FIDES INVERSA – Rituali magici

Pubblicato il 08/11/2020 da

Un’ispirazione colta e una enorme cura per i dettagli hanno contribuito a rendere “Historia Nocturna” (World Terror Committee), ultima fatica dei Fides Inversa, uno degli album black metal da ricordare di questo funesto 2020. Al terzo full-length, il gruppo italo-svedese si dimostra formazione sempre più personale, abile nello scovare nuovi approcci stilistici e nel tessere orditi narrativi carichi di pathos e slegati da modelli preconfezionati. Complesso, dinamico, spontaneamente attuale e ‘borderline’ senza ricorrere a trovate pacchiane, “Historia Nocturna” fa di tutto per sintetizzare al meglio la dedizione alla ricerca e la creatività di un gruppo tanto schivo quanto consapevole dei propri mezzi. Ne parliamo con il chitarrista Void A.D., principale compositore di questa vivida realtà.

“HISTORIA NOCTURNA” È STATO UN DISCO A LUNGO ATTESO: SEI ANNI LO SEPARANO DALLA PUBBLICAZIONE DEL DISCO PRECEDENTE, “MYSTERIUM…”, CON IL SOLO EP “RITE OF INVERSE INCARNATION” A SPEZZARE QUESTO RELATIVO SILENZIO. COSA VI È DIETRO QUESTE TEMPISTICHE?
– Principalmente una fisiologica necessità di gestazione del materiale, sia musicale che lirico, nei tempi opportuni per riconoscerne la piena compiutezza ed esserne soddisfatti. In passato probabilmente questo processo avveniva con minore meticolosità e un impeto più giovanile o semplicemente istintivo — ho scritto l’EP “Rite…” in un paio di notti, e ci ritrovammo a Berlino per registrarlo e completarlo in 24 ore — mentre quest’album è in partenza un progetto più ambizioso, per cui avevamo chiara l’intenzione di voler catturare il più possibile un certo spirito e un’ispirazione che, né in fase di composizione, né di registrazione, puoi meccanicamente ricreare. Fides Inversa non è mai stata la classica band che fa prove ogni weekend, non sono queste le nostre dinamiche. Aggiungi gli impegni in altre band di alcuni di noi, le naturali difficoltà che derivano dall’avere una line-up internazionale… tutto questo, più alcuni ritardi e imprevisti, che però non hanno fatto minimamente affievolire l’entusiasmo per un lavoro che, comunque, non sarebbe stato rilasciato se non fosse stato pienamente sentito.

WRAATH È ORA MEMBRO DEL GRUPPO A TEMPO PIENO. QUANTO HA INFLUITO LA SUA PRESENZA SULLA COMPOSIZIONE DEL DISCO? SONO CAMBIATE LE DINAMICHE IN SENO AL GRUPPO ORA CHE SIETE UFFICIALMENTE IN TRE?
– La scrittura dei testi e della musica è opera mia dal principio, e per quanto avvenga da sempre in maniera alquanto istintiva e solitaria, indubbiamente non è stata indifferente al suo ingresso nella band, che in un certo qual modo ha influito sulla composizione, dirigendomi inconsciamente verso un tipo di approccio più adatto alla sua voce, alla sua interpretazione e attitudine. “Historia Nocturna” è infatti un disco molto più live-oriented, più veloce rispetto ai predecessori, con meno parti esclusivamente strumentali e un cantato molto presente, credo non a discapito dell’atmosfera e di un certo ritualismo, a cui, anzi, penso che la voce di Wraath abbia aggiunto ulteriore aggressività e follia.

