Abbiamo raggiunto telefonicamente la voce e frontman dei Troll finlandesi per parlare dell’ultimo lavoro e di molto altro. Uscito dopo qualche difficoltà (c’è stato uno slittamento di un paio di mesi) dopo la lunga attesa – sette anni – che è seguita al suo predecessore “Blodsvept”, “Vredesvävd” è un lavoro molto atteso dai tanti fan dei veterani del pagan metal, che ci ha piacevolmente sorpreso. Vreth, al secolo Mathias Lillmåns si è dimostrato molto disponibile e comprensibilmente soddisfatto del nuovo materiale che guarda insperatamente al lontano passato della band senza facili concessioni al metal mainstream, oltre che ansioso di tornare al più presto ad esibirsi dal vivo, recuperando il tempo perduto.
CIAO MATHIAS, COME STAI? COME STAI VIVENDO QUESTO MOMENTO COSÌ PARTICOLARE?
– Sto bene! Non voglio essere frainteso, non penso certo che quello che sta capitando a livello mondiale sia una buona cosa (anzi) però sto approfittando di questa situazione cercando di utilizzare il tempo a disposizione nel modo più proficuo possibile, lavorando alla mia musica.
QUANTO HANNO INFLUITO SULLA BAND LE LIMITAZIONI LEGATE AL PROBLEMA COVID-19? SO CHE LA PUBBLICAZIONE DI “VREDESVÄVD” HA SUBITO UN RITARDO…
– In realtà non ci sono state ripercussioni particolari: le registrazioni sono procedute normalmente, semplicemente abbiamo dovuto fare attenzione al numero di persone presenti contemporaneamente in studio, perciò – ad esempio – mi sono ritrovato ad incidere le mie parti da solo con i tecnici. L’altro problema è stato che Aleksi (Virta, il tastierista, ndr) era di ritorno dalla Germania e, a causa del periodo di quarantena precauzionale, non ha potuto raggiungerci in studio, registrando le sue parti a casa di un amico ad Helsinki. Per il resto i problemi che abbiamo avuto e che hanno causato questo ritardo non sono legati alla pandemia.
L’aspetto positivo di questo diverso modo di incidere le canzoni è stato che ciascuno ha potuto concentrarsi al massimo sulle proprie parti, rendendo la propria prestazione la migliore possibile, anche se chiaramente ci è mancata una dimensione più ‘cameratesca’. Per il discorso concerti invece ovviamente è stato un problema, nel senso che avevamo un tour europeo già fissato – trenta/trentacinque date – che sono state rimandate, anche se non cancellate; si parla quindi del 2021, perciò speriamo che le persone comprendano la situazione e che sarà possibile recuperare con il prossimo anno.
L’ULTIMA CHIACCHIERATA CON METALITALIA.COM RISALE AL 2010, SUBITO DOPO L’USCITA DI “NIFELVIND”. QUELLO È STATO UN PERIODO GLORIOSO PER IL PAGAN/VIKING/FOLK METAL… RICORDO MOLTO BENE LA VOSTRA PERFORMANCE COME HEADLINER NEL PAGANFEST TOUR DI QUELL’ANNO (LA DATA ITALIANA FU ALL’ESTRAGON DI BOLOGNA). COSA RICORDI DI QUELL’EPOCA?
– Sì, dieci anni fa le cose erano molto diverse e ricordo con piacere quel periodo, è stato lusinghiero ed è stato bello poter suonare davanti a così tante persone. Era una festa grandissima, però allo stesso tempo sono anche contento che le cose si siano ridimensionate, perché erano sempre palchi giganteschi e il pubblico inevitabilmente molto distante, quindi mi fa piacere che le cose siano tornate a muoversi in un contesto leggermente più underground.
AD OGGI IL PAGAN E IL FOLK METAL NON SONO COSÌ SOTTO I RIFLETTORI. PENSI CHE POSSA ESSERE UN VANTAGGIO SOTTO IL PROFILO QUALITATIVO? A VOLTE ‘MENO È MEGLIO’, IN UN CERTO SENSO.
