FER DE LANCE – Il viandante e l’heavy metal

Pubblicato il 17/07/2022 da

Una serie di demo, poi un disco con la Cruz del Sur e adesso finalmente concerti dal vivo e una sincera nicchia di fan: il percorso evolutivo degli ultimi anni ha portato i Fer De Lance a imporsi come un nome di tutto rispetto nel panorama epic metal di nuova scuola, tant’è che c’è chi già parla di affinità ad Atlantean Kodex ed altre ben note band della stessa nicchia musicale. Ma come nasce la magia che ha portato i nostri a comporre “The Hyperborean”? Ne abbiamo parlato con Pat ‘Rusty’ Gloeckle, bassista della formazione, in una chiacchierata che ci porterà sui passi del Viandante anonimo del concept album, ma anche sulla scena NWOTHM di Chicago.

CIAO RUSTY E BENVENUTO SU METALITALIA.COM. LA COSA CHE CI HA PARTICOLARMENTE IMPRESSIONATO DI “THE HYPERBOREAN” È STATO IL MODO IN CUI SIETE RIUSCITI A RENDERE UNA ATMOSFERA MITICA SULLA SCIA DELL’ODISSEA O DI ALTRI POEMI FAMOSI NATI SUL MAR MEDITERRANEO. SIETE PER CASO APPASSIONATI DI QUESTO TIPO DI LETTERATURA?
– MP (MP Papai, compositore e mente della band, ndr) è una persona con un carattere che chiamerei ‘da viandante’. Ha una casa negli Stati Uniti ovviamente, ma quando scriviamo sembra sempre che lui sia da qualche altra parte. Sicuramente il suo percorso di studi ha influenzato molto “The Hyperborean”, e sarebbe molto contento di sentirti dire che il disco suona ‘mediterraneo’.

A PROPOSITO DEL CONCEPT, AVETE SCRITTO NELLE NOTE A MARGINE DELL’ALBUM CHE NON SI TRATTA DI UN RACCONTO DI FANTASIA EVASIVO, MA PIUTTOSTO DI UN TRIBUTO ALLA BELLEZZA DEI MARI, DEL VENTO E DELLE NOTTI STELLATE. DA DOVE AVETE PRESO QUESTA POETICA? C’ENTRANO LE VOSTRE ORIGINI O QUALCOSA A CHE FARE CON I POSTI DOVE VIVETE?
– In questo mondo interconnesso, dove viaggiare è semplicissimo, penso che conti poco dove sei nato, ma piuttosto cosa hai visto nel corso della tua vita. Le esperienze fatte viaggiando ti aprono la mente a nuove musiche e tematiche. “The Hyperborean” parla proprio di cercare un altro posto, un posto migliore o una nuova speranza. Ma l’abbiamo trovato? Non lo so. L’album si ispira a scenari che vanno dal Mediterraneo al Mare Artico, ma questi sono solo contesti: l’anima dell’album sta nel suo messaggio, che è tutt’altro che fatto per essere evasivo dalla realtà.

“THE HYPERBOREAN” PARLA DI VIAGGIARE PER TERRE SCONOSCIUTE, SCOPRENDO QUALCOSA SUL MONDO E MAGARI SU SE STESSI. È STATO COSÌ ANCHE PER LA SCRITTURA DEL DISCO? QUALI SONO GLI ASPETTI CHE VI HANNO PIÙ TRASCINATI DURANTE LA COMPOSIZIONE?
– Registrare coi Fer De Lance è un po’ come viaggiare verso lande sconosciute. Molti di noi non vivono vicini, e non abbiamo avuto l’opportunità di suonare assieme ogni settimana. Sostanzialmente, MP ci passava delle demo su cui noi scrivevamo le nostre parti, poi ci trovavamo in studio per registrare il tutto. Abbiamo terminato di comporre almeno due delle canzoni del disco due settimane prima di entrare in studio, poi, mentre gli altri provavano i loro pezzi, io ero nell’altra stanza ad esercitarmi sulle mie linee di basso. Avrei sinceramente preferito essere nella sala di controllo a supervisionare il tutto, non preoccupandomi di aver scritto bene le parti; idealmente avrei proprio preferito avere più tempo, ma non è stato possibile per nessuno di noi. Il rovescio della medaglia, in positivo, è che questa esperienza mi ha costretto a forzare la mano sui tempi. Sicuramente incidere questo disco mi ha reso un musicista migliore e più efficiente. Non è stato semplice, ma l’arte è dura da fare. Sono fiero di tutti i membri della band e di come alla fine siamo riusciti a creare quello che penso sia uno dei più bei dischi su cui abbia mai suonato.

PARLIAMO UN ATTIMO DELLA MUSICA: SEMPRE NELLE NOTE DEL DISCO C’È SCRITTO CHE LE VOSTRE INFLUENZE PRINCIPALI SONO “HAMMERHEART” DI BATHORY E “RISING” DEI RAINBOW. COME AVETE FATTO A UNIRE DUE MONDI MUSICALI APPARENTEMENTE COSÌ DISTANTI? È STATO QUALCOSA CHE AVETE SCELTO A TAVOLINO O LA MUSICA SI È EVOLUTA COSÌ DURANTE LA COMPOSIZIONE?
– Queste band e questi dischi ci hanno sicuramente influenzati, ma non pensavamo a loro mentre scrivevamo i pezzi. Non ci siamo mai seduti a dirci “Come possiamo combinare “One Road To Asa Bay” e “A Light In The Black”, o “Neon Knights” e “Songs from the Wood”?”. Amiamo ovviamente tutti i dischi di cui ho accennato, ognuno di noi ascolta generi differenti in un qualunque momento della sua vita. Penso che tutto ciò ci sia uscito semplicemente spontaneo: la nostra ispirazione è stata guidata dalla musica del passato e del presente. Un mio amico mi ha descritto una volta questa sensazione chiamandola ‘una celebrazione della passione per diversi elementi’.