IL DISCO SUONA PIÙ COMPATTO, A LIVELLO DI RESA SONORA E ARRANGIAMENTI, RISPETTO AI LAVORI PRECEDENTI. HO NOTATO CHE NEGLI ANNI AVETE LASCIATO ALLE CHITARRE IL RUOLO DI GUIDARE IL SOUND, MENTRE UNA VOLTA ERAVATE SOLITI FARE UTILIZZO ANCHE DI SAMPLE/ORCHESTRAZIONI DI TANTO IN TANTO. COSA VI HA PORTATO SU QUESTI LIDI TUTTO SOMMATO PIÙ ESSENZIALI SUL FRONTE STRUMENTALE?
– Questa ‘evoluzione’ è stata del tutto naturale, seppur credo non abbia portato alcuno stravolgimento alla formula che avevamo adottato sin dal primo album. Essendo la chitarra il mio strumento, e scrivendo le singole canzoni partendo proprio dai riff, direi che la sua centralità è chiara sin da “Hanc Aciem…”, ma sono d’accordo sul fatto che questo disco suoni più organico rispetto ai suoi predecessori. Probabilmente nel momento in cui ne ho colto l’essenza, più violenta e feroce, ho capito che avremmo dovuto interpretarla in una maniera più tradizionale, ma buona parte del merito va al lavoro di Davide (Beastcave Studio) che ci ha permesso anche di sperimentare con qualche soluzione poco ortodossa, e di Marco S. (Necromorbus Studio B) che ha mixato magistralmente il lavoro.

SI PERCEPISCE COMUNQUE UNA GRANDE VARIETÀ SOTTO L’ASPETTO DELLE SOLUZIONI CHITARRISTICHE. I BRANI DENOTANO UN GRANDE INGEGNO DA QUESTO PUNTO DI VISTA, TANTO CHE SI SPAZIA DA RIFERIMENTI PIÙ VICINI ALLA COSIDDETTA VECCHIA SCUOLA A SPUNTI PIÙ DISSONANTI CHE RICHIAMANO INVECE FORMULE UN POCO PIÙ RECENTI. MI CHIEDO QUINDI SE I BRANI DEL DISCO SIANO STATI COMPOSTI IN VARIE FASI O SE DIETRO LA SCRITTURA VI SIA STATA LA PRECISA VOLONTÀ DI ABBRACCIARE E FONDERE STILI DIVERSI.
– Onestamente credo che questi elementi fossero tutti già presenti nelle release precedenti. Non vi è mai stato un intento predeterminato a riguardo, la composizione avviene nella maniera più istintiva possibile, e talvolta anche inconscia, tant’è che spesso non ne ho memoria. Non c’é molto altro da dire a riguardo, se non che Fides Inversa è una band essenzialmente black metal, nella forma e nel contenuto, il che non implica alcuna costrizione, anzi, le annulla di principio, e “Historia Nocturna”, in un certo qual modo, è uno statement di totale devozione e fedeltà al cuore di un movimento che, per quanto possa essere vittima di trend, tentativi di manipolazione e di addomesticamento, resta ribelle, trasgressivo, ingovernabile, feroce e crudele, come l’Arte deve essere. No, il black metal non è solo musica.

VI È UN BRANO NEL NUOVO ALBUM AL QUALE TI SENTI PARTICOLARMENTE LEGATO?
– Probabilmente “The Visit”, per l’intima ed intensa esperienza che racconta. Tutto l’album è pervaso dalla narrazione di eventi come sogni lucidi, paralisi notturne, e in generale fenomeni strettamente legati alla mia vita spirituale, e quel brano in particolare ha l’abilità di riportarmi vividamente alla memoria l’incontro e la rivelazione che descrive e lo stato di coscienza vissuto in quegli attimi.

SIETE IN ATTIVITÀ ORMAI DA QUINDICI ANNI: PERSONALMENTE QUANTO TI SENTI CRESCIUTO A LIVELLO UMANO E MUSICALE RISPETTO AGLI ESORDI? QUALI ERANO I TUOI RIFERIMENTI AGLI INIZI E QUALI SONO LE INFLUENZE ATTUALI, SE VE NE SONO? NEL TEMPO È ANCHE CAMBIATA LA ‘MISSIONE’ DELLA BAND? VIVI QUESTA MUSICA IN MANIERA DIVERSA?
– Sarebbe un fallimento non riconoscere uno sviluppo, un’evoluzione, che sia essa personale o in seno alla band, sul piano umano o quello artistico. Ogni nostra release non è uguale alla precedente perché è lo specchio di un momento irripetibile di ciascuno di noi e di ciò che volevamo rappresentare con esso. Ciò che resta immutato è indubbiamente la passione fervente che accompagna il progetto in ogni suo singolo passo —che sia un concerto o una nuova release— e la fonte da cui questa passione si nutre famelicamente. Quando affermo che Fides Inversa è una band black metal, sottintendo il fatto che lo è nel senso più ortodosso del termine, che per me è quello più prettamente spirituale ed artistico. Se, come sta accadendo oggi, pretendessi di plasmare il significato originario di questo movimento per adattarlo al mercato o ai capricci morali della società contemporanea, farei un torto principalmente a me stesso, non solo perché dimostrerei di non averci capito un cazzo, ma perché rinuncerei alla libertà e all’integrità artistica che il black metal assicura.
Se dovessi dirti una riflessione che gli anni mi hanno portato a maturare, bene, é che il black metal è in assoluto antidogmatico. E quella libertà che spesso viene confusa col mero nichilismo è invece il suo dono più alto e prezioso.

