Cresta bionda, canotta tutto l’anno, tatuaggi sgargianti, sorriso Colgate. Jeremy Spencer sta vivendo il periodo più fulgido della sua carriera: i Five Finger Death Punch sono in cima alle classifiche e riempiono arene da 10.000 persone tutte le sere, in più la vita privata gode di una ritrovata serenità, ottenuta dopo aver archiviato gran parte degli stravizi che la Città degli Angeli può offrire. Inoltre, il suo libro “Death Punch’d” è andato davvero oltre le aspettative, a conferma del seguito fedelissimo che la band si è creata in tutto il mondo. Per l’uscita del sesto album in studio “Got Your Six” abbiamo raggiunto Jeremy telefonicamente alla fine di agosto – dopo il chiaccherato “stage meltdown” e prima del trionfo di vendite – per capire come stava vivendo la situazione uno dei gruppi più indaffarati del metal mainstream, in attesa della calata europea assieme ai Papa Roach…
COME CI SI SENTE AD AVERE L’ALBUM PRONTO DA MESI E PASSARE IL TEMPO A FARE INTERVISTE DA MATTINA A SERA?
“Una figata, guarda… Ma è giusto che stia chiuso in una stanza a chiacchierare, vogliamo che ogni intervistatore possa sapere tutto dell’album. A dire il vero abbiamo cominciato questa estate, durante il tour coi Judas Priest, quindi diciamo che non siamo proprio stati fermi. Non accade mai di star fermi in questa band! E’ necessario in ogni caso, la considero una fase obbligatoria”.
QUANDO AVETE TERMINATO LE REGISTRAZIONI?
“Abbiamo ultimato le sessioni a maggio. Stiamo ascoltando il nuovo disco da parecchio tempo, non vediamo l’ora che possano ascoltarlo tutti. A volte settembre sembra davvero lontano”.
HO AVUTO IL PIACERE DI ASCOLTARE L’ALBUM IN ANTEPRIMA E L’HO APPREZZATO MOLTO. IL PEZZO CHE EMERGE, AI PRIMI ASCOLTI, E’ ‘WASH IT ALL AWAY’: UNA CANZONE ABBASTANZA LONTANA DAI VOSTRI STANDARD, CON UN RIFF DIVERSO. DA DOVE ARRIVA?
“Se devo essere onesto probabilmente è anche la mia canzone preferita. Ha buone possibilità di essere scelta come prossimo singolo. Abbiamo scritto le canzoni più veloci e pesanti per prime, questa è una delle ultime, uscita quasi dal nulla. Jason è arrivato in sala con quel riff, poi ci abbiamo lavorato sopra tutti insieme. Anche il tema lirico è farina del suo sacco”.
PENSI CHE IL SUONO DEI FIVE FINGER DEATH PUNCH POSSA EVOLVERSI ANCHE IN QUELLA DIREZIONE?
“Non te lo so proprio dire. Scriviamo secondo il nostro stato d’animo del momento, non posso prevedere in alcun modo cosa succederà in futuro. Possiamo anche accordarci preventivamente su quello che vorremmo fare ma, ogni volta che ci mettiamo a scrivere, tutti i piani finiscono giù dalla finestra. Puntualmente. Sono curioso anche io di sapere cosa accadrà in futuro, non lo so davvero. Quello che so è che non sarà mai troppo distante dal suono che abbiamo forgiato in questi sei dischi. Ogni volta ci sono sapori diversi e piccole novità, ma le fondamenta son quelle, saprete sempre al primo ascolto che state ascoltando i Five Finger Death Punch”.
C’E’ QUALCUNO CHE HA DATO UN CONTRIBUTO MAGGIORE A LIVELLO DI SCRITTURA?
“Tutti danno il loro contributo. Di solito accade che qualcuno porta al tavolo un’idea, ma lo sviluppo è sempre corale. Tutti noi abbiamo messo le mani in pasta e ne siamo stati coinvolti profondamente. In queste sessioni ci siamo divertiti moltissimo, è stata una gestazione del tutto indolore, non accade di frequente”.
L’ALBUM E’ UPTEMPO MA QUASI TUTTE LE CANZONI HANNO RITORNELLI ENORMI. VISTO CHE IL GRUPPO CONTINUA A CRESCERE VI SIETE MESSI A SCRIVERE CANZONI PER UN’AUDIENCE PIU’ AMPIA?
“Stiamo crescendo in maniera costante, soprattutto grazie ai nostri fan devoti che comprano i dischi e ci supportano costantemente, in tutti i modi, anche in Europa. Le nostre canzoni ci connettono con persone di ogni lato del globo, è una cosa bellissima. Facciamo il nostro mestiere: siamo un gruppo dell’elevato tasso energetico, quasi sempre uptempo, spesso abbiamo grandi melodie ma non accade sempre. Sappiamo cosa vuole il nostro pubblico, quello che funzionerà dal vivo e quello che funzionerà meno. A questo punto della nostra carriera abbiamo una setlist molto solida e versatile, la gente apprezza e torna a vederci. Non abbiamo bisogno di modificare quello che siamo”.
