FIVE FINGER DEATH PUNCH – Real American Heroes

Pubblicato il 12/12/2011 da

Dal 2007 in poi, il blindato Five Finger Death Punch è andato dritto per la sua strada, in corsa, incrementando passo dopo passo un successo travolgente. Nel vecchio continente, soprattutto nell’area mediterranea, la band è ancora relativamente sconosciuta, ma il numero 3 nella Billboard Chart (quella ufficiale, non qualche sotto-classifica di valore sindacabile) è segno tangibile di una forza fatta di numeri, trascrizione di una folla di sostenitori che in soli tre album hanno fatto sorgere gli Eroi Americani a gruppo di Serie A, perennemente in tour in quel Nord America che li rappresenta al 110% e di cui si fanno bandiera, con quella inconfondibile fierezza patriottica, nel mondo intero. In concomitanza con l’uscita di “American Capitalist” raggiungiamo telefonicamente il chitarrista Jason Hook per sapere che aria tira in casa 5FDP, con un approfondimento per tutti coloro che ancora non conoscono la proposta degli All-Americans…

HO SENTITO CHE HAI SOFFERTO DI PROBLEMI ALLA SCHIENA, TI SEI RIPRESO?
“Non proprio del tutto, ma sono operativo. L’importante è che sto bene, e che l’attività promozionale e il tour dei Five Finger Death Punch possano continuare. Me lo voglio lasciare alle spalle!”.
“AMERICAN CAPITALIST” SUONA COME IL SUCCESSORE DI “WAR IS THE ANSWER”, SEI D’ACCORDO?
“Direi di si. E’ un disco che mantiene le nostre caratteristiche distintive, non ci sono particolari stravolgimenti. Tra ‘Way Of The Fist’, ‘War Is The Answer’ e ‘American Capitalist’ c’è una naturale progressione musicale, con varianti minime ma con una maturazione di gruppo tangibile. Non tutti sanno che il primo album è stato registrato quando Ivan faceva da poco parte dei FFDP, siamo cresciuti assieme col tempo”.
COME AVETE FATTO A SVILUPPARE UN SUONO PERSONALE SIN DAL VOSTRO PRIMO ALBUM?
“Il nostro suono è frutto dell’unione dei singoli musicisti: ognuno ha il suo ruolo e ha la possibilità di esprimerlo appieno. Considerando che il cuore della formazione non è mai cambiato, è normale che musicisti adulti, con un lungo periodo di formazione, una carriera ricca di esperienze e un carattere ben sviluppato abbiano le idee chiare sin dall’inizio”.
PENSI QUINDI CHE QUESTE SARANNO LE COORDINATE ANCHE DEGLI ALBUM 4, 5 E 6?
“Questo è difficile a dirsi. Non riesco però a immaginare cambiamenti drastici e improvvisi, non è nel nostro stile e soprattutto ho idea che non sarebbe quello che vogliono i nostri fan. Posso immaginare che continui la nostra evoluzione naturale, bisogna anche vedere dove ci porteranno gli anni a venire coi relativi tour e le relative esperienze ed ispirazioni personali”.
ASCOLTANDO “UNDER AND OVER IT” O “THE PRIDE” SEMBRA CHE STIATE ALZANDO IL DITO MEDIO VERSO TUTTI I VOSTRI DETRATTORI. COME VI RELAZIONATE ALLA NEGATIVITA’ ATTORNO ALLA BAND?
“E’ una cosa personale, per quanto mi riguarda tento di ignorare del tutto gli haters, anche perchè non capita spesso che queste persone abbiano il coraggio di esprimere la loro opinione davanti al gruppo, in maniera costruttiva. E’ più facile che si nascondano dietro il monitor di un pc, e onestamente, a quarant’anni suonati, non ho alcuna voglia di perder tempo in questo modo”.
NON AVETE MAI DOVUTO FRONTEGGIARE QUALCHE SITUAZIONE DIFFICILE, MAGARI APRENDO PER NOMI ALTISONANTI?
“In realtà non ci è mai capitato. Forse perchè non abbiamo mai aperto per Slayer o Metallica! C’è stato qualche contestatore durante il nostro tour con i Korn, ma nulla che non si possa ignorare facilmente”.