– Sì, esattamente. Era tutto davvero molto ‘spinto’, con tour enormi che partivano in continuazione, nei quali suonavano un po’ sempre le stesse band; era faticoso da gestire, perciò da un lato sono contento di essere tornato a fare meno date e in locali più piccoli, dove è più facile essere in contatto con le persone.
Anche per quanto riguarda il discorso della qualità – come dici tu – prima tutti erano quasi ossessionati da questo tipo di sonorità viking, pagan e folk, mentre adesso c’è una minor concentrazione di gruppi che suonano questo tipo di cose, e più facilmente sono quelli che hanno effettivamente qualcosa da dire.
LA MITOLOGIA NORDICA È UN ARGOMENTO MOLTO AFFASCINANTE E TUTTI NE VANNO PAZZI. CHE EFFETTO FA VEDERE GRUPPI PROVENIENTI DA TUTTO IL MONDO SCRIVERE TESTI CHE TRATTANO DI UN RETAGGIO CULTURALE CHE NON È IL LORO?
– (Ride, ndr) Beh, effettivamente è una cosa che stupisce abbastanza anche me e che mi lascia sorpreso: penso ad esempio a Paesi come l’Italia, che hanno una gloriosa storia millenaria e un folklore antichissimo e molto vasto, penso ai Romani e alla loro mitologia pagana, e quindi faccio un po’ fatica a comprendere questo interesse così grande. Voglio dire, perché scegliere di parlare di qualcosa che è così lontano dal proprio passato?
Ad ogni modo credo che sia spiegabile come conseguenza del boom che la cultura nordica ha avuto negli ultimi anni. Credo che potrebbe anche essere interessante avere un punto di vista alternativo, parlo di quello delle popolazioni che sono state conquistate, e in questo senso anche di Francia e nord Italia. Invece i testi sono sempre scritti dal punto di vista dell’invasore, celebrando i suoi successi e le sue divinità, e questo risulta un po’ strano.
ANCHE TU SEI INTERESSATO DI MITI E FOLKLORE DI ALTRE CULTURE?
– Sì, la storia e le mitologie degli altri popoli mi hanno sempre interessato. Fin da ragazzino ad esempio ho adorato tutto ciò che concerne l’antico Egitto, i loro dei, le piramidi, quindi sì, è un argomento che mi piace studiare a trecentosessanta gradi, diciamo.
PARLIAMO DEL NUOVO DISCO. CI PUOI PARLARE DELLE TEMATICHE TRATTATE E DELLA COPERTINA?
– Per quanto riguarda il nuovo album le tematiche sono legate all’immagine di copertina e viceversa; di base si tratta di un concept sul viaggio, inteso su piani concettuali differenti: sia quello più immediato, quindi il viaggio come spostamento a livello geografico, nello spazio esterno, sia come viaggio nel proprio io, inteso come conoscenza e sperimentazione del mondo interiore, spirituale.
PENSIAMO CHE L’ALBUM SUONI AL 100% FINNTROLL, ‘OLD SCHOOL’ E FRESCO ALLO STESSO TEMPO. SEI D’ACCORDO?
– Sì, sono d’accordo, è esattamente quello che volevamo ottenere. Volevamo che le composizioni fossero vicine, come sonorità, a quelle catturate nei primi dischi dei Finntroll, in particolare le prime tre uscite e quindi abbiamo lavorato per andare in questa direzione.
SIETE STATI IN GRADO DI CREARE OTTIME MELODIE MANTENENDO ALTO IL RITMO. INOLTRE I NUOVI BRANI NON STRIZZANO L’OCCHIO ALLE SOLUZIONI PIU’ COMMERCIALI, A DIFFERENZA DI ALTRI VOSTRI COLLEGHI…
– Anche in questo caso si tratta di una scelta precisa. Volevamo fortemente un suono che non apparisse moderno, perciò abbiamo appositamente scelto di evitare soluzioni troppo ‘contemporanee’ e di concentrarci su un tipo di sound che potremmo definire quasi anni ‘90. In questo senso avere la possibilità di intervenire direttamente sulla produzione è stata davvero un’ottima cosa.
“VISOR OM SLUTET” È UN EP COMPLETAMENTE ACUSTICO. RESTERÀ UN UNICUM NELLA VOSTRA DISCOGRAFIA O ESISTE LA POSSIBILITÀ DI QUALCOSA DI SIMILE IN FUTURO?
