Zoltan è un ragazzo Ungherese che, come molti, ha la passione per la musica. Come davvero pochi sanno fare però a poco più di vent’anni egli ha deciso di rimboccarsi le maniche e seguire il suo sogno, mollando tutto e trasferendosi a Los Angeles, da sempre la patria del sogno americano. Qui, dopo aver suonato per poco tempo come session man nella band post-grunge U.P.O. (popolari negli States nei primi 2000) fonda i Five Finger Death Punch, che registrano, in maniera del tutto autoprodotta, il debutto “Way Of The Fist”. Scovati dal management The Firm (quello di Korn, Limp Bizkit e Linkin Park) i Five Finger Death Punch cominciano a diffondersi a macchia d’olio, girando con Disturbed, Korn, Slipknot e Machine Head, sorretti dai “Knukleheads”, i loro sostenitori, rumorosi come nessun altro. Il disco ha venduto più 400.000 copie nel mondo, e i Five Finger Death Punch sono oggi una realtà emergente anche in Europa. Nel vecchio continente si affacciano con questo secondo “War Is The Answer”, ma la voce di Zoltan, scandita e fortemente segnata da un accento dell’est-europeo, è ancora quella di chi ha tutta l’esuberanza e la voglia di fare del mondo: vuole portare la sua band ad alti livelli anche da questo lato dell’oceano, e sente fortemente la sfida viste le sue origini…
INIZIAMO CON UNA STRANEZZA: TEMPO FA IN RETE SIETE STATI DEFINITI, ANCHE NEL VOSTRO STESSO SITO, “TRUE METAL”. COSA SIGNIFICA PER TE “TRUE METAL”?
“(Ride, ndR) In effetti è strano. Quando penso al ‘vero metallo’ penso a gruppi come i Manowar… Sono cresciuto in Europa (ho vissuto a Budapest fino all’età di ventidue anni) e questa definizione ha sorpreso anche me, cosa abbiamo in comune coi Manowar e lo sword-metal? La definizione però arriva dai nostri fan. Negli States il metal è quasi scomparso per un certo periodo, nei novanta c’era solo il grunge e il metal divenne del tutto underground. In Europa il metal invece è sempre sopravvissuto. Poi è arrivato il nu metal di Korn, Slipknot etc., ma i vecchi metallari hanno sempre faticato a ricondurre questo nuovo suono al metal vero e proprio, puoi trovarne riscontro ovunque in rete, in qualunque forum, bacheca o social network. I Five Finger Death Punch hanno molto in comune col suono europeo, giri armonici, doppia chitarra, solos, e gli americani, guardando a questo suono, hanno riconosciuto il metal ‘vero’, riconducendolo ai gruppi del periodo pre-grunge. Non è nu metal, non è thrash, arriva dalla vecchia scuola. Ad ogni modo, in qualunque modo vogliano categorizzarci, a me non fa nessuna differenza”.
NESSUNO DI VOI E’ UN NOVELLINO: COSA HANNO PORTATO LE VOSTRE ESPERIENZE IN U.P.O., MOTOGRATER E W.A.S.P. NEI FIVE FINGER DEATH PUNCH?
“E’ interessante notare come ciascuno di noi ha avuto un’esperienza abbastanza breve nella storia dei rispettivi gruppi di cui abbiamo fatto parte. Tutti siamo musicisti professionisti, tutti suoniamo da abbastanza tempo da fare di questa nostra passione un mestiere: questa piccola esperienza pregressa ci ha dato un minimo di infarinatura sul come muoverci come band, sulla direzione in cui spingerci e sul cosa evitare. Io ho suonato negli U.P.O. ma in pratica li ho solo aiutati in un periodo di difficoltà, sono tutti miei amici e ho suonato il basso per loro in un determinato periodo, pur essendo un chitarrista. Non avendo mai scritto una canzone degli U.P.O. i Five Finger Death Punch non sono influenzati in nessuna maniera. Forse il discorso può essere diverso per Ivan (voce nei Motograter), ma per Darrel (chitarra nei W.A.S.P.) è stata la stessa identica cosa: non c’è dunque una connessione musicale diretta”.