È RAGIONEVOLE PERCEPIRE UNA CERTA COMPONENTE ESOTERICA NEI FIDES INVERSA? IN CASO AFFERMATIVO, FA PARTE DI UN INTERESSE PIÙ AMPIO CHE INFORMA ANCHE LA TUA VITA?
– Assolutamente sì, da sempre, e Fides Inversa è espressione di quel percorso di esplorazione spirituale. L’interesse per l’esoterismo e l’occulto sono cresciuti in età giovanile di pari passo con la scoperta e l’amore per il black metal e mi hanno formato in maniera che riconoscessi nella musica il perfetto medium artistico per esprimere una necessità indissolubilmente legata alla ricerca e all’esperienza del divino, e veicolarne l’energia.

DI COSA PARLA QUINDI “HISTORIA NOCTURNA”? LE RIFLESSIONI E IL COMPARTO LIRICO SONO LA BASE DELLA MUSICA O LE PAROLE VENGONO INFLUENZATE DA QUANTO REALIZZATO CON GLI STRUMENTI? VI È UN PARTICOLARE CONCEPT O UNA FONTE DI ISPIRAZIONE SPECIFICA DIETRO QUESTA NUOVA OPERA? LA COPERTINA DI “HISTORIA NOCTURNA” SEMBRA SUGGERIRE QUALCOSA DI PIÙ RICERCATO DEL TEMA SATANICO POPOLARIZZATO DA CERTE BAND DEL FILONE. PER INTENDERCI, L’IMMAGINARIO AL QUALE FATE RIFERIMENTO NON PARE ESSERE QUELLO DI GRUPPI COME I DARK FUNERAL.
– Il titolo, ispirato a un noto saggio dello storico Carlo Ginzburg, suggerisce già il tema centrale dell’album, che é IL Sabba, inteso come più alto rituale magico, in cui tutti i dualismi terreni cessano, e avviene il matrimonio tra Eros e Thanatos, vita e morte, in estasi diabolica. I testi e la musica sono in totale (dis)armonia, si completano gli uni con l’altra, e, per quanto esprimano già abbastanza autonomamente —in maniera più o meno poetica— le meditazioni, riflessioni, esperienze, pratiche e rivelazioni da cui prendono vita, posso solo aggiungere che sono figli di una tradizione magica e spirituale che ha radici in una forma di stregoneria e di filosofia che —come hai ben capito — ha ben poco a che fare con quell’iconoclastia adolescenziale che adora usare iconografie sataniche.

LE PARTI DI BASSO DEL DISCO SONO STATI REGISTRATE DA UNHOLD, IL QUALE È ANCHE IL PROPRIETARIO DELLA W.T.C., L’ETICHETTA CHE PUBBLICA “HISTORIA NOCTURNA”. COME NASCE QUESTA COLLABORAZIONE, LA QUALE MI SEMBRA VADA OLTRE I TIPICI RAPPORTI FRA ETICHETTA E BAND? IMMAGINO SIA MOTIVO DI ORGOGLIO, NONCHÉ FONTE DI ULTERIORE TRANQUILLITÀ, AVERE UN ‘DISCOGRAFICO’ COSÌ COINVOLTO NEL GRUPPO CHE HA DECISO DI PROMUOVERE.
– L’amicizia, il rispetto reciproco e il desiderio di provare avventurosamente a unire le forze in un nuovo progetto ci hanno portato a dar vita in studio anzitutto a “Rite of Inverse Incarnation”, un’esperienza di cui siamo tuttora particolarmente fieri. La formula a due cui ci eravamo abituati io e Omega ha sempre funzionato alla grande, ma probabilmente in quel momento necessitavamo di una sfida, di nuovo vigore, così quando Wraath una sera a Stoccolma mi ha proposto di fare qualcosa insieme ho deciso di scrivere un EP ed invitare anche Unhold a suonarci. A distanza di anni, riascoltando quei brani, riconosco ancora tutta la follia e il fanatismo con cui riempimmo lo studio in quelle ore, quindi ripetere quella formula per “Historia Nocturna” è stato fisiologico.