LA CHITARRA ACUSTICA DI MANDY MARTILLO È UNO DEGLI ELEMENTI PIÙ INTERESSANTI DELLE COMPOSIZIONI: CI RACCONTI COME VI È VENUTA L’IDEA DI COINVOLGERLA?
– Abbiamo sempre amato band di rock classico ‘acustico’: dai Jethro Tull agli Uriah Heep, dai Wishbone Ash passando però anche nei pionieri del folk metal come Falkenbach e l’epoca ‘viking’ di Bathory. È una cosa che ci caratterizza fin dalla nostra demo di esordio.

OGNUNO DI VOI VIENE DA UN BACKGROUND MUSICALE DIVERSO, DAL POWER AL BLACK METAL. COME AVETE FATTO A TROVARE UN TERRENO COMUNE SU CUI SCRIVERE LA MUSICA DEI FER DE LANCE?
– Quando ho iniziato a fare musica con MP nei Moros Nyx non ero un grande fan del black metal o della musica folk. Semplicemente ha continuato a farmi ascoltare cose finché non mi ci sono abituato anche io. Abbiamo invitato Scud nella band per la sua esperienza nella musica estrema e per come il songwriting del disco si stava evolvendo. Quando abbiamo finito di scrivere, J. Geist è stato invitato per lavorare in coppia con Beastlurker. Infine, MP ha suonato quasi tutte le chitarre sul disco con l’aiuto di Mandy Martillo, ma avevamo bisogno sia di un tocco estremo che di due virtuosi, anche per il discorso dei live.

“AD BESTIAS” È IL SINGOLO CHE AVETE SCELTO PER PROMUOVERE IL DISCO: QUESTA SCELTA È STATA FATTA PERCHÉ È UNO DEI PEZZI PIÙ CORTI DEL DISCO O ANCHE PERCHÉ È FORSE QUELLO PIÙ DIRETTO?
– Non ricordo esattamente, ma penso che l’idea fosse quella di dare all’ascoltare un esempio (o un avvertimento?!) della nostra nuova direzione con maggiori influenze più dure rispetto alla demo.

COME È STATO LAVORARE CON ADAM BURKE PER LA COVER DEL DISCO? AVETE SCELTO UNO DEI SUOI QUADRI GIÀ PRODOTTI O HA DIPINTO LA COPERTINA PENSANDO DIRETTAMENTE ALLA VOSTRA MUSICA?
– La seconda: abbiamo dato ad Adam il concept del disco che secondo noi ha riportato perfettamente nel suo quadro. Adam ha anche fatto le copertine per i Moros Nyx e siamo stati molto felici di poter continuare a lavorare con lui.

QUALI SONO SECONDO TE I CAMBIAMENTI PIÙ RILEVANTI RISPETTO ALL’EP “COLOSSUS”? PENSI CHE “THE HYPERBOREAN” SIA LA NATURALE PROSECUZIONE DELLA VOSTRA MUSICA E L’INIZIO UFFICIALE DEL VOSTRO SOUND? E COME LA PENSATE PER IL FUTURO?
– Penso che siamo riusciti a stabilire quale doveva essere l’atmosfera dei Fer De Lance sul nostro EP: “The Hyperborean” è l’inizio del viaggio. Abbiamo lavorato simultaneamente su tanti dischi e speriamo di riuscire a registrare qualcos’altro questo autunno per avere altra musica pronta per il 2023.

COME VI SENTITE A POTER FINALMENTE TORNARE A SUONARE DAL VIVO?
– Adoro i live, adoro la connessione con gli altri membri della band e il calore del pubblico. È stato molto bello poter tornare sul palco così tanto negli scorsi mesi. Abbiamo appena suonato al Legions of Metal in Chicago con i Midnight Dice (Mandy canta in questa band) ed è stata un’esperienza emozionante. Era come se fossi assetato di musica dal vivo, non solo come musicista ma anche come fan. Tutte le band che hanno suonato al festival hanno spaccato, ma devo fare i complimenti in particolare ai Prelude To Ruin e ai Morgul Blade. Due band che erano letteralmente al loro secondo concerto nella loro esistenza e che hanno davvero fatto impazzire il pubblico, un brindisi per loro. I Fer De Lance non hanno ancora suonato dal vivo e sarà completamente nuovo per noi, ma le prove stanno andando veramente bene. Ti dirò che secondo me dal vivo gli show saranno ancora più intensi come atmosfera, rispetto al disco. Penso anche che sarà un’occasione per mostrare il talento di ogni membro della band in maniera ancora più decisiva rispetto al disco. Mandy e Scud hanno alzato parecchio il nostro tiro come band semplicemente entrando in formazione, per non parlare di J. Geist, che abbiamo chiamato per fare semplicemente la chitarra ritmica e che si è poi rivelato un solista eccellente. Penso che tutte queste cose, con la band completa, ci permetteranno non solo di fare dei bei live, ma anche darci qualcosa di nuovo da considerare ed esplorare quando rientreremo in studio.

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