La prima ‘dimostrazione’ in Italia da headliner dei Fever 333 è arrivata quasi a sorpresa, una data extra in mezzo alla serie di partecipazioni nei festival nel programma del trio. Non potevamo declinare l’invito di incontrarli tutti e tre, faccia a faccia prima dell’infuocato show al Legend Club di Milano. Parliamo di una band in rapida ascesa, che sta mostrando la sua fame sui palchi di grandi manifestazioni e di tour importanti. Soprattutto parliamo di una band che si sostiene di avere qualcosa da dire. Post Malone, Bob Marley, Matteo Salvini, skateboard e breakdance? Non solo…
C’E’ UNA BELLA DIFFERENZA TRA IL SUONO RUVIDO DELL’EP E IL DEBUTTO “STRENGTH IN NUMB333RS”. PENSATE DI AVER TROVATO UN EQUILIBRIO O SENTITE GIA’ IL BISOGNO DI CAMBIARE, DI SPERIMENTARE?
Jason – Con tutta probabilità cambieremo di nuovo. L’equilibrio che dovremo sforzarci di trovare è relativo al messaggio e l’attivismo nella musica. Si stratta di continuare a spingersi oltre, sperimentare nuove cose, articolare noi stessi musicalmente in equilibrio con il messaggio che ci contraddistingue. Il nostro prossimo lavoro probabilmente suonerà molto diverso.
STATE GIA’ PENSANDO ALLA VOSTRA PROSSIMA USCITA DUNQUE?
Stephen – Sì, ne stiamo parlando molto tra di noi ultimamente. Abbiamo già qualcosa di scritto davvero niente male, qualcosa di diverso. Sono molto eccitato all’idea, non vedo l’ora di smuovere un po’ le cose, sono curioso di vedere come reagirà la gente.
Jason – Siamo stati recentemente al Lollapalooza in Sud America e abbiamo suonato in mezzo a un sacco di artisti latini, abbiamo visto i Twenty One Pilots e Post Malone, ci siamo gustati di tutto, cazzo! Aric è un super fan del trip hop, io amo l’hip hop e il backpack rap, Steven è intrippato per l’hardcore più incazzato. Ascoltiamo un sacco di musica diversa e molta di questa la condividiamo, sono sicuro che tutto questo troverà il suo sfogo nel nostro prossimo lavoro.
DA DOV’E’ ARRIVATA LA COLLABORAZIONE CON POPPY?
Jason – E’ arrivata da Steve.
Stephen – Sono un fan di Poppy da un sacco di tempo. Quando abbiamo mosso i primi passi con questo progetto ho incontrato Zack, un caro amico di Poppy. Ha scoperto che mi piaceva la sua musica e mi ha promesso che un giorno l’avremmo incontrata. Un giorno l’ha davvero portata in studio, così ci siamo conosciuti, ha conosciuto l’intera band e ci siamo divertiti un pochetto. Entrambi eravamo presi bene e collaborando il risultato è stato molto strano ma al contempo divertente.
…C’E’ QUALCOSA DI “BLIND” DEI KORN ALL’INIZIO DEL BRANO O SBAGLIO?
Stephen – Non posso negarlo: è uscita così, spontaneamente… Ho chiesto di tagliare quella parte ma non hanno voluto (risate, ndR).
PARLIAMO DELLA RELAZIONE CON JOHN FELDMANN E TRAVIS BARKER: SONO DEI MEMBRI ESTERNI DELLA BAND? DOBBIAMO ASPETTARCI CHE LAVORINO CON VOI ANCHE IN FUTURO?
Jason – Sono parte del collettivo, se vuoi puoi considerarci un gruppo di cinque persone per certi versi. Scriviamo con loro in continuazione. Ci hanno supportato in un’infinità di modi, con la loro cortesia, dedicandoci il loro tempo, donandoci le loro risorse e il loro talento. Ci hanno insegnato moltissimo sulla scrittura. Ci hanno insegnato molto su noi stessi, sulla nostra dedizione alla musica, sul messaggio che vogliamo condividere e su quanto siamo disposti ad impegnarci per perseguire i nostri obiettivi. In molti casi sono stati dei mentori. Penso che faranno parte dei Fever fin quando i Fever esisteranno.
