L’album d’esordio del progetto Finality ci ha fatto drizzare le antenne sin da prima della sua uscita: non soltanto per un sound roboante e perfetto per le nostre sessioni di headbanging quotidiane, ma soprattutto per via del suo incredibile coraggio compositivo, grazie al quale questa nuova creatura, nata dalle ceneri dei Battlecross e altre line-up, è riuscita a dare vita ad una tracklist sfaccettata e a tratti spiazzante, dove elementi di puro e classico heavy, power e thrash metal si ibridano a rimandi più o meno evidenti a realtà contemporanee, equiparabili ai Killswitch Engage o agli Heaven Shall Burn.
Il risultato è davvero qualcosa di fresco e inaspettato, nonché di classico e ultramoderno allo stesso tempo, in grado di farsi amare e nel contempo odiare, in base all’apertura mentale e alle aspettative di chi decide di approcciarsi all’ascolto, anche se riteniamo improbabile l’essere del tutto avulsi rispetto ad una proposta tanto accattivante e, seppur parzialmente, fuori da quei binari dritti e limitanti che spesso ‘delimitano’ in lungo e il largo la mente degli ascoltatori.
Perciò, ci siamo messi direttamente in contatto col loro frontman Tony Asta per farci raccontare le origini, le ispirazioni e gli obiettivi di questo interessante progetto musicale. Buona lettura!
CIAO TONY, PRIMA DI ENTRARE NEL MERITO DI “TECHNOCRACY”, TI ANDREBBE DI RACCONTARCI QUALCOSA IN MERITO ALLE ORIGINI DEL PROGETTO FINALITY?
– Innanzitutto un sentito grazie per l’intervista! Dunque, i Finality sono nati originariamente per un’idea di Joe Cady e Dan Fayz sette o otto anni fa.
Mettendo da parte i membri che non suonano più con noi, ti direi che John Artuso si è unito poco dopo la formazione, mentre io alla fine del 2018. Gli ultimi arrivati sono Hiran Deraniyagala e Mike Heugel, entrati in pianta stabile entrambi nel 2020. Joe ha militato in una manciata di band orientate al metal melodico sin dagli anni ’90; con un gruppo di questi ha registrato un album completo, mentre altri progetti non sono andati oltre una breve sequenza di concerti. Tuttavia, Joe aveva messo da parte un vero e proprio arsenale di riff e materiale solido, ricco di vigore, melodia e aggressività, alcuni dei quali sono diventati parti delle canzoni che puoi trovare in “Technocracy”.
Tutti i membri della band sono amici di lunga data, e anche per questo è sempre stato facile riunirsi e fare un po’ di rumore insieme. Alcuni di noi hanno fatto un lungo tournée, sono stati scritturati da un’etichetta, hanno viaggiato all’estero e hanno collaborato in numerose realtà, ma posso dire onestamente che i Finality nascono per celebrare il divertimento e l’amore per la musica metal. Tutto qui, puro e semplice. Noi non lo facciamo per dominare il mondo, per essere all’ultima moda o per essere presenti sui social media, ma piuttosto lasciamo che la musica parli da sola e non speriamo altro che voi la ascoltiate.
L’ALBUM CI è PIACIUTO MOLTO E HA PRESO UN VOTO ALTO SULLE NOSTRE PAGINE. QUALI ERANO I PRINCIPALI OBIETTIVI, PARLANDO DEL SONGWRITING?
– Grazie mille per avergli dato una possibilità! Alcuni dei materiali e delle composizioni hanno richiesto un lungo periodo di tempo, mentre altre canzoni si sono letteralmente materializzate proprio davanti ai miei occhi. Mi sono prestato a offrire suggerimenti e critiche durante il processo di scrittura, ma non posso parlare per gli altri ragazzi e di come si sono occupati di tutto il lavoro pesante, musicalmente parlando, anche se mi prendo il merito di aver scritto e arrangiato tutte le parti vocali e i testi, con i quali volevo davvero trasmettere a parole come mi facevano sentire le suddette canzoni nel momento in cui le ho effettivamente ascoltate.