LA VOSTRA CRESCENTE POPOLARITA’ (IL GRUPPO HA ESORDITO AL NUMERO 3 DELLA CLASSIFICA U.S.A.) INVECE VI HA PORTATO QUALCHE FASTIDIO?
“Non siamo così famosi, anche se fa ancora strano sapere che abbiamo conquistato il terzo posto in classifica! Diciamo che i nostri sostenitori sono sempre stati rispettosi della nostra privacy, anche perchè non siamo artisti irraggiungibili, nessuno di noi ha mai negato un autografo o una foto”.

TORNANDO ALL’ALBUM “REMEMBER EVERYTHING” SPICCA COME UN PEZZO A SE, ESSENDO QUASI UNA POWER BALLAD USCITA DAGLI ANNI ‘80…
“Yeah, yeah! Sono molto fiero di questa canzone, che rappresenta anche la libertà compositiva che c’è all’interno del gruppo. Ci siamo lasciati trasportare, in effetti, da quel feeling un po’ retrò, anche se credo rimanga impresso il nostro marchio. Il pubblico la adora, e penso potrà diventare uno dei prossimi singoli”.

IL VIDEO DI “UNDER AND OVER IT” LA DICE LUNGA SULLA VOSTRA ATTITUDINE, TI SEI DIVERTITO DURANTE LE RIPRESE?
“Eh… ci sono un sacco di belle ragazze!”.

…E’ STATO DIFFICILE SINCRONIZZARE LE CHIAPPE DELLA MODELLA CON LA DOPPIA CASSA DELLA BATTERIA?
“No, è quasi tutto talento suo (ride, ndR)! Ovviamente ci siamo divertiti un sacco, e ci siamo anche occupati personalmente nel reclutare i soggetti femminili più adatti alla situazione!”.

L’ITALIA STA ANCORA ASPETTANDO I FIVE FINGER DEATH PUNCH, AVETE IN PROGRAMMA ALMENO UN TOUR EUROPEO?
“Lo spero, ma non so davvero quali saranno i programmi al momento. Sicuramente faremo un salto in Europa a giugno per qualche festival, ma è davvero tutto da definire”.

HO AVUTO LA FORTUNA DI ASSISTERE ALLA VOSTRA PERFORMANCE AL DOWNLOAD FESTIVAL 2010, DOVE IL VOSTRO SHOW FU ADDIRITTURA FERMATO DALLA SECURITY PER LA TRAVOLGENTE RISPOSTA DEL PUBBLICO: COSA RICORDI?
“C’è una parte del nostro show in cui incoraggiamo il pubblico a fare crowd surfing e arrivare vicino al palco. Ovviamente non avevamo mai provato a fare una cosa del genere davanti a un pubblico tanto sterminato, nonostante le raccomandazioni di Ivan il responso è stato folle, tanto che le prime file sono state immediatamente sommerse da un sacco di corpi che passavano sopra le loro teste. Ovviamente la sicurezza del festival, davvero molto attenta, ha fermato tutto prima che qualcuno potesse farsi male, ma è stato comunque un concerto fantastico”.

PRIMA DEI FIVE FINGER DEATH PUNCH SEI STATO NELLE BAND DI ALICE COOPER E VINCE NEIL. COS’HAI PORTATO A CASA DA QUELLE ESPERIENZE?
“Sono state entrambe importantissime, e oltre a darmi possibilità mai sperate in vita mia mi hanno fatto maturare molto come musicista sul palco, andando a suonare davanti a un gran numero di persone. Porto nel cuore il periodo con Alice Cooper, uno dei miei artisti preferiti di sempre”.

SO CHE HAI ANCHE SUONATO CON LA POPSTAR MANDY MOORE, E CHE MOLTISSIMI STORCERANNO IL NASO SOLO A LEGGERE QUESTE PAROLE…
“Non me ne vergogno. Di sicuro è molto diverso dal suonare da turnista nella backing band di un musicista rock, ed è lontano anni luce dal sogno definitivo che sto vivendo, cioè suonare la mia musica nella mia band. Far parte della backing band di una popstar accresce infinitamente il tuo lato professionale, non immaginate l’enorme lavoro di produzione che sta dietro ad artisti facilmente catalogati come ‘pop’ in una accezione negativa, c’è un’organizzazione mostruosa e anche tanto talento artistico, assieme ad un’enorme mole di lavoro”.

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