QUALI SONO LE VOSTRE ASPETTATIVE NEI CONFRONTI DI “HISTORIA NOCTURNA”? IMMAGINO CHE AVERLO REALIZZATO E PUBBLICATO SIA GIÀ UN ‘SUCCESSO’. VI È ALTRO A CUI AMBITE COME GRUPPO?
– Sarei un’ipocrita se non riconoscessi che il mio più grande desiderio al momento è quello di portare l’album live, di fare esprimere “Historia Nocturna”, la sua brutalità e il suo significato più profondamente pratico, magico, crudo e ritualistico su un palco, dove la sua energia possa finalmente reificarsi e la sua carica vitalistica liberarsi.
Non sappiamo ancora quanto gli eventi attuali potranno definire le restrizioni a cui ci stiamo lentamente abituando, e in questi mesi abbiamo assistito ad un’evoluzione alquanto delirante che spero non crei un nuovo standard per il futuro. Eventi in streaming, merchandising a tema, mascherine. È questo ciò di cui ha bisogno una band black metal per mantenere costante l’interesse dell’ascoltatore (-consumatore)? Non é semplicemente l’ennesima disperata richiesta d’attenzione di un mondo che nasce come avverso a tutto questo, ma si ciba delle stesse dinamiche commerciali del mercato di massa ed é sempre più vittima dell’illusione del digitale? Personalmente vedo questo periodo storico come un’occasione anche per la ‘scena’ per rivalutare i propri meccanismi alla luce dei ‘valori’ e dello ‘spirito’ underground che tradizionalmente l’hanno caratterizzata.

AVENDO MATURATO IN FRETTA UNA VOSTRA IDENTITÀ, SI PUÒ DIRE CHE SIATE ORMAI UN PUNTO DI RIFERIMENTO NELLA SCENA BLACK METAL EUROPEA E NON. LA VOSTRA ATTIVITÀ LIVE VI HA NON A CASO PORTATO A CALCARE ANCHE DIVERSI PALCHI PRESTIGIOSI. COME TI SENTI DI COLLOCARE I FIDES INVERSA NELL’ATTUALE PANORAMA BLACK METAL? PERCEPISCI PIÙ CONSIDERAZIONE NEI VOSTRI RIGUARDI ORA CHE VENITE DA UNA SERIE DI USCITE MOLTO APPREZZATE?
– Non saprei risponderti. Essendo pienamente cosciente del panorama black metal odierno, delle sue contraddizioni e dei suoi difetti, ti posso soltanto dire, con più di un filo di sincerità e orgoglio, che non mi interessa come la band possa essere collocata o considerata, perché il suo valore trascende quelle dinamiche.

RESTANDO SUL TEMA LIVE, TROVI CHE IL VOSTRO MODO DI CALCARE IL PALCO SIA CAMBIATO NEGLI ANNI? CHE TIPO DI SENTIMENTI VI ANIMANO QUANDO SUONATE IN CONCERTO? CHE TIPO DI SHOW CERCATE DI OFFRIRE E QUALE CONTESTO PREFERITE PER ESIBIRVI?
– Vado personalmente fiero della coesione che si è creata nel tempo sul palco, e tenendo conto della sporadicità con cui facciamo prove, lo ritengo stupefacente. La totale fiducia che riponiamo nella band e l’unità d’intenti con cui ogni live avviene, ci permette una libertà (anche di movimento) che fa sì che ognuno di noi viva, in comunione e individualmente, quell’ora di concerto come un’esperienza estatica. Ogni spettacolo è imprevedibile per la carica quasi elettrica che si crea sul palco, e come la musica stessa di Fides Inversa, può portare ad espressioni di pura violenza, come a momenti di catarsi ed estasi.
Negli anni abbiamo cercato di essere più o meno selettivi sul tipo di contesto in cui esprimerci, ma abbiamo capito che per quanto il luogo e il pubblico possano influire sulla buona riuscita di un concerto, è fondamentalmente la nostra attitudine ed energia a fare la differenza.

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