COSA PENSI, OGGI, DEL VOSTRO DEBUTTO “THE WAY OF THE FIST”?
“Per molti è stato una sorpresa, per altrettanti è come se i Five Finger Death Punch siano usciti dal nulla. Il disco è andato molto bene in termini di vendite, parliamo di più di 400.000 copie – considerando il periodo e il nostro genere direi un risultato stratosferico! Tre estratti sono stati singoli di successo, altro fatto sorprendente per l’industria considerato il fatto che le radio non suonano metal. In un certo senso abbiamo anche aperto qualche porta, se me lo consenti, per altri gruppi metal mai considerati. Il metal sta tornando negli interessi degli americani e noi siamo felicissimi di essere nel mezzo di questo movimento, una nuova rivoluzione! Mi piace ascoltare un cantante che sa davvero cantare, mi piace ascoltare degli assoli di chitarra degni di tal nome! Tutto questo arriva dalla scena europea, devi esser capace di suonare il tuo strumento… il nostro suono è moderno ma si riconoscono gli elementi tradizionali”.
IN COSA IL VOSTRO NUOVO ALBUM “WAR IS THE ANSWER” DIFFERISCE DAL DEBUTTO?
“Lo considero più maturo. ‘The Way Of The Fist’ è più vecchio di quanto vi aspettate, è stato registrato con mezzi poveri e in pochissimo tempo, è un miracolo che siamo riusciti a tirar fuori un prodotto di tale bontà – sebbene sia nato tra mille problemi, lavoro durissimo e sacrifici. Questa volta abbiamo avuto studi di lusso, tempo a sufficienza, un produttore… C’è anche una grossa differenza tra la voce di Ivan allora ed oggi: ai tempi non dico che ha registrato in presa diretta ma quasi! In molti ci dicono: ‘suonate meglio live che su disco’, non ne dubito affatto. Il mixing, poi, è stato affidato a chi ha curato quello del Black Album dei Metallica: puoi immaginare di meglio? Qualità su tutti i fronti. Aggiungi ancora che noi siamo insieme da quasi quattro anni. Pensa che quando abbiamo registrato il nostro primo album Ivan faceva parte della band da tre giorni, non sto scherzando. Scriveva melodie e testi mentre noi registravamo le canzoni, tre alla volta. In molti si preoccupano alla pubblicazione del secondo disco dopo un debutto di successo: noi per tutti questi motivi siamo solo più sicuri di noi stessi. L’ingresso di Jason Hook è stato provvidenziale, è uno shredder fantastico, e i suoi solos aggiungono uno strato extra a tutto quello che avevamo da offrire”.
TU E JASON AVETE LA POSSIBILITA’ DI ESPRIMERVI AL MEGLIO NELLA STRUMENTALE “CANTO 34”…
“…è stata un’idea di Ivan, per dimostrare le nostre capacità di musicisti. Anche in questa situazione, come nel resto dell’album, Jason è stato magnifico. Sono un suo grande fan, anche se è un nuovo componente è già un nostro amico, e gli ho lasciato, come merita, lo spazio per i suoi assoli. Non c’è gerarchia nella nostra musica, avere un talento simile in formazione ci obbliga a farlo brillare, a farlo emergere al meglio”.
PERCHE’ UNA COVER DI “BAD COMPANY”?
“L’hai chiesto a quello giusto! Quella canzone non mi è mai piaciuta. Apparentemente negli Stati Uniti ha avuto un grande successo, moltissime persone la conoscono, non io. Ivan adora il testo di quella canzone, e un giorno ci ha proposto di suonarla dal vivo, visto che suonando da headliner arrivavamo a fatica ad un set completo col materiale di ‘The Way Of The Fist’. La cover era una scelta quasi obbligata, quindi aggiungemmo al set ‘Bad Company’ e ‘Out Of Nowhere’ dei Faith No More. I fan in seguito ci hanno letteralmente subissato di richieste per registrare ‘Bad Company’, ed eccoci qua. Ora amo questa canzone, Ivan ha fatto un lavoro fantastico, mi piace davvero suonarla ora che la sento nostra”.