QUAL E’ IL VOSTRO PROSSIMO OBIETTIVO?
“Tutti gli obiettivi che ci siamo prefissati sono stati già ottenuti. Il primo era avere un contratto e far sì che la gente ascoltasse la nostra musica. Poi abbiamo venduto 500000 copie e conseguito un disco d’oro per ogni nostra pubblicazione. Successivamente abbiamo puntato ad essere headliner in grandi arene, e ce l’abbiamo fatta. Oggi non so quale sia il nostro obiettivo preciso, se non continuare a fare musica che ci piace e continuare a riempire i palazzetti, suonando davanti al grande pubblico. Siamo eccitati per i prossimi mesi, qualsiasi cosa ci riservi il futuro vogliamo continuare a viaggiare alla grande come facciamo in questo periodo”.
NON VI SIETE MAI PRESI UNA PAUSA VERA E PROPRIA. A TUO PARERE, NELL’ERA DEI SOCIAL E DEL PRESENTE, E’ NECESSARIO ESSERE SEMPRE IN PISTA?
“È molto dura al giorno d’oggi essere un musicista. L’era digitale e la pirateria hanno ucciso l’industria. Siamo stati fortunati a diventare una realtà riconosciuta prima del crollo definitivo. Non so che consiglio dare ai gruppi emergenti in questo senso, sicuramente dico loro di essere se stessi, essere onesti e lavorare il più possibile. Noi abbiamo applicato questa formula: abbiamo scritto la musica che ci piace e che vorremmo suonare, ci siamo fatti il culo in tour e continuiamo a farcelo, abbiamo una presenza costante sui social e comunichiamo direttamente coi fan. Non smettiamo mai di farlo”.
STATE PER PASSARE DA UN PUBBLICO STRETTAMENTE METAL COME QUELLO DEI JUDAS PRIEST AL CONDIVIDERE UN’AUDIENCE PIU’ ORIENTATA AL ROCK NEL PROSSIMO TOUR COI PAPA ROACH. DOVE TI SENTI PIU’ A TUO AGIO?
“Il tour coi Judas è stato fantastico, quello coi Papa Roach lo sarà allo stesso modo. Rock o metal, alla fine non mi interessa affatto, si parla di buona musica. Vedere i Judas ogni sera, uscire con loro è stato un sogno che si è avverato. I ragazzi dei Papa Roach sono nostri amici da anni, abbiamo già condiviso molto e il loro frontman è ampiamente sottovalutato, il pubblico andrà in visibilio, non vedo l’ora… Cerchiamo di organizzare un tour insieme da anni!”.
IL VIDEO DI ‘JACKYLL AND HYDE’ È DISTANTE ANNI LUCE DELLA MEGA PRODUZIONE DI ‘HOUSE OF THE RISING SUN’. AVETE PERSO INTERESSE NEL MEZZO, PENSI FARETE UN ALTRO VIDEO?
“Quel video è uno scherzo, va preso per quello che è… Anche se ci siamo divertiti un sacco a spaccare tutto! Di sicuro gireremo un altro video ma non aspettatevi roba tipo cinque tizi che suonano in un capannone abbandonato, quella è roba vecchia. Vogliamo divertirci, e ti posso assicurare che quel video è stato uno dei più divertenti in assoluto da girare”.
UNA CURIOSITA’: PERCHE’ NON SUONATE MAI ‘HOUSE OF THE RISING SUN’ DAL VIVO, MENTRE L’AVETE SCELTA PER IL VOSTRO VIDEO PIU’ COSTOSO ED AMBIZIOSO?
“Ci sono talmente tante canzoni tra cui scegliere, e il tempo è sempre ridotto. Spesso vogliamo anche limitare il numero di canzoni lente per scelta. Non possono finire tutte sul palco purtroppo, ma non escludo che la proporremo in futuro”.
SEI CONTENTO DEL RISCONTRO CHE HA AVUTO IL TUO LIBRO? PENSI DI RIPETERE L’ESPERIENZA IN FUTURO?
“Il libro è andato oltre le aspettative, sono contentissimo. Scrivere un altro libro non rientra nei miei piani al momento; mi è piaciuto molto cimentarmi, ma si tratta davvero di una mole di lavoro enorme, inoltre dovrei avere anche altri contenuti da esporre. In futuro, forse”.
NEL LIBRO CI SONO RIVELAZIONI POTENZIALMENTE FASTIDIOSE PER I TUOI COLLEGHI. COME HANNO REAGITO?
“Quello che ho raccontato nel libro non aveva l’intenzione di danneggiare nessuno. Si tratta solo della storia del gruppo dalla mia prospettiva. I ragazzi l’hanno letto, dovresti chiedere a loro. Con me sono stati molto positivi, mi hanno sostenuto molto e nessuno è rimasto infastidito, anzi mi hanno fatto tutti i complimenti”.