COME CI SI SENTE AD ESSERE PARAGONATI A PUBLIC ENEMY, RAGE AGAINST THE MACHINE E BOB MARLEY?
Aric – Bob Marley! Questa è importante!
Jason – Sì, wow, incredibile davvero. Quei nomi sono delle pietre miliari della musica di protesta, della musica correlata all’attivismo, della musica per il cambiamento. Sono nomi enormi. Solo essere nominati nella stessa frase è pazzesco. Ovviamente abbiamo un percorso infinito da percorrere per poterli anche intravedere…
Aric – E’ evidente che non cerchiamo di copiarli. Amiamo i loro lavori e siamo cresciuti ascoltandoli. E’estremamente lusinghiero essere nominati accanto a questi nomi leggendari ma allo stesso tempo siamo concentrati sul fare il nostro, sviluppare le nostre influenze rispettandole, senza ricalcarle o copiarle in alcun modo.
Jason – Sono sicuro che per loro ai tempi è stata la stessa cosa, sono stati comparati a loro volta ad altri artisti contemporanei o precedenti, che hanno aperto la strada per loro. La cosa che li ha reso memorabili, ai posteri, è aver percorso la propria strada.
COSA SAPETE DI MATTEO SALVINI?
Jason – Da quello che mi hanno raccontato oggi… l’hanno chiamato fascista. Così hanno detto. Personalmente è un’ideologia a cui non potrei mai aderire. Sono diametralmente opposto ad ogni sorta di elemento fascista in un governo o in una comunità. Non voglio parlare oltre perchè non sono italiano e non vivo in Italia, non conosco in maniera approfondita la situazione ma questo è quello che mi è stato riferito e ha condizionato la mia prima impressione.
CHE L’EUROPA CI SIA UNA RINASCITA DEL NAZIONALISMO E’ UN DATO DI FATTO. PARLERAI ANCHE DI QUESTO STASERA AL VOSTRO PUBBLICO?
Jason – Assolutamente sì. E’ proprio questo che vogliamo fare, parlare della realtà dei fatti. Se questa è la realtà ed è oggettiva parleremo anche di questo e daremo al nostro pubblico uno spazio per avere un dialogo senza dir loro cosa credere o indottrinare sulla nostra verità. Vogliamo che la gente parli con la speranza di trovare un terreno comune, traendone beneficio.
PARLATE DI POLITICA TRA DI VOI? AVETE MAI DISCUSSO?
Stephen – Lo facciamo spesso, sì. Si può arrivare anche a un dibattito acceso ma non c’è mai una lite, uno scontro. Per gran parte delle cose la vediamo alla stessa maniera, discutiamo costantemente di ciò che avviene anche con divergenze di opinioni ma non si arriva mai al litigio. In molte situazioni come a scuola o a lavoro non si possono avere discussioni di un certo tipo in totale libertà. Siamo molto fortunati a poterlo fare e di poter portare questa discussione in una sala concerti come questa, dove la gente può fare lo stesso.
Jason – Per noi è importante creare uno spazio per le conversazioni scomode. Penso che si usino moltissimi meccanismi fisici come il combattimento, un sacco di approcci aggressivi come le urla, tutto per arrivare a dimostrare la nostra opinione. Non so se funzioni davvero. Non dico che tutti debbano avere il mio stesso approccio – tutti hanno una storia diversa e sono stati formati da esperienze differenti – ma penso che tutti dovremmo almeno supportarci a vicenda per avere uno spazio dove avere questo dialogo. Ognuno deve potersi esprimere in un ambiente sicuro, deve poter esternare la propria personale idea di libertà.
