla tua domanda, i Fen vedono il black metal come un modo per trasmettere qualcosa che è dentro di noi, un istinto quasi primordiale che ci vede dare voce a ciò che troppo spesso è difficile esprimere nel mondo e nella società attuali”.

VI SENTITE VICINI A REALTÀ COME ALTAR OF PLAGUES, WOLVES IN THE THRONE ROOM O ULTIMI ENSLAVED E DRUDKH? VI SENTITE PARTE DI UNA SORTA DI MOVIMENTO? TE LO CHIEDO PERCHÈ A LIVELLO MUSICALE ED ESTETICO AVETE SENZ’ALTRO QUALCOSA IN COMUNE CON QUESTE BAND…
“Certo, ci sono sicuramente varie affinità fra noi e loro. Ci approcciamo al black metal da angoli simili. Non è una cosa che abbiamo attivamente cercato, ma trovo confortante venire accostati a realtà di questo calibro, che stanno attualmente ampliando i confini del nostro genere musicale. Ho avuto l’occasione di conoscere personalmente alcuni di questi ragazzi e ho effettivamente rintracciato un’attitudine molto simile alla nostra. Mi piace molto questa nuova scena… non la definirei un vero e proprio ‘movimento’, ma trovo fantastico che gruppi come Alcest, Agalloch o Negura Bunget stiano diventando sempre più apprezzati e popolari”.

LA VOSTRA MUSICA PUÒ ESSERE ALTAMENTE MELODICA ED ETEREA A VOLTE. PREVEDI UN LIMITE PER QUESTO TIPO DI SPERIMENTAZIONI? CREDI CHE LA MUSICA DEI FEN DOVRÀ SEMPRE E COMUNQUE ADERIRE A CERTI STILEMI OPPURE NON INTENDETE PORVI ALCUNA BARRIERA?

“L’integrità è sempre la chiave nell’evoluzione di una band. Secondo me, finchè l’atmosfera, le melodie, la sincerità e il feeling rimangono i medesimi, il modo in cui questi vengono trasmessi non ha importanza. In termini di direzione musicale, niente è stato escluso a priori. Abbiamo pensato a un lavoro interamente acustico, oppure di introdurre elementi di dark ambient e di elettronica minimale. Se ciò indispettirà alcuni ascoltatori, pazienza. Noi cercheremo sempre e comunque di creare musica che faccia fede alla tipica atmosfera dei Fen”.

I VOSTRI BRANI SONO SPESSO MOLTO LUNGHI: NON A CASO, “EPOCH” DURA CIRCA 70 MINUTI. ERA VOSTRA PRECISA INTENZIONE DARE VITA A UN LAVORO TANTO COMPLESSO?
“No, il songwriting per ‘Epoch’ è partito da dove eravamo arrivati con ‘The Malediction Fields’: la maggior complessità è il risultato dell’esperienza accumulata negli ultimi tempi e del nostro desiderio di rompere ulteriori barriere. Personalmente amo comporre brani molto lunghi: mi dà soddisfazione riuscire a plasmare un pezzo curandone i cambi di atmosfera nei minimi dettagli e lasciando a ogni sezione il tempo di respirare. Alcuni dei nostri brani nascono jammando in sala prove, partendo da una singola idea che tutti provano a rielaborare. Altre canzoni invece vengono scritte in solitudine, meticolosamente e senza chiedere opinioni esterne. Tutto dipende dall’ispirazione… per me il processo di composizione è l’aspetto più eccitante del far parte di una band: non si può forzare e e molto spesso i momenti di vera ispirazione capitano quando meno te lo aspetti. A volte mi succede quasi di cadere in trance”.

QUAL È IL CONCEPT LIRICO DI “EPOCH”? QUANTO SONO IMPORTANTI I TESTI PER I FEN?
“Essendo prima di tutto un musicista, la musica sarà sempre la cosa più importante per me. Sono le emozioni che questa evoca a ispirare i testi. Trovo molto naturale lavorare in questa maniera, anche se mi piacerebbe provare a fare il contrario in maniera più approfondita con la prossima pubblicazione. Il concept di ‘Epoch’ ruota attorno alla nostra percezione del tempo, la sua rilevanza nella vita umana e come possiamo rapportarci ad esso. Sono sempre stato molto affascinato dal tempo… da come fondamentalmente non ‘esista’, eppure influenzi il nostro modo di vivere e ci aiuti a ordinare il progresso dell’esistenza. Passato, presente, futuro, speranze, ambizioni, rimpianti, morte… sono tutte cose collegate al tempo. Nonostante siamo soliti suddividere il tempo in maniera arbitraria – ore, giorni, anni – come umani tendiamo a vedere l’esistenza come un susseguirsi di fasi, una progressione di cicli da un’era all’altra. Le idee presentate su ‘Epoch’ sono un’esplorazione di questo concept”.

VI CONSIDERATE UNA LIVE BAND? QUANTO È DIFFICILE RIPROPORRE LIVE LE ATMOSFERE DEL DISCO?
“Ci piace molto suonare dal vivo, ci dà la possibilità di instaurare un rapporto ancora più intimo con chi ci ascolta. Riproporre la nostra musica in questo contesto non è semplice: siamo solo in quattro, quindi i concerti dei Fen tendono a essere un’esperienza ben più diretta e viscerale rispetto all’ascolto del disco. Adoro lavorare in studio e comporre, ma lo scambio di energia che ti dà un concerto live è qualcosa di inarrivabile, a livello emotivo”.

CHE COSA STAI ASCOLTANDO ULTIMAMENTE?
“Di recente ho rispolverato alcuni vinili, fra cui ‘Computer World’ dei Kraftwerk e ‘Treasure’ dei Cocteau Twins. Sto anche riascoltando il caro vecchio ‘De Mysteris Dom Sathanas’ dei Mayhem… non mi capitava da qualche anno e devo dire che non ha affatto perso la sua atmosfera inumana. Mi sta piacendo molto anche l’ultimo Anathema: questa band non fa che migliorare. Poi i Nightbringer, gruppo black metal statunitense, gli Shriekback, alternative pop-rock anni ’80 e, infine, il nuovo lavoro dei Deathspell Omega, l’eccellente ‘Paracletus'”.

QUALI SONO I PIANI DEI FEN PER IL PROSSIMO FUTURO?
“Siamo estremamente contenti di come è venuto ‘Epoch’ e ora cercheremo di proporre il suo materiale in concerto il più possibile. Idealmente, ci piacerebbe molto riuscire a suonare in Europa più spesso, magari anche a qualche festival. Inoltre, siamo già al lavoro sul terzo album e ci sono tante nuove idee che attendono di venire sviluppate. L’ispirazione in seno alla band sembra aumentare in maniera esponenziale e guardiamo al futuro con grande fiducia”.

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