Ad esempio, il brano “Pain” emana un alone doloroso e tragico, ma anche un barlume di positività nel ritornello, la traccia “Academia” si presenta aggressiva mentre trasmette un senso di tradimento o inganno, e ritengo quindi opportuno scegliere un argomento con cui collegare tutta la scaletta.
Il tema di “Technocracy” è stato originariamente suggerito da Dan dopo una discussione in fase di scrittura; sul momento ho pensato fosse bello, ma mi sono anche chiesto quale fosse il significato effettivo e completo: più ci pensavo e più mi convinceva che dovevo scrivere una canzone sul tema della nostra ‘tecnopoli’ personale, incluso il nervosismo che mi trasmette vedere tutti costantemente con lo sguardo puntato sullo schermo del telefonino, ignorando il mondo che li circonda e diventando sistematicamente un vero e proprio prodotto di consumo. Ammetto che non si tratta propriamente di un’idea fresca e nuova, come molte persone hanno sottolineato in precedenza, ma secondo me è un argomento interessante come pochi, soprattutto nel momento in cui ne accettiamo l’effettiva valenza.
ABBIAMO EVIDENZIATO L’ESISTENZA DI ELEMENTI CLASSICI E MODERNI ALL’INTERNO DEL SOUND. QUESTO ERA PARTE DEL RISULTATO CHE VOLEVATE CONSEGUIRE?
– Prenderemo la tua opinione come un grande complimento, molto gentile da parte tua, e ti dirò che la miscela di stili è probabilmente dovuta al fatto che siamo fan del metal in generale.
Dan ha uno stile tendente al groove metal, ma quando necessario sa adottare una parvenza molto in linea con gli stilemi del death metal. Joe invece è più orientato sul metal classico di tipologia americana, ma sfocia anche in sonorità europee vicine agli anni ’90. Non so da dove John tragga ispirazione per le sue parti di chitarra solista, anzi, penso che quell’uomo provenga da un altro pianeta da quanto risulta bravo, ispirato e a suo modo folle. Mike è altrettanto vecchia scuola, ma più sul versante thrash, punk e hardcore.
Mettili tutti insieme e avrai il quadro completo dell’enorme versatilità alla base della proposta musicale dei Finality. Per quanto riguarda me, questa è stata la mia prima performance vocale ad alti livelli, e ho cercato di seguire principalmente il mio istinto.
SE DOVESSI ELENCARE QUALCHE BAND NELLO SPECIFICO CHE HA ISPIRATO IL VOSTRO SOUND?
– Beh andiamo dai Metallica, i Testament e gli Iced Earth, passando per i Death e i Bolt Thrower, fino a sfociare in Type O Negative, Killswitch Engage, In Flames e altre ancora, incluse alcune che non esistono più e/o che sono passate un po’ in sordina. Come puoi capire, sono band anche relativamente distanti tra di loro, esattamente come i singoli elementi che compongono il nostro sound.
CI PARLERESTI UN ATTIMO DELLE TEMATICHE TRATTATE NELL’ALBUM, NELLO SPECIFICO?
– Potrei andare avanti per giorni sugli argomenti affrontati in questo album, ma la verità è che io spero l’ascoltatore possa interpretarne l’atmosfera e le derive tematiche a modo suo. Se hai la possibilità di leggere i testi, penso potresti facilmente farti un’idea di dove volevamo andare a parare al momento della stesura, pur senza essere troppo specifici per la maggior parte del tempo. Mi sono concentrato su argomenti e questioni sociali che la società dovrebbe affrontare, per la maggior parte, ma con un po’ di filosofia qua e là.
CREDI CHE L’ESPERIENZA MATURATA NEI BATTLECROSS DALLA MAGGIOR PARTE DI VOI ABBIA AVUTO UN EFFETTO SU QUANTO COMPOSTO RECENTEMENTE?