UNA VOLTA HAI DETTO CHE “PER OGNI FAN, SI HANNO DUE PERSONE CHE TI ODIANO”. E’ DIFFICILE AVERE A CHE FARE COL SUCCESSO CHE STATE AVENDO NEGLI STATES?
“Penso ancora tutto questo. Io vengo da un paese comunista, sono arrivato in America senza sapere una parola di inglese e mi sono fatto il culo a strisce per arrivare dove sono oggi. Quando una persona ha successo le altre persone ne sono infastidite, perché sanno che non si sono messi in gioco al 110% per arrivare anche loro ai loro obiettivi. Tutti possono avere successo, basta lavorarci, lavorarci, lavorarci. Concentrati, potrai averlo. Molta gente è pigra, non vuole mettersi in gioco, e si incazza davanti al successo di altri perché si rende conto di non aver combinato niente della propria vita. Io vedo ancora oggi gente che parla male di gruppi come i Pantera, o gli Iron Maiden. Cosa? Anche se non ti piace il loro genere devi dimostrare rispetto, per quello che hanno conseguito, per la loro bontà di musicisti. Ogni band in circolazione che raggiunge una minima quota di successo, con quello acquisisce ‘haters’, e più crescerà il successo più cresceranno queste persone. Ci è bastato esporci un poco in America e già ne abbiamo a frotte, in Europa siamo ancora un gruppo underground e non ci succede ancora. Avere degli ‘haters’ non mi affligge, la presenza di persone che reagiscono negativamente è solo una prova che hai fatto le cose per bene”.
NOI VI ASPETTIAMO IN ITALIA…
“…credimi, non aspetto altro, veramente. Anni fa spendevo le mie vacanze sul Mare Adriatico, adoro l’Italia, la mia ragazza è italiana infatti! Avevamo una data programmata questa estate, ma abbiamo dovuto decidere se andare in tour o entrare in studio a registrare il nostro secondo disco. Ti ricordo che ‘The Way Of The Fist’ è uscito in America nel 2007, quindi per noi era il momento giusto, spinti dall’etichetta e dal management. Non potevamo aspettare tre anni per un secondo disco, soprattutto per il fatto che siamo una band ‘nuova’. Ora, col disco nuovo nei negozi, passeremo in tour i prossimi due anni, quindi sono sicuro che nei primi mesi del 2010, forse a marzo, arriveremo in Italia. Anche a novembre, mentre gireremo l’Europa con gli Shadows Fall, salteremo l’Italia perché quando il tour è stato schedulato secondo il routing saremmo dovuti passare da Milano, ma non c’erano locali disponibili nei giorni adatti. Non abbiamo nemmeno suonato in Ungheria, il mio paese natale, quindi dobbiamo recuperare per forza. Forse ci sarà anche il tempo perché la scena italiana si accorga di noi, grazie a questa stessa intervista magari. La reazione del pubblico europeo per me è importantissima, voglio sapere cosa pensano i ragazzi con cui sono cresciuto”.
HO LETTO CHE SEI UN GRANDE FAN DELL’MMA…
“Ho sempre praticato arti marziali – judo, karate, kung fu – e con gli anni la mia passione si è allargata. Ho partecipato a vari Boot Camp, dove gli atleti più famosi danno lezioni di tecnica e dove ho avuto l’onore di allenarmi con campioni come Chuck Liddel. Guardo gli incontri di MMA appena posso. Non è per la violenza. Lottare è un aspetto molto importante per il genere umano. Siamo combattenti, ora viviamo in un sistema organizzato ma siamo sopravvissuti nei secoli grazie al nostro istinto combattivo. Penso che tutti debbano fare dello sport da combattimento, per allinearsi con questo nostro lato represso e conoscerlo. Inoltre non c’è nessun altro sport che riesce ad stressarti fisicamente a tale livello”.
QUINDI, DA ESPERTO, CHI PORRA’ FINE AL REGNO DI BROCK LESNAR NELL’UFC?
“Penso… che lo batterà Fedor! Non mi piace Brock, spero davvero che riescano ad organizzare un incontro con Emelianenko, e spero vivamente che quest’ultimo gli dia una bella lezione!”.