– Onestamente non saprei, non sappiamo mai bene cosa faremo in futuro! Qualcosa, a livello di atmosfere, può essere ritrovato lungo “Vredesvävd”, ma al momento non abbiamo in cantiere un disco interamente acustico.
INFLUENZE BLACK METAL E PIU’ IN GENERALE UN’ATMOSFERA OSCURA HANNO SEMPRE FATTO PARTE DELLA VOSTRA MUSICA. È FORSE CORRETTO DEFINIRVI L’ANELLO MANCANTE TRA BLACK E FOLK/VIKING METAL?
– (Ride, ndr) Beh io non penso che i Finntroll si possano definire esattamente una folk metal band… preferisco la definizione ‘pagan metal band’, e il nostro disco precedente, “Blodsvept”, che è molto duro e non contiene sicuramente inserimenti folk, ne è la prova. Diversamente, sul nuovo lavoro ci sono canzoni prettamente folk, mescolate ad altre che hanno un taglio praticamente black, e qui mi ricollego al discorso fatto prima sulla scelta dei suoni: noi tutti amiamo le produzioni black metal scandinave e quindi è stato naturale scegliere quel tipo di impronta per le composizioni, avendo – come dicevo – la possibilità di lavorare in studio su questo aspetto, cosa che ho trovato estremamente interessante. Ecco quindi che alcune tastiere e riff di chitarra sembrano stati scritti nel 1996! Perciò sì, penso che che i Finntroll – e in particolare quelli di “Vredesvävd” – siano indubbiamente una specie di mix tra il black e il pagan metal, come se questi due generi si stessero simbolicamente dando la mano.
ASCOLTI MUSICA AL DI FUORI DEGLI AMBITI METAL E FOLK?
– Sicuramente! Anche perché devi considerare che nell’ultimo anno ho scritto quattro dischi metal (tra i quali c’è “Cosmic World Mother” degli …and Oceans, ndr) perciò arrivi ad un punto in cui sei saturo di metal e quindi per quanto mi riguarda quando si tratta di ascoltare musica a casa, per rilassarmi, prediligo soprattutto l’elettronica e l’ambient. Questo tipo di ascolti mi servono per scaricare i pensieri ed evitare il burnout, così da mantenere la mente libera per poter comporre.
DOMANDA LAMPO: SE POTESSI SCEGLIERE UN ARTISTA QUALSIASI CON IL QUALE DIVIDERE IL PALCO, CHI SAREBBE?
– Mmh, questa è difficile… Se parliamo di artisti con i quali ho avuto il piacere di lavorare ed essere in tour in passato, avrei davvero piacere di rivedere i ragazzi dei Rotting Christ e dei Moonsorrow, con i quali siamo stati in giro parecchi anni fa (forse proprio dieci) mentre se devo scegliere qualcuno da un passato che non può tornare sicuramente ti direi i Led Zeppelin.
LO SCRITTORE ARTO PAASILINNA (SCOMPARSO DUE ANNI FA) HA RIVERSATO NEI SUOI ROMANZI IL GRANDE AMORE PER LA NATURA FINLANDESE OCCUPANDOSI ANCHE DEGLI ANTICHI DEI SCANDINAVI. LE SUE OPERE SONO STATE, IN QUALCHE MODO, FONTE DI ISPIRAZIONE PER I FINNTROLL?
– Sono sincero, io non ho avuto molto modo di leggere la classica letteratura finlandese, anche perché provengo da una parte della Finlandia a prevalenza linguistica svedese, perciò la mia formazione letteraria (anche scolastica) è leggermente differente, però molto probabilmente gli altri ragazzi ti saprebbero rispondere diversamente, ed è abbastanza probabile che Paasilinna abbia avuto qualche influenza sulla loro scrittura.
VUOI AGGIUNGERE QUALCOSA?
– Sì, ci tengo a dire che siamo veramente ansiosi di mettere giù delle nuove date, non vedo l’ora di poter tornare a suonare in europa e naturalmente in Italia – perché sicuramente torneremo a farvi visita – quindi vi chiediamo solo un po’ di pazienza e speriamo davvero di rivederci presto.