– Direi di sì! Fai conto che io e i ragazzi ci conosciamo proprio per via delle esperienze incrociate in varie band, e i Battlecross sono stati presenti sulla scena per tanto tempo promuovendo le loro produzioni online, suonando spettacoli dal vivo, eccetera.
Prima ancora di andare in tour, Hiran e io abbiamo incontrato Joe, che suonava nei Cursed Eternity; il che è successo quasi vent’anni fa. Anche Mike ha militato come bassista dei Battlecross, i quali nello stesso periodo si sono esibiti con la vecchia band di Dan, ovvero gli As They Sleep. In generale il punto è che ci conoscevamo tutti e siamo amici da un bel po’, quindi penso che la nostra intesa sia rilassata, ma comunque ricca di spunti. Personalmente il grosso della mia esperienza l’ho fatta suonando la chitarra nei Battlecross, per poi ritrovarmi ad occuparmi dell’intero comparto vocale nei Finality, e pur trattandosi di due ruoli ben diversi posso dire che, dal punto di vista mentale, sono molto più rilassato e non sento la pressione, riuscendo nel contempo a distinguere ciò che suona in maniera adeguata.
ALCUNI ASCOLTATORI CHE SI SONO APPROCCIATI A “TECHNOCRACY” LO HANNO DESCRITTO COME UNA SORTA DI NATURALE EVOLUZIONE/CONTAMINAZIONE DEL METAL CLASSICO IN CHIAVE MODERNA. CONSIDERANDO IL TEMPO CHE AVANZA E LE GENERAZIONI CHE SOPRAGGIUNGONO, PENSI CHE POTRESTE ESSERE UN BUON ESEMPIO DA SEGUIRE?
– Quando pensi che tutti i grandi artisti del passato e del presente abbiano già pensato a tutto, viene prontamente introdotto qualcosa di nuovo, in maniera più o meno evidente. Se credi che “Technocracy” sia un esempio di evoluzione di un suono metal classico direi che è fantastico da parte tua pensarlo, anche se non credo che fosse nostra intenzione risultare così ad ogni costo.
Come detto, abbiamo una vasta gamma di influenze e tutti possiamo partecipare, il che porta naturalmente a pensare che ogni brano sia a suo modo una miscela di questo o quell’elemento. Altrimenti suoneremmo esattamente come qualcuno di già noto, del resto, e se dovessimo a nostra volta diventare una fonte di ispirazione, saremo pronti ad accogliere e sorreggere il ruolo. Fermo restando che il nostro focus è sempre stato il produrre qualcosa di nostro gradimento, e anche in futuro questo non cambierà.
RISULTA ABBASTANZA RARO TROVARE UNA BAND CON BEN TRE CHITARRISTI, SI TRATTA DI UNA SCELTA BEN CALCOLATA?
– È semplicemente successo, anche in questo non l’avevamo pianificato. Hiran era sempre presente alle prove, anche quando ancora non era un membro fisso della band, finché un giorno qualcuno ha detto “Ehi, sei sempre qui…perché non imbracci una chitarra?“. Dopodiché i ragazzi si sono seduti e hanno diviso le proprie rispettive parti: abbiamo implementato armonie multiple e armonizzazioni che entrano in gioco quando necessario, arrangiate in modo da essere eseguibili interamente dal vivo. Quello ha continuato a essere il modo in cui le canzoni sono state eseguite e poi registrate per l’album. Sfortunatamente, Hiran nell’ultimo periodo si è dovuto allontanare, e quindi al momento siamo di nuovo con due soli chitarristi, si spera temporaneamente.
AVREMO PRIMA O POI MODO DI VEDERE I FINALITY DAL VIVO?
– Me lo auguro! Noi i passaporti li abbiamo rinnovati, e ora restiamo in attesa di riuscire a schedulare delle date in territorio europeo, magari sfruttando qualche occasione succosa!