COSA PENSI DI QUEI PROMOTER CHE ANNULLANO CONCERTI DI GRUPPI COME AS I LAY DYING O PHIL ANSELMO PER MOTIVI ETICI O DEI GRUPPI LOCALI CHE BOICOTTANO BAND LEGATE AL BLACK METAL NAZIONALSOCIALISTA? E’ LA COSA GIUSTA DA FARE?
Jason – Per quanto riguarda i promoter onestamente penso che avrebbero dovuto pensare prima a chi cazzo hanno chiamato a suonare, sono situazioni che si sono creati da soli. Non è una cosa bella, soprattutto quando c’è di mezzo l’Arte. La gente che protesta? Sono con loro al 100%. Sono per il far sentire la propria voce. Siamo onesti, ci sono cose che feriscono, che creano dolore, che compromettono la sicurezza delle persone. Penso che le cose siano state sbilanciate per davvero troppo tempo, soprattutto dalle nostre parti, in America. Ci sono tempi in cui sono necessarie estreme misure e maniere estreme per provocare un cambiamento o per riequilibrare le cose. Parliamo di protestare? Se ti senti in dovere fallo, assolutamente, me sii pronto a dover gestire quell’energia. Vuoi dire qualcosa? Sii pronto alla risposta. Ci sarà sempre qualcuno pronto a rispondere con altrettanta energia contro la tua.
PRIMA AVETE CITATO POST MALONE, QUESTA E’ PROBABILMENTE LA SUA GENERAZIONE, LA GENERAZIONE “ALWAYS TIRED”. VI RENDETE CONTO CHE STATE CHIEDENDO MOLTISSIMO A QUESTI RAGAZZI?
Jason – Ci rendiamo conto, sì. Specialmente noi, un gruppo con un ragazzo nero, un alleato bianco e un altro che non si capisce nemmeno di che razza sia. Sappiamo che siamo i primi a dover fare di meglio. Prima di tutto non chiederemmo mai a nessuno qualcosa che noi non faremmo per primi. Hanno chiesto alla nostra generazione di essere quieta, docile. Per cambiare questa situazione devi prima di tutto chiedere molto a te stesso. Al posto di chiedere noi incoraggiamo a partecipare a cose che noi crediamo siano necessarie.
ARIC: SEI UNO DEI BATTERISTI PIU’ ‘SHOWMAN’ DEL PIANETA. DA DOVE ARRIVA QUESTO TUO MODO DI STARE SUL PALCO, QUALI SONO LE TUE ISPIRAZIONI E COME SI E’ EVOLUTO IL TUO STILE IN CIO’ CHE SEI OGGI?
Aric – Quando ero giovane guardavo i batteristi, ma crescendo ho preferito prendere strade diverse. Mi ispiro allo skateboard, al basket e anche alla breakdance, guardando la Red Bull BC One Competition e cose del genere (famosa competizione di breakdance, ndR). Guardo questi sport da fan e cerco quello che mi provoca un’emozione forte, per tentare di ricrearlo nel mio mezzo, la batteria. Sono influenzato da tutto quello che mi ha colpito crescendo, ma ho cercato di includere nel mio modo di suonare anche quello che non rientra nella sfera musicale. Così si è evoluto il mio modo di suonare. Non mi piace la parola ‘showman’, perchè non si tratta di uno spettacolo ma di ciò che mi vien naturale fare mentre suono. Avere influenze diverse dai nostri pari è una cosa che accomuna tutti e tre i componenti dei Fever, per questo siamo diversi dagli altri.
DEV’ESSERE PERICOLOSO PER VOI SUONARE IN UN POSTO COSI’ PICCOLO…
Jason – Un po’ sì, ma ci piace un sacco. Siamo fortunati: ci piace ammirare ciò che fanno gli altri due. Nessuno di noi può fare quello che fanno gli altri due. Abbiamo le nostre corsie separate, e poiché la loro non è la mia sono ispirato da entrambe le loro, da tutto ciò che fanno quei due pazzi. Ed è lo stesso per ognuno di noi.